Anno: 2011

"Triangolo stretto per decidere", di Stefano Folli

Quel che resta della coesione nazionale è più che mai nelle mani di Giorgio Napolitano rientrato a Roma. Ed è bene che sia così, perché ci sono ancora troppi dubbi e incertezze intorno a questa manovra da «ristrutturare» (cioè da riscrivere) rispetto a quella di un mese fa. Sembra di capire che il ministro dell’Economia abbia in mente dove intervenire, ma che esistano ancora non pochi problemi all’interno della maggioranza. Di sicuro ce n’erano ieri mattina, quando si sono riunite le commissioni parlamentari. Di qui il profilo generico del discorso tremontiano. Se il decreto fosse pronto, annunciarlo nei dettagli prima del varo vorrebbe dire esporlo al logoramento politico. Siccome non è pronto, o almeno non lo era ieri mattina, è giocoforza restare nell’empireo dei grandi principi. Questo spiega perché Tremonti sia piaciuto poco sia al suo amico Bossi, che lo ha giudicato «fumoso» (ed è singolare), sia ad alcuni falchi berlusconiani come Stracquadanio e Crosetto. È la prova che la miscela di interventi (pensioni, rendite, prelievo di solidarietà, eurotassa o patrimoniale e altro) non è …

"Valutare la didattica, non solo la ricerca", di Muzio M. Gola

All’università mai nessuno si lamenta del peso della ricerca, mentre si può intercettare qualche commento sul peso della didattica. Ovunque nel mondo è scontato, anche se tra molte critiche sul metodo, che si compia la valutazione della ricerca. Che non è innocua. Essa espone in pubblico i prodotti del singolo e del gruppo a cui appartiene, ne sottolinea la forza ma anche le debolezze, ha un impatto forte sulla loro carriera, sulla loro fortuna. E tuttavia è accettata, insieme alle sue conseguenze di classificazione, paragone, competizione. La didattica, o meglio il progetto di un corso di studio e il suo reale funzionamento, sono soggetti alle stesse regole valide per la ricerca: obiettivi chiari, metodi appropriati, riflessione critica, attenzione alla qualità. E tuttavia in Italia la valutazione didattica dei singoli docenti è tollerata, ma non ha un serio impatto, mentre la valutazione dei corsi di studio è in alto mare. Varrebbe la pena di discutere i motivi di questa differenza di trattamento tra didattica e ricerca. Sottrarsi alla didattica non è un tabù se regolato dai …

"Se i talk show restano al mare", di Massimiliano Panarari

La strage in Norvegia, la crisi delle Borse e i tumulti di Londra: il mondo trema, ma ai 19 milioni di telespettatori d’agosto la tv offre solo vecchi varietà, polizieschi e pellicole stagionate. Diciannove milioni di telespettatori, migliaio più migliaio meno, sono quelli che, in queste giornate di pienissima estate, compongono il pubblico televisivo. Certo, siamo distanti dall’esercito dei trenta milioni di telespettatori abituali che si registrano nei mesi invernali, ma stiamo comunque parlando di numeri ragguardevoli, e di quasi un terzo del popolo italiano. Così, mentre, giorno dopo giorno, con la rapidità a cui ci ha abituato il vivere nel Villaggio globale, da ogni angolo del pianeta ci piovono addosso notizie sconvolgenti, la tradizionale televisione generalista mostra l’encefalogramma piatto. Ai tantissimi che in queste giornate e serate d’agosto (complice, non da ultimo, la crisi economica da cui molte famiglie sono state forzate a rinunciare alle ferie), restano a casa, il piccolo schermo di quella che è sempre stata anche una Repubblica fondata sulla tv offre un menù a base di riproposizioni di vecchi varietà, …

"L'economia reale soffre", di Daniele Lepido

Se le Borse sono orologi rotti, l’economia reale è il tempo che smette di scorrere, la sospensione del mondo causata dall’incriccarsi degli indici. Paradossi e dolori di questa mezza estate, fatta non solo di spread troppo larghi e ottovolanti virtuali, ma anche di produttività mancata, esportazioni a rischio, aziende timorose dell’inasprirsi del credito e impaurite dell’incertezza sui tassi. Come tre anni fa, quando l’America crollò una prima volta, inghiottita dalla voragine Lehman Brothers. Oggi gli effetti della crisi finanziaria sull’universo produttivo iniziano a impensierire gli economisti, che annunciano per il nostro Paese un autunno nero, dopo un inizio d’anno tanto scoppiettante quanto illusorio, fatto di vendite all’estero che nei primi cinque mesi avevano corso a ritmi «tedeschi», crescendo del 17 per cento. Tutto da rifare: lo spiega l’ultima analisi mensile del Centro studi di Confindustria, secondo la quale per l’Italia la crescita nel terzo trimestre sarà «quasi nulla», dopo che nel secondo trimestre si era avuto un aumento dell’1,6% della produzione industriale, «concentrato nella prima parte del periodo», che ha causato una temporanea accelerazione del …

