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Mafia/ PDL diviso su divieto propaganda sorvegliati. Proposta di legge del PD

Il divieto di avvalersi del sostegno elettorale di persone sottoposte a sorveglianza speciale divide il Pdl anche al momento del voto finale sul provvedimento in Aula alla Camera approvato con 354 voti a favore, 7 contrari (tutti del Pdl), 35 astenuti (34 del Pdl, uno della Lega). In 70 non partecipano al voto. Fonti parlamentari del Pdl rivelano che, una volta giunto al Senato, il provvedimento andrà su un binario morto. Ad astenersi sono stati il leghista Alberto Torazzi, e i deputati del Pdl Ignazio Abbrignani, Deborah Bergamini, Mariella Bocciardo, Anna Grazia Calabria, Carla Castellani, Giuseppina Castiello, Giuliano Cazzola, Giovanni Dell’Elce, Giuseppe Fallica, Nicola Formichella, Francesco Fucci, Fabio Garagnani, Sestino Giacomoni, Gabriella Giammanco, Rocco Girlanda, Mario Landolfi, Giulio Marini, Riccardo Mazzoni, Giustina Mistrello, Chiara Moroni, Giovanni Mottola, Osvaldo Napoli, Massimo Nicolucci, Carlo Nola, Massimo Parisi, Gaetano Pecorella, Mario Pepe, Paolo Russo, Elvira Savino, Giorgio Stracquadanio, Giacomo Terranova, Piero Testoni, Cosimo Ventucci, Raffaello Vignali.
Hanno votato no – sempre del Pdl – Lucio Barani, Luca Barbareschi, Sabrina De Camillis, Giancarlo Lehner, Gianni Mancuso, Sergio Pizzolante, Daniele Toto.
“E’ una trappola contro Berlusconi”, grida un esponente azzurro della prima ora che esce “scandalizzato” dall’Aula. “La Bongiorno e Granata sono stati applauditi come degli eroi dal centrosinistra”, osserva Osvaldo Napoli. “Questo provvedimento rischia di essere una trappola, anche nei confronti di Berlusconi”, aggiunge Isabella Bertolini. “In questo modo le dichiarazioni di un sorvegliato speciale possono mettere in difficoltà un candidato, che può essere Bersani o magari Silvio Berlusconi…”, rincara la dose Francesco Paolo Sisto del Pdl.

Il provvedimento che prevede il divieto di propaganda elettorale per chi è sottoposto alla misura di sorvegliato speciale ha avuto il via libera della Camera. “Ma – rivelano fonti parlamentari del partito di via dell’Umiltà – già si è deciso che al Senato questa roba non passa, verrà subito bloccata”.
Il Pdl resta diviso. Il sì di Montecitorio è arrivato dopo la mediazione del Comitato dei nove in Commissione Giustizia. Il presidente della Commissione, Giulia Bongiorno, ha difeso il testo. Ma già dopo la votazione dell’Aula molti parlamentari della maggioranza (anche della Lega) hanno espresso “un dissenso totale” alla legge. Molti ex azzurri hanno manifestato perplessità proprio sulla norma che prevede di punire anche il candidato.

C’è chi teme, alla luce del caso Spatuzza, che sia un modo per mettere in futuro in difficoltà proprio il premier. Tutti d’accordo sulla giusta finalità del provvedimento ma “il fatto è – osserva la Bertolini – che si lascia totale discrezionalità ai giudici. Come si fa poi a lasciare tutto questo ‘potere’ ad un sorvegliato speciale? Basta che si svegli uno e dica che ha fatto campagna elettorale per un politico e quest’ultimo non può essere candidato… E se arriva un altro Spatuzza? Questa norma sembra essere stata scritta contro Berlusconi… Il disegno di legge ha un obiettivo sacrosanto, ma le leggi devono essere scritte bene”, conclude la Bertolini che ha contribuito alla modifica del testo in Commissione affari costituzionale. “Queste norma è contro la politica”, alza la voce un altro esponente azzurro.
“Non mi voglio rendere complice – aggiunge Lucio Barani – di questa deriva giustizialista della Camera. La Bongiorno ha ricevuto gli applausi anche dell’Italia dei valori…”. “Mi auguro – osserva ancora Francesco Paolo Sisto – che il testo venga modificato in Senato”. In realtà fonti parlamentari del Pdl rivelano che andrà su un binario morto.
Aprileonline.info

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Franceschini “Alla Camera forte spaccatura nel Pdl”
“Oggi nella maggioranza si è registrata una spaccatura molto forte”. Lo dice Dario Franceschini,capogruppo del Pd alla Camera, commentando l’approvazione in prima lettura della proposta di legge “proposta dal Pd e nella nostra quota di calendario” che vieta la propaganda elettorale per i sorvegliati speciali. “La maggioranza ha cercato di ostacolare il provvedimento – attacca Franceschini – ma grazie all’intervento della Bongiorno non c’è riuscita. Oggi è una giornata importante: si introduce trasparenza nella ricerca del consenso”.
www.deputatipd.it

Ghizzoni: «E’ la riforma dei tagli, alle superiori meno ore e meno prof»

