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Fassina, responsabile economia del Pd «Buchi e passi indietro questo non è sviluppo», di Francesca Schianchi

Qualche «passo avanti significativo», ma soprattutto «buchi e passi indietro» in un testo imperniato su una linea «che continua a considerare l’arretramento delle condizioni di lavoro come un fattore di sviluppo: cosa che ci porterà in condizioni sempre più difficili». E’ critico il giudizio di Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, sulla proposta di riforma del governo.
Quali sono i passi avanti?
«La valorizzazione dei contratti di apprendistato. Il disincentivo di quelli a tempo determinato. Bisognerà poi valutare nel testo finale la reale efficacia dei vincoli posti alle false partite Iva e ai contratti intermittenti. Il fatto però è che ci sono buchi molto grandi».
Quali?
«Intanto, l’obiettivo della riforma era introdurre ammortizzatori sociali universali, e invece per contratti a progetto e altre forme contrattuali non cambia nulla. E poi la genericità dei punti sulle politiche attive per il lavoro».
L’articolo 18?
«E’ stato fatto un passo indietro molto ampio. Tutti i datori di lavoro che vorranno liberarsi di un lavoratore diranno che è per ragioni economiche, e sarà complicatissimo per il lavoratore dimostrare che si tratta invece di un licenziamento discriminatorio. E trovo che sia uno specchietto per le allodole estenderlo per ragioni discriminatorie alle piccole imprese».
Ma per il governo il discorso è chiuso. Che farà il Pd in Parlamento?
«Valuterà nel merito e presenterà emendamenti per migliorare il testo».
Ma se i miglioramenti non dovessero arrivare?…
«Noi lavoriamo per evitare i problemi e auspichiamo che il governo ascolti le forze politiche che lo sostengono».
Sul lavoro però non siete tutti d’accordo: la sua linea non è quella di Ichino… Non c’è rischio spaccatura?
«Ricordo che a tutto il Pd sta a cuore la lotta alla precarietà. Possiamo fare una discussione di merito e trovare una posizione larghissimamente condivisa ».
La Cgil ha espresso il suo «dissenso» sull’art. 18. Che ne dice della soluzione trovata dal governo di procedere con un verbale?
«Non ne capisco il senso, visto che i protagonisti del confronto comunicano regolarmente col resto del mondo. Mi pare una procedura bizantina per sottolineare una capacità di ascolto che non c’è stata fino in fondo».
Monti dice che l’interlocutore del governo è il Parlamento…

La Stampa 21.03.12

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Fassina, responsabile Lavoro: buchi enormi nelle tutele
“L’articolo 18 è stato svuotato sembrava di sentire Sacconi”, di G.C.

Fassina, il Pd come vede questo accordo?
«Accordo? Non è un accordo. Non mi pare che ci sia un accordo».
È un accordo senza la Cgil.
«Quando Monti in conferenza stampa ha parlato di accordo di tutti, tranne che della Cgil, mi è parso di risentire Sacconi. Inoltre anche Angeletti, il segretario della Uil, sostiene siano necessarie modifiche. E neppure Bonanni, cioè la Cisl, era entusiasta della parte relativa all´articolo 18».
Lei è molto critico.
«Il governo ha scelto di registrare le posizione delle parti sociali, che sono differenziate. Noi, Pd, insistiamo affinché nel tempo che rimane a disposizione prima di inviare i testi in Parlamento si faccia un ulteriore sforzo perché si cambi».
I Democratici cosa faranno in Parlamento?
«Il Pd valuterà autonomamente il merito. E proporremo i nostri emendamenti. Ci sono punti positivi che vanno sottolineati, e ci sono dei buchi enormi. Un intervento nato per dare a tutti gli ammortizzatori sociali continua a lasciare collaboratori e contrattisti a progetto senza tutele. E poi non va la strada scelta per l´articolo 18, così è uno svuotamento».
Qual è il limite per il Pd?
«Questa riscrittura dell´articolo 18 non va bene, perché rischia di rimanere un guscio vuoto con un notevole allargamento delle possibilità di licenziamento. Non a caso in Germania ci sono le stesse tipologie di sanzioni per la causa economica e quella discriminatoria».

