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Manuela Ghizzoni | Tra passione politica e pratica parlamentare

La “restituzione” della mia attività parlamentare

Manuela Ghizzoni | Tra passione politica e pratica parlamentare

Clicca sull’immagine per sfogliare il libro

Dopo 12 anni di attività parlamentare, sono tornata al mio lavoro di ricercatrice all’università di Bologna e al ruolo di volontaria e attivista del mio partito: al termine di questa importante esperienza ho sentito la necessità di realizzare una sorta di “restituzione” del lavoro svolto e ho quindi pubblicato il volume dal titolo: “Tra passione politica e pratica parlamentare: tre legislature a consuntivo“.

Nel volume, che potrete sfogliare cliccando sul titolo, ho provato a raccontare cosa ho fatto in concreto per la mia comunità in questi 12 anni, di quali temi – locali e nazionali – mi sono occupata, quali provvedimenti sono riuscita a portare a un compimento e quali, invece, sono rimasti in sospeso, in attesa di una ripresa o una nuova definizione.

Non si tratta di una autobiografia (non mi sembra il caso!), ma una raccolta di immagini, testi e considerazioni per ripercorrere insieme il mio impegno da parlamentare dal 2006 al 2018. Insieme a Roberta Vandini, dell’Ufficio stampa del Pd modenese, ho lavorato partendo dai comunicati stampa prodotti in questi anni, materiale a cui ho aggiunto i miei appunti personali, l’agenda degli incontri e delle iniziative, le scalette del lavoro in Commissione e in Aula.

Il risultato più cospicuo, e penso anche il più coinvolgente, è però derivato dalla ricerca di materiale fotografico che testimoniasse le campagne elettorali, le iniziative sul territorio, gli interventi in Parlamento, gli incontri e i temi di cui mi sono maggiormente occupata. Ne è nato un racconto per immagini di oltre un decennio di vita della nostra comunità che, mi sembra, uno dei tratti più significativi di questo consuntivo.

Voglio, pertanto, ringraziare tutti coloro – fotografi professionisti e amatoriali, archivi e istituzioni, amici e conoscenti – che mi hanno consentito di utilizzare le immagini in loro possesso per rendere più completo questo mio racconto. Il ringraziamento più grande va, comunque, a tutti coloro che, per ben tre legislature consecutive, hanno voluto assegnarmi il grande onore di rappresentarli a Roma. Il compito era arduo, spero di averlo adempiuto al meglio delle mie possibilità.

Con la conclusione dell’esperienza parlamentare, anche questo sito cambia “funzione” e diventa – per ora – l’archivio digitale della mia attività politica.

 

 

