Anno: 2010

La fuga di cervelli costa cara all'Italia "In 20 anni abbiamo perso 4 miliardi", di Rosaria Amato

Ogni ricercatore ‘top’ vale in media 148 milioni di euro in brevetti. E i pochi che rimangono in Italia, nonostante le difficoltà, hanno un indice di produttività inferiore solo a britannici e canadesi. La fuga dei ricercatori italiani all’estero ha un costo, un costo molto alto. Ha provato a calcolarlo l’Icom, Istituto per la Competitività, in un’indagine commissionata dalla Fondazione Lilly, che promuove la ricerca medica, e dalla Fondazione Cariplo: negli ultimi 20 anni l’Italia ha perso quasi 4 miliardi di euro. La cifra corrisponde a quanto ricavato dal deposito di 155 domande di brevetto, dei quali “l’inventore principale è nella lista dei top 20 italiani all’estero” e di altri 301 brevetti ai quali diversi ricercatori italiani emigrati hanno contribuito come membri del team di ricerca. Questi brevetti in 20 anni sono arrivati a un valore di 3,9 miliardi di euro, “cifra che può essere paragonata all’ultima manovrina correttiva dei conti pubblici annuncaita dal governo qualche mese fa”, osservano gli autori della ricerca. Certo, si potrebbe obiettare, questi brevetti sono frutto, oltre che del genio …

"Pd: che la rabbia diventi energia positiva", di Luciana Cimino

E’ il momento dell’altra Italia. Quella che si oppone al malgoverno di un presidente del consiglio amico di dittatori da operetta e al disfacimento del paese causato dalle leggi dei suoi ministri. Ma anche quella che propone un nuovo modo di gestire la cosa pubblica, perché «il Pd è una forza di governo, solo momentaneamente all’opposizione», come ha più volte sottolineato il segretario Pier Luigi Bersani. E allora ecco che a chiamare a raccolta militanti e simpatizzanti per la grande manifestazione dell’11 dicembre a Roma (partenza da Piazza della Repubblica alle ore 14.30) non è solo l’antiberlusconismo, ma la voglia di mettere in campo un’altra idea di paese. ”Noi – spiega Bersani – ci prepariamo a fare la nostra manifestazione, l’11 dicembre qui in piazza San Giovanni, per dire al Paese il nostro progetto. Non diremo solo che Berlusconi deve andare via, quello lo stiamo dicendo tutti i giorni, invece, diremo cosa vorremmo fare per mettere insieme un po’ di riforme per affrontare questa situazione drammatica, a partire dal primo problema, quello del lavoro. Vogliamo …

"Pompei continua a crollare e per Bondi va tutto bene", di Francesco Merlo

E perchè ora gli studenti non portano la protesta anche nella vacillante Pompei dove ieri è crollato un altro muro e il ministro Bondi dice che non è successo niente? Sette metri del perimetro che circonda la Casa del Moralista si sono sbriciolati e davvero sembra che anche le pietre di Pompei si stiano ribellando. La cultura morta come la cultura viva, la prima maltrattata per irragionevole incuria e la seconda per ragioneria contabile. Forse gli studenti dovrebbero davvero occupare la Domus di Giulio Polibio, presidiare tutti i luoghi d´Italia nei quali la cultura è in sofferenza come all´università: l´anfiteatro di Santa Maria Capua a Vetere è come il liceo Virgilio di Roma, la reggia di Nerone è come la Normale di Pisa. È di ieri la denunzia del sovrintendente dell´Emilia Romagna, Luigi Malnati, sul degrado dei siti archeologici: «ormai tutto il Centro Nord è come Pompei» perché nel peggio si ricompone l´Unità d´Italia e «qui non ci sono più neanche i custodi». Ma nei crolli di Pompei e fra le rovine che vanno in …

L’assedio al Palazzo dei 50mila. Berlusconi: «andate a studiare», di Mariagrazia Gerina

