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Un congresso per fare analisi ed elaborare proposte di azione

Foto Dante Farricella

Il congresso serve per discutere, analizzare, ascoltare ed elaborare proposte sui temi più stringenti che interrogano tutti, ma la sinistra in particolare. Da questo congresso del Pd devono uscire, ad esempio, le risposte su quale Europa vorremmo, che tipo di partecipazione ricostruire, cosa significa “sinistra” nel nuovo millennio, come gestire la rivoluzione digitale in modo che non affondi, ma arricchisca il mondo del lavoro. In sintesi, dovremo essere capaci di avanzare proposte per saldare le grandi fratture evidenziatesi nel nostro Paese: quella Nord/Sud, quella generazionale, quella di genere, quelle sociali. Non può essere un congresso “fast”, avviato e concluso in 40 giorni come la ventilata data del 9 aprile farebbe prevedere. E’ vero che dobbiamo giungere pronti alla sfida delle amministrative, ma proprio per questo abbiamo bisogno di una riflessione vera, che sia programmatica, che si basi sull’analisi e sia anche capace di rimetterci in sintonia con la nostra comunità. Stiamo assistendo, in preda ad una sorta di stupore bloccante, ad una scissione che non coinvolge solo con una parte del gruppo dirigente, ma riguarda una parte dei nostri elettori che, come ci fanno sapere, nell’incertezza si sta orientando anche verso l’area del non voto. Vogliamo parlarne? Dobbiamo. Come dobbiamo parlare del partito, della sua organizzazione, della sua presenza territoriale. La Segreteria nazionale, ora uscente, non è stata convocata da oltre un anno, mentre i circoli sono stati coinvolti prevalentemente per fare fronte ai momenti topici (da ultimo, il referendum costituzionale), ma per il resto sono soli nel cercare di affrontare i problemi di una struttura che risente pesantemente di un modello di partito che non esiste più, ma che non ha ancora individuato nuove formule verso cui provare a incamminarsi. Non è più il partito ditta, né il partito bocciofila, ma cosa dovrà essere? E’ un tema che va studiato e su cui occorrono soluzioni adeguate, ma soprattutto urgenti. Se siamo una comunità, dovranno esserci modalità di conduzione e coordinamento in linea con i tempi e le esigenze attuali. Come ad ogni congresso, dovremo compiere una scelta. Personalmente, mi interrogherò sui punti di programma e quindi su chi potrebbe interpretare al meglio il compimento dell’idea originale del Partito democratico, nato per unire e portare a sintesi esperienze, culture, provenienze diverse che si riconoscono nel campo largo del centrosinistra.

Nel Milleproroghe le misure per l’area del cratere sismico e il commercio ambulante

La conversione in legge del decreto Milleproroghe, approvata oggi in via definitiva alla Camera, contiene anche misure specifiche che riguardano il nostro territorio. Innanzitutto, è stato approvato il cosiddetto “pacchetto sisma”, le misure relative alle aree del cratere del terremoto del 2012. Sono, quindi, legge la proroga fino alla fine del 2017 della sospensione dei mutui accesi dai privati sulle case ancora inagibili; la proroga fino al 2018 della sospensione del pagamento delle rate dei mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti agli Enti locali; la proroga al 2019 delle cosiddette Zone franche urbane; la proroga dell’esenzione dal pagamento dell’Imu sugli edifici ancora inagibili fino al 31 dicembre 2018; e il taglio del 50% delle risorse che i Comuni dell’area del cratere devono versare al Fondo di solidarietà (per un risparmio complessivo per quelli emiliani di 4,5 milioni di euro). Ancora una volta grazie al lavoro congiunto delle Amministrazioni locali, della Regione e della squadra di parlamentari emiliani del Pd siamo riusciti a dare risposte concrete alle aspettative e alle richieste espresse dai cittadini, dalle imprese e dalle associazioni che vivono e lavorano nell’area del cratere sismico. Se avessimo riaperto il testo ad altri emendamenti, come richiesto dalle opposizioni per affrontare altre questioni (su cui il Governo ha giustamente preferito aprire tavoli a parte, come taxi e ambulanti) il decreto sarebbe scaduto e avremmo gettato nell’incertezza cittadini, imprese e comuni. Se oggi arrivano queste risposte al cratere dell’Emilia e quindi solo grazie al Pd e al Governo, non certo ad altri. Il dibattito interno al partito, per quanto importante, non ci distoglie dal lavoro quotidiano del Parlamento. Anche la norma che riguarda la direttiva Bolkestein sull’assegnazione degli spazi pubblici al commercio ambulante ha una ricaduta diretta sui nostri territori, perché, se è vero che contiene una proroga al 2018 per l’entrata in vigore del provvedimento, preserva comunque gli accordi già raggiunti. La proroga è stata prevista per quelle aree, come Roma ad esempio, in cui la situazione è ancora nel limbo non essendo stata adeguatamente gestita, ma salva i percorsi che, invece, sono già in fase di attuazione. In Emilia-Romagna, sono state le stesse associazioni, oltre che gli Enti locali, a chiederci di non interrompere i bandi già predisposti sulla base di accordi condivisi e concertati tra i diversi soggetti coinvolti.

