Anno: 2013

"Addio Franca Rame tra donne in rosso e Bella Ciao", di Natalia Aspesi

La gente è così tanta — c’è chi parla di 7-8mila persone — che anche Dario Fo e i parenti faticano a raggiungere il sagrato del Teatro Strehler, dove, sotto una gigantografia di Franca Rame in scena, c’è il feretro che se la porta via per sempre. Ma va bene così: ciò che conta, dirà poi il premio Nobel, sfinito, a funerale terminato, dopo aver tumulato la salma nel famedio, il cimitero dei grandi di Milano, casualmente e teneramente proprio accanto all’amico Enzo Jannacci, «ciò che conta, è che finalmente tutti abbiano potuto salutare Franca». Ed è stato, quello di ieri, un saluto umanissimo e civile ai mille volti di Franca Rame: le centinaia di donne vestite di rosso a cantare “Bella ciao” per «la Franca che ha lottato per noi»; gli handicappati in carrozzella per la donna che li ha sostenuti coi soldi del Nobel; i vecchi amici di “Soccorso rosso”, Oreste Scalzone e altri, a ricordare le battaglie politiche col pugno alzato e l’Internazionale, suonata a molti opaca, incongrua, remota. E poi i …

"Chi paga il conto", di Massimo Giannini

Quello del governatore «è il mestiere più facile del mondo: stringi la liquidità, la allarghi, e in tutti i casi non devi rispondere davanti all’ elettore degli effetti concreti delle tue scelte ». Era una vecchia lezione di Guido Carli, che negli anni ’70 e ’80 temeva il «vuoto», politico e anche sociale in cui la Banca d’Italia finiva spesso per rinchiudersi, mentre “fuori” dilagava la democrazia del deficit, la partitocrazia usava la spesa pubblica per comprare consensi, e la tecnocrazia di Via Nazionale non poteva far altro che restringere il credito per frenare il disastro. Il grafico dell’ inflazione e quello della massa monetaria erano un’arma di difesa, l’unica e l’ ultima, da brandire contro le «invasioni barbariche» dell’epoca. Era un bene, perché così si tutelava l’economia nazionale. Ma per alcuni era anche un male, perché la Banca finiva per essere percepita come un corpo a sé, distinto e distante dal Paese. Quarant’anni dopo molto è cambiato. La lira non c’è più. Sui tassi di interesse decide l’Eurotower, non più Palazzo Koch. Ma quella …

"Donne: in forte aumento le richieste di soccorso", di Marcello Radighieri

Un fenomeno emergenziale. È questa la percezione restituita dalle principali testate giornalistiche locali e nazionali: sulle cui pagine campeggiano da mesi casi legati al femminicidio e alla violenza sulle donne. Un’attenzione mediatica che se da una parte enfatizza giustamente il problema, fino a farlo diventare un argomento di stringente attualità, dall’altra non aiuta a fare chiarezza sulla reale portata del fenomeno. E solo i numeri istituzionali possono aiutare ad analizzare in maniera oggettiva la situazione. Il dato più significativo proviene probabilmente dalla rete ospedaliera territoriale. Alla sezione “violenza di genere” dei pronto soccorso sparsi lungo la provincia modenese, i casi segnati sotto l’anno 2012 sono 841. In deciso aumento rispetto all’anno precedente, quando la casistica stentava a toccare quota 790. Numeri oltretutto, che potrebbero risultare sottostimati, a causa di problemi tecnici legati al sisma dello scorso anno. Numeri, ancora, di cui disponiamo solo una tendenza recente, dato che fino a pochi anni fa questa sezione non esisteva e i casi di violenza sulle donne dovevano essere estrapolati dalla categoria residuale “opere terzi”. «Teniamo conto – …

Addio finanziamento ai partiti, in Cdm un testo «snello», di Maria Zegarelli

«La politica o si autoriforma o muore». Ieri il presidente del Consiglio Enrico Letta è stato perentorio nel rivendica- re l’urgenza di atti concreti. «Ho preso la fiducia anche sul mio impegno ad abolire il finanziamento pubblico ai partiti e non intendo fare passi indietro», ha spiegato in Emilia dove si è recato per un sopralluogo nei centri colpiti dal terremoto un anno fa. E gli atti concreti arrivano oggi in Cdm nel corso del quale presenterà la proroga sull’Ecobonus per le ristrutturazioni e il ddl sullo stop ai fondi pubblici per i partiti annunciato già la scorsa settimana. Sorvola sulle battute che gli indirizza «l’amico» Matteo Renzi, quell’invito a non «vivacchiare» in questo governo di larghe intese che potrebbe diventare «di lunghe intese». Letta non si lascia tirare dentro le polemiche, «più o meno spregiudicate, più o meno quotidiane», raccontano dal suo staff, «neanche se arrivano da Renzi», e va dritto per la sua strada sapendo che le insidie sulla strada del suo esecutivo saranno costanti e non sempre arriveranno dal Pdl. «Alle critiche …