Dimissioni, dimissioni», avanza come in un film verso il parlamento blindato il popolo dei ventenni, scesi a migliaia dai tetti degli atenei, dai licei occupati, dalle università in rivolta. Studenti di geologia, di scienze ambientali, di storia, di ingegneria, di matematica. «Assediamo Montecitorio», scandiscono mentre dalla Sapienza e dagli altri atenei romani si riversano in massa per le vie di Roma. Cinquantamila, forse di più: «Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città», cantano mentre la gente dalle finestre, e persino dalle macchine bloccate, applaude. Davanti, i libri di gomma- piuma a fare da scudo. Giallo, come Gomorra. Verde, come il Satyricon di Petronio. Blu, come la Costituzione. Rossi, come i tagli alla ricerca e all’università scritti a pennarello. Dietro una marea di zainetti e giacche a vento che mentre corre verso il parlamento, in omaggio a Monicelli intona «Brànca-brànca- brànca…leòn-leòn-leòn». «Gli studenti veri sono a casa a studiare, a protestare ci sono solo quelli dei centri sociali e i fuori corso », assicura Berlusconi, da Palazzo Grazioli. I blindati cominciano da lì e …

"L'istruzione precaria", di Carlo Galli

Non è una riforma epocale, come sostiene la ministra, se non per le modalità con cui il Palazzo l’ha varata, contro la protesta – questa sì nuova, per l’imponenza della mobilitazione giovanile. La via crucis della riforma Gelmini è terminata, con la sua approvazione alla Camera. Non è una riforma epocale, come sostiene la ministra, se non per le modalità con cui il Palazzo l’ha varata, contro la protesta – questa sì nuova, per l’imponenza della mobilitazione giovanile, macchiata da qualche violenza dei centri sociali – che ha pesantemente interessato le città del nord, del centro, del sud. Una riforma che passa con i voti in aula e, nelle piazze, con i colpi di manganello e di lacrimogeni, reali e simbolici. Altro non è, infatti, l’affermazione di Berlusconi che i giovani per bene sono quelli che stanno a casa a studiare, uno stereotipo reazionario dei tempi del Sessantotto, per di più sulla bocca di chi pare frequentare abitualmente non la gioventù studiosa, quanto piuttosto quella avvenente e compiacente. È una riforma contrabbandata come rivoluzionaria, poiché …

Scuola di Adro, il giudice decide:«Via i simboli. Mettete il tricolore», di Toni Jop

La sentenza del giudice del lavoro: siano issati il tricolore e la bandiera E adesso che si fa? Accuseranno il tribunale di Brescia di essere filoitaliano? Perché la sentenza ordina: via i simboli leghisti dalla scuola di Adro, siano issate il tricolore e la bandiera dell’Unione europea. E paghi il responsabile di quei cocci. Era solo questione di tempo: nessuno stato democratico della vecchia Europa avrebbe mai tollerato che una scuola pubblica fosse decorata, invasa, marcata con il simbolo di un partito politico. E benché quel volpino del sindaco della cittadina, Oscar Lancini, promotore di quell’invasione pataccara, abbia a più riprese cercato di attribuire interamente il senso della foglia verde alla simbologia celtica, il “sole delle alpi” è il segno più noto della sua parte politica. Ma questi sono problemi della Lega, a partire dal fatto che dovrà spiegare alla collettività di Adro come finanziare la cancellazione di un clamoroso spot di partito giocato dal sindaco sui muri di un bene pubblico. Il signor Lancini ha annunciato ricorso. Lo descrivono su tutte le furie e …

"Elenco del peggio e del meglio della scuola", di Domenico Starnone

1. La scuola peggiore è quella che si limita a individuare capacità e meriti evidenti. La scuola migliore è quella che scopre capacità e meriti lì dove sembrava che non ce ne fossero. 2. La scuola peggiore è quella che esclama: meno male, ne abbiamo bocciati sette, finalmente abbiamo una bella classetta. La scuola migliore è quella che dice: che bella classe, non ne abbiamo perso nemmeno uno. 3. La scuola peggiore è quella che dice: qui si parla solo se interrogati. La scuola migliore è quella che dice: qui si impara a fare domande. 4. La scuola peggiore è quella che dice: c’è chi è nato per zappare e c’è chi è nato per studiare. La scuola migliore è quella che dimostra: questo è un concetto veramente stupido. 5. La scuola peggiore è quella che preferisce il facile al difficile. La scuola migliore è quella che alla noia del facile oppone la passione del difficile. 6. La scuola peggiore è quella che dice: ho insegnato matematica io? Sì. La sai la matematica tu? No. …