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Edilizia Scolastica: Pd, il governo ammette: non ci sono soldi

“Il governo ha risposto in modo evasivo e generico alla nostra richiesta di sapere quale sia lo stato di attuazione del programma nazionale per l’edilizia scolastica. Unica certezza, nonostante le roboanti promesse risuonate anche in questa campagna elettorale, è l’indisponibilità di nuove risorse.” Lo hanno dichiarato le deputate del Partito Democratico Manuela Ghizzoni e Raffaella Mariani dopo aver ricevuto la risposta del governo ad una loro interrogazione presentata in commissione Cultura.

“Del fantomatico terzo piano stralcio (previsto dal decreto Gelmini del settembre 2008 e di cui il ministro si vantò a lungo) il governo dice che è stato sospeso dal Cipe e ammette di ignorarne i motivi. Del famoso miliardo dei fondi Fas finalizzati alla messa in sicurezza si ha traccia ad oggi di soli 350 milioni: ma questo programma non è ancora stato inviato al Cipe. In attesa restano anche 300 milioni messi a disposizione dal Governo Prodi: infatti, è stato allungato di altri 6 mesi il termine per definire gli indirizzi del loro impiego. Insomma, la risposta che ci ha dato il governo conferma le nostre convinzioni: sull’edilizia scolastica tante promesse ma pochissimi fatti. Regioni e Comuni – concludono – continuano ad affrontare da soli l’emergenza”.

QUI il testo dell’interrogazione

Berlusconi, Ghizzoni (Pd): Niente tombe fenicie a Villa Certosa

“Niente tombe Fenicie a Villa Certosa: perche’ il premier dichiaro’ il contrario?”. E’ quanto dichiara Manuela Ghizzoni, deputata del Pd, dopo aver avuto risposta alla sua interrogazione in merito alla notizia diffusa “dallo stesso Presidente del Consiglio e che fece scalpore, soprattutto tra gli archeologi che immaginavano di dover rivedere le proprie ipotesi sugli insediamenti nell’isola. Ci sono voluti sei mesi – aggiunge Ghizzoni – per sapere che Berlusconi ha millantato, insomma, quando affermo’ che presso la sua residenza ‘Villa Certosa’ erano state recuperate 30 tombe fenicie databili al 300 A.C.. Dopo molti mesi di silenzio la risposta del ministero afferma che il ritrovamento presso la proprieta’ del presidente e’ di ‘scarsissimo rilievo archeologico’. Che delusione! Ma che bisogno c’era di vantarsi tirando in ballo i fenici? Pensa forse che gli italiani le bevano tutte? Dunque niente tombe fenicie, la sua resta solo una misera villa – conclude – il presidente del Consiglio se ne fara’ una ragione?”.

QUI il testo dell’interrogazione

Sei mesi in più di cig ordinaria. Accordo bipartisan in Parlamento

Sei mesi in più di cassa integrazione ordinaria: è quanto prevede un emendamento approvato in commissione Lavoro con un sì bipartisan. La norma è a firma del relatore Giuliano Cazzola e modifica il testo base sugli ammortizzatori sociali, che unifica diverse proposte di legge, ed ha ottenuto il consenso del Pdl, della Lega e del Pd. L’Idv e l’Udc erano assenti. Lo riferisce lo stesso Cazzola. La misura approvata è in via sperimentale e riguarda il biennio 2010-2011 e fa sì che il trattamento di cassa integrazione guadagni possa essere corrisposto per un periodo massimo complessivo di 78 settimane. Attualmente il tetto è di 52 settimane. In pratica si passa da un anno ad un anno e mezzo di Cig ordinaria.

«Non siamo completamente soddisfatti ma l’allungamento della Cig è un passo avanti». Così il capogruppo del Pd in commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano commenta il via libera bipartisan alla misura che allunga i termini del trattamento di cassa integrazione ordinaria. «Questo testo – dice – è un primo passo frutto della battaglia del Pd sul tema della crisi, della tutela dell’occupazione e degli ammortizzatori sociali».

Damiano spiega di aver fatto durante l’esame degli emendamenti «una dichiarazione a nome del Pd di convergenza» sulle proposte del relatore. Il Pd inoltre ha «ritirato tutti gli emendamenti in commisione ma – conclude Damiano – li ripresenteremo in Aula».
L’Unità 09-03-10

Le cure palliative sono legge

Una chiara vittoria del Pd che da tempo si è battuto affinché la terapia del dolore e delle cure palliative potessero avere una regolamentazione specifica. Garantiti il diritto di scegliere il luogo dove morire e quello sulla continuità di cura
“Le cure palliative sono finalmente regolamentate da una legge dello Stato. Un grande vuoto è stato colmato grazie alla tenacia e alla determinazione del gruppo del Pd che questa legge l’ha voluta e sostenuta sin dall’inizio della legislatura”. Così il Presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini al termine del voto con cui la Camera ha approvato definitivamente la legge sulle cure palliative.