Alternanza scuola-lavoro, potenziare contenuti educativi


Partendo dal caso dell’Istituto Da Vinci, il dibattito sul valore dell’alternanza scuola-lavoro si è sviluppato, purtroppo, su informazioni parziali o addirittura sbagliate: ad esempio, la legge prevede che lo studente esprima obbligatoriamente una valutazione sull’esperienza svolta, pertanto qualsiasi ripercussione sul voto di condotta, che peraltro nel caso carpigiano si è rilevato una vera e propria fake news, si tradurrebbe in una inaccettabile e illegittima sanzione alla libertà di espressione. Invitiamo tutte le parti intervenute, quindi, ad abbandonare posizioni ideologiche e a evitare le strumentalizzazioni, per accogliere invece l’invito dei ragazzi rappresentanti dell’Istituto a confrontarsi sul merito del percorso didattico di alternanza scuola-lavoro. Dopo tre anni di applicazione, si sono evidenziate molte positività, ma anche criticità, a partire da un fraintendimento negli stessi obiettivi perseguiti. Siamo di fronte a uno strumento educativo, non a un pre-inserimento nel mondo del lavoro. L’alternanza scuola-lavoro punta a far acquisire allo studente, accanto ai saperi disciplinari (il classico “programma”), anche competenze sociali e “chiave” quali, ad esempio, la responsabilità personale in un ambiente extra-scolastico, la capacità di lavorare con altri e in gruppo ed a rispettare orari e mansionari, sapersi relazionare con soggetti diversi, anche sovraordinati, assumere atteggiamenti problem-solving. E’ per questo che l’alternanza è divenuta obbligatoria per tutte le scuole, licei compresi: infatti, non è un percorso professionalizzante, se non in termini molto generali di acquisizione di competenze extra-scolastiche, fondamentali però nel momento dell’inserimento nel mondo del lavoro e nella società degli adulti. Bisogna essere critici, quindi, con la cattiva alternanza, non con l’idea di alternanza che è essenzialmente un modello educativo. E’ chiaro che se si trasforma in lavoro non pagato, soprattutto quando utilizzato per sostituire posti di lavoro regolari, va immediatamente denunciato: una possibilità che gli studenti e le studentesse hanno accedendo all’apposito portale digitale del Miur, se ritengono che non sia stato rispettato il patto formativo siglato. Al contempo, vanno sostenuti e migliorati i modelli che consentono confronto, collaborazione e valutazione delle proprie competenze. Il lavoro di co-progettazione che compete alle scuole e ai soggetti esterni che ospitano i giovani (aziende, enti locali e del terzo settore, associazioni, ordini professionali…) comporta un notevole sforzo e impegno organizzativo. Ecco, le scuole dovrebbero essere maggiormente accompagnate e sostenute (e non solo con le risorse, poco meno di 100 milioni di euro) nella ricerca di occasioni di alternanza e nella realizzazione di percorsi formativi sempre più efficaci e coerenti con gli obiettivi della legge. In conclusione, riteniamo quindi che vada potenziato il contenuto educativo di un percorso che può e deve essere di grande utilità per lo studente, non in termini di acquisizione di competenze professionali, ma di strumenti utili nel prosieguo del suo cammino personale e lavorativo

8 marzo, siamo la metà del Paese, ma, purtroppo, non facciamo ancora la differenza!

Il Parlamento che sta per lasciare, e di cui sono componente, è stato il più rosa della storia della Repubblica, un obiettivo a cui, come Partito democratico, avevamo contribuito in maniera determinante, grazie anche alle parlamentarie interne che avevano selezionato un numero uguale di candidati tra donne e uomini. Con la nuova legge elettorale, il Rosatellum, avremmo, in teoria, dovuto fare meglio, perché prevede espressamente non più del 60% di candidati dello stesso sesso (e quindi, presumibilmente, almeno un 40% di donne). E, invece, alla realtà dei fatti, il nuovo Parlamento che si insedierà il prossimo 23 marzo potrà contare su meno del 30% di componente femminile. Cosa è successo? Fatta la legge, trovato l’inganno. Il meccanismo delle pluricandidature ha permesso di aggirare le norme sulla parità di genere: la stessa donna, candidata capolista in più collegi, ha consentito di far eleggere in Parlamento fino a quattro uomini posizionati dietro di lei. Insomma, come Pd abbiamo convintamente voluto questo punto della legge, ma poi noi stessi siamo stati i primi ad eluderla.  Non è solo responsabilità delle “segreterie”, ma ahimè anche di coloro le quali hanno accettato questo schema. In realtà, dall’Emilia-Romagna le voci delle donne del partito si erano levate per denunciare il rischio concreto di un aggiramento della norma, ma sono rimaste isolate, anche dentro la nostra stessa regione, tanto che se la Legislatura che si chiude aveva mandato in Parlamento 17 emiliane, quella che si apre ne vedrà solo 5 (Paola De Micheli, Vanna Iori, Antonella Incerti, Paola Boldrini e Giuditta Pini). Contemporaneamente Almalaurea ha resi noti i risultati di un’indagine interna che ribadisce quanto, purtroppo, è ormai acclarato nella realtà quotidiana. Le donne sono più brave negli studi, ma vengono penalizzate quando entrano nel mondo del lavoro: per loro ci sono meno posti e quando il posto lo trovano, a parità di mansioni, lo stipendio è più basso. Insomma, abbiamo molto da lavorare e non solo per credere e far credere alle donne nel proprio talento (liberandoci così di vari patronage) ma per investire nella relazione tra le donne e nel sostegno reciproco per poter essere davvero la metà del Paese che fa la differenza.