Che fosse una riforma destinata a far discutere lo si sapeva ancora prima di leggerla. Una volta approvata ha poi scatenato qualcosa di più della semplice bagarre politica. La scuola italiana, che già non vive un momento felice, si appresta a rivoluzionare gli istituti superiori. Dopo l’intervento del dirigente scolastico Gino Malaguti che ha fatto da spot alla riforma Gelmini, l’ onorevole del Pd Manuela Ghizzoni dà la sua lettura, entrando nello specifico delle criticità ad un mese dalla scadenza delle iscrizioni alle scuole superiori per migliaia di ragazzi.
Il dirigente scolastico Malaguti ha detto che le superiori vanno verso la modernizzazione. L’onorevole Ghizzoni è d’accordo?
«Intanto va detto che Malaguti non è, come pensa, un dipendente della Gelmini ma un funzionario dello stato, e quindi da lui ci si aspetta una comunicazione di servizio e non uno spot per la riforma. Detto questo come posso essere d’accordo? La sua lettura è quella di un mondo meraviglioso, in realtà se era stato chiesto il rinvio di un anno un motivo c’era. Le famiglie ora devono scegliere e invece siamo ancora nell’incertezza più totale, considerando che i regolamenti sono stati pubblicati oggi sul sito del Ministero».
Cosa non va in questa riforma?
«Un punto tra i tanti: disattende il principio di dignità dell’istruzione tecnica e professionale, subordinandola a quella dei licei. A questo si aggiungono tutta una serie di questioni tecniche che peggiorano la situazione».
Un esempio?
«Le sperimentazioni attualmente esistenti non sono state minimamente valutate. Ma mi vengono in mente mille controindicazioni: è vero che la riforma partirà soltanto dal primo anno, e questo solo grazie all’opposizione, ma sarà impossibile rispettare i tempi. Solo ad aprile si avvierà il lungo iter per definire gli organici: ci sono nuove discipline e le classi di concorso sono rimaste quelle vecchie. Tanto per capire: chi andrà ad insegnare fisica nei licei al biennio?».
Le proteste più accese sono arrivate per storia e le lingue straniere.
«Dobbiamo partire da un dato: la manovra serve a tagliare e il fatto che da settembre partirà solo col primo anno significa che Tremonti non risparmierà tutti i soldi che si aspettava. Capito questo, il resto viene da sé: la somma delle ore, ad esempio nel biennio dei licei, deve fare sempre 27, ed ecco che storia e geografia vengono accorpate perdendo un’ora – si passa da 4 complessive e 3 in tutto – e gli insegnamenti di lingue ridotti».
Le scuole avranno margine per potenziare con l’autonomia scolastica la
propria offerta formativa?
«Magari, ma c’è un problema: questa autonomia si basa sull’organico che viene dato dallo Stato, ma senza i docenti non si può fare nulla».
E negli istituti tecnici cosa succederà?
«Dal secondo al quarto anno delle superiori è vero che rimarrà ancora il vecchio ordinamento, ma dovrà essere adeguato al nuovo orario e nessuno sa ancora chi e cosa verrà tagliato».
Ai genitori che saranno al fianco dei ragazzi per scegliere, entro un mese, la scuola del loro futuro che cosa si sente di dire?
«Di seguire i corsi di orientamento nel modo più consapevole, basandosi sulle informazioni che le scuole daranno, ma non senza difficoltà. Sono scelte che vanno prese col maggior numero di informazioni a disposizione e oggi regna l’ incertezza. C’è solo una certezza: Tremonti taglierà 17mila cattedre, anche nella scuola modenese.
La Gazzetta di Modena 25.02.10

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L’On Ghizzoni risponde alle dichiarazioni del dirigente Malugati apparse sulla Gazzetta del 23.02.10 che riportiamo di seguito

Malaguti: «Ecco la scuola del futuro» . Il dirigente interviene sulla riforma: «Dall’anno prossimo coinvolte solo le classi prime», di DAVIDE BERTI

