Anno: 2013

"Il semipresidenzialismo vuol dire cambiare Costituzione", di Francesco Cundari

A leggere i giornali, si direbbe che sul modello francese nel partito democratico siano ormai tutti, o quasi tutti, d’accordo. Legge elettorale a doppio turno e semipresidenzialismo sarebbero dunque la risposta migliore al montare dell’antipolitica, l’unica davvero all’altezza della richiesta di rinnovamento che sale dal Paese. Curiosa conclusione, considerato che si tratta della proposta uscita quindici anni fa dalla famigerata bicamerale D’Alema. Addirittura surreale, se consideriamo come nella lunga serie di crisi istituzionali in cui la politica italiana si dibatte da almeno tre anni l’unico punto di riferimento certo, l’unica istituzione riuscita a conservare credibilità e capacità di svolgere il proprio ruolo, a detta di tutti, è proprio la presidenza della Repubblica. Vale a dire l’unica istituzione rimasta intatta in questi venti anni di continua torsione del sistema in nome di uno spirito del bipolarismo maggioritario del tutto estraneo al nostro dettato costituzionale. Molti autorevoli osservatori sostengono che l’emergenza di oggi sia salvare questo bipolarismo ed evitare il ritorno al proporzionale. Non c’è da sorprendersi: anche all’indomani del fallimento di Lehman Brothers molti autorevoli economisti …

"I nuovi conti dei partiti", di Ettore Livini

Uno per mille, meno soldi per tutti. Il finanziamento pubblico ai partiti – a vent’anni dal referendum – si prepara (forse) a celebrare davvero il suo funerale. E ad entrare nella terra incognita dei contributi privati. A dare la linea è stato il premier Enrico Letta: «I cittadini che lo desiderano potranno destinare alle formazioni politiche l’uno per mille dell’imposta sul reddito», ha annunciato. Le tecnicalità del provvedimento sono ancora da scrivere. Ma due cose paiono certe: la torta dei quattrini a disposizione rischia di ridursi drasticamente. E se passerà la linea — attualmente più gettonata — di donazioni dirette (con l’indicazione del gruppo destinatario nella dichiarazione dei redditi) la mappa delle entrate della “Politica Spa” rischia di essere ridisegnata. A tutto vantaggio dei partiti — come la Lega — radicati nelle aree più ricche e popolate del paese. Ecco come potrebbero cambiare le cose. RIMBORSI ADDIO I 159 milioni stanziati dopo le elezioni dello scorso febbraio (45,8 milioni al Pd, 42,7 ai 5 Stelle che non li accetteranno, 38 al Pdl) saranno il canto …

"La spinta delle città", di Claudio Sardo

Oggi e domani sono chiamati alle urne 7 milioni di italiani, un terzo dei quali cittadini romani. Le elezioni amministrative sono anzitutto la manifestazione di volontà di un comunità civica, finalizzata a costituire e indirizzare il proprio governo locale. Dimenticare questa priorità vuol dire negare valore alle autonomie, e spesso letture iperpoliticiste inducono a sbagliare le analisi oppure a strumentalizzare i risultati. Tuttavia un test così vasto e importante, a tre mesi da elezioni politiche concluse senza un vero vincitore, non potrà non avere anche una valenza generale. Sono palpabili la delusione, la sfiducia, la sofferenza che attraversano il corpo sociale del Paese – come hanno dimostrato venerdì le difficili piazze di Roma. È evidente la paralisi del nostro sistema politico. Ed è ancora più esplicita, più urgente la domanda di una svolta nell’azione di governo: a partire dal lavoro, dal rilancio della domanda interna, dall’ossigeno di cui hanno bisogno le imprese, dalla necessità di riequilibrio nel senso dell’uguaglianza. Sì, perché la disuguaglianza sta diventando uno dei fattori del declino nazionale. Il voto dei cittadini …

