"La scommessa dopo il nucleare? Incentivare il risparmio d’energia", di Massimo Muchetti
E ora che facciamo con l’energia elettrica? Il referendum dice che agli italiani non bastava l’incerta sospensione dei piani nucleari del governo che li aveva sbandierati fino al disastro di Fukushima. Il corpo elettorale ne ha preteso l’archiviazione. Ma il referendum lascia aperta una sfida. Una sfida tremenda che non è quella che sembra. Partiamo dai fatti. Il referendum cancella soltanto progetti allo stato nascente, nemmeno troppo costosi: l’Enel ha speso finora non più di 2-300 milioni. Senza nucleare, l’Italia resta quella che è. E non rischia alcun blackout. La capacità produttiva installata lungo la penisola, oltre 90 mila MW, eccede largamente la capacità impegnata ai picchi della domanda, comunque inferiore ai 60 mila MW. La riserva appare sufficiente nel caso di fermata di parte anche grande delle centrali in attività. Importiamo un po’ di energia dalla Francia, è vero. Ma lo facciamo perché l’Edf non può stoccare le eccedenze produttive e le ricolloca a basso prezzo. Nelle intenzioni del governo, dunque, il nucleare avrebbe dovuto dare energia pulita e a prezzo prevedibile, attenuando la …