La Repubblica 21.03.12

Martinelli: "Il governo non può trascurare i diritti civili", di Laura Mateucci

Il responsabile Pd: proponiamo un istituto giuridico per garantire diritti e doveri delle coppie omosessuali «Troppe leggi arenate in Parlamento. L`attacco o la non tutela dei diritti civili è il primo passo per l`offensiva ai diritti sociali, per rendere negoziabili alcune delle conquiste del Novecento, come sta accadendo oggi con la discussione sull`articolo 18. L`Italia rispetto al resto d`Europa continua a vivere una condizione di inciviltà: anche i diritti basilari, direi naturali, stentano a venire riconosciuti».
Strade percorribili per uscirne?
«Diritti degli omosessuali, ricerca sulle cellule staminali, fecondazione assistita e testamento biologico: credo che su questi temi il governo Monti prima dello scadere del mandato un segnale lo dovrebbe dare. Appena si chiuderà la partita sulla trattativa lavoro, chiederò un incontro al ministro Fornero, che ha la delega alle Pari opportunità». Parla Ettore Martinelli, responsabile Diritti civili per il Pd, a una settimana da due segnali importanti sul tema: il rapporto approvato dal Parlamento europeo, col quale è stato chiarito che i governi dei Paesi me «definizioni restrittive di famiglia» e negare diritti agli omosessuali e ai loro figli, e la sentenza della Cassazione per la quale una coppia di fatto, nell`impossibilità legislativa a contrarre matrimonio in Italia, ha diritto a vivere la propria condizione con pari diritti rispetto alle coppie etero.
Una sentenza che ha reso evidente una volta di più il vuoto legislativo italiano, a fronte di normative codificate nel resto d`Europa. A che punto sono i lavori del Parlamento?
«Ci sono disegni di legge già depositati, il cui obiettivo è equiparare diritti e doveri delle coppie omosessuali a quelli delle coppie etero. In questo senso, i registri delle unioni civili nati in molte città (l`ultimo è di Napoli, Milano ci sta lavorando, ndr) sono un passaggio di sensibilizzazione, e possono funzionare da spinta per la politica nazionale. Il problema è che questo come altri temi relativi ai diritti civili sono stati derubricati dall`attività politica, perché si ritiene che un governo tecnico nato in un momento d`emergenza si debba occupare solo d`altro. Ma i diritti non sono una questione marginale, non si può restare fermi, quando peraltro tutto il resto d`Europa è molto più avanti di noi. Sull`Italia già gravano sanzioni Ue per il trattamento dei profughi, potremmo dover pagare questo vuoto legislativo anche sotto il profilo economico».
L`altro giorno un`altra aggressione omofoba, in un locale fuori Varese.
«In questi casi rileva che il Parlamento abbia bocciato in sede giuridica l`aggravante della motivazione omofoba nelle aggressioni. Scontiamo anche questo tipo di arretratezza».
Qual è la posizione del Pd, il punto di sintesi che tenga conto anche della sua anima cattolica?
«La discussione non è sul matrimonio (come aveva chiarito Rosy Bindi l`altro giorno, ndr): il Pd lavora ad un programma che, con qualsiasi alleanza elettorale, preveda un istituto giuridico che equipari coppie omosessuali ed etero quanto a diritti e doveri, andando oltre i Dico, e trattando punti quali la reversibilità della pensione, la possibilità di richiedere alloggi popolari, il diritto all`assistenza in ospedale al compagno malato.
Quanto all`anima cattolica, un invito: guardiamo tutti di più alla Chiesa e meno alle gerarchie ecclesiastiche. Ricordando che alcuni leader Dc degli anni 70 erano molto più avanti di quanto sia oggi la politica».

