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A “scuola di musica” nell’Area Nord insieme a Luigi Berlinguer

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Il nostro territorio ha sempre avuto una attenzione particolare alla pratica musicale: lo testimoniano le tante bande e filarmoniche, presenti in ogni comune, grande o piccolo che sia. Una attenzione tramandata e trasferita oggi alle scuole. Nel pomeriggio di mercoledì ho avuto la fortuna di avvicinarmi ad alcune esperienze del fare musica insieme a scuola attive nella Bassa modenese. Avevo un compagno di eccezione, Luigi Berlinguer, già ministro dell’Istruzione e ora presidente del Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della Musica per tutti gli studenti. Alla scuola media di San Prospero abbiamo ascoltato le prove della Doremi banda. È un progetto finanziato dalla Scuola di Musica Fondazione Andreoli (fondata dai 9 Comuni dell’Area Nord e da loro sostenuta con un forte impegno finanziario), che ha indirizzato la generosità ricevuta per affrontare il terremoto verso la pratica musicale d’insieme tra i piccoli alunni della quarta elementare. Hanno iniziato a suonare allora e non hanno ancora smesso, ora che sono arrivati alle medie. Una esperienza che sta facendo “scuola” e che ora è presente anche in altre realtà locali. Poi a Mirandola abbiamo assistito alle prove d’assieme di un gruppo della scuola di musica, che tra gli “orchestrali” conta diversi ragazzi disabili. Due esperienze diverse, ma ugualmente significative, che dimostrano come la musica sia il mezzo per apprendere, per stare insieme, per crescere, per includere. Due esperienze che raccontano anche di una filiera della conoscenza e dell’apprendimento musicale fatta di una perfetta integrazione e collaborazione tra istituzioni diverse. Due esperienze di cui fare tesoro nell’attuazione della delega sulla promozione e diffusione della cultura umanistica e della creatività, prevista dalla legge 107 al comma 181, lettera g).

L’ avanzata della “bufala”, patologia che trasmigra dai social ai media

“Si comunica ormai per avere ragione, non per confrontarsi”: nelle parole di Walter Quattrociocchi, riportate oggi in un articolo da Avvenire, c’è tutta la sostanza, e la caparbietà, della comunicazione nell’era dei social. Un argomento all’apparenza per addetti ai lavori che, invece, ieri, grazie anche all’impegno della presidente della Camera Laura Boldrini, ha avuto un palcoscenico d’eccezione. La sala della Lupa di Montecitorio ha ospitato un convegno dal titolo programmatico: “Non è vero, ma ci credo – vita, morte e miracoli di una falsa notizia”. Che questa sia l’era della “post-verità”, intesa come verità soggettiva basata sul sentiment e non oggettiva cioè basata sui fatti, lo ha appena decretato anche l’Oxford Dictionary. Che dietro all’anonimato di una tastiera si nascondano tante pecore travestite da leoni è esperienza quotidiana e comune. Ora anche i professionisti dell’informazione si stanno scoprendo pressoché inermi di fronte alle bufale che, dalla rete trasmigrano, senza colpo ferire, alle agenzie e da lì ai media più titolati che, almeno da mestiere e codice deontologico, dovrebbero verificare le notizie, prima di pubblicarle. Non accade sempre così, perlomeno non con la frequenza che dovrebbe essere normale, complici la perenne rincorsa a lanciare per primi le notizie e media sempre più schierati contro quello o quell’altro presunto “avversario”. Ha ragione Michele Serra che, oggi, sull’Amaca invoca una responsabilità dei colossi della comunicazione via web che, dalla Rete, traggono grandi profitti e che, nella Rete, dovrebbero garantire maggiori controlli sul proliferare delle bufale e delle parole d’odio.

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Università, garanzie per l’accesso e diritto allo studio: cosa cambia con la nuova legge di Bilancio?

In questa tabella grafica le novità in materia di accesso all’università e diritto allo studio contenute nella Legge di bilancio. Si tratta di misure frutto del lavoro di questi ultimi mesi della Commissione Cultura della Camera, di cui sono componente, che sta esaminando anche alcune proposte di legge, sempre su questi temi, una delle quali a mia prima firma. Le misure evidenziate nella tabella, se confermate al Senato, entreranno in vigore già a partire dal prossimo anno accademico.

