I «disobbedienti» del centrodestra, di Gian Antonio Stella
«Decido io» , diceva Silvio Berlusconi. «Decido io» , diceva Umberto Bossi. E per una vita la parola dei rispettivi Capi, per i militanti dei due partiti, era davvero definitiva: «Lo ha detto Lui» . Fine. Da ieri non è più così: il Centralismo carismatico di Silvio e dell’Umberto, per la prima volta, perde i pezzi. Capiamoci, i due leader tengono ancora in mano saldamente i movimenti che hanno fondato. Ed era ovvio che il messaggio del Cavaliere dopo il secondo ceffone in un paio di settimane fosse quello di ribadire: io sono il perno, non ho alternative. Lo fa da sempre. Fin da quando nel ’ 95, scottato dal «ribaltone» della Lega, liquidò brusco le insofferenze e i dubbi di chi gli stava intorno: «Decido io. Il capo del Polo sono io. Chi ci sta ci sta, chi non ci sta va fuori» . Principio ribadito più volte: «Il leader di una coalizione è colui che ha più voti, il resto è poesia» . «Sono insostituibile» . «La premiership è mia, punto e basta» …
