Anno: 2011

"Gli strateghi del Nulla", di Paolo Leon

Occorrerebbe fare chiarezza sulla politica economica, dove si sovrappongono diverse voci, molti giudizi e qualche minaccia. Cominciamo da Berlusconi, che ha tracciato un programma insensato, perché mentre continua ad esprimere un giudizio positivo sulle politiche del governo, contemporaneamente riconosce la necessità di una manovra per lo sviluppo che evidentemente non c’è. Poiché la scarsa crescita è con noi da tempo, occorre dedurne che Berlusconi crede oggi che l’«aver messo in ordine i conti» non aveva alcun riferimento con lo sviluppo: avrebbe ragione, naturalmente, come ogni volta che si pratica la strategia dei due tempi (prima i sacrifici, poi lo sviluppo) ma allora, fin dall’inizio della legislatura, avrebbe dovuto mettere in campo politiche di sviluppo e ordine nei conti. Era un programma necessario, anche per evitare che l’austerità di Tremonti si riflettesse negativamente sulla ripresa economica, ed era politicamente fattibile data l’enorme maggioranza della destra in Parlamento. L’attuale perdita di credibilità del governo sta proprio nell’angustia di quel disegno. Adesso, promettere qualcosa sullo sviluppo, per esempio con qualche cervellotica operazione sulle aliquote dell’Irpef, compensata forse da …

"Prepariamoci al dopo Gelmini", di Fabrizio Dacrema

I recenti risultati elettorali ci dicono chiaramente che una fase politica è ormai alla fine. Quali che siano i tempi della transizione, questo governo, ormai ridotto al galleggiamento balneare, ha imboccato la strada del declino irreversibile. Il vento del cambiamento vede protagonisti soggetti e temi che sono stati al centro delle mobilitazioni contro le politiche del governo su scuola, università e ricerca. Dobbiamo prepararci al dopo Gelmini, consapevoli che ci attende un’opera di ricostruzionen profonda in un contesto molto difficile, segnato da una quadro finanziario pesante (prevista una manovra da 40/45 miliardi entro il 2014) e da una situazione politica ancora priva di una chiara alternativa pronta a prendere le redini del governo. Elezioni comunali e referendum ci insegnano che si vince dove e quando si realizza una vera e propria riattivazione sociale e politica dei cittadini attorno proposte realmente condivise, costruite attraverso il confronto e la partecipazione attiva. Su questa lunghezza d’onda stanno muovendosi gli Stati Generali della Conoscenza (www.statigeneralidellaconoscenza.it), nati dall’intuizione che in questa fase è prioritario dare voce ai protagonisti di scuola, …

"Scontro sulla legge bavaglio. Alfano: sulla P4 nessun reato e intercettazioni inutili", di Alberto D'Argenio

Il Pdl preme sull´acceleratore per approvare la legge sulle intercettazioni. Il governo vuole il sì entro luglio e rispolvera il testo Mastella. Il Guardasigilli attacca i pm dell´inchiesta sulla P4 definendo «irrilevanti penalmente» le conversazioni registrate. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini «il decreto-bavaglio sarebbe incostituzionale». E Napolitano sarebbe pronto a fermarlo. Nuovo scandalo, nuova legge bavaglio. E questa volta quanto prima. Sommerso dalle intercettazioni sulla P4 il governo studia un provvedimento da approvare in fretta e furia per mettere fine alla possibilità di rendere pubblici i particolari delle inchieste, a partire da quella di Napoli che sta facendo tremare i palazzi del potere. Lo certifica Fabrizio Cicchitto: «Quello che sta avvenendo è semplicemente scandaloso», dice il capogruppo del Pdl alla Camera che tra l´altro attacca anche l´editore del gruppo Espresso, Carlo De Benedetti. Il Pdl è sul piede di guerra e lo si capisce dalla mobilitazione dei suoi. Parla il Guardasigilli (e segretario in pectore del partito di Berlusconi) Angelino Alfano per dire che «le intercettazioni che leggiamo oltre a non essere penalmente …

