Anno: 2010

"Una mano federa l'altra", di Innocenzo Cipolletta

In politica, si sa, le parole valgono più dei fatti. Ma le parole senza fatti poi hanno le gambe corte e i nodi vengono sempre al pettine. Sto parlando di federalismo fiscale. Sono anni che, sotto la spinta della Lega, nel nostro paese si parla d’introdurre un sistema federale. E finalmente i prossimi mesi dovrebbero vedere il coronamento di questo progetto con la definizione dei diversi decreti d’attuazione. Fra questi, quello del federalismo fiscale che avrebbe dovuto sancire un’autonomia impositiva come contropartita dell’autonomia di gestione degli enti locali. Nulla di tutto ciò, malgrado le trionfalistiche affermazioni della Lega che smania per poter dichiarare di aver raggiunto i suoi proclamati obiettivi. In effetti, più che un’autonomia fiscale, gli enti locali (regioni, province e comuni) con questo decreto avranno la garanzia di alcuni trasferimenti da parte dello stato con piccoli margini di modifica, ossia con la possibilità di mettere delle addizionali molto limitate (sulle imposte personali, sull’Irap e quant’altro). Il decreto del federalismo fiscale si è ridotto nell’identificazione dei cespiti che andranno a finanziare gli enti locali, …

""Giù dal tetto ma stop alla didattica" Architettura, la protesta scende in aula", di Gaia Scorza Barcellona

Il presidio sopra la sede di Fontanella Borghese è durato più di un mese. Ma ora gli universitari scendono e prevedono altre forme di agitazione. Blocco delle lezioni contro le ‘storture’ della riforma. Un manichino appeso alla Facoltà di Architettura Dopo 35 giorni di protesta si svuota “piazza dell’Università libera”. Studenti e ricercatori della Facoltà di Architettura abbandonano il tetto della sede di piazza Fontanella Borghese e scelgono come diversa forma di protesta, quella dello stop alla didattica. Così i rappresentanti dell’associazione Rete 29 Aprile hanno deciso di contnuare la lotta contro la riforma Gelmini. E lo fanno annunciando che lasceranno quel rifugio improvvisato all’aperto per tornare a svolgere la propria attività di ricercatori ma nei limiti degli obblighi di legge e cioè senza tenere lezioni, compito che non sono tenuti a svolgere e per il quale non sono pagati. Proprio per questo “hanno spostato tutti i ricercatori nel secondo semestre, modificando gli orari e le propedeuticità anche per le materie fondamentali”. A spiegare i primi effetti, indiretti ma devastanti, della legge Gelmini, è Stefania …

"Troppi disoccupati? Per il ministro del Welfare è colpa dei cattivi maestri", di A.G.

Secondo Sacconi l’alto numero di giovani senza lavoro si deve spesso agli insegnanti, qualche volta ai genitori, che li hanno condotti a competenze che non sono richieste dal mercato del lavoro. Come il trascurare le prospettive di un corso d’istruzione tecnica o professionale. Nessun riferimento, invece, allo scarso investimento delle aziende italiane in formazione. Poi però specifica che il problema è nell’orientamento. La colpa dell’ascesa della disoccupazione, che in Italia riguarda ormai stabilmente almeno un giovane su quattro? Non risiederebbe principalmente nella crisi economica e nella tutt’altro che massima attenzione che i Governi succedutisi negli ultimi anni hanno fornito sui settori formativi e del lavoro. Secondo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, l’alto numero di ragazzi senza occupazione spesso risiede nei consigli e nelle indicazioni sbagliate fornite da “cattivi maestri e genitori” sui percorsi formativi da intraprendere. Nel corso di una trasmissione radiofonica su Radio Rai 1, Sacconi ha tenuto a precisare che è necessario rivalutare il “lavoro manuale, l’istruzione tecnica e professionale evitando che una scelta liceale sia fatta per sola convenzione sociale e …

