Anno: 2014

"Edilizia, operazione verità al via", di Osvaldo Roman

Il governo Renzi si accinge a valutare gli oltre 4000 progetti che i sindaci avranno sottoposto all’attenzione del governo con le relative richieste di finanziamento per la messa in sivurezza. «Settimana positiva per la scuola», ha scritto via tweet il premier, Matteo Renzi. Entro il 23 maggio dovranno infatti pervenire al governo i dati identificativi, anche in termini finanziari, dei singoli progetti avanzati da ogni comune richiedente. Le situazioni in cui i comuni potrebbero trovarsi possono essere raggruppate nelle seguenti tipologie: comuni che, avendo le risorse nelle proprie casse comunali, chiedono unicamente lo sblocco del Patto di Stabilità per poter partire con i lavori. In questo caso si richiede di specificare la previsione di spesa suddividendola per anno; comuni che hanno nelle proprie casse una parte delle risorse necessarie alla realizzazione dell’opera di cui chiedono l’esclusione dal Patto di Stabilità. In questo caso deve essere specificata la previsione di spesa suddividendola per anno. La richiesta di finanziamento statale riguarda la parte residua del progetto; comuni che chiedono allo stato il finanziamento integrale per coprire l’importo …

#terremotoemilia due anni dopo

Oggi è il secondo anniversario della prima scossa che devastò la bassa modenese. Lo dico con sincerità, senza spocchia: non sono necessari gli anniversari per ricordare le vittime, per impegnarci nella ricostruzione, per assumere il punto di vista di chi combatte ogni giorno per tornare alla normalità. Da allora, ogni giorno è il 20 /29 maggio. Ma questo è il giorno giusto per ringraziare tutti quelli che nell’emergenza e, ora, nella ricostruzione si impegnano – su fronti diversi – perché si ritorni a quella quotidianità violata dal sisma. Voglio, cioè, ringraziare le migliaia di persone che operano per la ripresa, attraverso il loro lavoro materiale oppure con le loro proposte, visioni e idee. E anche con le loro proteste. Perché per ricostruire abbiamo bisogno di tutti. Solo così saremo di nuovo comunità

"Un voto contro la crisi", di Massimo D'Antoni

Il dato sulla crescita del Pil italiano nel primo trimestre 2014 è arrivato come una doccia fredda sulle speranze di ripresa, alimentate nei mesi scorsi dall’inversione del ciclo in Europa e dal clima di fiducia portato dall’attivismo del nuovo governo. Quel – 0,1%, una sostanziale crescita zero per l’Italia, deve farci riflettere, ma dobbiamo anche evitare di trarne conclusioni sbagliate. La prima considerazione da fare è che ancora non ne siamo fuori. Va sottolineato a questo riguardo che il dato dell’Italia non è isolato. È vero che ancora una volta facciamo peggio degli altri, ma l’eurozona, con una crescita dello 0,2%, se la passa solo marginalmente meglio di noi. Anche i dati della Germania (+ 0,8%) e della Spagna (+ 0,4%), vanno correttamente compresi. Sarebbe ad esempio un errore concludere che, siccome la Germania va bene, il problema della bassa crescita è un problema nazionale e non europeo. Il problema resta quello più volte denunciato: l’attuale sistema europeo di governo dell’economia non è attrezzato ad affrontare quello che in gergo viene definito uno «shock asimmetrico»; …

"Così l’Europa ha migliorato la nostra vita", di Vladimiro Zagrebelsky

L’appello rivolto dal presidente Napolitano insieme ai Presidenti di Germania e di Polonia a «Votare e Votare per l’Europa», non ha trovato l’attenzione che merita, travolto nel gorgo di insulti, sciocchezze e battute di spirito che avvelenano la campagna elettorale. E invece quell’appello è importante. È innanzitutto importante perché viene dai Presidenti di tre grandi Paesi dell’Unione europea, che, pur rappresentando storie e caratteri diversi, chiamano all’unità d’Europa. A prova che il motto della Unione europea, Uniti nella diversità, risponde ad una realtà ancor viva, che i vari stereotipi di contrapposizione (primo fra tutti quello dei Paesi del Nord opposti a quelli del Sud) non riescono ad annullare. è poi fondamentale il contenuto dell’appello, perché finalmente attira l’attenzione su temi diversi da quello, importante ma non esclusivo, della politica economica e della relativa crisi. La pace nella grande area dell’Unione viene data per scontata. La maggior parte delle attuali generazioni non ha visto la guerra, non ne conosce l’orrore, non sa che per secoli gli europei si sono combattuti in un’infinita guerra civile europea, che …