È proprio grazie all’impegno profuso in prima persona dal Pd che ora esiste una legge che prevede regole meno macchinose per l’accesso ai farmaci antidolore e maggiore attenzione alle strutture sul territorio.

“Abbiamo preteso questa approvazione in ogni modo – ha dichiarato Dario Franceschini – sfidando la maggioranza che ancora questa mattina si è rifiutata di accelerare l’iter del provvedimento. Ha persino tentato una volgare quanto inutile strumentalizzazione, peraltro subito smascherata. Ora questa proposta è finalmente legge i suoi benefici saranno a disposizione di migliaia di malati e di famiglie che da troppi anni vivono in condizioni di sofferenza”.

Dello stesso parere anche Livia Turco, capogruppo Pd in commissione affari sociali della Camera, che ha aggiunto: “Siamo riusciti a sconfiggere la demagogia della destra che non ha esitato ad usare cinicamente il dolore a fini di propaganda ideologica”.

“Grazie al lavoro che abbiamo fatto in commissione prima e in aula dopo – ha continuato la Turco – siamo riusciti a migliorare il testo rispetto alla prima versione. L’accesso alle cure palliative e alle terapie del dolore viene finalmente riconosciuto come un diritto per assicurare la dignità della persona umana, il bisogno di salute, l’equità d’accesso, l’uniformità delle prestazioni su tutto il territorio nazionale, la qualità delle cure e la loro appropriatezza. Questa legge si propone sostanzialmente di realizzare due diritti fondamentali: la libertà di scegliere il luogo in cui concludere la propria vita, sia esso la casa, l’hospice, l’ospedale o la casa di riposo; e la continuità di cura, per assicurare in tutto il percorso di avvicinamento alla morte una presenza qualificata in grado di dare risposte tempestive ed adeguate. E’ una legge che merita certamente di più in termini sia di risorse economiche, che di formazione degli operatori e del necessario riconoscimento delle loro professionalità”.

La normativa sulle cure palliative ha dovuto affrontare un percorso ad ostacoli in Aula a causa dell’ostracismo del Pdl: “un uso ignobile del tema delle cure palliative per nascondere il vulnus inferto alla nostro democrazia e contro il quale vogliamo dare un segnale forte e chiaro ai cittadini”.

Per Roberta Agostini, responsabile Salute della segreteria nazionale del Pd, “finalmente una legge che dà risposta alla sofferenza di migliaia di famiglie e di malati. Da oggi, grazie al tenace lavoro del gruppo del Partito democratico, anche il nostro Paese riconosce il diritto universale alla dignità e alla tutela del fine vita. Ancora una volta il Pd ha dimostrato di avere a cuore i diritti delle persone, lavorando sul merito delle questioni che davvero interessano i cittadini. Oggi abbiamo scritto una pagina positiva, da domani sapremo incalzare il governo affinché vengano garantite le necessarie risorse economiche per una applicazione piena e corretta della legge”.

Anche per Donata Lenzi, della presidenza del gruppo Pd, quello di oggi “è un importante successo dell’opposizione che smentisce l’uso strumentale del tema delle cure palliative fatto ieri dalla destra. Abbiamo dimostrato capacità di essere un’opposizione responsabile che sa scegliere quando è il momento di tutelare gli interessi dei malati piuttosto che concentrarsi solo sulla battaglia politica contingente”.

A.Dra
www.partitodemocratico.it

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Sì della Camera al ddl sulle cure palliative
Fazio: migliora la qualità della vita dei malati e aiuta le famiglie. Pd: superare disomogeneità nel nostro Paese. La Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge sulle cure palliative e sulle terapie del dolore. Il via libera (in terza lettura) è avvenuto praticamente all’unanimità, con 476 voti a favore e 2 astensioni.
Positivo il commento del ministro della Salute Ferruccio Fazio: «Esprimo la soddisfazione del governo e quella mia personale anche come medico, perché riteniamo sia un traguardo importante» in quanto la legge, spiega, «migliora la qualità della vita» dei malati e aiuta le loro famiglie. Fazio ha ricordato il clima di «positivo confronto e collaborazione» tra maggioranza e opposizione in cui si è svolto l’esame nei due rami del Parlamento per poi rivolgersi ai cittadini. «La proposta di legge in esame migliora la qualità di vita di chi vive in una situazione di sofferenza fisica e sostiene le famiglie, che vivono quindi un dramma non paragonabile agli altri drammi – dice Fazio -. Ricordo che nel provvedimento sono contenuti aspetti estremamente innovativi, quali l’istituzione delle reti (sia per le cure palliative, sia per la terapia del dolore) e il progetto Ospedale-territorio senza dolore, che conta su un modello organizzativo integrato nel territorio».