L’Unità 21.03.12

Martinelli: “Il governo non può trascurare i diritti civili”, di Laura Mateucci

Il responsabile Pd: proponiamo un istituto giuridico per garantire diritti e doveri delle coppie omosessuali «Troppe leggi arenate in Parlamento. L`attacco o la non tutela dei diritti civili è il primo passo per l`offensiva ai diritti sociali, per rendere negoziabili alcune delle conquiste del Novecento, come sta accadendo oggi con la discussione sull`articolo 18. L`Italia rispetto al resto d`Europa continua a vivere una condizione di inciviltà: anche i diritti basilari, direi naturali, stentano a venire riconosciuti».
Strade percorribili per uscirne?
«Diritti degli omosessuali, ricerca sulle cellule staminali, fecondazione assistita e testamento biologico: credo che su questi temi il governo Monti prima dello scadere del mandato un segnale lo dovrebbe dare. Appena si chiuderà la partita sulla trattativa lavoro, chiederò un incontro al ministro Fornero, che ha la delega alle Pari opportunità». Parla Ettore Martinelli, responsabile Diritti civili per il Pd, a una settimana da due segnali importanti sul tema: il rapporto approvato dal Parlamento europeo, col quale è stato chiarito che i governi dei Paesi me «definizioni restrittive di famiglia» e negare diritti agli omosessuali e ai loro figli, e la sentenza della Cassazione per la quale una coppia di fatto, nell`impossibilità legislativa a contrarre matrimonio in Italia, ha diritto a vivere la propria condizione con pari diritti rispetto alle coppie etero.
Una sentenza che ha reso evidente una volta di più il vuoto legislativo italiano, a fronte di normative codificate nel resto d`Europa. A che punto sono i lavori del Parlamento?
«Ci sono disegni di legge già depositati, il cui obiettivo è equiparare diritti e doveri delle coppie omosessuali a quelli delle coppie etero. In questo senso, i registri delle unioni civili nati in molte città (l`ultimo è di Napoli, Milano ci sta lavorando, ndr) sono un passaggio di sensibilizzazione, e possono funzionare da spinta per la politica nazionale. Il problema è che questo come altri temi relativi ai diritti civili sono stati derubricati dall`attività politica, perché si ritiene che un governo tecnico nato in un momento d`emergenza si debba occupare solo d`altro. Ma i diritti non sono una questione marginale, non si può restare fermi, quando peraltro tutto il resto d`Europa è molto più avanti di noi. Sull`Italia già gravano sanzioni Ue per il trattamento dei profughi, potremmo dover pagare questo vuoto legislativo anche sotto il profilo economico».
L`altro giorno un`altra aggressione omofoba, in un locale fuori Varese.
«In questi casi rileva che il Parlamento abbia bocciato in sede giuridica l`aggravante della motivazione omofoba nelle aggressioni. Scontiamo anche questo tipo di arretratezza».
Qual è la posizione del Pd, il punto di sintesi che tenga conto anche della sua anima cattolica?
«La discussione non è sul matrimonio (come aveva chiarito Rosy Bindi l`altro giorno, ndr): il Pd lavora ad un programma che, con qualsiasi alleanza elettorale, preveda un istituto giuridico che equipari coppie omosessuali ed etero quanto a diritti e doveri, andando oltre i Dico, e trattando punti quali la reversibilità della pensione, la possibilità di richiedere alloggi popolari, il diritto all`assistenza in ospedale al compagno malato.
Quanto all`anima cattolica, un invito: guardiamo tutti di più alla Chiesa e meno alle gerarchie ecclesiastiche. Ricordando che alcuni leader Dc degli anni 70 erano molto più avanti di quanto sia oggi la politica».