Votate, votate, votate!

Votate, votate, votate!

In questo modo i conduttori di Canzonissima invitavano gli italiani a scegliere il cantante preferito. Allo stesso modo vorrei sollecitare chi legge questa pagina a recarsi alle urne, domenica, per esercitate il proprio diritto/dovere di voto. Io lo farò votando Pd e i suoi candidati, nella speranza che siano eletti, in particolare, quelli territorialmente a me più vicini: Edo Patriarca, Teto Vaccari, Matteo Richetti e Giuditta Pini, oltre a Paola De Micheli, Vanna Iori e Paola Boldrini amiche e colleghe della legislatura che si chiude. Non mi dilungo: le ragioni stanno scritte in questo profilo da quando l’ho aperto. Quindi non da ieri e non dall’inizio di questa legislatura, ma da quando alla breve esperienza di governo Prodi succedette quella di Berlusconi. Storia recente, responsabile di molti dei drammi attuali (a partire dalla incapacità di affrontare in alcun modo la crisi economica iniziata nel 2008: mentre a migliaia perdevano il posto di lavoro, il governo di centrodestra si baloccava a sgravare il lavoro straordinario), ma già coperta da una spessa corte di oblio. Nel corso della legislatura sono stati compiuti passi avanti per riparare ai danni ereditati e per rendere migliore il Paese: ne ho dato conto in questi anni – senza trascurare i problemi – e quindi non ci torno sopra. Mentre c’è una riflessione che vorrei condividere. L’ultimo rapporto SWG ci racconta come sono cambiati gli italiani negli ultimi 20 anni. Cosa c’entra? C’entra, c’entra, soprattutto se si pensa al disagio da molti provato rispetto a una campagna elettorale appiattita sulla polemica quotidiana, concentrata su programmi “à la carte”, ma povera di un “progetto” per l’Italia che verrà (il Pd chiarisce: “Per tutti. Il cuore del nostro impegno per gli italiani sta tutto qua. Nel rendere universale ciò che è stato per troppo tempo solo per qualcuno. Nell’affermare che i diritti, le tutele, le opportunità o sono anche per l’ultimo della fila o, semplicemente, non sono…”). Ma la responsabilità non è solo dei partiti o dei movimenti che non vogliono definirsi partiti ma che lo sono a tutti gli effetti (inclusa la gerarchizzazione delle scelte) che, in generale, rispecchiano esattamente il “sentiment” diffuso nel “Paese che, entrato nel nuovo secolo sull’onda della modernizzazione, oggi si avverte affaticato, rabbioso, rallentato, ma anche desideroso di cambiamento, alla ricerca di un’ipotesi di futuro… Alle aperture, agli avviamenti valoriali su alcuni temi (ambiente, diritti civili, scienza, secolarizzazione), hanno fatto da contraltare significative inversioni di tendenza su Europa, globalizzazione, ma anche su modernizzazione, controllo sul proprio futuro, fiducia nel sistema di rappresentanza. Queste inversioni sono state accompagnate da chiusure, da indisponibilità fobiche (su immigrazione, Islam, sicurezza). Nei lunghi 4 lustri trascorsi sono rimaste scolpite anche alcune significative persistenze, apparentemente fisse nel loro incedere, con ritorni di atavici vizi italici e l’estendersi dei disincanti. La perenne corsa nostalgica, fondata sulla sensazione che il meglio è alle nostre spalle; la tentazione di sottrarsi alle regole; l’eterna latitanza del merito, sono alcune delle tenaci concrezioni che frenano il Paese… Gli italiani del primo ventennio del XXI secolo sono persone il cui humus politico e valoriale è multidimensionale; in cui la ricerca di nuovi equilibri è in perenne conflitto con la voglia di rotture… L’Italia è nel bel mezzo di un interregno, tra ieri e domani, tra non più e non ancora”. Ecco il senso della partita che si gioca il 4 marzo: nè più nè meno, la scelta tra ieri e domani. Io scelgo il domani. Spero lo facciano in molti. Se non per noi, per chi votare non può e davanti ai propri occhi ha il futuro.
PS: il lungo virgolettato è tratto dal rapporto SWG “COME SONO CAMBIATI GLI ITALIANI NEGLI ULTIMI 20 ANNI”PoliticAPP_speciale_12gen2018

