Anno: 2013

"Invalsi, primo test per Carrozza", di Alessandra Ricciardi

Il decreto non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. É questo dato di fatto giuridico che aprirebbe la strada a una revisione delle regole del nuovo sistema di valutazione delle scuole. Un regolamento che è stato fortemente voluto dall’ex ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, alla vigilia della fine del proprio mandato e su cui il successore, Maria Chiara Carrozza, è chiamata a decidere se e come andare avanti. Lo sciopero indetto dai Cobas contro le prove Invalsi in corso (oggi per la scuola secondaria di primo grado e il 16 maggio per quella di secondo grado) ha riscosso una percentuale minima di adesioni da parte degli insegnanti, meno dell’1%. Ma è l’umore nelle scuole a pesare negativamente. Perché se è vero che somministrare i test è obbligatorio, è anche vero che molti docenti non ne condividono le finalità (si finirebbe per piegare la didattica al successo ai test e non a lavorare sull’apprendimento in quanto tale, critica la Flc-Cgil) e molti genitori sottolineano il nuovo aggravio di impegni per i ragazzi, che si sono visti …

"La verità e la fiction", di Natalia Aspesi

Ilda Boccassini, con voce ferma e stentorea, ha lapidato l’illustre imputato con una imponente valanga di tutte le testimonianze, tutte le intercettazioni, tutte le prove raccolte in questo lungo processo, il sedicesimo per il vivace, dal punto di vista della legge, Silvio Berlusconi, in questo caso accusato di concussione e prostituzione minorile. Nel Palazzo di Giustizia di Milano ieri è echeggiata la verità processuale, cioè la verità, quindi l’opposto di quello che la sera prima la trasmissione “La guerra dei vent’anni” aveva proposto agli spettatori di Canale 5, proprietà dell’imputato. Nell’aula i fatti, in video la Delly. In aula l’austerità del luogo, delle tre donne giudice, delle toghe, della parola, del silenzio, in video un signore disinvolto in maglioncino blu, con in mano i soliti fogli che non guarda mai e devono quindi essere o un tic o un portafortuna, in ginocchio a far domande tremule un giornalista stipendiato dall’imputato, come tutte le signorine, Ruby compresa, che dell’imputato hanno parlato come fosse l’Abbé Pierre, dedito sia alla castità che alla beneficenza e forse anche al …

"La sottile lastra di ghiaccio", di Alfredo Reichlin

Insieme all’augurio più affettuoso vorrei trasmettere con questo scritto alcune mie idee a Guglielmo Epifani. Il segno dello smarrimento del Partito demoocratico io lo vedo nell’incapacità di mettere i piedi per terra. Di collocarsi (questo voglio dire) al centro del conflitto vero, là dove si decide, là dove si vince o si perde nel mondo degli interessi reali e a vantaggio di chi e di che cosa. La cosa più triste è che ci siamo impantanati in polemiche, rotture e rese dei conti interni e non riusciamo a misurarci con la questione più grande e la più carica di interrogativi. Quale? Con ciò che uno storico come Massimo Salvadori considera ormai come il profilarsi di una crisi di regime: del regime democratico e parlamentare italiano. Che poi – aggiungo io – è parte di una crisi più ampia che investe l’Europa: una crisi dell’economia che si sta trasformando in crisi della sovranità e della cittadinanza. Dico questo non per sfuggire al «qui e ora» ma perché solo se ripartiamo da una comprensione della realtà che …

"Quando bisogna dire dei no", di Vittorio Emiliani

Ha fatto molto bene la figlia di Enzo Tortora, Silvia, a chiarire a Silvio Berlusconi che suo padre «si difese nel processo e non dal processo», che «si dimise da parlamentare e andò ai domiciliari». Insomma, che è «blasfemo» Berlusconi nel paragonarsi a lui. Punto. Ma se Silvia Tortora ha pienamente ragione, non ne ha chi vorrebbe Berlusconi già in galera. Perché si mette – in materia di garantismo – sullo stesso piano dell’ex premier il quale pretende di essere considerato «di per sé» innocente. Lo scandalo della giustizia in questo nostro infelice Paese non è dato dal fatto che un potente venga processato (in qualche caso assolto, in qualche altro prescritto e in qualche altro ancora condannato), bensì dal fatto che i processi di ogni tipo durino, per i poveracci anzitutto, anni e anni, non dando tempestivamente ragione a chi ce l’ha. In un altro Paese un esponente politico di primissimo piano come Berlusconi avrebbe lasciato ogni incarico politico. Mai avrebbe, in ogni caso, pensato di organizzare manifestazioni di piazza contro i propri giudici, …

