Anno: 2014

"Il diritto di respirare", di Gad Lerner

Il groviglio di corpi accatastati nei barconi fino a provocare la morte per soffocamento di chi sta sotto, è la diretta conseguenza del monopolio sul trasporto marittimo dei migranti che noi europei abbiamo concesso alle organizzazioni criminali. Stiamo uccidendo migliaia di innocenti e stiamo arricchendo le nuove mafie transnazionali. Noi che ci indigneremmo se in simili condizioni venissero stipati gli animali destinati al macello, accettiamo che degli umani vengano caricati sui battelli a cinghiate come bestiame. Quello che i sopravvissuti tra di loro chiamano pudicamente “il viaggio”, ma solo in pochi avranno il coraggio di rievocarlo, è la cruna dell’ago del mondo contemporaneo. Chi lo intraprende sa cosa rischia: ormai depredato di tutto, imbarcandosi è come se entrasse per sua volontà in stive le cui pareti metalliche possono trasformarsi in camere a gas, fatale ultimo azzardo dopo un’infinità di torture subite. Uomini, donne e bambini muoiono sotto i nostri occhi in uno stretto braccio di mare per disidratazione, per affogamento e ora anche per mancanza d’aria. È grottesco pensare di disincentivarli inasprendo i controlli o …

"Sorpresa: i nostri laureati sono bravissimi, e trovano perfino lavoro. Ma sono troppo pochi", di Maurizio Ricci

Più bravi, seri, studiosi, motivati, efficienti. Ma dannatamente pochi. Il quadro dei laureati italiani fornito dalla consueta indagine Almalaurea dà un’immagine confortante che, però, svanisce in fretta. Dopo il boom a cavallo del millennio dove, forse, fin troppi si sono buttati nelle aule universitarie, la qualità degli studenti è migliorata. Cala nettamente la quota dei fuoricorso, aumenta la partecipazione alle lezioni, resta la voglia di perfezionarsi all’estero o in stage e tirocini paralleli allo studio. Nel 2003 i giovani che si laureavano nei tempi previsti erano il 15 per cento. Oggi sono il 43. Cosa chiedere di più? Semplice: più laureati. La qualificazione ai massimi livelli è uno dei prerequisiti indispensabili per la crescita delle economie moderne e noi siamo indietro. Fra i giovani nella fascia 25-34 anni, i laureati sono solo il 21 per cento, contro il 39 per cento della media dei paesi industrializzati. Più o meno, siamo al livello della Turchia. L’obiettivo comune fissato dalla Commissione di Bruxelles – il 40 per cento di laureati fra i giovani di 30-34 anni entro …

"Donne, qualcosa è cambiato ecco i conti delle quote rosa", di Maria Novella De Luca

Nel cuore del potere. Mai così tante. Curriculum eccellenti, testarda bravura, ma anche l’onda d’urto delle quote rosa. Per l’Italia è la prima volta. Una parlamentare su tre è donna. E mentre la legge Mosca-Golfo imponeva sempre più donne ai vertici delle aziende, (dal 7% di presenze nei Cda nel 2011, al 25% di oggi) il nuovo premier Renzi ha lanciato la formula del governo fiftyfifty, ben sapendola gradita all’Europa. Nel cuore del potere. O almeno molto vicine. Mai così tante. Curriculum eccellenti, testarda bravura, ma anche l’onda d’urto delle quote rosa. Per l’Italia è la prima volta. Una parlamentare su tre è donna. Nei Cda la presenza femminile sfiora il 25%. La squadra di governo è formata da otto ministri e otto ministre, simmetria perfetta ma soprattutto simbolica. Maria Angela Zappia, una carriera in ascesa nella diplomazia italiana, è stata nominata ambasciatrice per il nostro paese alla Nato: «Cosa provo? Il grande orgoglio di un incarico così importante, ma anche la consapevolezza di non aver lasciato indietro nessuno…». Né i figli, Claire e Christian, …

