Anno: 2011

Financial Times: «Italia, il problema è il premier»

Financial Times e Wall Street Journal, espressione della finanza internazionale, puntano lo sguardo sull’Italia. Con scarsa fiducia, a dire poco, nel nostro premier. «È difficile dire se gli italiani stiano perdendo la loro fiducia in Silvio Berlusconi più di quanto i mercati finanziari ne stiano perdendo nell’Italia», attacca l’editoriale di oggi del Financial Times. Che incalza: «Ma ciò di cui l’Italia soffre in misura maggiore non è tanto un enorme debito, quanto piuttosto un super deficit di leadership politica». Il quotiiano britannico continua elencando i mali dell’Italia – a cominciare dal 48esimo posto nell’indice di competitività del Wef fino alla disastrosa situazione del mercato del lavoro, passando per il caos del sistema giudiziario e, soprattutto, per la corruzione e le infiltrazioni criminali nella vita pubblica – e sottolinea l’urgente necessità di avviare delle riforme strutturali senza differire. «L’ultima chance per il 74enne Berlusconi di mettere avanti gli interessi della nazione a quelli suoi personali, del suo impero finanziario, dei suoi guai giudiziari». Ma il Ft nutre «ragioni particolari per dubitare che Berlusconi sia all’altezza del …

"Industria, più utili ma meno occupati", di Sergio Bocconi

Le imprese italiane recuperano fatturato e utili. Ma perdono occupazione e sono sempre più «estere», contribuendo così meno in fondo alla «ricchezza della nazione». Il rapporto 2011 dell’Ufficio studi di Mediobanca sui «Dati cumulativi di 2.030 società» conferma che rispetto al 2007, cioè agli ultimi bilanci prima della crisi avviata dalla finanza Usa e ricaduta sull’economia, l’azienda Italia ha riguadagnato buona parte del terreno perduto. E ha in pratica ricoperto l’«ultimo miglio» mancante nella prima metà di quest’anno. Il totale delle società industriali comprese nell’analisi (che viene realizzata da Mediobanca dal 1962) ha visto nel 2010 una ripresa del fatturato dell’8,2%, con una crescita dell’export del 12,6%. Rispetto al 2007 i ricavi aggregati accusano dunque una perdita limitata al 3,9%, che tuttavia è ricoperta dall’andamento del primo semestre 2011, che ha registrato un aumento del fatturato dell’11% per l’industria energetica e del 14% per quella manifatturiera. Però la fotografia va osservata completa e con attenzione. Perché anzitutto l’Italia è a due velocità se si considera la proprietà: le imprese private rispetto al 2007 hanno fatturato …

Ciampi: "A rischio il modello economico dell'Occidente", di Antonella Rampino

L’ex presidente della Repubblica e padre fondatore dell’euro: “C’è un difetto di capacità governativa. Occorre un ministro europeo dell’Economia” «Ho visto che ancora oggi il buon Trichet ha fatto un intervento, molto duro, contro i governi che non fanno quel che devono». La voce del presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi è dolce e colloquiale, ma suona nitida la preoccupazione. Che si allenta solo quando, al telefono dalla consueta vacanza nelle Alpi attorno a Siusi, dice «anche Juncker è nelle montagne italiane, lo scrivono adesso le agenzie di stampa». Non sfugge nulla, al Presidente emerito della Repubblica italiana, della tempesta finanziaria senza precedenti che scuote le due sponde dell’Atlantico. E che rischia di mettere a repentaglio l’euro di cui, con Helmut Kohl, Ciampi è il padre. Presidente, lei è stato il primo a parlare, anni fa, della «zoppia grave e preoccupante» dell’Europa, ad avvertire che era pericolosa quella mancanza di coordinamento nella politica economica e di sviluppo. Adesso quella zoppia è diventata epocale, e zoppicano anche gli Stati Uniti, il motore dell’economia occidentale… «E’ vero, sono …

Bersani: «Pensano di far pagare alla povera gente Se la vedranno con noi», di Maria Zegarelli