A Macerata per parlare di formazione dei docenti e diritto allo studio


Lunedì 20 febbraio sono stata a Macerata per una giornata interamente dedicata alla formazione: quella degli insegnanti delle scuole secondarie (in seno ad un convegno organizzato dall’Università) e poi quella degli studenti universitari, in una iniziativa serale organizzata dal PD locale sul diritto allo studio con Irene Manzi. Si è parlato anche della stabilizzazione del fondo per le borse allo studio a 216 milioni e della No tax area per gli universitari a reddito familiare basso. Nella Legge di stabilità sono 160 i milioni investiti nel settore. Pochi? Mai abbastanza, ma mai così tanti. Due precisazioni e una considerazione. Dal 2013 ad oggi il Fondo è passato da 16 milioni a 216, stabili. Da prime stime operate sul numero di idonei dell’anno accademico in corso, queste risorse, associate alla modifica (sempre in Legge di stabilità) dei criteri di assegnazione delle risorse alle Regioni in base al fabbisogno, potranno soddisfare tutte le richieste di borse se le Regioni faranno la loro parte, come previsto dal decreto legislativo 68 del 2012 e come sancito dal titolo V (non modificato) delle Costituzione. Sulla No tax area, nel corso di una recente conferenza stampa, è stato detto che è “offensivo” il limite posto a 13.000 euro Isee (che ovviamente non coincide con il reddito). Pacatamente, replico che ritengo “più offensive” le contribuzioni imposte, fino ad oggi, agli studenti a basso reddito e che la misura prevista riguarderà oltre il 25% degli iscritti all’università che presentano l’Isee. Si può fare di più? Certo. Si deve fare di più, ma non si può negare il valore sociale di questa misura. Considerazione finale: si è parlato di questo e di molto altro in questa iniziativa serale a Macerata. Qualcuno avrebbe preferito differire l’iniziativa, preferendovi una discussione su quanto sta accadendo nel Pd. Posizione legittima, che non condivido. Sono molto, molto preoccupata per quanto potrebbe avvenire, ma proprio per questo motivo credo che si debba continuare ad andare sui territori confrontandoci nel merito di quanto fatto e di quello che si dovrebbe fare. Per me, fare politica è questo.

Il mio partito sull’orlo della crisi, le ragioni per stare insieme e lavorare per il bene comune

Se la speranza è l’ultima a morire, allora rimango ancora aggrappata alla possibilità (peraltro ormai davvero estrema) che ci sia ancora la volontà, da parte di tutti, di provare a trovare, in extremis, una soluzione che possa evitare l’harakiri del Partito democratico. So che può sembrare, e forse lo è, una posizione irrealistica. Vedo che commentatori e sondaggisti già fanno i conti di quanti – nel gruppo dirigente, negli eletti e tra gli elettori – davvero se ne andranno e quanti, invece, resteranno. Non sono tra gli “ultras” di nessuno dei due schieramenti che si fronteggiano, ma proprio per questo guardo con grande preoccupazione a quanto sta succedendo. Non per timore per il mio futuro (sono al terzo mandato ed è tempo, per me, di tornare alla mia professione), ma come donna che ha passione per la politica e il bene comune. Anche oggi sono impegnata in un convegno a Macerata sui temi legati alle politiche scolastiche, in particolare sui contenuti delle deleghe relative alla legge 107. Sono, com’è noto, la relatrice del provvedimento sulla formazione iniziale e l’accesso al ruolo di insegnante di scuola secondaria. Si tratta di misure che riguarderanno la vita e il futuro professionale di migliaia di persone e a questo sto dedicando tutto il mio impegno e le competenze acquisite in questi anni per costruire, nel confronto con i soggetti e le associazioni interessate, un provvedimento che possa garantire certezze per i futuri lavoratori della scuola e qualità e competenze per i ragazzi e le famiglie che nella scuola confidano e si affidano. Questo è il mio contributo di parlamentare e di appartenente al Partito democratico per provare a cambiare, in meglio, le cose. Voglio credere che questo sia quello che muove tutti noi: su questo terreno comune possiamo ancora trovare le ragioni dello stare insieme, senza vinti né vincitori.

