Anno: 2011

"L´italia dei veleni", di Franco Cordero

La XVI legislatura è caso esemplare nel laboratorio politico. Aprile 2008: miserabilmente abortito l´ultimo governo centrosinistro (dove sedeva, inverosimile guardasigilli, un nomade berlusconoide), B. stravince; non s´erano mai viste maggioranze simili; cappello in mano, gli sconfitti rendono ossequio al trionfante. Dal loro campo volano ammissioni contrite: che incarni l´anima italiana; e schieri un ragguardevole establishment, particolarmente sul côté rosa. Donde un´autocritica: al diavolo l´antiberlusconismo, roba maniacale; «non porta da nessuna parte»; «tra vent´anni perderemmo ancora». Rivisitata, quest´analisi masochista suona sbalorditiva. L´asse gira storto nella famiglia politica se i perdenti dissertano così. I fatti erano più grossi d´una casa. L´uomo al potere, presunto reinventore del liberalismo (il veleno sta nell´aggettivo “moderno”), è un pirata in colletto bianco, voracissimo malaffarista, dedito al monopolio parassitario, egemone nel medium televisivo, col quale disintegra gli organi pensanti disseminando un immorale culto del successo aperto a chiunque, purché sia abbastanza furbo e svelto (i poveri diavoli lo godono in forme ipnotiche). Figura, discorsi, gesti, segnalano mente corta e asfissiante volgarità: le sue doti, molto cospicue nel codice malavitoso, appartengono al genere …

Bocciati in calo, polemica sui dati nascosti "Gelmini scorretta, si deve dimettere", di Corrado Zunino

Nel mirino l’ex portavoce Zennaro, autore della gaffe sui neutrini. La difesa del ministero: i nostri dati si basavano su una proiezione parziale. Sono nel bunker, asserragliati dentro le larghe stanze del Palazzo della Minerva in viale Trastevere. L’inchiesta di “Repubblica” sui quattro anni di “dati oscurati” dal ministero dell’Istruzione, sulle due stagioni di errori plateali nella comunicazione degli scrutini di fine anno, sul sospetto che quegli errori fossero forzature per non rivelare che la linea “bocciare con severità per formare la futura classe dirigente” era saltata, hanno soffiato nuove nevrosi nello staff di Mariastella Gelmini. Ieri mattina uno stanco Massimo Zennaro, reduce dal siluramento dal ruolo di portavoce per la supergaffe del tunnel dei neutrini, diceva: “Figuriamoci se tarocchiamo i dati”. Poi, però, deviava il telefono ai collaboratori e in serata inviava sei uscieri a bloccare ogni ingresso al ministero. Dal 2008 a oggi i dati dei bocciati alle medie superiori sono in calo costante: erano il 13,8 per cento, oggi sono l’11,9. Basterebbe questo percorso a rendere plateale una sconfitta politica: i docenti …

"Un Paese che rinnega sè stesso", di Massimo Gramellini

Avevano trent’anni, un marito disoccupato e il mutuo della casa da pagare: la condizione disperata di chi non può più contrattare neppure la propria dignità. La tragedia ha scoperchiato un destino analogo a quello di mille altri sottoscala, dove si lavora stipati come conigli in tane fetide, senza uscite di sicurezza e senza luce. Funziona così: l’azienda fallisce, chiude, licenzia e poi riapre in un seminterrato, che a volte è addirittura un garage, offrendo lavoro nero e sottopagato a un manipolo di donne – giovani madri, per lo più – disposte a tutto pur di aiutare la famiglia a sopravvivere. Sono le schiave dei tempi moderni. Condannate a ripetere lo stesso gesto per dieci, dodici, quattordici ore al giorno. Troppo stanche, angosciate e ricattabili per poter protestare o anche solo prendere coscienza dei propri diritti. «Se non ora quando?» è una domanda che sfiorisce prima di giungere ai loro orecchi. Non può esistere idea di riscossa per chi ha come orizzonte esistenziale la prossima bolletta. Nessuno vuole infierire sui datori di lavoro che nell’incidente di …