Per chi ha un figlio che frequenta la terza media è tempo di iscrizioni alle scuole superiori. Un passo importante che quest’anno ha certamente una problematica in più che non serve certo a chiarire le idee: la nuova riforma delle superiori. Il cambio di specializzazioni e orari, tanto per citare due degli interventi più significativi, sono stati spesso oggetto di critica in queste settimane, soprattutto da parte degli stessi professori. E se questi hanno evidenziato lacune, ecco che il dirigente scolastico provinciale Gino Malaguti tesse le lodi della manovra.
IL PUNTO. «Questa riforma – attacca Malaguti – in continuità con gli atti predisposti dal governo precedente, segna un passo fondamentale verso la modernizzazione del sistema scolastico italiano, coniungando tradizione e innovazione. Dal nuovo anno scolastico 2010-2011 solo le classi prime inizieranno ad attuare la riforma e ciò per la dovuta gradualità di applicazione. Per i licei la riforma cancella la frammentazione presistente per consentire alle famiglie ed agli studenti di compiere scelte chiare: dai circa 450 indirizzi sperimentali si passerà a 6 licei». Da qui a un mese le scadenze saranno piuttosto importanti: nel mese di marzo le singole scuole superiori con le iniziative “scuole aperte”, con specifiche riunioni dedicate ai genitori ed agli alunni frequentanti le classi terze medie illustreranno la riforma e le specifiche possibilità di frequentare i nuovi indirizzi scolastici. Le iscrizioni alle scuole superiori si effettueranno presso le scuole medie frequentate nell’anno scolastico 2009-2010 e si chiudono il 26 marzo. Il Ministro dell’Istruzione ha aperto sul sito www.istruzione.it una funzione, operativa dal 25 febbraio, rivolta ai genitori, che permetterà la ricerca delle scuole superiori secondo i nuovi ordinamenti.
LE NOVITA’. Ecco come Malaguti presenta quelli che saranno i cambiamenti più significativi della riforma: «Incremento orario dell’asse matematico-scientifico per irrobustire la componente scientifica nella preparazione liceale degli studenti; potenziamento delle lingue straniere con la presenza obbligatoria dell’insegnamento di una lingua straniera nei cinque anni con un monte ore di almeno 99 ore annuali ed eventualmente di una seconda lingua straniera usando la quota di autonomia; presenza delle discipline giuridiche ed economiche nel liceo delle scienze umane e nell’opzione economico-sociale; è possibile inoltre attraverso la quota dell’autonomia tali discipline anche negli altri percorsi liceali; insegnamento nel quinto anno di una disciplina non linguistica in lingua straniera; che ci allinea alle migliori esperienze del resto d’Europa (Clil); valorizzazione della lingua latina; sarà valorizzata la qualità degli apprendimenti piuttosto che la quantità delle materie.
GLI ORARI. Una nuova organizzazione oraria, che è anche quella che più spesso è stata contestata nella presentazione della riforma: «Tutti i licei – spiega Malaguti – prevederanno 27 ore settimanali nel primo biennio e 30 nel secondo biennio e nel 5º anno con le seguenti eccezioni: nel liceo classico negli ultimi 3 anni sono previste 31 ore, per rafforzare la lingua straniera; nell’artistico fino a 35 ore e nel musicale e coreutica fino a 32, poiché in questi due percorsi sono previste materie pratiche ed esercitazioni; entrano a regime le sperimentazioni che hanno coinvolto gli istituti d’arte, i percorsi musicali, i vecchi istituti magistrali e le sperimentazioni scientifico-tecnologiche e linguistiche, queste ultime nate dall’esperienza delle scuole non statali, private o degli enti locali. La novità maggiore è la nuova istituzione del Liceo musicale e coreutico e del liceo delle scienze umane».
I PERCORSI. Ecco come ci si potrà specializzare con questa nuova organizzazione scolastica: «Gli istituti tecnici – conclude Malaguti – saranno suddivisi in 2 settori (economico e tecnologico) ed 11 indirizzi. Nel settore economico sono stati definiti 2 indirizzi; amministrativo, finanza e marketing; turismo. Nel settore tecnologico sono stati definiti 9 indirizzi: meccanica, meccatronica ed energia; trasporti e logistica; elettronica ed elettrotecnica; informatica e telecomunicazioni; grafica e comunicazione; chimica, materiali e biotecnologie sistema moda; agraria, agroalimentare e agroindustria; costruzioni, ambiente e territorio. I nuovi istituti professionali si articoleranno in 2 macrosettori: istituti professionali per il settore dei servizi; istituti professionali per il settore industria e artigianato. Ai 2 settori corrispondono 6 indirizzi. Settore dei servizi: servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale; servizi socio-sanitari; servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera; servizi commerciali. Settore Industria e artigianato: produzioni artigianali e industriali; servizi per la manutenzione e l’assistenza tecnica».

Fastweb, Telecom e Di Girolamo: l'intreccio tra PDL, corruzione e mafia ai danni dello Stato.

Chiesto l’arresto per riciclaggio del senatore eletto con i voti della criminalità, coinvolta assieme all’estrema destra nella maxitruffa. Bersani:”Il centrodestra volva agire contro la corruzione? Bastava dormisse negli ultimi 6 mesi”. La proposta PD: punire criminali e politici eletti con il loro aiuto. Il Broker in inglese è chi svolge il lavoro di intermediario tra il cliente e una banca o un’assicurazione. Nella cronaca di questi giorni in italiano è il nome di un’inchiesta che promette di passare alla storia per avere svelato “una delle frodi più colossali d’Italia” che coinvolge Fastweb, la mafia e il PDL. Ad affermarlo Aldo Morgigni, giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, che su richiesta della Procura ha disposto l’arresto di 56 persone: spiccano i nomi eccellenti di Silvio Scaglia, ex presidente di Fastweb, Stefano Mazzitelli, ex amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle e di Nicola Di Girolamo, senatore del Pdl eletto nella circoscrizione Estero. Il componente della commissione Esteri di Palazzo Madama deve rispondere alla magistratura delle somme di denaro di provenienza illecita, di vicinanza con la mafia dimostrata da foto e intercettazioni e di legami con Gennaro Mokbel, un passato nella destra eversiva e uno dei protagonisti della truffa da due miliardi di euro, così come Stefano Andrini piazzato da poco da Gianni Alemanno a capo dell’AMA servizi a Roma.

Per il parlamentare della maggioranza la vicenda è uno strascico della “disavventura” giudiziaria che gli capitò appena approdato nel 2008 a Palazzo Madama: accusato di aver addirittura mentito sulla sua effettiva residenza all’estero, Di Girolamo venne salvato dai colleghi della sua coalizione. Nel frattempo, Di Girolamo si è guadagnato “l’aggravante mafiosa” che oggi gli viene contestata a corredo dell’accusa di violazione della normativa elettorale: secondo i magistrati, il politico nato a Roma (ma residente in Belgio) avrebbe beneficiato dell’appoggio della ‘ndrangheta (della famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto, per la precisione) per essere eletto al Senato. Oltre ad essere parte attiva nel riciclaggio del denaro sporco all’estero organizzato dal top-management del duo Fastweb/Telecom Sparkle.