"Senza prove. E non dice perché rifiuta la sperimentazione", di Pietro Greco

La vicenda Stamina ha molte facce. Tra queste ve ne sono tre – una giudiziaria, una sanitaria e l’altra scientifica – che riguardano direttamente Davide Vannoni, il fondatore di Stamina. Non affrontiamo la dimensione giudiziaria ma solo quella scientifica e sanitaria. La prima si fonda su due affermazioni di Vannoni, una laurea in lettere e filosofia e nessuna esperienza di ricerca in medicina o biologia. Primo: è possibile trasformare cellule staminali mesenchimali in neuroni mediante una tecnica precisa, basata sull’esposizione ad acido retinoico. Secondo: le cellule staminali mesenchimali così trattate possono curare gravi malattie neurodegenerative, come l’atrofia muscolare spinale, la distrofia muscolare o il Parkinson. Ebbene, la dimensione scientifica della vicenda stamina si consuma tutta qui. Vannoni non ha fornito alcuna prova che queste affermazioni siano vere e verificabili. Non ha scritto alcun articolo scientifico sull’argomento. Non ha superato alcuna prova per brevettare la sua tecnica. Non ha fornito mai ad alcuno un qualche tipo di dimostrazione. Continua a trincerarsi dietro la necessità del segreto. Se divulgo la mia tecnica, dice, se ne approprierebbero gli …

"Dai campi di grano e i papaveri rossi alle sfide del nostro tempo: anche l'America si preoccupa dei paralleli con 100 anni fa", di Mario Platero

Foto tratta da “The New York Times” Cominciate con il guardare questa foto con cui il New York Times celebra la Prima Guerra Mondiale. Papaveri rossi in un campo di grano. Sembra l’illustrazione della “Guerra di Piero” di Fabrizio de Andre’. Sono i campi dove ci fu la grande battaglia della Marna: in questi campi bellissimi e struggenti furono uccisi 300.000 uomini. Campi e morti celebrati, ci ricorda il New York Times, anche dal poeta canadese John McCrae, ufficiale medico durante la Grande Guerra in un rapido verso che divenne simbolico, lui parlava di papaveri al vento e croci per soldati. In questi giorni, un secolo dopo l’assassinio dell’Arciduca Ferdinando a Sarajevo il 28 di giugno del 1914, quando si gettarono i semi della Prima Guerra Mondiale, i media americani rievocano battaglie epiche e intrighi politici, pubblicano articoli di Margaret McMillan grande storica, autore del libro guida :”La guerra che pose fine alla pace”. Oggi ne parlero’ anche nel mio programma America 24 su Radio 24. Molti si chiedono se ci sono dei paralleli fra …

"Costruire un’Europa più solidale ispirandosi alla «teoria dei giochi»", di Mauro Magatti

Dopo giorni di trattative convulse, l’esito del vertice europeo è lontano dalle aspettative dei giorni scorsi: la sostanza del patto di stabilità non cambia, l’apertura di una fase più centrata sulla crescita genericamente affermata. Nemmeno sulla questione migratoria il vertice ha segnato un significativo cambiamento di agenda. L’impressione è che, scampato il pericolo delle recenti elezioni — dove i partiti antieuropeisti non hanno fatto saltare il banco — i decisori politici non siano riusciti a cambiare la logica che li ha guidati negli ultimi anni. Il problema sappiamo qual è: l’Unione Europea è e rimane una forma istituzionale di secondo livello. Il che comporta che il legame esistente tra il cittadino e i suoi rappresentanti — già molto usurato sul piano nazionale — finisce per diventare sottilissimo. Condizione che si coglie plasticamente guardando la trattative di questi giorni: dove, con un Parlamento appena eletto su base universalistica, i veri attori in campo restano i primi ministri dei governi nazionali. In questa cornice istituzionale, la ratio dell’azione politica è chiara: si affrontano le questioni europee pensando …

"Gli abusivi della cattedra", di Giovanni Belardelli

Sono ancora i professori ad avere la responsabilità pedagogica dell’insegnamento nelle nostre scuole? È in fondo questa la domanda che nasce dalla lettura di una recente sentenza del Tar del Lazio, che ha annullato la bocciatura di uno studente di un liceo classico romano il quale aveva riportato alcune pesanti insufficienze: 3 in matematica, 4 in fisica, 3 in storia dell’arte. Al di là delle motivazioni più tecnico-giuridiche della sentenza, spicca il rimprovero del Tar agli insegnanti per non avere adeguatamente valutato la preparazione complessiva dello studente, all’interno della quale — secondo i giudici amministrativi — un 3 in matematica e un 4 in fisica sarebbero meno gravi trattandosi di un liceo classico. Anche a prescindere dall’opinione che si può avere su un’argomentazione del genere (personalmente, la reputo una sciocchezza), a lasciare di stucco è il fatto che in questo modo il Tar salga, letteralmente, in cattedra. Finisce infatti per sostituirsi agli insegnanti in quell’attività chiave della loro funzione pedagogica che consiste nella valutazione di uno studente: una valutazione che può fare a ragion veduta …