L’Unità 21.03.12

Martinelli: “Il governo non può trascurare i diritti civili”, di Laura Mateucci

Il responsabile Pd: proponiamo un istituto giuridico per garantire diritti e doveri delle coppie omosessuali «Troppe leggi arenate in Parlamento. L`attacco o la non tutela dei diritti civili è il primo passo per l`offensiva ai diritti sociali, per rendere negoziabili alcune delle conquiste del Novecento, come sta accadendo oggi con la discussione sull`articolo 18. L`Italia rispetto al resto d`Europa continua a vivere una condizione di inciviltà: anche i diritti basilari, direi naturali, stentano a venire riconosciuti».
Strade percorribili per uscirne?
«Diritti degli omosessuali, ricerca sulle cellule staminali, fecondazione assistita e testamento biologico: credo che su questi temi il governo Monti prima dello scadere del mandato un segnale lo dovrebbe dare. Appena si chiuderà la partita sulla trattativa lavoro, chiederò un incontro al ministro Fornero, che ha la delega alle Pari opportunità». Parla Ettore Martinelli, responsabile Diritti civili per il Pd, a una settimana da due segnali importanti sul tema: il rapporto approvato dal Parlamento europeo, col quale è stato chiarito che i governi dei Paesi me «definizioni restrittive di famiglia» e negare diritti agli omosessuali e ai loro figli, e la sentenza della Cassazione per la quale una coppia di fatto, nell`impossibilità legislativa a contrarre matrimonio in Italia, ha diritto a vivere la propria condizione con pari diritti rispetto alle coppie etero.
Una sentenza che ha reso evidente una volta di più il vuoto legislativo italiano, a fronte di normative codificate nel resto d`Europa. A che punto sono i lavori del Parlamento?
«Ci sono disegni di legge già depositati, il cui obiettivo è equiparare diritti e doveri delle coppie omosessuali a quelli delle coppie etero. In questo senso, i registri delle unioni civili nati in molte città (l`ultimo è di Napoli, Milano ci sta lavorando, ndr) sono un passaggio di sensibilizzazione, e possono funzionare da spinta per la politica nazionale. Il problema è che questo come altri temi relativi ai diritti civili sono stati derubricati dall`attività politica, perché si ritiene che un governo tecnico nato in un momento d`emergenza si debba occupare solo d`altro. Ma i diritti non sono una questione marginale, non si può restare fermi, quando peraltro tutto il resto d`Europa è molto più avanti di noi. Sull`Italia già gravano sanzioni Ue per il trattamento dei profughi, potremmo dover pagare questo vuoto legislativo anche sotto il profilo economico».
L`altro giorno un`altra aggressione omofoba, in un locale fuori Varese.
«In questi casi rileva che il Parlamento abbia bocciato in sede giuridica l`aggravante della motivazione omofoba nelle aggressioni. Scontiamo anche questo tipo di arretratezza».
Qual è la posizione del Pd, il punto di sintesi che tenga conto anche della sua anima cattolica?
«La discussione non è sul matrimonio (come aveva chiarito Rosy Bindi l`altro giorno, ndr): il Pd lavora ad un programma che, con qualsiasi alleanza elettorale, preveda un istituto giuridico che equipari coppie omosessuali ed etero quanto a diritti e doveri, andando oltre i Dico, e trattando punti quali la reversibilità della pensione, la possibilità di richiedere alloggi popolari, il diritto all`assistenza in ospedale al compagno malato.
Quanto all`anima cattolica, un invito: guardiamo tutti di più alla Chiesa e meno alle gerarchie ecclesiastiche. Ricordando che alcuni leader Dc degli anni 70 erano molto più avanti di quanto sia oggi la politica».

