"Se il pregiudizio per lo straniero è scritto nei titoli", di Sergio Luzzatto
«Chi parla male pensa male, e vive male», diceva memorabilmente il Nanni Moretti di Palombella rossa; «le parole sono importanti», «bisogna trovare le parole giuste». Lo ha detto anche Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, nel prezioso suo ultimo libretto, Sulla lingua del tempo presente. «La lingua non solo pensa per tutti, ma anche fa pensare collettivamente». Se vogliamo averne una prova, possiamo trovarla nelle cronache italiane di questi giorni. I giorni angosciosi della scomparsa di Yara, la ragazzina tredicenne di Brembate nel Bergamasco. I giorni tragici della strage di ciclisti a Lamezia Terme. In quest’ultimo caso il colpevole della strage, il ventunenne Chafik El Ketani, è stato facilmente rintracciato e arrestato. Nel caso della scomparsa di Yara il presunto colpevole di un possibile omicidio, il ventitreenne Mohamed Fikri, è stato rocambolescamente arrestato e poi rilasciato. Ma in entrambi i casi, la designazione mediatica di Chafik e Mohamed è stata identica: «Il marocchino». L’uso di qualificare i responsabili veri o presunti dell’uno o dell’altro delitto per metonimia, attraverso la menzione della loro nazionalità, è …