Sisma, sulla ricostruzione Lega e 5stelle non pervenuti


Prima Salvini, e ora anche i 5stelle provano a usare la ricostruzione post-sisma come una clava in campagna elettorale. Speculare su una tragedia che ha causato vittime e danni ingentissimi al tessuto produttivo e sociale di una vasta area dell’Emilia è già di per sé triste, ma farlo per provare a racimolare un voto in più è davvero di basso livello. Ho seguito tutto l’iter legislativo relativo al post-sisma in Parlamento sia nello scorcio della passata Legislatura sia durante quella che si sta per concludere e non ho dovuto aspettare il M5S per lavorare, fin da subito, alla zona franca urbana o a migliori condizioni fiscali per i territori colpiti, perche il contatto con queste zone è stato quotidiano. Lega e i 5 stelle si sono caratterizzati soprattutto per mere polemiche, annunci roboanti e pochissimi fatti. In particolare, la loro azione si è spesso limitata a redigere emendamenti “iperbolici” e al rialzo, molto fragili rispetto alla copertura economica. Ma l’impegno parlamentare, tanto in opposizione e maggioranza (condizioni che ho conosciuto entrambe) non si esaurisce a quello: occorre poi un intenso lavoro per fare conoscere, apprezzare e poi approvare l’emendamento. E questo lavoro richiede incontri con i funzionari parlamentari, con quelli ministeriali, con i tecnici della Ragioneria dello Stato e con le forze politiche. Noi del Pd non ci siamo mai sottratti a questo impegno, sostenuto dal raccordo stretto tra noi rappresentanti a Roma e le richieste provenienti dai cittadini del territorio, dalle associazioni di categoria, dagli Enti locali e dalla Regione. Unica modalità che ha consentito di rispondere, punto per punto, esigenza per esigenza, nell’ambito dei diversi provvedimenti normativi che meglio si prestavano per contenere risposte concrete alle richieste del momento. In questo modo si è riusciti a far riaprire tutte le scuole sin dall’anno scolastico 2012-2013, praticamente tutti coloro che vivevano nei map hanno potuto rientrare in un alloggio stabile, è già stato superato il miliardo di euro per la liquidazione dei danni alle imprese e tutti i progetti presentati hanno ottenuto il decreto di concessione, il cratere sismico è stato notevolmente ridotto e il Governo ha appena stanziato altri 350 milioni di euro che consentiranno di portare a compimento anche la parte di ricostruzione pubblica che, per precisa scelta (prime le scuole, le case e le aziende si era detto!), è stata fatta partire da ultima. Certo un’opera di ricostruzione di questa portata non poteva essere realizzata senza scontare anche inefficienze e ritardi, ma a quasi sei anni dal sisma che ha devastato le nostre terre, molto è stato fatto e solo ragioni di parte e strumentalizzazioni elettorali frenano Lega e 5stelle dal riconoscerlo.