L’Unità 21.03.12

"Quella Ragioneria che sabota il governo", di Raffaella Cascioli

Stop di Canzio al dl su cui è stata posta la fiducia. Ed è tensione tra Giarda e Fini. Pena la decadenza, il decreto liberalizzazioni dovrà essere convertito in legge entro sabato prossimo. Eppure lungo il percorso, spesso ad ostacoli, del provvedimento che è riuscito a sfuggire alle pressioni delle lobby fuori e dentro il parlamento, è scoppiata un’altra mina. L’ultima, ma non meno pericolosa. Ad accendere il detonatore è stata la Ragioneria generale dello stato che ha sollevato dubbi su alcune coperture relative all’istituto delle compensazioni per il pagamento dei debiti della Pa e delle permute di immobili.
Dubbi che non sono bastati a fermare l’iter del provvedimento, non solo voluto fermamente dal premier Monti, ma anche promosso dalla commissione bilancio della camera e sul quale il ministro per i rapporti con il parlamento, Piero Giarda, ha posto in aula la questione di fiducia. La dodicesima dell’esecutivo Monti «sul testo uscito dalle commissioni della camera»; «identico a quello approvato al senato», ha tenuto a precisare Giarda sottolineando indirettamente che i dubbi della Ragioneria sono arrivati a scoppio ritardato. A stigmatizzare il rammarico per «l’insensibilità del governo» di fronte alle richieste dell’opposizione di un chiarimento a proposito della relazione della Ragioneria, è stato il presidente della camera Gianfranco Fini intervenuto subito dopo che l’aula aveva respinto la richiesta dell’Idv di rinviare il decreto in commissione.
Lapidaria la risposta di Giarda che ha preso atto delle parole pronunciate da Fini. Ma che la questione non sia finita qui lo si capisce a metà pomeriggio quando la conferenza dei capigruppi stabilisce che sarà la giunta per il regolamento della camera ad occuparsi del nodo delle coperture, tanto che Giarda ha rimesso la palla nelle mani del ministero dell’Economia cui spetta l’ultima parola. E che la questione sia tutta interna al ministero dell’economia non c’è dubbio, tanto più che è la seconda volta dall’inizio dell’anno che Mario Canzio, ragioniere generale dello stato, incrocia le armi con il premier.
Lo stesso Monti sia in commissione in senato che alla camera ha chiesto ai parlamentari di approvare il provvedimento nell’attuale formulazione. Come era accaduto già all’inizio di febbraio quando la Ragioneria aveva imposto un secondo passaggio in consiglio dei ministri al decreto semplificazioni, per una parziale riscrittura delle norme già approvate dal governo, Canzio ha atteso l’ultim’ora per far deflagare la bomba. Se infatti nelle battute conclusive del senato la Ragioneria aveva evidenziato queste criticità, apparse ai senatori della maggioranza più strumentali che effettive, il provvedimento ha ricevuto comunque la bollinatura della Ragioneria che, alla camera, ha preferito instillare dubbi.
Un secondo avvertimento al premier, quello inviato da Canzio che, già nel 2007, è stato protagonista di un duro scontro con l’allora ministro Tommaso Padoa Schioppa sui ticket sanitari la cui abolizione, a suo dire, non aveva copertura finanziaria. D’altra parte, a via Venti Settembre c’è la stessa compagnia di giro delle passate stagioni, da Canzio a Vincenzo Fortunato allo stesso Vincenzo Grilli, l’unico impeccabile nei primi cento giorni del governo Monti.
Di qui la necessità di mettere ordine tanto più che nella maggioranza si avverte il disagio per le evidenti tensioni tra Ragioneria e ministero. A farne le spese è il parlamento. Per il capogruppo Pd in commissione Bilancio, Pier Paolo Baretta, il nodo va sciolto e in fretta tanto più che «non è in discussione il nostro sostegno al governo», ma c’è necessità di mettere ordine: «È matura la nomina di un ministro dell’economia».