"La scomparsa della Lega tra liste civiche e lotte interne", di Toni Jop

Oggi, consiglio federale? Ma di che? Perché, piaccia o no, pare proprio che la Lega Nord sia finita, non ci sia più e non perché l’ha deciso il destino: hanno fatto tutto loro, Umberto Bossi, Roberto Maroni, Matteo Salvini e gli altri. Restano i nomi, la nomenclatura, alle loro spalle quasi nessuno; le recentissime amministrative hanno fatto un gran deserto degli orti leghisti della abortita Padania. Quindi, se si capisce bene e senza malizia, l’adunata di oggi si annuncia come l’apertura di un inevitabile processo di liquidazione; molto difficile, però, perché a dispetto delle cifre, quella nomenclatura governa. Il primo problema sta qui: rappresentano quasi nessuno ma governano tre grandi regioni del Nord, il Piemonte con Roberto Cota, la Lombardia con Roberto Maroni e il Veneto con Luca Zaia. Non sono mai stati tanto piccoli e con tanto potere tra le mani, anzi non ricordiamo una forza politica di queste modestissime dimensioni premiata simultaneamente da tre governatori in grado di orientare gli interessi di una ventina di milioni di esseri umani. Quel pur modesto quattro …

Sisma, «daremo risposte ai cittadini arrabbiati», di Andrea Bonzi

Una legge quadro nazionale sulle emergenze che indichi i binari entro cui ogni evento emergenziale trovi limiti, regole ed incentivi». È la promessa che il premier Enrico Letta fa agli amministratori riuniti ieri a Bologna, nella sede della Regione, per fare il punto sulla ricostruzione a un anno dal sisma che ha colpito il cuore dell’Emilia-Romagna. Un ritorno – quello di Letta nelle zone martoriate dalle scosse del 20 e 29 maggio 2013 – articolato in più tappe: dopo aver incontrato le categorie economiche, e i sindaci del “cratere”, con in testa il presidente della Regione e commissario straordinario Vasco Errani, il capo del governo è andato a visitare due aziende colpite dal terremoto a Medolla e Mirandola, per poi porgere un saluto al carabiniere gravemente ferito da Luigi Preiti davanti a palazzo Chigi, Giuseppe Giangrande, attualmente in riabilitazione al Centro di Montecatone, nell’Imolese. «L’ho trovato con spirito forte – ha commentato il premier all’uscita dalla struttura – e gli ho portato il ringraziamento dello Stato per il suo sacrificio». Non è mancato il momento …

"La strage delle donne e i negazionisti di buona volontà", di Adriano Sofri

C’è una vera ragione di allarme sulle donne uccise, o c’è un allarmismo colposo o doloso? Si è andata ampliando la reazione negatrice, fino a diventare una campagna. Lo scandalo sul femminicidio è montato lentamente e tardissimo. Ha da subito eccitato dissensi troppo aspri e ottusi per non essere rivelatori. C’è stato anche chi ammoniva che gli uomini uccisi sono più numerosi delle donne uccise: vero, salvo che il confronto va fatto fra le donne uccise da uomini e gli uomini uccisi da donne, e allora diventa irrisorio. Strada facendo, le obiezioni si sono irrobustite, valendosi anche di una (effettiva) carenza di statistiche esatte. All’ingrosso, si è negato che le uccisioni di donne siano cresciute in numeri assoluti, e si è sottolineato che la crescita – impressionante – nella loro quota relativa rispetto al totale degli omicidi è dovuta solo alla riduzione degli altri omicidi, soprattutto quelli di mafia. Prima di motivare i dubbi sulla prima affermazione — il numero di femminicidi che resta sostanzialmente stabile nel tempo e nei luoghi — sbrighiamo la seconda: …