"E per gli statali arrivano tagli e blocco dei salari", di Raffaello Masci

Un mezzo sigaro toscano e una croce di cavaliere non si negano a nessuno», diceva il padre della patria Vittorio Emanuele II. E questo è il massimo a cui possano aspirare i funzionari dello Stato da qui al 2013, perché la loro carriera sarà tutta titoli e onorificenze, ma neppure il becco di un quattrino. Anzi: se superano i 90 mila euro l’anno subiranno un taglio del 5%, che diventa del 10% oltre i 150 mila. Così sentenzia la manovra di assestamento di bilancio che blocca fino a quella data tutti gli aumenti di carriera. Ma se i vertici non riceveranno emolumenti aggiuntivi neppure in caso di promozione, per la truppa degli statali le cose andranno ancora peggio: il blocco degli stipendi per il periodo in questione comporterà una riduzione del già magro stipendio, di 1600 euro, sommando i mancati adeguamenti ai rinnovi contrattuali. I conti li ha fatti, per la Cgil, il responsabile del pubblico impiego, Michele Gentile. «Nel triennio 2010-2012 – spiega e calcola Gentile – l’incremento degli stipendi sulla base dell’indice dell’inflazione …

"La stagione del fango", di Stefano Rodotà

In una bene ordinata repubblica si dovrebbe riflettere in primo luogo su una crisi che sta distruggendo l’intero tessuto istituzionale, senza farsi ogni giorno depistare da questa o quella microfibrillazione. In uno Stato non immemore di quelli che ancora sono suoi compiti, si dovrebbe riflettere sulla crescente rifeudalizzazione dei poteri, che quotidianamente lo svuota e ne cambia la natura. In un sistema politico non perduto nell´autoreferenzialità si dovrebbe riflettere su quanto sopravviva della rappresentanza e reagire coralmente alla sostituzione dell´intera politica con una macchina del fango sempre in funzione che contribuisce alla decomposizione sociale. Mai, nella storia della Repubblica, gli scontri istituzionali erano stati così violenti, ripetuti, quotidiani, emblematicamente riassunti dagli attacchi continui del Presidente del consiglio a tutte le istituzioni di garanzia. Mai s´era avuta una legge elettorale che, come quella attuale, consegna la selezione dei parlamentari ad oligarchie ristrettissime e manipola la rappresentanza. Mai s´era vissuto un periodo di sostanziale instabilità come quello cominciato nel 2006, che sembra aver fissato in due anni la durata possibile d´una legislatura. Mai la vita pubblica era …

"Chi andrà in pensione nel 2011 penalizzato, ma non troppo…", di A.G.

A differenza di quanto avverrà per tutto il pubblico impiego, al personale della scuola non verrà applicato il posticipo di un anno del primo assegno pensionistico dalla data di maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi. Brutte notizie, invece, per insegnanti (in primis maestre d’infanzia e di primaria) e Ata donne 60enni: l’entrata in vigore di quota ‘96’ e l’equiparazione dal 2012 agli uomini ne fermerà a migliaia. Tra tagli agli organici, riforme poco entusiasmanti e minacce di blocco degli aumenti automatici, ogni tanto arriva qualche buona notizia: stavolta riguarda tutti coloro (insegnanti e unità di personale Ata, nel 2010 furono oltre 30mila) che a settembre 2011 lasceranno il servizio per la meritata pensione e che non dovranno sottostare alla nuova norma decisa dal Governo di far slittare di un anno (i privati addirittura 18 mesi), la somministrazione del primo assegno pensionistico: ebbene, il provvedimento, che di fatto posticipa di un anno, non si applicherà ai dipendenti della scuola. Che continueranno ad abbandonare il servizio come sempre (il 31 agosto) e a percepire la pensione entro …

«Non bocciate questa università», di Ezio Pelizzetti

Mentre la legge di riforma dell’università attende di essere definitivamente attuata, è forse utile riflettere ancora brevemente su uno dei più abusati luoghi comuni che vengono addotti per contrastare le motivazioni di chi giudica la legge inadeguata e dannosa per il sistema universitario italiano: le classifiche. Nel proliferare delle graduatorie che confrontano i risultati conseguiti dagli atenei del mondo si rileva in genere, quasi con una sorta di malcelata soddisfazione, come le università italiane navighino in posizioni di retrovia, oltre il 200°, 300°, 400° posto: ecco dunque la prova provata della nostra inefficienza e arretratezza colpevole. Quasi mai, però, il giudizio sanzionatorio si spinge anche a sottolineare come le singole graduatorie siano state elaborate. E una prova della distrazione con cui i critici dello stato dei nostri atenei e i sostenitori acritici della riforma Gelmini si rapportano sta proprio nella reiterata considerazione che il sistema universitario italiano avrebbe troppi professori, mentre è vero il contrario: per ogni docente in Italia ci sono 38 studenti, più del doppio della media Ocse. In ragione di ciò tutte …