«SUPERATA DISOMOGENEITÀ» – Palude anche l’opposizione. «Finalmente il Parlamento approva la legge sulle cure palliative che il Pd ha voluto tenacemente e imposto alla maggioranza, rissosa e arrogante, con l’inversione dell’ordine del giorno» ha detto Margherita Miotto, deputata del Pd in commissione Affari sociali della Camera. «La terapia del dolore e le cure palliative – spiega – sono obiettivi prioritari del piano nazionale sanitario. I governi Prodi hanno finanziato ottime esperienze di cure palliative che le regioni stanno attuando, mentre i governi Berlusconi hanno dimostrato di essere molto disattenti. Con questa legge vengono varate misure affinché sia superata la disomogeneità esistente sul territorio nazionale in merito alle cure fornite ai cittadini, venga garantita l’assistenza domiciliare e incentivato il parto indolore».

I PUNTI E IL FINANZIAMENTO – Il disegno di legge prevede la creazione di una rete di strutture, partendo da quelle già esistenti sul territorio, e importanti novità per la prescrizione dei farmaci antidolore, tra cui gli oppiacei. Medicinali più facili da prescrivere, dunque, con il ricettario ordinario che prende il posto di quello speciale per oppioidi e cannabinoidi. Una possibilità riconosciuta però ai soli medici dipendenti del Ssn, non ai camici bianchi che operano all’interno di strutture private. Si stabilisce inoltre che le Regioni adeguino i propri livelli di assistenza, con criteri uniformi in tutta Italia, vincolando le risorse ad esse destinate per la realizzazione della rete di hospice e strutture. Lo stanziamento è di circa 150 milioni di euro per il triennio 2010-2012. Finanziamenti troppo esigui secondo l’opposizione, che si è infatti astenuta dal voto all’articolo 12, quello che regola appunto i capitoli di spesa.
www.corriere.it

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“Non soffrire, l´ultimo diritto”di Anna Rita Cillis
Tutte le terapie che devono accompagnare il percorso di chi soffre
Sono 250mila le persone che ogni anno entrano in fase terminale Dopo mesi di polemiche e battaglie, finalmente in Parlamento il disegno di legge. Che comprende anche le terapie del dolore

