"Il disastro di Berlusconi e Tremonti", di Guelfo Fiore
«Abbiamo un debito pubblico enorme che ci costa moltissimo di interessi. Ecco l’eredità che ci hanno lasciato i democristiani e i socialisti». Questa volta non è Silvio Berlusconi ma Umberto Bossi (alla Padania di ieri). Fosse stato il premier, ci avrebbe infilato dentro pure i comunisti, che torna sempre utile. Ma la musica è la stessa. Bossi come Berlusconi: abbiamo le mani legate per colpa di quelli lì, della spesa facile e spensierata dei tipi della Prima repubblica, vorremmo ma non possiamo, prendetevela con loro e non con noi. Per carità, la montagna del debito pubblico del belpaese è stata tirata su con decenni di certosina e allegrotta attitudine conducendo l’Italia alla soglia del default, evitata per un pelo – come sanno tutti quelli che allora percepivano un reddito – dalle sanguinose stangate del governo Amato nel ’92. Ma Bossi e Berlusconi, e Tremonti, non si sono materializzati ieri nei palazzi del Potere. Tanto per dire, tra il primo gennaio 2000 e il 31 maggio 2011, il leader del Pdl è stato seduto a palazzo …