Le donne per l’unità del Partito democratico

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Ho firmato l’appello per l’unità del Partito democratico assieme a tante donne che, come me, hanno a cuore il futuro del Pd

Ecco il testo dell’appello e le firme raccolte:

Appello delle donne all’Unità del Partito

Prendiamoci cura del Partito Democratico

Siamo donne del Pd e assistiamo sgomente al rischio di dispersione di un patrimonio costruito faticosamente in tanti anni di battaglie, di idee condivise, di sacrifici.

Il passato ci ha insegnato che le divisioni interne hanno sempre portato allo smarrimento dei nostri valori e a pesanti sconfitte, al contrario, i risultati migliori sono arrivati quando abbiamo trovato la forza di dare vita a grandi aggregazioni in grado di mostrare al paese e agli elettori la nostra forza propositiva per la società italiana. Del resto solo un Partito Democratico unito e forte rappresenta lo spazio per continuare il cammino di battaglie e conquiste della libertà femminile.

Ci appelliamo al buon senso e alla responsabilità di tutti, a partire dai leader, per trovare un punto di incontro che vada oltre personalismi e interessi di parte.
Chiediamo alle donne e agli uomini del Pd, ai suoi simpatizzanti, al suo popolo di farsi sentire per rilanciare lo spirito costitutivo del Partito Democratico.

Il futuro del PD è anche nelle nostre mani.
Viva il Partito Democratico, viva l’Italia.

Annamaria Parente, Donella Mattesini, Emilia Grazia De Biasi, Marina Sereni, Marialuisa Gnecchi, Stefania Pezzopane, Erica D’Adda, Rosa Maria Di Giorgi, Magda Angela Zanoni, Angelica Saggese, Nicoletta Favero, Annalisa Silvestro, Elena Ferrara, Rosanna Filippin, Silvana Amati, Daniela Valentini, Venera Padua, Pamela Giacoma Giovanna Orrù, Monica Cirinnà, Maria Spilabotte, Valeria Cardinali, Leana Pignedoli, Emma Fattorini, Maria Teresa Bertuzzi, Manuela Granaiola, Albano Donatella, Flavia Nardelli, Mariapia Garavaglia, Chiara Braga, Raffaella Mariani, Susanna Cenni, Maria Coscia, Giovanna Sanna, Anna Rossomando, Antonella Incerti, Sandra Zampa, Teresa Armato, Chiara Gribaudo, Manuela Ghizzoni, Teresa Piccione, Floriana Casellato, Patrizia Maestri, Silvia Costa

Le bambine con il grembiule bianco, le lotte femminili e gli stereotipi di genere mai sconfitti

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Le conquiste, anche quelle più battagliate, non sono per sempre. E’ quanto ho immediatamente pensato leggendo il commento di Silvia Dai Pra’ su l’Unità dal titolo “La libertà delle bambine”. Il suo è solo apparentemente un argomento e un argomentare leggero: le bambine di una scuola, vicino a casa sua, indossano di nuovo il grembiule bianco, senza che nessun genitore abbia obiettato, e con un consenso abbastanza unanime (“Sono così carine in bianco…”). Quelli della mia generazione, quelli che sono andati alla scuola elementare sul finire degli anni ’60, sono stati testimoni di un passaggio, solo apparentemente formale. Le bambine avevano un grembiulino rosa o bianco fino alla seconda elementare, e poi dalla terza, tutti uguali, maschi e femmine, con il grembiule nero, meno sporchevole e più pratico. Perché il bianco per le femmine? Perché si diceva (ed evidentemente lo si pensa ancora) che siano, per natura, più calme, più posate, dedite a giochi non forsennati, per cui il grembiule poteva, ma soprattutto “doveva” come raccomandava la mamma, per adeguarsi a un ruolo, rimanere immacolato. Il movimento femminile ha sempre denunciato e contrastato gli stereotipi di genere, come questo: perché condiziona le bambine a comportamenti che non sono esattamente “naturali”, ma coartati da modelli sociali. Noi, degli anni ’60 del Novecento, abbiamo colto i frutti della riflessione del movimento femminista e siamo potute passare al grembiule nero, che consentiva, nei fatti, di fare tutti i giochi e le attività che una voleva, inclusi quelli che facevano i maschi. Poi sono arrivati gli edonistici anni ’80, l’ideale di bellezza e gioventù incarnato nella “velina” e nel successo facile e immediato. E non sono passati senza conseguenze. Fino a quelli che, oggi, non trovano nulla di anomalo nel grembiule bianco indossato da una bambina (a un bambino no, vero?!) e vedono non uno stereotipo culturale ed educativo, ma solo un candore che fa tanto “carino”.