Ha vita complicata il disegno di legge sulle “Cure palliative e terapia del dolore”. Il testo è da oltre un anno accompagnato da non poche diatribe al Senato come alla Camera. L´ultima, ieri, in Parlamento dove non sono mancate le polemiche tra opposizione e maggioranza. Il progetto di legge era arrivato alla Camera per l´approvazione definitiva, prevista per oggi, peccato però che si sia arenato nuovamente.
Un vero peccato, perché gli articoli scandiscono in maniera completa quali cure dovranno accompagnare il percorso di chi soffre. Prevedendo la «realizzazione di una rete ospedaliera, territoriale, ambulatoriale e domiciliare che dovrà garantire cure adeguate, la creazione di nuovi hospice, la formazione degli operatori socio-sanitari, il riconoscimento delle professionalità acquisite sul campo e l´obbligo di introdurre nella cartella clinica la rilevazione del dolore e le sue caratteristiche», spiega Livia Turco, tra le parlamentari più attive in questo campo. In più il pdl prevede anche la nascita di una rete di “attenzioni” per i piccoli malati (progetto innovativo al quale molto ha contribuito la Fondazione Maruzza Lefebvre D´Ovidio).
L´approvazione definitiva della proposta di legge era prevista proprio oggi alla Camera: le nubi che hanno accompagnato il suo iter sembravano dissolte. Così, non è stato, però. Non è la prima volta che accade. Va ricordato infatti, che il cammino è stato lungo, tortuoso, pieno di ostacoli negli anni. Le cure palliative, ovvero quell´insieme di interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali, rivolti sia alla persona malata che al suo nucleo familiare, hanno avuto grandi difficoltà a radicarsi sul nostro territorio. Nonostante alcune leggi come quella del 1999 dell´allora ministro alla Salute Rosy Bindi sulla creazione degli hospice (strutture sanitarie residenziali riservate a malati alla fine della vita) e nonostante alcune disposizioni regionali e la volontà personale di numerosi camici bianchi, i servizi sono stati sempre a macchia di leopardo.
E, anche se ogni anno 250mila persone entrano nella fase terminale, il 40,6 per cento degli italiani non ha mai sentito parlare di cure palliative, il 10 le conosce solo di nome, il 25,9 ne ha solo una conoscenza vaga e solo il 16 ha un´idea precisa di cosa siano (da un´indagine della Fondazione Maruzzi). Per la terapia del dolore le cose non sono molto diverse, anche se riguardano una persona su quattro. Dati che non stupiscono Livia Turco: «Seguo l´argomento da così tanti anni da sapere perfettamente quanto poco sia conosciuto. Per questo la legge prevede anche delle campagne d´informazione. Perché il punto fondamentale di questa disegno di legge è che riconosce il diritto alla non sofferenza. Noi speriamo che non vengano meno i fondi per realizzarle». Un punto, quello dei fondi, molto dibattuto nei mesi scorsi: ma ora il testo stanzia cento milioni di euro l´anno (soldi vincolati alla concreta realizzazione da parte delle Regioni, però) dopo che il Pd aveva chiesto più volte e in più occasioni «una copertura finanziaria definita», rimarca Turco.
In attesa che il testo si trasformi in legge, Giovanni Zaninetta, presidente della Società italiana delle cure palliative, spera «che al più presto le indicazioni vengano adottate da tutte le Regioni. Per noi sarà una “ricchezza” questa legge, peraltro attesissima. Molto di quello che è stato fatto negli anni passati si deve al settore no profit».
La Repubblica 09.03.10

Castagnetti: «Elezioni, manipolazione eversiva». Il Pd da Ponte Alto: «Doveroso manifestare il dissenso sul decreto»

Quella di ieri è stata una Festa della Donna di protesta per il PD: infatti, nei capannoni di Ponte Alto, teatro della festa d’inverno del partito, la dirigenza locale e i candidati al consisiglio regionale si sono riuniti assieme ai simpatizzanti per manifestare il proprio dissenso nei confronti del decreto interpretativo che va a risolvere il pasticcio delle liste Pdl in Lazio e Lombardia. «C’è stato uno strappo istituzionale sulla materia elettorale – tuona il segretario provinciale Davide Baruffi – è doverosa la manifestazione di dissenso dei cittadini che non si rassegnano allo stravolgimento del regime democratico. Lo stravolgimento delle regole è dovuto dalla loro dabbenaggine nel presentare le liste». Baruffi evidenzia la mancanza di responsabilità da parte del centrodestra: «I suoi elettori avrebbero meritato solo una parola: “scusa”. Quando si sbaglia, si paga e non si mette la responsabilità nelle mani del capo di stato». Molto applaudito l’intervento dell’on Pierluigi Castagnetti che, per il caso della Lombardia, sospetta qualche responsabilità da parte della Lega Nord: «Bossi ha detto che è stata una cosa da dilettanti allo sbaraglio. La ragione per cui non sono riusciti a raccogliere le firme per Formigoni è che nel listino del presidente hanno inserito l’igienista dentale di Berlusconi. La Lega si è vendicata in questo modo, ma non solo, questa situazione è dovuta alle faide interne che Berlusconi stesso non riesce a governare». L’onorevole lancia l’allarme: «Si sente che la manipolazione della legge elettorale è un fatto eversivo. La gente sente che se questi sono arrivati fino a questo punto, vuol dire che non hanno più limiti e chissà domani cosa potrebbe succedere. Non accettiamo l’arroganza di chi passa sopra la legge e di chi considera lo stato una cosa privata: spetta a noi riscattare la tradizione democratica di questo paese».