"Nuove imprese e lavoro con i fondi Ue", di Giuseppe Chiellino

Più di 47mila posti di lavoro creati in Italia grazie ai fondi europei. E poi 3.700 nuove imprese; banda larga estesa a più di 940mila persone; sostegno per 26mila Pmi. Il bilancio della Commissione europea sull’efficacia della politica di coesione nel periodo 2007-2013 è ancora provvisorio. Non solo perché si ferma al 2012 ma anche perché molte regioni sono ancora indietro nella realizzazione dei progetti cofinanziati dalla Ue. All’attivo ci sono anche 1.500 chilometri di ferrovie, costruite o ricostruite, e progetti di depurazione delle acque reflue per un milione di persone. Queste cifre si riferiscono solo agli interventi del Fesr (Fondo per lo sviluppo regionale) che rappresenta circa la metà delle risorse europee disponibili, considerando anche il Fondo sociale (Fse) e il Fondo per l’agricoltura e le aree rurali (Feasr). Servono a dare concretezza alla politica di coesione dell’Unione e ai fondi europei, troppo spesso associati nell’immaginario collettivo all’idea di spreco e malagestione. Non che non ci siano – purtroppo – episodi di truffa o corruzione, ma come sempre un albero che cade fa più …

Dieci risposte ai “no euro”, a cura dei Deputati PD

A che cosa serve l’Europa? È importante dire innanzitutto a che cosa è servita, perché talvolta si ha l’impressione che l’Europa per molti rappresenti soltanto la politica di austerità degli ultimi cinque anni. Ma l’Europa è nata sessant’anni fa ed è servita in primo luogo a garantire la pace nel cuore dell’Europa, una pace che era stata brutalmente strappata due volte nel corso del Novecento…” (Presidente Napolitano, Palazzo del Quirinale, 13 aprile 2014). 1) L’euro ha privato l’Italia della sovranità monetaria. Ora non abbiamo gli strumenti per affrontare la crisi. I tassi di cambio sono determinati in larga misura dalle forze di mercato, è illusorio pensare che prima dell’euro le autorità monetarie decidessero autonomamente delle loro monete. Un tempo l’economia mondiale aveva come riferimenti principali il dollaro statunitense e il marco tedesco. Se perdita della sovranità c’è stata, questa non è stata determinata dall’euro o dall’Europa, ma dall’incapacità di tenere sotto controllo i conti pubblici. Come è accaduto quando la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo non sono più riusciti a collocare titoli di debito pubblico …

"Laureati, l'Italia è ultima", di Gianni Trovati

Il consuntivo dice «ultimi in Europa», e gli obiettivi ufficiali comunicati dall’Italia a Bruxelles nell’ambito della «strategia Europa 2020» lo confermano: ultimi siamo e ultimi resteremo, almeno fino al 2020. Tanta coerenza riguarda il tasso di laureati nella popolazione fra 30 e 34 anni di età. L’indicatore è piuttosto trascurato nel dibattito pubblico di casa nostra ma è centrale nei documenti europei, perché ancor più dei titoli di studio nella popolazione complessiva misura il «capitale umano» più importante per il presente e il futuro di un Paese. I numeri sono tutti scritti in documenti ufficiali – li ha spulciati per primo Roars.it, blog animato da un’associazione di docenti presieduta da Francesco Sylos Labini (si veda anche Il Sole 24 Ore del 16 aprile) – e sono parecchio efficaci nel raccontare una delle cause della crisi italiana. Il fenomeno non è nuovo, perché già nel 2009 superavamo in graduatoria solo Slovacchia, Repubblica Ceca, Romania e Macedonia, ma negli ultimi anni si è aggravato: mentre l’Italia procedeva con i ritmi “tranquilli” del passato, portando al 22,8% la …