La linea del Pd: Tremonti chiarisca i contenuti della lettera inviata all’Italia dalla Bce e quali misure vuole adottare. Ma saranno barricate se l’intenzione è quella di tartassare ancora una volta le fasce più deboli. Su chi si abbatterà la manovra a cui sta lavorando il ministro Giulio Tremonti? Chi pagherà stavolta? Il tamtam è andato avanti per tutto il giorno: pensioni, welfare, articolo 18, lavoro dipendente, ticket… Niente di certo. «Apprendo di anticipazioni sconcertanti di misuren che il governo si appresterebbe a varare. Se pensano di far pagare la manovra alla povera gente, dovranno vedersela con noi», commenta verso sera il segretario Pd Pier Luigi Bersani. Apprende indirettamente perché, altra singolarità tutta italiana, c’è un premier «che chiede collaborazione ma non fa neanche una telefonata al leader del maggiore partito di opposizione per metterlo al corrente delle misure che intende intraprendere per affrontare una crisi così grave» annota con i suoi il segretario che anche ieri ha ribadito la preoccupazionen per gli effetti che potrebbe avere sul Paese una manovra iniqua che si scaricherebbe …

"L'impotenza di un sistema fragile" di Bill Emmott

Non ci penserà molto spesso ma tornando a casa in anticipo dal suo soggiorno italiano per farsi carico dell’emergenza, il premier britannico, David Cameron, deve aver pregato di trovare il classico tempo dell’estate inglese: pioggia, preferibilmente scrosciante. Perché la sensazione dominante nel governo e nelle forze di polizia è l’impotenza di fronte all’improvviso scoppio di disordini e illegalità nelle principali città della Gran Bretagna. È tanto difficile spiegare queste sommosse, quanto sarà per David Cameron venirne a capo. Solo la pioggia sembra in grado di poterle spegnere in fretta. Le spiegazioni svaniscono rapidamente per diventare mere descrizioni. Ciò che è scioccante a proposito degli eventi che si sono sviluppati negli ultimi quattro giorni è aver dimostrato ai cittadini britannici quanto vicino alla superficie della società ci siano violenza, disprezzo per la legge e addirittura disprezzo per le comunità locali. Proprio come in Francia nel novembre 2005 quando le rivolte si diffusero e durarono per settimane, non c’è alcuna ragione evidente per cui gli scontri siano cominciati ora, e quindi nessuna risposta plausibile alla domanda su …

"L'Italia di oggi e quella di tangentopoli", di Miguel Gotor

Nell´Italia di oggi va di moda il gioco dell´oca: si tirano i dadi, si avanza di qualche casella, ma alla fine si ritorna sempre al punto di partenza, ossia al biennio 1992-93, l´età di Tangentopoli, perché in tanti sono convinti che l´attuale fase politica abbia delle analogie con il tempo in cui finì la cosiddetta “Repubblica dei partiti”. L´ultimo a cogliere elementi di corrispondenza tra i due momenti è stato il leader dell´Udc Casini nel dibattito alla Camera, il quale ha parlato della «fine di un´epoca» simile a quella di vent´anni fa. Ai tempi di Mani pulite il discorso pubblico fu presidiato da tre retoriche nazionali: la prima riguardava il ruolo salvifico e di supplenza della magistratura destinata a surrogare un sistema corrotto e allo sbando; la seconda si fondava sull´autosufficienza rigeneratrice della società civile, giudicata per principio incontaminata e quindi in grado di sostituirsi al vecchio regime; la terza offriva una lettura rivoluzionaria di quel passaggio storico tesa a sottolineare soltanto gli aspetti di rottura e non le dinamiche di conservazione e di trasformismo …

"Costituzione, maneggiare con cura", di Pierluigi Castagnetti

Speriamo che la seduta congiunta di domani delle commissioni parlamentari Affari costituzionali e Bilancio sia la sede in cui il governo finalmente parla e dice ciò che ha in mente di fare. Il paese ha necessità di conoscere con precisione le richieste della Bce e di eventuali altri organismi internazionali per poter valutare il progetto del governo, sempre che, lo ripeto, sia in grado di presentarlo. Ascolteremo e valuteremo. Bersani ha già detto che la manovra così come era stata presentata nell’architettura e nei saldi, se non sarà profondamente cambiata, non potrà essere condivisa. Ma vi sono due proposte che sembrano già definite, anzi che sono già state assunte a manifesto promozionale dell’operazione governativa, quella di revisione dell’art. 41 della costituzione e quella dell’introduzione sempre in costituzione del vincolo di pareggio del bilancio, su cui è già possibile pronunciarsi. Francamente non si capisce l’importanza e il nesso di queste due revisioni costituzionali con le questioni poste dall’attuale crisi economica. I tempi della revisione poi, per le procedure dettate dall’art. 138, sono troppo lunghi per potere …