Anno: 2011

Berlino in silenzio per i 50 anni del muro. Ricordata la barriera simbolo dell'Europa divisa

Il suono di tutte le campane tedesche ha spaccato a metà il minuto di silenzio in cui l’intera Germania si è raccolta sabato a mezzogiorno. C’era da ricordare il 50esimo anniversario della costruzione del Muro che dal 13 agosto 1961 al 9 novembre 1989 ha diviso Berlino Est da Berlino Ovest, il blocco sovietico da quello occidentale, il comunismo dalla democrazia, l’austera dittatura dall’opulente società del consumo. LA PRIMA E L’ULTIMA PIETRA – La costruzione del Muro di Berlino cominciò il 13 agosto 1961 subito dopo la mezzanotte. Il giorno dopo Berlino era invasa dal filo spinato, con blocchi stradali che rendevano difficile qualsiasi spostamento. Il leader della Ddr, Walter Ulbricht la ribattezzò «Operazione Rosa», con migliaia di soldati incaricati di erigere «un muro di protezione antifascista», per impedire agli abitanti della Germania Est di fuggire nel mondo capitalista. Dal 17 agosto iniziò la posa di blocchi di cemento. Da quel giorno, fino alla demolizione «collettiva» del 9 novembre 1989, moltissimi cercarono di oltrepassare il muro. Chi nascosto nei bagagliai, o addirittura in scomparti segreti …

"Comuni uniti nella battaglia il premier si faccia da parte serve un governo tecnico", di Oriana Liso

È la prima volta che le proposte alternative fatte da sindacati, Confindustria, Confcommercio e Anci vengono completamente ignorate. Il premier non può dire che questa crisi era imprevedibile. Lo era, solo che lui l´ha negata ostinatamente. Ma ora non può gestirla chi non l´ha saputa affrontare. Occorre una protesta forte, ma anche una proposta. E io ci sarò Tra i sindaci c´è compattezza su questi temi, al di là degli schieramenti «Non è accettabile che un presidente del Consiglio si presenti agli italiani definendo questa situazione come imprevedibile. La crisi era prevedibile e prevista, solo che il premier l´ha negata ostinatamente fino a due giorni fa. Per questo è arrivato il momento che Silvio Berlusconi vada in pensione. Non può gestire una crisi di queste dimensioni chi non l´ha saputa affrontare a tempo debito. Chi, anzi, l´ha negata per due anni». Giuliano Pisapia, sindaco di Milano da poco più di due mesi, è all´estero da una settimana. E nota, con dispiacere: «Mi sono vergognato, parlando con tanta gente, non di essere italiano, ma di essere …

«Mutamento epocale. E il ceto medio è finito», intervista ad Aldo Bonomi di Laura Matteucci

Per il sociologo i tre pilastri del Novecento – economia, politica, società – hanno ormai raggiunto distanze siderali fra loro. E non è cosi che si rimettono insieme. Nessuno ha capito che siamo alla fine di un’epoca. Questa manovra mette definitivamente in crisi il ceto medio e ci consegna un nuovo ragionamento sulle classi sociali, di cui la politica dovrebbe innanzitutto occuparsi. Dopo vent’anni, il ciclo liberista è finito. E questi sono i risultati». Il sociologo Aldo Bonomi, studioso del territorio e delle trasformazioni sociali, parla di «mutamento epocale» e di «dimensione post-bellica». I tre pilastri del Novecento – economia, politica, società – hanno ormai raggiunto distanze siderali tra loro, la chiave di volta sta nel cercare di rimetterle insieme. A partire da quel (poco) che rimane. Il ceto medio come ultimo baluardo della società del Novecento, sfiancato dall’ennesima manovra che insiste sui redditi e grazia i patrimoni? «Sono vent’anni di liberismo ad aver prodotto questo risultato. E le varie manovre che si sono susseguite in particolare dal 2008, dall’inizio della crisi, ci consegnano una …

"Nel giorno delle deroghe ai contratti nazionali torna l'attacco all'art.18", di Bruno Ugolini