"Femminicidio, non è tempo di rinvii serve subito un piano del Governo", di

Una settimana fa, dopo l’omicidio di cinque donne, il governo annunciò che si sarebbe mobilitato per affrontare l’emergenza. Rispondendo all’appello di convocazione degli Stati Generali di «Feriteamorte», il progetto di Serena Dandini e Maura Misiti, prima il ministro delle Pari Opportunità Josefa Idem, poi il suo collega dell’Interno Angelino Alfano dichiararono che nella prima riunione l’Esecutivo avrebbe messo a punto un piano di interventi. Trovando anche le risorse economiche necessarie a finanziare i centri antiviolenza. Non è accaduto. Ormai da un anno il Corriere della Sera sollecita la creazione di un coordinamento nazionale che possa ascoltare chi già si occupa ogni giorno di questi problemi. Bisogna rendersi conto che la piaga del femminicidio riguarda tutti, uomini e donne. Bisogna comprendere che soltanto una vera attività di prevenzione può diminuire il numero delle aggressioni e dei delitti. Ecco perché si deve agire in fretta, ma soprattutto perché questi temi non possono diventare oggetto di propaganda politica. Poter contare su una banca dati e su piccoli gruppi di magistrati che all’interno delle procure siano dedicati esclusivamente a …

"La guerra in TV fra giovani e anziani", di Bruno Ugolini

Chi sono i nemici dei precari? Ovverosia coloro che gestiscono una partita gigantesca ai danni di un’intera generazione costretta a mendicare lavori e lavoretti senza tutele e diritti? Voi pensereste a legislatori miopi e compiacenti, oppure a imprenditori intenti solo a rincorrere i costi minori, sacrificando magari la qualità dei prodotti. Pensereste certamente a qualche sindacalista, nazionale e o di fabbrica, che ha preso sottogamba la questione, magari invocando solo una legge capace di stabilizzare in un colpo solo questa drammatica questione trasformando, come con una bacchetta magica, i precari in detentori di un posto fisso ben tutelato. Immaginate, a questo punto, di dover mettere in scena, per conto di una grande rete televisiva pubblica, una tale complessa tematica. Cerchereste, allora, il legislatore inventore del supermarket del lavoro flessibile (un nome a caso: l’ex ministro Maurizio Sacconi), l’imprenditore avido e poco lungimirante, il sindacalista corporativo. Nella vita reale, ovverosia negli studi televisivi delegati a tali scelte, non succede così. Lo comprendiamo leggendo, su Facebook, un post di Ilaria Lani, responsabile dei giovani Cgil. Racconta che …

"Il Cavaliere si assolve su Canale 5", di Concita De Gregorio

C’è pochissimo da scherzare e ancor meno da ironizzare sul fatto che il principale partner del governo Letta abbia aperto le porte di casa sua a giornalisti della sua rete tv ammiraglia per rifare il processo Ruby senza giudici, con se stesso in maglionicino blu al posto di Ilda Boccassini. C’è poco da scherzare sul format di Canale 5. La guerra dei vent’anni, un ibrido fra Un giorno in pretura, una versione made in Arcore di Report (la versione padronale del concetto di inchiesta giornalistica) e una versione soap della Piccola fiammiferaia dove una povera ragazza marocchina che «non induce nessun sentimento diverso dalla commiserazione », dice Berlusconi, racconta una storia terribile mostrando cicatrici sul suo corpo, fa piangere i commensali, chiede 57 mila euro per aprire un centro estetico in via della Spiga e salvarsi così — un modo come un altro — da una vita di assalti costanti da parte di uomini incessantemente animati da “cattive intenzioni” e trova un benefattore che, commosso, glieli dà. C’è pochissimo da sorridere degli arredi stile tavernetta …