"Senza governo", di Claudio Sardo

Un governo impreparato a tutto, per di più attraversato da forti conflitti interni, sta conducendo la nave Italia nella tempesta finanziaria. Pensavamo di aver toccato il fondo l’altra sera, quando Berlusconi e i suoi ministri si sono schierati al tavolo di fronte ai rappresentanti delle parti sociali. Allora anziché annunciare le misure anti-crisi, o delineare una plausibile strategia, o quantomeno riferire le disposizioni pervenute per lettera dalla Bce, hanno pronunciato parole confuse e generiche. Come se non ci fosse fretta. Come se i tempi della reazione potessero sopportare i rifiuti di Bossi, le riserve personali del premier, la sfiducia di parte del Pdl verso Tremonti, i dubbi sempre più diffusi sul destino della legislatura. Ieri invece il superministro dell’Economia è andato oltre nel paludoso scenario della politica nostrana. Alle commissioni parlamentari riunite ha detto – questo sì – qualcosa di più rispetto al giorno precedente. Ha persino messo in fila una serie di disparati interventi, che il governo sta vagliando in queste ore per tagliare il deficit, o ridurre il debito, o aumentare la competitività. …

"La tenaglia Napolitano-Draghi", di Mario Lavia

Il presidente della repubblica riprende in mano le redini della politica, e se potesse… Se si dovesse spiegare a uno straniero cosa è successo ieri pomeriggio al Quirinale bisognerebbe dirgli che c’è stato un sostanziale passaggio di consegne. Fra Berlusconi e Napolitano. Il perché è presto detto. Il Cavaliere ormai non controlla più la situazione. Fosse per lui il tempo trascorrerebbe tranquillo ma data la situazione è costretto a subire l’evidenza dei fatti e l’iniziativa altrui, pressato da Napolitano e da Draghi, assediato da tutte le parti. Si ribella, a modo suo, al punto dal dover ricorrere ad una iniziativa tanto estrema quanto disperata: sollecitare l’aperto dissenso dalla manovra che sta prendendo corpo dei pasdaran a lui fedeli (una pattuglia: Crosetto, Stracquadanio, Bertolini e Malan), spinti ad annunciare un voto contrario ai provvedimenti del governo «se non cambiano» (così Crosetto, vice di Tremonti). Già, perchè è proprio l’uomo di via XX settembre ad essere più che mai inquadrato nel mirino del Capo. Come se non gli bastassero le ferite del caso Milanese e gli strali …

"Chiudono le serali Le classi dei «poveri» schiacciate dai tagli", di Luciana Cimino

Hanno rappresentato una delle più importante conquiste civili e sociali degli anni ‘60 e ‘70. Le scuole serali hanno garantito per decenni l’istruzione degli studenti lavoratori, dei più poveri, di chi aveva percorsi umani e professionali tortuosi, nella piena attuazione dell’articolo 34 della Costituzione. Oggi la scure dei tagli Gelmini- Tremonti si abbatte anche su quella che è considerata, appunto, la “cenerentola” della scuola pubblica. Dall’anno scolastico 2011/2012 le prime classi verranno abolite, lasciando così morire progressivamente un’istituzione che negli anni ha svolto un funzione centrale in Italia. «Le scuole serali permettevano a chi era fuori dal giro dell’istruzione di rientrarci – spiega Anna Fedeli, della segreteria della Flc Cgil – non era frequentata solo da chi a scuola non ci era potuto andare ma anche dagli analfabeti di ritorno, che rischiavano l’espulsione anche dai lavori più umili e avevano bisogno di una qualifica ». E oggi anche dagli immigrati. «Ma attenzione – nota Fedeli – le serali non sono scuole di italiano, questi migranti hanno già untitolo di studio di alto grado nel loro …