Ieri sera, nel corso di Ballarò, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha osservato: “Il governo e il centrodestra oggi dicono di volere norme anticorruzione? Bastava che dormissero gli ultimi sei mesi”, aggiungendo di credere poco all’intenzione, espressa da alcuni membri dell’esecutivo, di varare “un disegno di legge anti-corruzione” di vera efficacia. “Negli ultimi tempi – ha osservato Bersani – si è pensato al processo breve, alla Protezione civile Spa e così via. L’uomo può essere ladro, ma è l’occasione a renderlo tale. Quindi è necessario togliere quello che c’è di troppo tra la vita dei cittadini, la vita delle imprese e le amministrazioni. Parlo di regole: le regole ci vogliono ma devono essere efficaci”.

Basti pensare che se il condono fiscale introdotto da Tremonti a settembre 2009 fosse stato disponibile prima, Scaglia e Di Girolamo non sarebbero mai stati scoperti, in quanto “il condono di Tremonti consente l’anonimato e sospende l’obbligo di segnalazione antiriciclaggio da parte degli intermediari finanziari” come fa notare Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro nella Segreteria del partito. E ancora una volta emerge come le intercettazioni sono un prezioso strumento di indagine e non uno spreco.
Perché? Basta pensare a queste frasi pubblicate dal Corriere della Sera nell’articolo «Tu sei uno schiavo mio» Chiesto l’arresto per il senatore PDL.

«Se t’è venuta la senatorite è un problema tuo Nico’… A me non me ne frega un c… di quello di quello che dici tu… Puoi diventa’ pure presidente della Repubblica, per me sei sempre il portiere mio… Tu sei uno schiavo mio». È il 17 aprile 2008 quando i carabinieri del Ros intercettano questa telefonata fra Gennaro Mokbel e il suo legale, Nicola Di Girolamo.
«Dobbiamo trovare un altro partito dove infilarti — spiega in un incontro Mokbel al suo candidato —, perché ieri sera qui è venuto il senatore De Gregorio (ex IDV ora nel PDL), l’onorevole Bezzi, tutti quanti si sono messi a tarantellà però… siccome De Gregorio è l’unico che c’ha l’accordo blindato con Berlusconi… allora io adesso preferisco vedere se te trovo la strada sempre per Forza Italia».
l 1° aprile, poi, Mokbel spiega a Di Girolamo: «Adesso tu fai soltanto quelli tutti bianchi, capito», riferendosi, probabilmente, alle schede su cui gli elettori, soprattutto calabresi emigrati, dovranno scrivere il nome «giusto». «Non vi sono dubbi — scrive il gip Aldo Morgigni — su chi organizza le operazioni inerenti non soltanto la candidatura di Di Girolamo, ma anche su chi lo dirigerà nella sua attività politica». E per il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo il senatore «risulta organicamente inserito nell’associazione criminale con incarico di “consulente legale e finanziario”». La sua collaborazione al riciclaggio sarebbe stata ricompensata con quattro milioni di euro, mentre «tutta la vicenda relativa all’elezione è frutto di attività criminosa». Dopo l’approdo al Senato, l’imprenditore dà istruzioni a Di Girolamo: «Devi paga’ tutte le cambiali che so’ state aperte e in più poi devi paga’ lo scotto sulla tua vita, perché tu una vita non ce l’avrai più. Poi dovrai fa’ tutte le tue segreterie, tutta la gente sul territorio, chi te segue le commissioni, li portaborse, l’addetto stampa».

Insomma il Pdl deve fermare la sua campagna contro uno dei mezzi più sicuri, veloci ed efficaci per fare le indagini e rinunci a portare in Aula dopo le elezioni il Ddl che vuole vanificarle, come chiede il PD.