da Europa Quotidiano 21.03.12

“Quella Ragioneria che sabota il governo”, di Raffaella Cascioli

Stop di Canzio al dl su cui è stata posta la fiducia. Ed è tensione tra Giarda e Fini. Pena la decadenza, il decreto liberalizzazioni dovrà essere convertito in legge entro sabato prossimo. Eppure lungo il percorso, spesso ad ostacoli, del provvedimento che è riuscito a sfuggire alle pressioni delle lobby fuori e dentro il parlamento, è scoppiata un’altra mina. L’ultima, ma non meno pericolosa. Ad accendere il detonatore è stata la Ragioneria generale dello stato che ha sollevato dubbi su alcune coperture relative all’istituto delle compensazioni per il pagamento dei debiti della Pa e delle permute di immobili.
Dubbi che non sono bastati a fermare l’iter del provvedimento, non solo voluto fermamente dal premier Monti, ma anche promosso dalla commissione bilancio della camera e sul quale il ministro per i rapporti con il parlamento, Piero Giarda, ha posto in aula la questione di fiducia. La dodicesima dell’esecutivo Monti «sul testo uscito dalle commissioni della camera»; «identico a quello approvato al senato», ha tenuto a precisare Giarda sottolineando indirettamente che i dubbi della Ragioneria sono arrivati a scoppio ritardato. A stigmatizzare il rammarico per «l’insensibilità del governo» di fronte alle richieste dell’opposizione di un chiarimento a proposito della relazione della Ragioneria, è stato il presidente della camera Gianfranco Fini intervenuto subito dopo che l’aula aveva respinto la richiesta dell’Idv di rinviare il decreto in commissione.
Lapidaria la risposta di Giarda che ha preso atto delle parole pronunciate da Fini. Ma che la questione non sia finita qui lo si capisce a metà pomeriggio quando la conferenza dei capigruppi stabilisce che sarà la giunta per il regolamento della camera ad occuparsi del nodo delle coperture, tanto che Giarda ha rimesso la palla nelle mani del ministero dell’Economia cui spetta l’ultima parola. E che la questione sia tutta interna al ministero dell’economia non c’è dubbio, tanto più che è la seconda volta dall’inizio dell’anno che Mario Canzio, ragioniere generale dello stato, incrocia le armi con il premier.
Lo stesso Monti sia in commissione in senato che alla camera ha chiesto ai parlamentari di approvare il provvedimento nell’attuale formulazione. Come era accaduto già all’inizio di febbraio quando la Ragioneria aveva imposto un secondo passaggio in consiglio dei ministri al decreto semplificazioni, per una parziale riscrittura delle norme già approvate dal governo, Canzio ha atteso l’ultim’ora per far deflagare la bomba. Se infatti nelle battute conclusive del senato la Ragioneria aveva evidenziato queste criticità, apparse ai senatori della maggioranza più strumentali che effettive, il provvedimento ha ricevuto comunque la bollinatura della Ragioneria che, alla camera, ha preferito instillare dubbi.
Un secondo avvertimento al premier, quello inviato da Canzio che, già nel 2007, è stato protagonista di un duro scontro con l’allora ministro Tommaso Padoa Schioppa sui ticket sanitari la cui abolizione, a suo dire, non aveva copertura finanziaria. D’altra parte, a via Venti Settembre c’è la stessa compagnia di giro delle passate stagioni, da Canzio a Vincenzo Fortunato allo stesso Vincenzo Grilli, l’unico impeccabile nei primi cento giorni del governo Monti.
Di qui la necessità di mettere ordine tanto più che nella maggioranza si avverte il disagio per le evidenti tensioni tra Ragioneria e ministero. A farne le spese è il parlamento. Per il capogruppo Pd in commissione Bilancio, Pier Paolo Baretta, il nodo va sciolto e in fretta tanto più che «non è in discussione il nostro sostegno al governo», ma c’è necessità di mettere ordine: «È matura la nomina di un ministro dell’economia».

