"Il futuro prossimo", di Luca Mercalli
Inizio agosto 1812: «Il caldo e la siccità duravano da più di venti giorni. Una parte di questa polvere sabbiosa era pestata dai piedi e dalle ruote; un’altra si sollevava e stava in aria come una nuvola sulle truppe, entrando negli occhi, fra i capelli, negli orecchi, nelle narici e soprattutto nei polmoni delle persone e delle bestie… Il sole pareva un grande globo di porpora. Non c’era vento e la gente soffocava in quell’atmosfera immobile». Così Tolstoj descrive in «Guerra e pace» l’avanzata di Napoleone verso Mosca. Uno scenario che ricorda le cronache di oggi, con la capitale russa soffocata dal fumo di boschi e torbiere in fiamme. Ma c’è una differenza importante. Nonostante il caldo dell’estate 1812 l’Europa si trovava allora ancora dentro la Piccola Età Glaciale, e pochi mesi più tardi l’esercito napoleonico in ritirata venne decimato dal Generale Inverno. Oggi l’ondata di caldo che attanaglia la Russia ha superato ogni record precedente nella serie di due secoli di osservazioni, 39 gradi raggiunti cinque volte in meno di un mese, contro i …