La proposta PD: fermiamo i delinquenti che eleggono politici.
Rosa Villecco Calipari, vicepresidente dei deputati PD, spiega come questa vicenda deve spingere il parlamento ad approvare subito la nostra proposta sulla propaganda elettorale in discussione alla Camera “introducendo il divieto di propaganda elettorale per il sorvegliato speciale, così come per l’esponente della criminalità organizzata. Un divieto ad agire in favore o in pregiudizio di candidati o di simboli, con qualsiasi mezzo, direttamente o indirettamente. E’ il nostro impegno dalla parte della legalità, il Pdl dimostri con i fatti la lotta alla corruzione”. La Calipari è assieme a Sabina Rossa la prima firmataria della proposta che sanzionerebbe anche la condotta del candidato che si rivolge per la propaganda al sorvegliato speciale o all’esponente della criminalità organizzata “prevedendo la stessa sanzione per il sorvegliato speciale e per il candidato: da 2 a 5 anni di reclusione. Per entrambi sono facoltativi l’arresto in flagranza e l’emissione di ordinanza di custodia cautelare. Per il candidato riconosciuto colpevole, inoltre, il giudice deve emettere dichiarazione di ineleggibilità. Il candidato, se eletto, decade dalla carica previa delibera dell’organo di appartenenza. L’esecuzione del provvedimento è demandata al prefetto della provincia di residenza del candidato. È prevista, inoltre, la pubblicazione della sentenza di condanna, passata in giudicato”.
Andrea Orlando presidente del Forum Giustizia del Pd e membro della commissione antimafia si augura che “Pisanu convochi prima possibile la commissione Antimafia per occuparsi dell’affaire Di Girolamo, vicenda che rappresenta uno spaccato inquietante della capacità d’infiltrazione che la ‘ndrangheta ha nella politica e nell’economia del paese. Ancora una volta sul senatore Di Girolamo pende un mandato di arresto. Mi auguro che nessuno gridi al complotto e si renda conto che il lavoro dei magistrati è un lavoro serio. Spero che la politica sappia fare pulizia al suo interno smettendola di proporre leggi che limitano la capacità di indagine su questi fenomeni. Il presidente della Commissione Antimafia sa bene che la legge istitutiva della commissione gli conferisce il mandato di indagare sui rapporti tra mafia e politica ma già con il caso Fondi e con la vicenda dell’onorevole Cosentino ciò non è avvenuto e non vorremo che accadesse di nuovamente”. Stessa richiesta dalla capogruppo democratica in Antimafia, Laura Garavini. Il senatore del Pd Giuseppe Lumia, anche lui componente della Commissione antimafia aggiunge come “le mafie sono forti perché colludono con settori della politica. I parlamentari, quindi, hanno il dovere di interpretare in modo autentico e autorevole le funzioni della Commissione per combattere il sistema delle collusioni. Ecco perché è bene che la Commissione si riunisca al più presto: c’è una responsabilità politica da accertare e che non può essere sostituita da quella penale, puntualmente aggredita quando le indagini riguardano rappresentanti del proprio partito”.

Soldi, mafia, PDL e estrema destra.
L’inchiesta ha svelato un’associazione a delinquere che ha utilizzato due società quotate in Borsa, Telecom Italia e Fastweb, per creare un danno allo Stato di 370 milioni gestendo un flusso di denaro di oltre 2,2 miliardi di euro, creando fondi neri e ricchezze all’estero. In parte questi soldi sarebbero stati a disposizione della ‘ndrangheta, in particolare del clan Arena, che li avrebbe impiegati anche per organizzare l’elezione del senatore del Pdl, Nicola Paolo Di Girolamo. Le operazioni commerciali fittizie hanno riguardato la commercializzazione di schede prepagate che, attraverso un codice, avrebbero dovuto consentire l’accesso a un sito internet di contenuti tutelati dal diritto di autore e in realtà inesistenti; la seconda operazione fittizia riguardava la commercializzazione di servizi “per adulti” da realizzare con traffico telematico, anch’esso inesistente. Nella vicenda che coinvolge Di Girolamo c’è anche un bel pezzo di destra. Per esempio c’è quel Paolo Colosimo già difensore del portavoce dello stesso Storace, Niccolò Accame, per il Laziogate. L’ex governatore non è in parlamento, fortunatamente, ma poteva cominciare a fare qualcosa al Comune di Roma, associandosi alla richiesta di sospendere subito la nomina di Stefano Andrini all’Ama, un altro esponente dell’estrema destra gratificato dalla Giunta Alemanno con un ruolo dirigenziale senza nessun titolo e quasi 100.000 euro l’anno. Ai precedenti di picchiatore filonazista e alla totale mancanza di titoli, Andrini sembra aggiungere ora frequentazioni da brivido. A ricordarlo al duo Storace/Polverini sono i consiglieri regionali del Lazio del PD Carlo Umberto Ponzo, Luisa Laurelli, Enzo Foschi, Giovanni Carapella e Alessio D’Amato, ed i consiglieri comunali Athos De Luca, Massimiliano Valeriani, Mario Mei, Paolo Masini,Umberto Marroni.
E in serata Stefano Andrini ha presentato le dimissioni dalla carica di amministratore delegato di Ama Servizi Ambientali. L’azienda municipalizzata di Roma comunica che il Cda, immediatamente convocato per il 25 febbraio, «provvederà a nominare il nuovo amministratore delegato nella persona di Giovanni Fiscon, attuale direttore delle operazioni di Ama Spa».

Ma soprattutto è coinvolto Gennaro Mokbe, noto alle forze dell’ordine come persona eversiva di destra. Nel dossier della Polizia si legge che “il 9 maggio 1994 viene arrestato con Antonio D’Inzillo”, in seguito “ricercato come esponente di rilievo della banda della Magliana”.La Polizia sospetta Mokbel di “finanziare in Africa la latitanza di D’Inzillo. Assieme alla moglie Giorgia Ricci, Mokbek continua a mantenere contatti sia telefonici che di persona con vecchi esponenti dell’eversione di destra, in particolare con Francesca Mambro e Valerio Fioravanti”, cui è stato vicino “anche attraverso rilevanti sostegni economici”.
E’ il cervello dell’operazione nonostante “non ricopra – scrive il gip – cariche in alcuna delle società individuate e collegate alla realizzazione delle operazioni illecite”. E’ definito dai giudici “capo indiscusso dell’organizzazione le cui direttive criminali vengono perentoriamente eseguite da tutti gli associati”. Secondo i magistrati, Mokbel ha contatti con la malavita organizzata in Calabria: “Ha promosso, organizzato e diretto anche la costituzione di un movimento politico strumentale agli interessi del sodalizio, avvalendosi dell’avvocato Nicola Di Girolamo, eletto al Senato”. In particolare “entrava in contatto tramite l’avvocato Colosimo con Franco Pugliese (già sottoposto a sorveglianza speciale per tre anni), imprenditore con rilevanti possibilità finanziarie e legato con vincoli di parentela con la famiglia della cosca ‘ndranghetista degli Arena (la figlia Mary risulta coniugata con Fabrizio Arena figlio di Carmine, uno degli esponenti storici degli Arena, ucciso in un eclatante agguato mafioso del 2004. Inoltre, Vittoria Pugliese, sorella di Franco, è sposta con Pasquale Nicoscia, assassinato ad opera della cosca Arena in risposta all’omicidio di Carmine”.

