Anno: 2013

“La delusione del Cnr. Il gigante delle provette al di sotto della media”, di Giovanni Caprara

Il grande malato uscito dalla valutazione dell’Anvur è, purtroppo, il Consiglio nazionale delle ricerche, il maggior ente italiano. Nelle classifiche quasi non appare, se non sporadicamente e dietro ad altri, come nelle scienze della Terra o nelle scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche. «Il lavoro compiuto dall’Anvur è indispensabile e prezioso ma ritengo che il decreto istitutivo della valutazione vada rivisto perché i suoi criteri penalizzano il Cnr», afferma il suo presidente Luigi Nicolais, illustre ricercatore ed ex ministro delle tecnologie e dell’innovazione. «Il Cnr tende all’interdisciplinarità — aggiunge Nicolais — e ciò rende difficile la considerazione con l’attuale sistema. Inoltre le nostre ricerche hanno vari autori e quindi i prodotti escono numericamente inferiori, ma soprattutto la metà dell’attività del Cnr è rivolta alla valorizzazione della ricerca cercando il trasferimento alle aziende. E questo pone in una condizione diversa la nostra produttività rispetto, ad esempio, a quella dell’Istituto nazionale di fisica nucleare che si occupa solo di ricerca pura. Non si possono mischiare insieme mele e pere. Il Paese ha bisogno di innovazioni ed è …

“E ancora resiste il culto della razza”, di Tahar Bel Jelloun

Potrei scrivere direttamente al signor Roberto Calderoli per dirgli quanto si è sbagliato; ma dato il mio attaccamento e la mia amicizia per l’Italia e il suo popolo, preferisco rivolgermi a tutti, anche perché l’informazione che ho da dare riguarda ognuno di noi: le razze non esistono. Non si tratta di uno scoop ma di una realtà evidente. Non esiste una razza bianca, e neppure nera o gialla. Siamo tutti quanti simili e diversi. Il termine «razza», se usato per gli umani, è improprio. Ha un significato se riferito agli animali, così diversi tra loro; ma applicato all’uomo rappresenta un errore, sia sul piano ontologico che su quelli genetico e biologico. I cani possono essere di razze diverse. Non così gli umani. Perciò, ignorarlo vuol dire trattare l’uomo come un animale. Proprio questo è accaduto nel caso delle aggressioni contro la ministra dell’integrazione Cécile Kyenge. Ciò che definisce un essere umano sono i suoi geni, il suo Dna, non il colore della sua pelle. Nessun comportamento psicologico o politico può essere ascritto a un dato …

“L’odore marcio del compromesso”, di Barbara Spinelli

Siamo talmente abituati a considerare l’Italia un paese diverso, più sguaiato e uso all’illegalità di altre democrazie, che nella diversità ci siamo installati, e non chiediamo più il perché ma solo il come. Il perché conta invece, è la domanda essenziale se vogliamo capire chi siamo: non una nazione che fa delle leggi le proprie mura di cinta ma un paese immerso nell’anomia, nell’assenza di leggi scritte o non scritte. Di conseguenza, un paese a disposizione. Gli storici forse, o gli antropologi, potrebbero rispondere. Perché siamo una terra dove ben due volte, nell’ultimo decennio, sono stati sequestrati cittadini stranieri con regolari passaporti e deportati con spettacolare violenza nei paesi da cui erano fuggiti per scampare alle torture o alla morte. Il 17 febbraio 2003 fu il caso dell’imam di Milano, Abu Omar; oggi è toccato a Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov (anche ricercato per frode), e alla figlia di 6 anni Alua: in ambedue le occasioni lo Stato si è inchinato a mafiosi diktat di potenze straniere, sperando che l’affare non venisse …

I braccialetti bianchi mantengono l’impegno: approvata alla Camera la norma contro lo scambio elettorale politico-mafioso.

