Anno: 2011

"Dove nasce l'anomalia italiana", di Paolo Conti

Il contrasto è stridente. L’inferno romano, i feriti, la guerriglia urbana, il terrore dei passanti. E tutti gli altri «Indignati» che nel resto del mondo, e nelle stesse ore, hanno manifestato senza incidenti: in Spagna i ragazzi hanno persino tentato di coinvolgere pacificamente l’erede al trono Felipe. Il discorso di Assange a Londra mentre la folla applaudiva e sorrideva. Tutto tranquillo in Germania, Nuova Zelanda, Australia, Giappone. Esiste un’«anomalia italiana», una differenza di fondo che contempla il ricorso alla violenza nei conflitti sociali, quasi come un rito? C’è chi ripensa al G8 di Genova. E il parallelo non appare forzato, per esempio, a Sergio Cofferati, oggi parlamentare europeo Pd ma nome storico del sindacalismo italiano, segretario della Cgil dal 1994 al 2002: «Se ripensiamo a Genova bisogna dire che quei giorni vennero conclusi con un atto inqualificabile e inaccettabile delle forze dell’ordine. Però erano cominciati nel segno della violenza di una parte minoritaria dei manifestanti». Dunque, Cofferati, lei crede sia reale la costante di uno «zoccolo duro» di aggressività? «Credo non si possa ignorare che …

"Specificità italiana, la carta da giocare", di Giuliano Amato

Chi teme nell’Europa del rigore che nessuno si preoccupi più della crescita aveva tempo addietro ragione di sentirsi da solo. Oggi non è più così e sembra anzi che stia accadendo il contrario. Esponenti politici di destra e di sinistra, testate prestigiose di orientamento progressista e conservatore, lo stesso Fondo monetario internazionale puntano i riflettori sulle ragioni della crescita e sulla necessità per i Governi di farsene carico. Noi stessi in Italia siamo in attesa di un “decreto sviluppo”, che – si dice – dovrebbe smuovere una buona volta la nostra economia stagnante da anni. Io mi auguro che sia così e parimenti mi auguro che approdi a qualcosa la robusta polifonia pro-crescita in atto in tutta Europa. Ma francamente ne dubito e non solo perché ancora non se ne dimostra sufficientemente convinta la Germania (almeno per quanto riguarda le politiche prioritarie da imporre ai Paesi più indebitati dell’Eurozona e gli strumenti da attivare in sede europea). Continua u pagina 5 Ciò che più mi lascia perplesso è che molti degli appelli a favore della …

"Ribellarsi all'ortodossia. Generare lavoro", di Laura Pennacchi

Gli indignados hanno tutte le ragioni di protestare contro la tirannia ideologica che i mercati finanziari stanno esercitando sui governi di tutto il mondo, specialmente europei. Infatti l’auspicata crescita economica non si attiverà se non verrà scalfita l’ortodossia monetarista e neoliberista dei governi europei di centrodestra che ha guidato le politiche draconiane di austerità adottate negli ultimi mesi dalla gran parte dei paesi dell’Europa (fra cui l’Italia di Berlusconi, distintasi per caos, improvvisazione, assenza di strategia). Bisogna valutare attentamente le conseguenze di tutto ciò, respingendo un’angusta visione del riformismo come tardo blairismo, per capire perché oggi essere autenticamente europeisti significa contrastare le posizioni macroeconomiche e microeconomiche restrittive dei governi europei di centrodestra, i quali rischiano proprio di distruggere l’euro e l’Europa stessa, e viceversa assumere una forte iniziativa riformatrice di tutte le sue forze socialiste e progressiste. Gli attuali pericoli di recessione, con lo spostamento dell’epicentro della crisi dagli Usa all’Europa e l’esplosione della questione dei debiti sovrani (frutto avvelenato, non bisogna dimenticarlo, della trasformazione di un immenso debito privato in immenso debito pubblico), sono …