“Non ho mai avuto contatti con mafia, camorra e ‘Ndrangheta”. E spuntano le foto con il boss.
Il virgolettato è del Di Girolamo, frase detta nel corso della conferenza stampa che ha convocato per precisare ai giornalisti la propria posizione. Il senatore si è concesso pochi minuti, senza rispondere alle domande che gli venivano rivolte, numerosissime, dai cronisti. “Ho rispetto dei lavori della magistratura ma mi riservo di vedere prima gli atti per poter contestare le accuse”, si è limitato ad aggiungere. Ma quell’unica, perentoria, affermazione “non ho mai avuto contatti con mafia, camorra e ‘ndrangheta” viene tuttavia smentita da un servizio fotografico pubblicato in esclusiva nel prossimo numero de “L’espresso” e che qui anticipiamo con la foto dei due davanti alla torta. Il servizio documenta una cena elettorale svoltasi nell’aprile 2008 durante la quale il senatore Di Girolamo è abbracciato al boss Franco Pugliese e questi, a sua volta, con Gennaro Mokbel.

Il senatore del Pdl è stato ascoltato oggi dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato, il cui Presidente, Marco Follini del PD, ha spiegato che l’audizione del senatore si concluderà martedì prossimo e ci sarà poi “una parola definitiva entro la prossima settimana. Poi toccherà all’aula del Senato esprimersi”. Sui contenuti Follini si è limitato a dire: “Non spetta a me aggiungere parole, i fatti parlano chiaro”. Il senatore del Pd Francesco Sanna, capogruppo della Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari ha aggiunto “Credo che il quadro delineato dalle indagini della magistratura imponga al Senato una nuova valutazione anche in merito alla contestata elezione dall’esponente del Pdl nella circoscrizione estero. Ricordo che la Giunta, anche a seguito di una procedura pubblica, ne aveva proposto la decadenza dal Senato. Poi, però, la maggioranza di centrodestra, al momento della delibera dell’Aula sovvertì, per pochi voti, la relazione della Giunta rimandando a un futuribile formarsi di un giudicato penale una questione che il Senato ha il dovere costituzionale di assumere subito”. Conclude Sanna: “È il caso di tornare su quella decisione evidentemente errata che il Pd avversò sin dall’inizio”.

www.partitodemocratico.it

"Ribellarsi allo scandalo", di Roberto Saviano

I giudici dicono che la ´ndrangheta è entrata in Parlamento. E´ un´affermazione terribile: proviamo a fermarci un momento e cerchiamo di capire cosa vuol dire. Significa che il potere mafioso ha messo piede direttamente nel luogo più importante, delicato dello Stato: quello dove il popolo si fa sovrano, dove la democrazia si realizza. E´ questa la vera emergenza di cui dovremmo discutere. E´ come un terremoto, una valanga, solo che la colpa non è del fato: non è stata una calamità. Sapevamo tutto. La criminalità organizzata prima crea zone dove il diritto non entra, poi si espande, pervade l´economia, si appropria del Paese, e infine entra lei stessa nello Stato. Ci sono anni di inchieste, prove raccolte, fiumi di denaro che testimoniano l´immenso potere delle mafie d´Italia. Prima le cosche siciliane, poi le calabresi e campane hanno tolto al sud ogni possibilità di sviluppo e avvelenano l´intera economia.
Ma la vera emergenza non è questa. L´emergenza è che tutto questo passi come l´ennesimo scandalo silenzioso, al quale siamo rassegnati. L´emergenza è che tutto ciò non faccia sentire nel cuore, nello stomaco, nella mente di ogni italiano (qualsiasi sia il suo credo e la sua posizione politica) un´indignazione che lo porti a ribellarsi, a dire: “Ora basta”.
La Repubblica 25.02.10

Berlusconi lancia "l'esercito del bene" e attacca la sinistra: vuole l'invasione degli stranieri

Un appello per un maggiore impegno personale e per «scendere tutti in campo» non solo attraverso l’iscrizione al Pdl ma facendo di più con una proposta e cioè quella di creare «un esercito del bene contro il male». È questo il messaggio lanciato dal premier Silvio Berlusconi contenuto il un video destinato ai sostenitori del Popolo della libertà. «A voi lancio un appello e una proposta» ha premesso il Cavaliere. «L’appello è quello di impegnarvi personalmente e scendere tutti in campo e se avete già preso la tessera, di impegnarvi ad andare oltre». «La proposta – ha proseguito Berlusconi – è quella di creare dei paladini della libertà, un esercito del bene contro l’esercito del male; di chi ama contro chi odia; una forza popolare, un vero e proprio esercito di difensori e di promotori della libertà, composto da uomini, donne, giovani, da italiani che si schierano e si impegnano per difendere e promuovere, proprio come dei paladini, la libertà». Tra gli impegni di questo «esercito», ha spiegato il leader del Pdl, quello «innanzitutto di sostenere l’azione del nostro governo», spiegando ad amici e conoscenti quello che è stato fatto finora.

