"Corruzione, raddoppiano i detenuti in attesa di giudizio", di Donatella Stasio
Nello Rossi, procuratore aggiunto a Roma, ricorda che nella lotta alla corruzione «non si può immaginare che la prevenzione abbia efficacia se non c’è anche un’efficacia dissuasiva penale» ma finché la repressione penale rimarrà affidata essenzialmente alla custodia cautelare e non «si metterà davvero mano a un’accelerazione del processo» (leggi: riforma della prescrizione), «il contrasto alla corruzione non sarà mai in grado di decollare». La conferma delle sue parole si trova nelle statistiche dell’Amministrazione penitenziaria che da sempre registrano poche decine di “colletti bianchi” in carcere, per lo più in custodia cautelare. Un dato che, però, nell’ultimo anno è «quasi raddoppiato» (il 7 maggio scorso si contavano infatti più di 100 detenuti in attesa di giudizio, su un totale di 321). Ma ormai neppure il carcere preventivo sarà più un deterrente contro la corruzione: la norma del decreto carceri, in via di conversione, lo vieta infatti quando il giudice ritiene che, all’esito del giudizio, la pena detentiva non sarà superiore ai 3 anni. Norma contestata dai magistrati perché avrebbe tenuto fuori dalle patrie galere molti …
