Anno: 2011

"Investire sul lavoro: l’Europa torni a scoprire l’attualità di Keynes" di Laura Pennacchi

È stupefacente che l’Italia e l’Europa stiano precipitando in una gravissima recessione senza fare niente per arrestarla e, anzi, aggravandola con politiche restrittive draconiane, irrimediabilmente destinate a comprimere i consumi e gli investimenti. Questo è accaduto al vertice europeo dell’8-9 dicembre, sotto l’imperio del duo Merkel-Sarkozy. In quella sede l’ortodossia mirata a un’austerità fiscale generalizzata è risultata addirittura rafforzata, spingendo l’Europa nel «vicolo cieco» di cui parla Giuliano Amato. E ciò mentre indicatori tutti al negativo la disoccupazione esplosiva, la decrescita del commercio internazionale, lo sgonfiamento del boom dei paesi emergenti compresa la Cina, la moltiplicazione delle misure protezionistiche inducono il Fondo Monetario Internazionale ad evocare il rischio che si ripeta qualcosa di molto simile alla Grande Depressione degli anni 30, con il suo corredo di congiunzione tra recessione e tragedie totalitarie. In questa situazione non dovrebbe sfuggire a nessuno la rinnovata centralità della questione del lavoro, non come ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro (come vorrebbero i sostenitori dell’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori), ma come riattivazione di «piena e buona occupazione» con …

"Italia 2065 11 milioni di immigrati o cittadini? La storia insegna che il figlio di un migrante può amare la Patria più di un locale" di Gian Antonio Stella

«Siete vecchi! Vecchi! Vecchi!». Il tormentone di Oliviero Toscani è ripreso nei dati Istat: l’età media degli italiani, che è già a 43,5 anni, è destinata a salire quasi a 50. E andrebbe ancora più su senza gli immigrati. Che in mezzo secolo dovrebbero triplicare. C’è chi si sentirà gelare il sangue. Ma mai come in questo caso i numeri vanno presi con le pinze. E possono aiutare a capire. Gli anziani con oltre 65 anni che sono un quinto (20,3%) della popolazione, dovrebbero nel 2043, cioè fra poco più di tre decenni (il tempo che ci separa, per dire, dal festival di Sanremo segnato dal «Wojtilaccio» di Benigni) passare il 32%. Uno su tre. Il numero dei bambini e dei ragazzi sotto i 14 anni dovrebbe scendere parallelamente nel 2037 al 12,4%: uno su otto. Mentre cresceranno i pensionati, caleranno gli italiani al lavoro per pagare quelle pensioni e accantonare le proprie: la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) scenderà in tre lustri dal 65,7% al 62,8% per precipitare infine nel 2056 a un …

"Profumo al primo giorno di scuola", di di Marina Boscaino

Il 16 dicembre l’Istat ci informa che gli studenti iscritti alla nostra scuola sono 8.968.063. Numero in costante aumento, per via dello spostamento in Italia di migranti. Un dato da tener presente, coniugandolo da una parte con i risultati delle manovre economiche degli ultimi anni – che hanno abbattuto costi ma anche investimenti sulla scuola, oltre a innalzare il rapporto tra alunni e docenti nelle classi – e dall’altra con la mancanza di una formazione diffusa e approfondita per il personale. Accogliere quei ragazzi vuol dire creare anche per loro le condizioni di spendere la propria cittadinanza consapevolmente, una volta usciti da una scuola che li abbia integrati in un ambiente davvero interculturale. Vuol dire gettare le basi affinché l’Italia divenga un Paese più civile, coeso, in cui la convivenza democratica non sia tolleranza e tanto meno omologazione. Scommettere su questa opportunità è l’investimento per il futuro. D’altro canto, che la scuola italiana soffra di problemi profondi e trascurati da tempo lo dimostra la varietà di interventi e di priorità stabilite da Profumo in un …

«Orario flessibile Così le donne saranno mamme lavoratrici», intervista a Maria Cecilia Guerra di Jolanda Buffalini