"I leader aprono agli indignados pacifici", di Elena Polidori

Proteste senza violenze in più di 80 paesi. Draghi e Geithner: capiamo le loro ragioni. Gli indignati scendono in piazza contro i banchieri. 950 appuntamenti in oltre 80 paesi: da Londra a New York, da Tokyo a Francoforte, da Sydney a Madrid, dove il movimento è nato cinque mesi fa. E Mario Draghi, interlocutore e bersaglio numero uno della protesta, gli dà ragione. «Se siamo arrabbiati noi per la crisi, figuriamoci loro che sono giovani, che hanno venti o trent´anni e sono senza prospettive». Ma il governatore della Banca d´Italia e prossimo presidente della Bce, a Parigi per un vertice del G20, di fronte alle notizie degli scontri che rimbalzano da Roma esclama: «E´ un gran peccato, la violenza è inaccettabile». E ancor più lo è perché, nella sua visione, l´appello dei ragazzi e delle ragazze “indignati” aveva molte più possibilità di essere ascoltato se la manifestazione fosse stata pacifica. Come è stata ieri in tutte le città teatro delle proteste, ad eccezione di Roma. Draghi non è il solo a mettersi dalla parte della …

Bersani: "Il movimento deve isolare i violenti", di Simone Collini

Condanna le violenze «inaccettabili», ma sottolinea che il movimento «esprime nel profondo un’esigenza che la politica deve cogliere». Soprattutto Pier Luigi Bersani guarda alle «cose incredibili e vergognose» accadute a Roma e pone una questione precisa: «Com’è possibile che una banda di centinaia di delinquenti abbia potuto devastare, aggredire, incendiare e tenere in scacco per ore il centro di Roma?». Il leader del Pd, reduce da una festa a Firenze per il quarto compleanno del partito, parla nelle ore in cui nella capitale si scatena l’inferno. «Questi provocatori colpiscono al cuore le ragioni di un movimento internazionale che vuole esprimere un disagio e una critica all’attuale assetto dell’economia mondiale». Scene da guerriglia urbana e il messaggio degli “indignati” finito nell’ombra: una sconfitta per tutti, onorevole Bersani? «No, se ogni protagonista del movimento che intenda esprimere pacificamente le sue idee isolerà chi ha compiuto queste violenze». Sono istanze fondate quelle che pongono gli “indignati”? «Questo movimento non ha una piattaforma ma istanze generali. Però criticando l’attuale assetto dell’economia mondiale, della finanza, dei privilegi e dei facili …

"Perché succede solo qui", di Mario Calabresi

Ieri in 951 città di 82 Paesi del mondo sono scesi in piazza cittadini di ogni età, ma soprattutto giovani, per protestare contro un sistema economico che si preoccupa di salvare le banche prima dei cittadini. Sono i cosiddetti «Indignati», che hanno preso il nome dai manifestanti spagnoli che in primavera hanno occupato la Puerta del Sol a Madrid per denunciare la disoccupazione crescente, la precarietà dilagante e i privilegi della casta economica e di quella finanziaria. La protesta ha fatto proseliti e in queste settimane i riflettori si sono concentrati a New York sugli «occupanti» di Zuccotti Park, una piazza poco lontana da Wall Street, dove è stato costruito un piccolo accampamento che intende contrapporre l’uomo della strada, che soffre la crisi, ai broker della Borsa che sono tornati a prendere bonus milionari. La mobilitazione americana non è mai sfuggita di mano e, di fronte alle accuse del sindaco di sporcare e deturpare, gli occupanti si sono messi al lavoro per lavare e pulire. Poi ieri c’è stata la prova mondiale di un movimento …

"Stato sconfitto da un pugno di teppisti", di Eugenio Scalfari

La notizia principale di oggi è la mobilitazione degli “indignati” in tutte le piazze dell´Occidente, da Manhattan a Londra a Bruxelles, a Berlino, a Parigi, a Madrid. Ma a noi preoccupa soprattutto ciò che è avvenuto a Roma. Mentre centinaia di migliaia di giovani tentavano di sfilare pacificamente nelle via della capitale poche centinaia di “black bloc” in tenuta da guerriglia hanno compiuto violenze e provocato la polizia tentando di forzarne i cordoni. Gli scontri hanno coinvolto la massa dei pacifici dimostranti, come è avvenuto in molte altre occasioni. Mentre scriviamo gli incidenti sono ancora in corso, molti manifestanti hanno tentato di isolare i facinorosi che hanno reagito picchiandoli a colpi di spranghe. È deplorevole che ancora una volta la polizia e i servizi di sicurezza non siano stati in grado di neutralizzare preventivamente i teppisti e i provocatori che dovrebbero esser noti e rintracciabili. Speriamo che le violenze non continuino in serata. Le nostre cronache ne daranno ampia informazione. Quali che ne siano gli esiti il fatto certo è comunque l´esistenza ormai evidente di …