"Riconquistare il futuro", di Barbara Spinelli

Un aspetto impressionante, nella crisi che traversiamo, è l´impreparazione dei popoli. Non è l´impreparazione di chi si sente riparato. La crisi, inasprendo ineguaglianze divenute smisurate lungo gli anni, pesa sui popoli da tempo. Ma questa volta gli animi sono impauriti, disorientati, come se mancasse loro una bussola che indichi dove sta, veramente, il Nord. Nei Paesi più colpiti, come la Grecia, la disperazione può sfociare in guerra civile: come può sdebitarsi una nazione così sprofondata nella recessione, senza sfasciarsi? Nei Paesi che stanno meglio, come la Germania, cresce un isolazionismo antieuropeo non meno intirizzito. In Italia il disorientamento è diverso: la democrazia è talmente guastata, il legame sociale talmente liso, l´opinione talmente disinformata, che ciascuno scorge nella crisi qualcosa che concerne gli altri, mai se stesso. Anche se diversi, i popoli hanno però questo, in comune: non sanno la storia che fanno. Vivono come in una caverna: fuori c´è un aperto da cui dipendono – l´Europa, il mondo – ma di cui non sanno nulla. Non vedono il futuro, sempre aperto visto che lo scriviamo …

"Le lacrime e la lotta", di Valeria Fedeli

Sono morte giovani donne a Barletta. Sono morte mentre lavoravano senza standard di sicurezza e di legalità, senza contratto e sottopagate. Sono morte delle speranze per il futuro dell’Italia. Speranze che lottavano e faticavano per una vita decente. Erano lì, nello scantinato, sognando un futuro differente che il lutto ha bruscamente interrotto. Mi occupo di lavoro, da sindacalista, da molti anni. Non ci si abitua mai alle morti bianche, non c’è volta che le lacrime, l’indignazione, la rabbia, la tristezza non scoppino devastanti. L’esperienza, la mia e quella di chi mi ha preceduto nella lunga sfida della rappresentanza del lavoro, e del lavoro delle donne, mi ha insegnato però che lacrime, indignazione e rabbia possono e devono accompagnarsi alla voglia di reagire, all’azione, alla responsabilità. A stare in campo per il cambiamento. Erano delle operaie tessili, le ragazze schiacciate dal crollo del palazzo a Barletta, come operaie tessili erano quelle da cui è partita la lotta delmovimento sindacale femminile. Sono passati più di cento anni dal famoso incendio che a Chicago uccise lavoratrici, in sciopero, …

Napolitano: "A Barletta sciagura inaccettabile Ora accertare con rigore le responsabilità", da repubblica.it

Il capo dello Stato esprime solidarietà alle famiglie delle vittime del crollo e torna sulla piaga degli incidenti sul lavoro. Sollecita ancora una volta “a tenere sempre alta la guardia”. Schifani: “Fare chiarezza”. Vendola: “Non si devono accettare queste morti”. La Regione Puglia stanzia 200 mila euro. “L’inaccettabile ripetersi di terribili sciagure, laddove si vive e si lavora, impone l’accertamento rigoroso delle cause e delle responsabilità, e soprattutto l’impegno di tutti, poteri pubblici e soggetti privati, a tenere sempre alta la guardia sulle condizioni di sicurezza delle abitazioni e dei luoghi di lavoro con una costante azione di prevenzione e vigilanza”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano torna sul tema degli incidenti sul lavoro e lo fa con toni ancora una volta molto duri in un messaggio al sindaco di Barletta, dove ieri quattro operaie e la figlia dei titolari di un maglificio sono morte nel crollo di una palazzina 1. Profondamente colpito dal tragico bilancio della sciagura, Napolitano ha espresso al sindaco Nicola Maffei, “sentimenti di commossa e affettuosa partecipazione al dolore delle famiglie …

"Crolli ripetuti disastri annunciati", di Mario Tozzi

Chi avrà il coraggio di guardare negli occhi i sopravvissuti al crollo di Barletta e i parenti delle vittime? Con quale faccia qualcuno si permetterà ancora di parlare di fatalità o di destino? Mentre si sta ancora scavando a mano, e le cause non sono state messe in luce, una cosa è certa, crolli e cedimenti degli edifici sono una tragica regola sul territorio italiano e non si fa nulla per prevenirli. Ma questo è proprio il momento di insistere, tanto per cominciare perché si vada fino in fondo a quanto testimoniato in quel ventre molle e fatiscente della città della disfida. Cioè che il crollo era annunciato da segnali premonitori pesanti come scricchiolii e allargamento di crepe e fratture. Ma questi crolli sono sempre annunciati, perché spesso causati da interventi mal congegnati o in malafede, figli della bulimia costruttiva del nostro Paese e della speculazione, quando non da piogge torrenziali o frane. Anche qui, dove una parte della comunità cittadina teneva faticosamente in piedi la memoria di quel tragico crollo del 1959, quando 58 …