Ponteggi scuola

Edilizia scolastica, altri 10 milioni di risorse per progetti nel modenese

Ponteggi scuola
Dopo quelli pervenuti negli anni passati, altri 10 milioni e mezzo di euro da destinare a nuovi interventi di edilizia scolastica arrivano in 29 Comuni del modenese: il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha, infatti, pubblicato l’elenco dei Comuni beneficiari delle risorse destinate all’edilizia scolastica stanziate dalla Legge di bilancio per il 2017. Si tratta di una cifra davvero imponente: oltre un miliardo di euro che consentiranno di far partire da subito ben 1.739 interventi in tutta Italia. Per la provincia di Modena gli interventi finanziati saranno prevalentemente di adeguamento alla normativa antisismica degli edifici, ma sono stati stanziati fondi anche per la costruzione di nuove scuole e palestre, allargamento degli edifici esistenti e ristrutturazioni”. La cifra più consistente, oltre un milione e 300mila euro, è destinata alla costruzione della nuova scuola primaria di Ravarino. La nuova costruzione di un edificio scolastico è prevista anche per Pigneto di Prignano (518mila euro), mentre 420mila euro vengono destinati per il secondo stralcio di una nuova scuola secondaria di 1° grado a Vignola. Anche a Gorzano di Maranello si punta alla costruzione di un nuovo corpo di fabbricato e alla demolizione di quello esistente (466mila euro per il primo stralcio dei lavori). Mentre per la primaria di Verica, la scuola d’infanzia di Marano, le secondarie di 1° grado di Castelvetro e di Nonantola e la primaria di San Prospero si prevede l’ampliamento dell’edificio scolastico. L’elenco completo delle opere e dei fondi ad esse destinati si trova pubblicato sul sito del Miur. In questi ultimi anni è stato fatto uno sforzo straordinario per indirizzare risorse all’edilizia scolastica: sono stati investiti a livello nazionale quasi 10 miliardi di euro. A questo sforzo si aggiunge l’istituzione dell’Anagrafe dedicata che consente, finalmente, dopo tanti anni, di avere un elenco aggiornato di tutti gli interventi in corso e delle necessità per singolo istituto. Nel luglio scorso, inoltre, la Commissione Cultura della Camera ha approvato l’indagine conoscitiva sullo stato dell’edilizia scolastica in Italia, uno studio che ha impegnato la quasi totalità della legislatura, dall’estate 2013 all’estate 2017, a testimonianza di un ambito, in passato negletto, che gli ultimi tre Governi hanno scelto di affrontare con decisione, e con azioni omogenee e continuate.

Polonia, non possiamo chiudere gli occhi sul nostro passato


Una legge assolutoria di revisionismo di Stato. Sarà reato dire che singoli polacchi o gruppi di polacchi si siano resi complici dell’Olocausto. E’ questo il contenuto della legge appena approvata dal Senato polacco e voluta dall’attuale governo nazionalconservatore, nonostante le proteste delle comunità internazionali, non solo ebraiche. Alcuni grandi campi di sterminio voluti dai nazisti erano sul territorio polacco, ed è un dato che, avendo il Terzo Reich cancellato la Polonia come Stato, essi fossero campi di sterminio nazista. Ma questo evidentemente non cancella l’esistenza di un diffuso sentimento antisemita e di altrettanto diffuso collaborazionismo. Lo stesso ex presidente della Repubblica Aleksander Kwasniewski, in un discorso alla Knesset, alcuni anni fa, aveva riconosciuto la responsabilità di singoli cittadini polacchi nella scelta di perseguitare gli ebrei. Come d’altronde, dopo l’emanazione delle leggi razziali in Italia, singoli cittadini italiani hanno collaborato nel denunciare vicini di casa o compagni di lavoro di religione ebraica. Non si può riscrivere la Storia, la si può solo studiare e approfondire per cercare di capire come certi crimini, per quanto abnormi, possano essere accaduti. Non è chiudendo gli occhi sul nostro passato, che possiamo assolverci