Poi il premier si è lanciato in un attacco alla sinistra: «La sinistra vuole spalancare le porte ai cittadini stranieri, vuole un’invasione di stranieri perchè pensa che si possa cambiare il peso del voto che ha visto la vittoria dell’Italia moderata». Lo afferma Silvio Berlusconi alla presentazione dei ‘promotori della liberta’ a Roma.

«Partono solo secchiate di fango e si risolveranno solo in secchiate di fango perchè non ci sono reati che emergono con certezza», dice Berlusconi a proposito della pubblicazione delle intercettazioni sui giornali. «Siamo già tutti sottoposti al contriollo dei telefoni – aggiunge il premier – È oggi è uno stato di polizia. È un sistema barbaro».
L’Unità 24.02.10

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“Corrotti e indagati: le «liste pulite» di Pdl-Lega”, di Natalia Lombardo

La «dead line» della candidatura pulita nel Pdl è «il rinvio a giudizio», criterio ribadito tre volte ieri da Ignazio la Russa in Transatlantico. Soglia più bassa del garantismo berlusconiano, che vorrebbe alzare l’asticella alla «sentenza definitiva passata in giudicato». Come conciliare però la candidatura di Sandra Lonardo in Mastella, liste Udeur collegate al Pdl in Campania, se all’ancora presidente del Consiglio regionale la magistratura ha imposto il divieto di dimora in Campania a causa delle inchieste sull’Aspac? Lady Mastella, infatti, al momento vive a Roma, e la sua candidatura è osteggiata dal duo finiano Italo Bocchino e Mara Carfagna, in lotta con Cosentino.

Ieri a Montecitorio parlava fitto fitto con Ignazio La Russa il deputato pdl Giancarlo Abelli, candidato a Pavia nonostante Berlusconi lo avesse pregato di rinunciare. Lui non ha ricevuto alcun avviso di garanzia, ma la moglie, Rosanna Gariboldi, assessore alla provincia di Pavia, era stata arrestata, ha poi patteggiato e restituito 1,2 milioni di euro per l’accusa di riciclaggio riguardo ai fondi erogati da Giuseppe Grossi, il «Re delle bonifiche». Escluso dalle liste, perché in carcere, l’esuberante Piergianni Prosperini, assessore Pdl allo Sport e Turismo in Lombardia., arrestato insieme a Raimondo Lagostena Bassi, patron di OdeonTv e Telereporter. Sono candidati al Pirellone anche due soci dell’assessora, discussi ma non imputati: Massimo Ponzoni e Massimo Buscemi. A Como si ripresenta il consigliere regionale Gianluca Rinaldi, che due anni finì agli arresti domiciliari per sospette tangenti.

Se l’ex colonnello di An, triumviro ieri preso da un diavolo per capello, ha ribadito che l’asta della decenza è il rinvio a giudizio (però «senza automatismi, se è un rinvio per una sciocchezza no…»), in Piemonte non dovrebbe essere nelle liste Angelo Burzi, capogruppo Pdl in consiglio regionale, rinviato a giudizio per un’inchiesta sulla corruzione (e la prima udienza cade prima delle elezioni). Poco ci mancava che si candidasse in Piemonte Renzo Masoeri, presidente della provincia di Vercelli agli arresti domiciliari da pochi giorni perché accusato di concussione, con richieste di denaro a un imprenditore in cambio di appalti, per finanziare la campagna elettorale di Roberto Cota, secondo la Procura vercellese. E nel caso vincesse il leghista Cota (al quale i pidiellini non danno grande aiuto)il suo seggio di deputato passerebbe a un altro nome grigio: Maurizio Grassano, ex presidente del consiglio Comunale di Alessandria, con un processo con l’accusa di aver falsato rimborsi.

Nel Lazio, a stare al principio «liste pulite» sbandierato da Berlusconi giorni fa, dovrebbe essere fuori il senatore Claudio Fazzone, ras di Fondi che ha evitato lo scioglimento del comune per mafia: è indagato dalla Procura di Latina per il caso delle raccomandazioni Asl. Nel Pdl dicono sia una «autocandidatura», è osteggiato da Ciarrapico e dagli ex An: il tandem con Fabio Bianchi, suo vice coordinatore alla Provincia di Latina, toglie spazio a Di Giorgi (legato a Rampelli) e Galetto (sponsor Alemanno).
Nomi macchiati in Puglia nelle liste a sostegno di Rocco Palese: Francesco Pistilli, ex sindaco di Acquaviva delle Fonti che, l’anno scorso, è stato condannato a un anno e sei mesi per corruzione. Torna la lista civica di Raffaele Fitto «La Puglia prima di tutto» (nella quale fu inserita Patrizia D’Addario), capolista Tato Greco, indagato dalla procura di Bari per associazione a delinquere nell’inchiesta sul giro Tarantini. Secondo la «Repubblica» di Bari, nel Salento è in lista con «I pugliesi per il presidente» Fabrizio Camilli, petroliere due anni fa arrestato con l’accusa di associazione a delinquere per frode fiscale.
L’Unità 24.02.10