È un trucco quello adottato dal governo sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, la norma che impedisce i licenziamenti facili. Hanno giocato come dei prestigiatori facendo scrivere alle agenzie di stampa: «l’ articolo 18 non sarà toccato». Poi uno va a vedere e scopre che se ora non verrà toccato, più tardi sì. L’esecuzione sarà affidata alle parti sociali disponibili che nel contratto aziendale, una volta seppellito quello nazionale, potranno scrivere molti tipi di deroga, compresi quelli relativi ai licenziamenti e quindi all’articolo 18. E laddove, come spesso avviene, non esistono strutture sindacali? Qualcuno metterà in piedi un sindacato giallo. Certo, forse non si potrà licenziare uno perché è iscritto alla Cgil, come si faceva ai vecchi tempi. Niente «licenziamenti discriminatori». E però si potrá spedire a casa uno che non appare abbastanza svelto nello spostare i pezzi o che non si mostra ossequente verso il capo di turno. E così il lavoratore non solo sarà colpito da una gragnola di colpi (tariffe dei servizi aumentate da comuni e regioni, assistenza negata ai genitori malati, …

"Il popolo dei forzati del fisco", di Maurizio Ricci

Solo 70mila autonomi dichiarano più di 90mila euro. L´evasione distorce l´attendibilità dei dati sui redditi. La vera piramide sociale del Paese non è quella delle statistiche ufficiali. La ricchezza netta delle famiglie italiane è pari, in media, a 153 mila euro.Nel 2010, in Italia si sono vendute, fra fuoristrada e deluxe, un po´ meno di 350 mila vetture di grossa cilindrata. Chi paga? Il conto della megastangata, servita in due razioni dal governo, ricade in larga misura sui ceti medi e popolari. Colpiti, a luglio, dai tagli sulle deduzioni fiscali, sulle indennità assistenziali, sugli asili e gli altri servizi che i Comuni, con i bilanci all´osso, saranno costretti a ridurre. E, adesso, dai blocchi delle tredicesime e dai licenziamenti facili. Ma, nella “Manovra 2”, fa capolino l´intenzione di chiamare all´appello anche chi sta all´altro capo della piramide sociale. Sui ricchi si abbatte il rincaro delle tasse sulle cedole dei fondi e delle obbligazioni, in parte compensata dalla minore tassazione dei depositi bancari. E, soprattutto, il contributo di solidarietà, rispettivamente del 5 e del 10 per …

"Il Pd: prelievo sui capitali «scudati» e crescita", di Raffaella Calandra

Prima le critiche, poi le controproposte. Con una preoccupazione sullo sfondo, affidata ai microfoni di Radio 24: «Temo la reazione dei mercati». Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, «la struttura della manovra non è cambiata molto rispetto a quella già ritenuta non adeguata. E non vorrei – riflette – che questo apparisse come un elemento di debolezza della nostra risposta». Alle decisioni del Governo, giudicate «inadeguate, poco credibili e depressive», il Partito Democratico contrappone il proprio «progetto responsabile e alternativo», rilanciato su Twitter dallo stesso segretario. Sette punti, per «un’ Italia che possa riprendere il suo cammino di crescita», scrive nel documento il principale partito d’opposizione. In testa alle proposte, «il prelievo straordinario una tantum sull’ammontare dei capitali esportati illegalmente e scudati, 15 miliardi di euro» e «misure contro l’evasione fiscale», come «tracciabilità dei pagamenti superiori a mille euro e 300; elenco clienti-fornitori; descrizione del patrimonio nella dichiarazione dei redditi». Nella sua contromanovra, il Pd inserisce anche «l’imposta ordinaria sui valori immobiliari di mercato», «dismissioni di immobili pubblici» per 25 miliardi, liberalizzazioni, «politiche …

"Lo scaricabarile non nasconde le colpe del Cav", di Stefano Fassina

E’ in atto, da parte del presidente del consiglio Berlusconi e dei suoi ministri, spalleggiati dai media di famiglia e da quelli «indipendenti» al seguito, il tentativo di liberarsi delle responsabilità politiche per le scelte compiute nelle ultime settimane di emergenza di finanza pubblica. È colpa della crisi globale, la più grave degli ultimi decenni, sentenziano. È colpa degli speculatori, attaccano. È colpa della Banca centrale europea, insinuano, che, per acquistare i nostri BoT, impone una ricetta che fa «grondare di sangue il cuore» del nostro primo ministro. La situazione precipita improvvisamente ed inaspettatamente, dicono. La casa brucia, spegniamo insieme l’incendio, ripetono. Le misure sono necessarie e non vi sono alternative, insistono. No. Non è così. È evidente che siamo in un tornante storico difficilissimo: è una grande transizione, non una crisi da eccessi di finanza e speculazione. Accelera, dopo due decenni di lenti slittamenti, lo spostamento dell’asse geo-economico e geo-politico del pianeta: dal secolo americano al «secolo cinese». Insieme, le contraddizioni materiali squarciano il velo dell’ideologia conservatrice dominante nell’ultimo trentennio . I mercati non …