"Chi tocca le pensioni rischia di bruciarsi", di Raffaella Cascioli

Sono mesi che il ministro dell’economia, nell’intestarsi il merito di aver preservato l’Italia dagli effetti devastanti della crisi e di aver saputo mantenere al riparo i conti pubblici italiani, sostiene di averlo fatto preservando la coesione sociale. Sono anni che Berlusconi prima e Tremonti poi vanno dichiarando che l’Italia sta meglio di altri paesi, che in fondo da noi la crisi economico-finanziaria più brutta degli ultimi secoli ha avuto un impatto limitato sul tessuto sociale del paese. Ora però che, seppure in un arco temporale meno ravvicinato, il governo deve trovare e in fretta 43 miliardi di euro per raggiungere nel 2014 il pareggio di bilancio, la vernice con la quale finora si è artificialmente cercato di nascondere le crepe del sistema paese dovute alle mancate riforme sta venendo via. Con il risultato che mettere le mani nuovamente nelle pensioni appare la scorciatoia più facile. Con un presidente della repubblica che ha definito un «impegno ineludibile e urgente quello di rafforzare la sostenibilità finanziaria del sistema-Italia, attraverso un incisivo abbattimento del debito pubblico», con le …

"Il ponte di Messina? 250 milione (e non si fara)", di Sergio Rizzo

Sei anni sono passati da quando Berlusconi annunciò la costruzione del ponte di Messina, e nulla è successo. Una storia infinita. Nel dopoguerra, la prima vera mossa fu un concorso di idee del 1969. «Costruiremo il ponte di Messina, così se uno ha un grande amore dall’altra parte dello Stretto, potrà andarci anche alle quattro di notte, senza aspettare i traghetti…» Da quando Silvio Berlusconi ha pronunciato queste parole, era l’ 8 maggio 2005, sono trascorsi sei anni, e gli amanti siciliani e calabresi sono ancora costretti a fare la fila al traghetto fra Scilla e Cariddi. Sul ponte passeranno forse i loro pronipoti. Se saranno, o meno, fortunati (questo però dipende dai punti di vista). La storia infinita di questa «meraviglia del mondo» , meraviglia finora soltanto a parole, è nota, ma vale la pena di riassumerla. Del fantomatico ponte sullo Stretto di Messina si parla da secoli. Per limitarci al dopoguerra, la prima mossa concreta è un concorso per idee del 1969. Due anni dopo il parlamento approva una legge per l’attraversamento stabile …

"La crisi greca e le colpe dalla UE", di Luciano Gallino

La crisi greca rappresenta in modo impietoso come il sistema finanziario di fatto governi ormai la Ue mediante i suoi bracci operativi: la Commissione europea, il Fmi e la Bce. I governi eletti dal popolo hanno scelto da tempo di fungere da rimorchio al sistema finanziario. Avrebbero dovuto riformarlo dopo l´esplosione della crisi nell´autunno del 2008, quando, con le parole del ministro tedesco dell´economia di allora, Peer Steinbruck, «abbiamo visto il fondo dell´abisso». È vero che a Bruxelles si discute da due anni di riforme finanziarie, ma dinanzi alla natura ed alle dimensioni del problema si tratta del solito secchiello per vuotare il mare. Non avendo riformato il sistema finanziario, ed avendolo anzi aiutato a diventare più potente di prima, i governi Ue si trovano ora esposti alle sue pretese. Giusto come è avvenuto negli Stati Uniti. Al momento esso pretende siano salvate le banche dalla crisi del debito greco, in vista di altre richieste analoghe che nei prossimi mesi potrebbero riguardare il Portogallo, la Spagna, l´Italia. Fedeli al loro ruolo di organi democraticamente eletti …

Manovra, i sindacati avvertono: «Non si fa cassa con le pensioni», di Felicia Masocco

Le Regioni disertano l’incontro con il governo perché non dice quello che sa e loro devono apprendere dai giornali dei tagli che si stanno abbattendo sui bilanci degli Enti locali. L’Unione europea incalza perché si riduca in fretta il debito. Confindustria preme perché si faccia la manovra altrimenti ai 43 miliardi (erano 40 fino all’altro ieri) già previsti ne andranno aggiunti altri 18. I sindacati levano gli scudi contro l’ennesimo “ritocco” alle pensioni: l’età per andarci aumenta per tutti, non solo per le donne del settore pubblico di cui già si sapeva, ma per uomini e donne d’ogni dove. Il terzo settore protesta in piazza contro i tagli al Welfare: quelli che ci sono e quelli che arriveranno visto chei Comuni, primi distributori di servizi sociali, dopo essere stati massacrati con la finanziaria dello scorso anno, con questa manovra sono chiamati a contribuire per altri 3 miliardi. In pratica piovono tagli, sforbiciate che fanno a pezzi l’Italia delle favole, quel paese in cui tutto va meravigliosamente bene su cui si è molto soffermato il premier …