da Europa Quotidiano 21.03.12

“Quella Ragioneria che sabota il governo”, di Raffaella Cascioli

Stop di Canzio al dl su cui è stata posta la fiducia. Ed è tensione tra Giarda e Fini. Pena la decadenza, il decreto liberalizzazioni dovrà essere convertito in legge entro sabato prossimo. Eppure lungo il percorso, spesso ad ostacoli, del provvedimento che è riuscito a sfuggire alle pressioni delle lobby fuori e dentro il parlamento, è scoppiata un’altra mina. L’ultima, ma non meno pericolosa. Ad accendere il detonatore è stata la Ragioneria generale dello stato che ha sollevato dubbi su alcune coperture relative all’istituto delle compensazioni per il pagamento dei debiti della Pa e delle permute di immobili.
Dubbi che non sono bastati a fermare l’iter del provvedimento, non solo voluto fermamente dal premier Monti, ma anche promosso dalla commissione bilancio della camera e sul quale il ministro per i rapporti con il parlamento, Piero Giarda, ha posto in aula la questione di fiducia. La dodicesima dell’esecutivo Monti «sul testo uscito dalle commissioni della camera»; «identico a quello approvato al senato», ha tenuto a precisare Giarda sottolineando indirettamente che i dubbi della Ragioneria sono arrivati a scoppio ritardato. A stigmatizzare il rammarico per «l’insensibilità del governo» di fronte alle richieste dell’opposizione di un chiarimento a proposito della relazione della Ragioneria, è stato il presidente della camera Gianfranco Fini intervenuto subito dopo che l’aula aveva respinto la richiesta dell’Idv di rinviare il decreto in commissione.
Lapidaria la risposta di Giarda che ha preso atto delle parole pronunciate da Fini. Ma che la questione non sia finita qui lo si capisce a metà pomeriggio quando la conferenza dei capigruppi stabilisce che sarà la giunta per il regolamento della camera ad occuparsi del nodo delle coperture, tanto che Giarda ha rimesso la palla nelle mani del ministero dell’Economia cui spetta l’ultima parola. E che la questione sia tutta interna al ministero dell’economia non c’è dubbio, tanto più che è la seconda volta dall’inizio dell’anno che Mario Canzio, ragioniere generale dello stato, incrocia le armi con il premier.
Lo stesso Monti sia in commissione in senato che alla camera ha chiesto ai parlamentari di approvare il provvedimento nell’attuale formulazione. Come era accaduto già all’inizio di febbraio quando la Ragioneria aveva imposto un secondo passaggio in consiglio dei ministri al decreto semplificazioni, per una parziale riscrittura delle norme già approvate dal governo, Canzio ha atteso l’ultim’ora per far deflagare la bomba. Se infatti nelle battute conclusive del senato la Ragioneria aveva evidenziato queste criticità, apparse ai senatori della maggioranza più strumentali che effettive, il provvedimento ha ricevuto comunque la bollinatura della Ragioneria che, alla camera, ha preferito instillare dubbi.
Un secondo avvertimento al premier, quello inviato da Canzio che, già nel 2007, è stato protagonista di un duro scontro con l’allora ministro Tommaso Padoa Schioppa sui ticket sanitari la cui abolizione, a suo dire, non aveva copertura finanziaria. D’altra parte, a via Venti Settembre c’è la stessa compagnia di giro delle passate stagioni, da Canzio a Vincenzo Fortunato allo stesso Vincenzo Grilli, l’unico impeccabile nei primi cento giorni del governo Monti.
Di qui la necessità di mettere ordine tanto più che nella maggioranza si avverte il disagio per le evidenti tensioni tra Ragioneria e ministero. A farne le spese è il parlamento. Per il capogruppo Pd in commissione Bilancio, Pier Paolo Baretta, il nodo va sciolto e in fretta tanto più che «non è in discussione il nostro sostegno al governo», ma c’è necessità di mettere ordine: «È matura la nomina di un ministro dell’economia».

da Europa Quotidiano 21.03.12