La Gazzetta di Modena 09.03.10

"Berlusconi punta al Quirinale e alla riforma presidenzialista", intervista a Dario Franceschini di Umberto Rosso

Il Tar del Lazio? Per fortuna tutte queste forzature incontrano organi giurisdizionali che difendono le regole. I sistemi che tendono all´autoritarismo sono più pericolosi nella loro fase finale: dobbiamo tenere alta la guardia
«E adesso, dopo la decisione del Tar del Lazio, cosa dovremmo aspettarci? Un nuovo atto di arroganza del governo, un altro decreto per calpestare quel verdetto, un rinvio delle elezioni?».
C´è un giudice a Berlino, onorevole Dario Franceschini?
«Tutte queste forzature per fortuna incontrano istituzioni e organi giurisdizionali che difendono semplicemente regole e principii. Ma la vicenda del decreto salva-liste va ben al di là del caso specifico, apre una ferita senza precedenti».
Quale?
«I sistemi che tendono all´autoritarismo sono più pericolosi nella loro fase finale. Il ventennio di Berlusconi è in declino, sta per chiudersi. E io temo perciò che possano scattare proprio adesso i colpi di coda più insidiosi. Dobbiamo difendere la nostra democrazia, tenere alta la guardia».
Significa che la battaglia del Pd a questo punto non è più soltanto contro il decreto?
«Questa è l´ultima goccia, un altro vergognoso tassello nella catena di violazione delle leggi. Ma in gioco ormai c´è molto di più: il decreto sta svelando a tutti che il re è nudo ma annuncia al contempo anche a che livello si è spinto il premier. Io mi aspetto di tutto. Anche perché quello che ha in mente Berlusconi lo sappiamo bene».
Cosa ha in mente?
«Un chiodo fisso. Dal primo giorno stesso della sua discesa in campo. Il Quirinale. È lassù, sul Colle, che Berlusconi intende chiudere e coronare la carriera, e non certo uscendo di scena al prossimo turno elettorale. E una volta diventato capo dello Stato, trasformare il nostro sistema in una Repubblica presidenziale priva di garanzie e contrappesi. Anche a Costituzione invariata».
E che sarebbe, un golpe bianco? Possibile?
«Proviamo a completare, allora, il “sogno” del Cavaliere. Lui insediato al Quirinale. La poltrona di Palazzo Chigi lasciata in eredità ovviamente ad un suo uomo di fiducia. In Parlamento deputati e senatori della maggioranza dal capo “nominati”, ancora grazie al porcellum, e a lui perciò devotissimi. Scenario da incubo. In cui però diventa possibile svuotare di fatto il sistema parlamentare, senza nemmeno il bisogno di rimettere mano alla Carta».
Ma anche negli Stati Uniti o in Francia vige un sistema presidenziale…
«Certo, e si tratta di grandi democrazie. Ma il nodo non sta nel modello istituzionale ma nel metodo che abbiamo visto in tutti questi anni: un uomo solo al comando, senza alcun vincolo e controllo. Un altro triste ventennio per la storia del nostro paese. E adesso siamo entrati nella più pericolosa, il declino».
Ma dove lo vede il declino di Berlusconi?
«La maggioranza implode. Risse e scontri sempre più violenti, come dimostra la stessa vicenda della mancata presentazione delle liste. E i risultati elettorali? Alle europee erano certi di superare il 40, hanno portato a casa il 35, diversi punti sotto le politiche».
Vi aspettate un´altra battuta di arresto del Pdl alle regionali?
«Ci stiamo lavorando. Ma anche loro ne sono consapevoli. Ogni giorno sistemano al ribasso l´asticella: l´ultima, è che gli basterebbe una sconfitta otto a cinque per cantare vittoria».
Quanto a scontri interni, il centrosinistra non scherza: Di Pietro attacca il Colle.
«E sbaglia. In piazza sabato comunque ci sarà, unita, tutta l´opposizione. Il momento è troppo delicato per dividersi. Vale per il Pd, e vale per tutto il fronte ampio che è contro il governo. La reazione al decreto salva-liste ci incoraggia molto. È stata immediata, spontanea, non organizzata. Il segnale che stavolta l´affondo è stato colto in pieno, nella sua natura di fondo: Berlusconi ha superato il livello di guardia, siamo alla vigilanza democratica».
Un pericolo reale o un´ossessione del centrosinistra?
«Una democrazia senza regole si spegne. E la nostra temo stia lentamente morendo, in una specie di assuefazione alle violazioni. Parlano gli atti del governo. Leggi ad personam, legittimo impedimento, condoni, scudo fiscale, per non parlare della cricca della Protezione civile che, per la prima volta, si tuffa nella corruzione non violando la legge ma proprio grazie all´”allentamento” della legge creato con il meccanismo delle ordinanze e dei grandi eventi. Tutto è ammesso, tutto è lecito per ottenere successo, ricchezza. Berlusconi ha rovesciato i valori morali. Per questo indignarsi è giusto, e occorre svegliare la coscienza civile di questo paese».
La Repubblica 09.03.10