"All'Italia il record europeo dell'abbandono scolastico", di Corrado Giustiniani

E’ l’abbandono dopo l’obbligo la piaga più sanguinolenta del sistema scolastico italiano. Il 20 per cento dei ragazzi che oggi hanno tra i 20 e i 24 anni non ha completato la secondaria superiore. Uno su cinque, dunque. «Una vergogna, un dato che pone il nostro paese al di fuori di ogni norma europea», commenta Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, che presenta oggi a Roma il Rapporto sulla scuola in Italia 2010, con l’intervento del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Il 50 per cento di questi ragazzi non ha neppure avviato un ciclo di studi dopo le medie, l’altra metà, invece, l’ha iniziato ma interrotto.

Gli studenti a rischio di drop-out, sono generalmente maschi e con un retroterra socio-culturale svantaggiato: il 30 per cento di loro ha mollato per ragioni familiari. Una volta tanto, non ci sono differenze tra Nord e Sud: si distribuiscono a macchia di leopardo fra le scuole italiane. Cresce, fra loro, la quota degli studenti di origine straniera, anche se oggi rappresentano soltanto il 5 per cento degli iscritti alle superiori. Se l’intera popolazione conseguisse un diploma di scuola superiore, eliminando gli abbandoni, e tutte le condizioni economiche fossero magicamente favorevoli, si potrebbe produrre un incremento del tasso di occupazione pari al 6,3 per cento (circa un milione e 300 mila occupati in più) e un reddito aggiuntivo annuale di 4 punti di Prodotto interno lordo.

Ma gli abbandoni sono solo la prima delle quattro grandi “iniquità” della nostra scuola. La seconda sta nella selezione di classe sociale che avviene all’atto dell’iscrizione ai diversi tipi di scuola superiore. I figli dei ceti più abbienti e più istruiti vanno a frequentare i licei, dove la probabilità di laurearsi è pari al 50 per cento, gli altri negli istituti tecnici (dove la previsione di laurea scende al 12) o in quelli professionali, dove la loro carriera scolastica si ferma (arriveranno alla laurea solo il 5 per cento).
La soluzione proposta dalla Fondazione Agnelli per evitare questa ingiustizia, che poco ha a che fare col merito, è quella di mantenere tutti gli studenti in un percorso comune fino al completamento dell’obbligo formativo (16 anni). Terza iniquità: l’indirizzo prescelto non solo ti apre o ti chiude le porte della laurea, ma incide anche sui risultati scolastici contingenti. Dai collaudati test Ocse-Pisa, effettuati ogni anno a una platea di 20 mila studenti, risulta che uno studente del liceo ottiene 61 punti in più (su 500) rispetto a uno delle professionali. Infine, quarta piaga, i divari territoriali negli apprendimenti. Essere studenti al Nord, indipendentemente dalle caratteristiche individuali e dal tipo di scuola, significa 68 punti in più (indagine Ocse-Pisa 2006) rispetto al Mezzogiorno.

La domanda che ci si pone allora è la seguente: il federalismo scolastico imposto dalla legge Calderoli del 2009, non rischia di aumentare tali divari? Al criterio del costo storico, con cui lo Stato finanziava la spesa delle Regioni, entro il maggio del 2011 si dovrà sostituire infatti quello dei livelli essenziali delle prestazioni calcolati sulla base dei costi standard della regione più efficiente. «La nostra proposta – afferma Andrea Gavosto – è che lo Stato dia un tempo di 3-5 anni alle Regioni in ritardo per adeguarsi, ponendo loro come obiettivo il dimezzamento degli abbandoni e la riduzione netta di quella soglia del 30 per cento di ragazzi che nel Sud non ottengono ai test i risultati minimi accettabili. Questo sforzo di adeguamento va finanziato. Si coinvolga l’Istituto di valutazione Invalsi nei test di controllo e in caso di fallimento degli obiettivi, scatti come sanzione il commissariamento».

L’Italia spende per l’istruzione 8.200 dollari a studente, su una media Ocse di 7.283. Il nostro problema è di avere un numero piuttosto basso di alunni (compensato, nel Nord, dai figli degli immigrati) e un numero relativamente alto di insegnanti. In definitiva, e a sorpresa, il settore dove il divario è più contenuto è quello digitale: secondo l’Indagine Pisa del 2006 nelle scuole vi sarebbe un computer per la didattica ogni 17 studenti, contro uno ogni 15 della media europea. Ma, secondo dati successivi del Miur, nel 2007-2008 eravamo ad uno ogni 10. C’è molto da lavorare ancora, formando docenti e stimolando gli allievi.
Il Messaggero 24.02.10

Scandicci (FI) – Contro la scuola dei tagli

Casa del Popolo di Vingone via Roma, 166 – Scandicci
Incontro con Manuela Ghizzoni Parlamentare e capogruppo del PD nella Commissione “Cultura, Scienza e Istruzione” della Camera
Irene Parlagreco Dirigente Amministrativa dell’Istituto Comprensivo Scandicci I
Sandro Fallani Assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Scandicci