Dichiarazione di voto finale del capogruppo Roberto Speranza Signor Presidente, onorevoli colleghi, è veramente per me un piacere e un orgoglio poter fare questa dichiarazione di voto a nome del gruppo del Partito Democratico. Voglio dirlo subito in premessa: al di là delle bandiere, oggi è veramente un bel giorno per tutti noi, un giorno importante e positivo per il Parlamento italiano.  Intanto grazie, grazie veramente, ai tanti che si sono impegnati, alla II Commissione (Giustizia), ai relatori, a tutti coloro che hanno creduto in questo provvedimento e grazie soprattutto, voglio dirlo con forza, a tutte le realtà organizzate che si battono su ogni territorio per affermare il principio di legalità. Grazie in modo particolare a Libera e al gruppo Abele (Applausi) e grazie, grazie di cuore a Don Luigi Ciotti. Grazie ancora ai nostri braccialetti bianchi, grazie, e ancora a quei 270 mila cittadini. È anche merito vostro. Dal gruppo del PD va il ringraziamento, uno per uno, perché il risultato che oggi si ottiene è anche frutto della vostra iniziativa. Guardate, voglio dirlo …

“Giustizia, la confusione di Grillo”, di Michele Prospero

Peggio per la rete. E’ stato il vecchio telefono a indurre Grillo a operare una rapida retromarcia. E il referendum sulla giustizia, che prima aveva deciso di appoggiare in gran spolvero, adesso dovrà fare a meno delle attese firme del M5S. Non la fredda comunicazione tramite una mail, ma la appassionata voce di Antonio Di Pietro, riferiscono le agenzie, ha partorito il gran ripensamento. La vendetta dei vecchi media è così consumata. Altro che intelligenza collettiva della rete, questa incarnazione postmoderna dell’intelletto possibile degli averroisti, capace, se attivata nel modo opportuno e con i tempi giusti, di penetrare in ogni mistero del mondo, fornendo a tutto lo scibile una valida soluzione. C’è voluta solo la furbizia individuale dell’ex leader dell’Idv, con il suo intercalare dialettale e con le sue metafore ruspanti, a spingere Grillo a rimangiarsi tutto, senza ritegno alcuno. Avrebbe potuto, l’ex comico, spiegare la sua improvvisa ritrattazione dicendo che la giustizia è una questione troppo complessa. Così spigolosa, che non si presta ad essere maneggiata con semplici colpi di referendum abrogativi. E che …

“Se i prof si valutano così”, di Raffaele Simone

Cosa ha fatto di male l’università per meritarsi l’Ava? Non è il nome di una famosa attrice né quello di un detersivo per i panni. È la sigla (in verità un po’ sbilenca) di “Autovalutazione, Valutazione periodica e Accreditamento”, un perfido dispositivo attivato da un decreto del marzo scorso (ministro Profumo), che in questi giorni, andando in applicazione, minaccia di mettere a terra il già ammaccatissimo sistema universitario. Inventato tempo fa dall’Anvur, l’agenzia di valutazione dell’università – criticata e temuta per la smodata ampiezza delle sue attribuzioni, la squilibrata composizione (mancano del tutto gli umani-sti), la fantasiosa stramberia dei metodi e l’imponenza dei suoi costi, – Ava dispone che i singoli corsi di studio delle università riversino telematicamente al ministero una varietà di dati. Questi sono confrontati con parametri fissati dall’Anvur, e, in base ai risultati, i corsi vengono accreditati (cioè autorizzati a funzionare) oppure no e sottoposti a valutazione periodica. Lo scopo, apparentemente benefico, si scontra con incredibili difficoltà pratiche. Studiando il decreto si è costretti non di rado a strofinarsi gli occhi perché …

“Un governo isolato dai partiti”, di Luigi La Spina

Ha proprio ragione Letta quando osserva che nel mondo della politica avvengono «cose indecorose» e quando deplora la perdita del «senso delle istituzioni». Ma anche lui sa che non basteranno i suoi moniti saggi, né quelli di Napolitano, per limitare i danni che, ogni giorno, si provocano sull’immagine internazionale del nostro Paese e sulla credibilità della nostra classe politica nei confronti dei cittadini. Il contributo più utile, però, che il presidente del Consiglio può fornire, prima che si arrivi a uno scontro tanto permanente quanto improduttivo, è quello di riuscire a superare una condizione che del suo ministero fa un «unicum» assoluto nella storia della Repubblica. Non si è mai visto, infatti, un governo che, pur godendo, sulla carta, di una maggioranza parlamentare amplissima, appaia così isolato dai partiti che lo sostengono. Né si è mai visto un governo che, nonostante tutto, non abbia alcuna alternativa concreta e, quindi, appaia insostituibile. La situazione, se vogliamo uscire dalle ipocrisie, è riassumibile in poche parole: il Pd è squassato da una battaglia interna devastante e, nella sostanza, …