Il fantasma della scissione che agita la sinistra, ma non solo

foto Farricella Studioieffe per PD Modena

foto Farricella Studioieffe per PD Modena

La coazione a ripetere gli errori del passato. E’ un male, tra scissioni vere e proprie e allontanamento dei singoli, che grava storicamente sulla sinistra, ma che, lo vedo nella mia decennale esperienza parlamentare, non lascia immune la destra e neppure i nuovissimi 5stelle. Sono in Parlamento dal 2006 ho quindi vissuto in diretta la scissione legata alla nascita del Partito democratico, quando una trentina di deputati se ne andarono (salvo, poi, per alcuni, entrare ne Pd qualche anno dopo). Ci sono poi stati distacchi di singoli, appartenenti peraltro ad aree diverse: penso alla Binetti, Civati, D’Attorre, Fassina, Galli (per citare solo alcuni di quelli di cui più si è discusso sui media nazionali). Questi ultimi sono approdati al gruppo di Sel per dare vita ad una nuova Sinistra Italiana, ma al congresso di fine settimana non è escluso, stanti le indiscrezioni e anticipazioni, che da una fusione nasca una divisione… Insomma il fantasma della scissione permea la storia recente delle grandi famiglie politiche. Pensate all’originario squadrone del Pdl che, progressivamente, ha subito smembramenti e disarticolazioni in almeno 4 gruppi diversi (anche qui, nel doppio senso di marcia, con ritorni anche illustri). Numerosi gli allontanamenti, più o meno coartati, anche nel gruppo parlamentare originario del Movimento 5 stelle. E’ assolutamente legittimo non condividere più il pensiero e l’azione politica di un partito: gli elettori ce lo dicono elezione dopo elezione, erodendo il cosiddetto voto di appartenenza. Però, a coloro i quali costituiscono un gruppo dirigente (che non è una brutta parola, ma l’espressione di una catena di responsabilità progressive) si deve chiedere un sovrappiù di ponderatezza e di impegno alla tenuta complessiva di un progetto politico, che va ben oltre i desiderata dei singoli e le isolate progettualità. Ad oggi, nel mio Pd, mi pare difettino entrambi, di ponderatezza e impegno. Insomma, non nascondo la mia preoccupazione (che è poi quella di tanti militanti del mio partito) e anche un po’ di esasperazione. Faccio un appello al buon senso: soppesiamo con attenzione il valore della posta in gioco, qui non si parla solo del destino di un singolo o di un gruppo, quello che verrà deciso, nel fine settimana, avrà ricadute che riguardano l’intero Paese. Invito tutti – nessuno escluso – ad un ulteriore sforzo di responsabilità (quelli che hanno chiesto molti segretari dei Circoli Pd della provincia di Modena, il cui appello io condivido http://www.pdmodena.it/2017/02/16/inviato-ai-vertici-del-pd-lappello-allunita-dei-segretari-modenesi/). Misurare le parole, soffermarsi in qualche prezioso silenzio, aggiungere qualche riflessione in più. E’ vero, come ci ha esposto efficacemente Ezio Mauro (http://www.repubblica.it/politica/2017/02/15/news/titolo_non_esportato_da_hermes_-_id_articolo_6041344-158332626/), che viviamo un momento di disarticolazione sociale e anche politica. Ma il passaggio è stretto, le azioni – di tutti – avranno ricadute pesanti, non solo a sinistra.
Ps: in queste settimane il mio impegno è assorbito dall’esame delle deleghe sulla scuola, che necessitano – in linea con quanto affermato dalla ministra Fedeli – di molto ascolto e di modifiche, perché incideranno sulla vita di migliaia di studenti, docenti e famiglie e quindi alla società intera. È, al contempo, il modo migliore per aiutare il PD a superare e.risolvere la sua attuale “crisi esistenziale”.