"Una medicina che non piace ma forse ci guarirà", di Eugenio Scalfari

Ho letto ieri sul Foglio cinque pagine di giornale che Claudio Cerasa ha dedicato a Enrico Letta facendone un ampio ritratto politico e culturale. Cerasa è uno dei migliori analisti di personaggi, è giovane, specializzato sulla sinistra e in particolare sul Pd e, pur scrivendo su un giornale di parte, mantiene un’encomiabile obiettività senza naturalmente rinunciare alle sue opinioni. Il ritratto di Letta è abbastanza corrispondente al personaggio anche se non nasconde un giudizio sostanzialmente negativo. L’incolpazione maggiore è quella di puntare, attraverso il governo di strana maggioranza affidato a Letta da Napolitano, ad una storica pacificazione tra centrodestra e centrosinistra, che passa necessariamente dalla fine dell’antiberlusconismo programmatico e più ancora antropologico che ha motivato non solo la sinistra estrema ma anche il centrosinistra negli ultimi vent’anni. Ebbene, Cerasa su questo aspetto peraltro capitale del suo ritratto sbaglia di grosso sia per quanto riguarda Letta sia il suo mandante, Giorgio Napolitano. Di Letta lo ricavo da quanto lui stesso ha più volte già dichiarato in proposito dopo esser stato nominato presidente del Consiglio. È rimasta …

"Bagnasco, i fischi e la trans Il miracolo di don Gallo", di Gad Lerner

Poteva succedere solo a Genova, città collerica ma giusta. E ci sarebbe voluto Fabrizio De Andrè per raccontare i due minuti in cui la folla dei devoti riunita nella chiesa del Carmine ha zittito il suo porporato arcivescovo per regalare subito dopo un applauso che sembrava un abbraccio al transessuale, succedutogli al medesimo pulpito. A tutti noi, in quel momento, è parso di sentirla scendere di lassù la risata cos ì familiare del defunto, don Andrea Gallo, disteso nella bara ornata dai paramenti del sacerdozio e da una sciarpa rossa. Così il cardinale Angelo Bagnasco, che è anche il presidente dei vescovi italiani, il cui giornale Avvenire aveva relegato tra le notizie minori la morte di uno dei preti più amati della penisola, ha dovuto misurare in prima persona quanto aspro possa diventare il contrasto fra le due Chiese in cui sta dividendosi il popolo dei fedeli. Perché ieri, sia detto a suo merito, Bagnasco s’ è concesso a una di quelle rarissime occasioni in cui tale confronto non viene eluso ma vissuto pubblicamente. E …

"Precari, stipendi più bassi del 25%", di Luigi Grassia

Sempre più precario e sempre meno pagato. È così che sta diventando il lavoro in Italia, dove lo stipendio di un dipendente a termine si ferma in media a poco più di mille euro, inferiore di circa il 25% a quello di chi ha un posto fisso. A certificarlo sono i numeri raccolti dall’Istat nel Rapporto annuale sulla situazione del Paese. Nel 2012, dice il rapporto, la retribuzione mensile netta di chi ha un contratto a tempo determinato è stata di 355 euro inferiore alla media: uno dei tanti «contro» dei rapporti di lavoro flessibili, su cui poi incombe anche l’incertezza per il futuro. Che le buste paga dei precari siano più leggere non è scontato; anzi, secondo logica la precarietà potrebbe essere compensata da qualcosa di più un busta (all’estero succede). Il confronto dell’Istituto di statistica è limitato ai dipendenti full time, senza contemplare i rapporti ancora più deboli come i part time. Ma già così per il lavoratore a scadenza la perdita è di un quarto dello stipendio che nel 2012 si è …

"Esodati, il Governo prepara un piano in tre mosse", di Massimo Franchi

Rifinanziamento del Fondo salvaguardati, introduzione di elementi di flessibilità nella riforma delle pensioni, staffetta generazionale. Il ministro Giovannini punta a risolvere in modo definitivo la questione esodati. Mercoledì a via Veneto sono arrivate le «ricognizioni» dell’Inps sul fenomeno: una elaborazione sulle platee delle varie categorie degli esodati (lavoratori in mobilità, prosecutori volontari, lavoratori cessati) che il ministro Giovannini sta studiando con il suo staff. Per evitare lo stillicidio delle cifre che creò grandissimi problemi al suo predecessore Elsa Fornero (fu lei stessa a chiedere all’Inps la stima che portò al numero di 392mila, per poi accusare la stessa Inps del problema), il ministro come promesso presenterà al Parlamento delle stime variabili. I numeri infatti possono cambiare (e di molto) a seconda che si consideri i lavoratori che andranno in mobilità nei prossimi anni o le persone che hanno fatto domanda per la prosecuzione volontaria del pagamento dei contributi ma sono lontanissime dall’età pensionabile (anche 35 enni). Le stime dell’Inps serviranno a Giovannini per «realizzare la mappa concettuale», primo passo per definire numeri precisi e puntare …