Il sottosegretario al Welfare commenta i dati dell’istituto dim ricerca: «Anche l’invecchiamento del Paese peserà sulla condizione femminile» È «uno scenario esplosivo» quello che esce dalla ricerca sulla prospettiva demografica presentata eri dall’Istat: fra 50 anni ci saranno 6 anziani ogni 10 persone attive. Uno scenario, dice Maria Cecilia Guerra, sottosegretario al Welfare, che, insieme ai dati sui tempi di lavoro edi cura, non può essere sottovalutato. Perché le sembra tanto preoccupante il dato sull’invecchiamento? «È una situazione che non si regge. Abbiamo sempre saputo che le donne rischiano di finire ai margini del mercato del lavoro con la nascita di un figlio. Ora assistiamo ad un fenomeno analogo e già rilevante che riguarda la cura dei genitori anziani. E la riforma pensionistica, pur doverosa, lascia scoperto un lavoro di cura di cui fino ad ora si sono fatte carico persone già in pensione». Un milione di donne vorrebbe lavorare ma non può perché non sa a chi affidare i bambini «La questione della conciliazione dei tempi dovrebbe essere un fulcro della riforma del mercato …

"Programma Annuale 2012: le sofferenze continuano", di Reginaldo Palermo

La nota del Miur sul Programma Annuale 2012 riduce ulteriormente la disponibilità di cassa delle scuole che dovranno predisporre il documento contabile solo per il periodo gennaio/agosto 2012. Intanto le istituzioni scolastiche continuano a svolgere una impropria funzione di “istituto di credito” nei confronti dello Stato. Con una nota datata 22 dicembre il Ministero fornisce le consuete indicazioni per la stesura del Programma annuale delle istituzioni scolastiche. Per il 2012 c’è una novità importante: le scuole dovranno predisporre il documento contabile solamente per il periodo gennaio/agosto, periodo rispetto al quale sono state calcolate le somme che ciascuna istituzione scolastica dovrà inserire fra le entrate di provenienza statale. “La quota riferita al periodo settembre-dicembre 2012 – spiega la nota del Ministero – sarà oggetto di successiva integrazione, per consentire una ordinata gestione dei dimensionamenti”. In realtà la motivazione addotta dal Miur appare piuttosto pretestuosa, dal momento che il dimensionamento riguarderà una percentuale tutto sommata ridotta di scuole (tutte le scuole della secondaria di secondo grado sono escluse dal dimensionamento e in molte regioni i piani di …

"Più ombre che luci nelle liberalizzazioni del governo Monti", di Antonio Lirosi

In attesa della pubblicazione del “Salva-Italia”, è utile fare una disamina delle misure contenute nel capitolo “Liberalizzazioni”, anche alla luce dei passi indietro compiuti dal governo in sede parlamentare. Va subito detto che i sette articoli di questo capitolo non produrranno, nell’immediato, effetti concreti dal lato della crescita, anzi in taluni casi creano incertezza. Se è vero che il governo ha, da un lato, le attenuanti del poco tempo avuto e dell’eccessiva aspettativa che si era manifestata a causa delle biografie di Monti e Catricalà, dall’altro va sottolineato che è mancata l’accortezza, sia di verificare preliminarmente le proposte circolate in Parlamento negli ultimi anni, sia di analizzare quello che aveva fatto ad agosto l’esecutivo precedente, per correggerne l’indeterminatezza e per allargare il campo di applicazione delle misure su cui Berlusconi si era impegnato con la Ue ma che di fatto rimangono ancora solo sulla carta (ad esempio sulle professioni). Invece si è scelto di prevedere poche norme specifiche, unitamente a disposizioni generiche che non indicano i settori in cui si applicano e che oltretutto si …

"Il destino dato in appalto", di Irene Tinagli

Non c’è giorno in cui non siamo bombardati da qualche dato negativo su consumi, produzione, povertà ed occupazione. È l’immagine, si dice, di un Paese che si impoverisce sotto la scure della crisi e di manovre recessive. In questo scenario è difficile spiegare il dato del 2011 sulla raccolta del settore dei giochi (gratta e vinci, lotterie, lotto, slot machine, scommesse sportive e così via) appena reso noto: 76,5 miliardi di euro. Un aumento rispetto al 2010 di 15 miliardi di euro, ovvero il 24,3% in più. Questo significa che nell’anno della crisi più nera, della disoccupazione giovanile al 30%, dello spread alle stelle e dei tagli indiscriminati, gli italiani hanno speso in giochi e scommesse oltre 1200 euro non a famiglia, ma a testa – includendo nel calcolo persino i neonati! Con un aumento di spesa di circa 250 euro a persona rispetto all’anno precedente. Un dato veramente sorprendente. Che l’industria del gioco e delle scommesse sia relativamente più resistente alle crisi rispetto ad altri settori è cosa nota. Così com’è noto che la …