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Riforma costituzionale, perchè la tutela del diritto alla salute diventa materia di competenza statale

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Diritto e tutela della salute pubblica e la riforma costituzionale: la cronaca ci propone nuove notizie che, a mio parere, confermano la bontà della scelta del legislatore di intervenire sul riparto delle competenze tra Stato e Regioni (il famoso Titolo V della Costituzione). Dopo la Regione Emilia-Romagna, anche il Consiglio comunale della città di Trieste ha approvato l’obbligo delle vaccinazioni per i bambini che frequenteranno il primo anno degli asili-nido. Senza fanatismi, nella consapevolezza che l’informazione è comunque lo strumento fondamentale per aumentare la consapevolezza delle famiglie, trovo che la decisione della mia Regione prima, e della città di Trieste ora, vadano nella giusta direzione della tutela della salute pubblica. Da notare che, dal punto di vista politico, si tratta di due amministrazioni schierate all’opposto: ciononostante, proprio in un’ottica superiore di bene comune, sono arrivate a una medesima conclusione. E i bambini e le famiglie che vivono in altre Regioni o in altre città? Ma è possibile che su una materia fondamentale per la vita dei cittadini i singoli territori possano agire in ordine sparso, come accadeva nel Medioevo quando le singole città decidevano di rinchiudersi all’interno delle mura per lasciare fuori la peste nera? Nella Costituzione attualmente vigente costituzionale le competenze in tema di salute sono spacchettate tra Stato e Regioni: allo Stato compete definire i principi fondamentali e i livelli essenziali delle prestazioni, alle Regioni compete l’attuazione generale. Che cosa dice la riforma costituzionale su cui saremo chiamati a dare il nostro parere domenica prossima? Allo Stato competeranno “le disposizioni generali e comuni”, alle Regioni la programmazione e l’organizzazione dei servizi sanitari. Questo perché la tutela della salute rileva sulla vita dell’intera comunità e per sua natura poco si presta ad essere materia di legislazione territoriale. Nel corso di iniziative referendarie, alcuni sostenitori del No hanno obiettato, alla mia posizione favorevole di ripensamento delle funzioni tra stato e Regioni: “Ma come, noi in Emilia-Romagna, con la nostra sanità di eccellenza, vogliamo rientrare nel calderone nazionale?”. Non è così: la programmazione, l’organizzazione, la pianificazione, tutte le azioni che hanno contribuito a costruire un sistema sanitario di altissimo livello come quello emiliano-romagnolo rimarranno di competenza della Regione. Sono le disposizioni generali e comuni quelle che competeranno allo Stato, quelle, insomma, che dovranno certificare che non ci siano cittadini di serie B o di serie A, che i diritti fondamentali siano davvero diritti di tutti, tutelati e garantiti in egual misura su tutto il territorio nazionale.

La finanziaria in pillole per università, ricerca e scuola

UNIVERSITA’ E RICERCA

Garanzia di accesso all’università e prosecuzione degli studi, perché nessuno resti indietro

Ridefinita la disciplina della tassazione universitaria: per gli studenti dei corsi di laurea, di laurea magistrale e dei corsi AFAM che appartengono ad un nucleo familiare con ISEE fino a 13.000 euro, è istituita la “no tax area”. Per gli studenti con ISEE fino a 30.000 euro è definita una tassazione “calmierata”. Sono inclusi nelle disposizioni gli studenti fino al primo anno fuori corso. I dottorandi di ricerca che non sono beneficiari di borsa di studio sono esonerati dal pagamento delle tasse e dei contributi universitari. Si compensano gli atenei dei mancati introiti con un incremento del Fomdo di finanziamento ordinario di 105 milioni di euro.

Aumentato stabilmente di 50 milioni di euro il Fondo integrativo statale per la concessione delle borse di studio, che supererà quindi i 216 milioni. Le risorse saranno assegnate sulla base dei fabbisogni finanziari regionali, da attribuire entro il 30 settembre di ogni anno. Si prevede l’istituzione, in ogni regione, di un unico ente erogatore dei servizi per il diritto allo studio, nei cui organi direttivi è prevista una rappresentanza degli studenti.

Istituita l’assegnazione annuale di almeno 400 borse di studio nazionali per il merito e la mobilità, ciascuna del valore di € 15.000 annui, destinate a favorire l’iscrizione a corsi universitari statali ed a corsi AFAM di studenti con particoli meriti scolastici, o talenti, e provenienti da famiglie e basso reddito.

Finanziati stabilmente con 5 milioni gli interventi di orientamento pre-universitario e di tutorato, per facilitare l’accesso agli studi superiori e contrastare la dispersione universitaria

Si concede un contributo una tantum pari al 65% del prezzo finale, per un massimo di € 2.500, per l’acquisto di uno strumento musicale nuovo, nel 2017, agli studenti iscritti ai percorsi di studio specifici (studenti iscritti ai licei musicali e ai corsi preaccademici, ai corsi del precedente ordinamento, ai corsi di diploma di I e II livello dell’AFAM)

Nuovi finanziamenti per la ricerca e per chi la fa

Istituito il “Fondo per il finanziamento delle attività base di ricerca”, dotato di 45 milioni di euro annui, destinato a incentivare l’attività base di ricerca dei professori associati e dei ricercatori a tempo pieno delle università statali. L’assegnazione del finanziamento individuate è di 3mila euro e dovrà soddisfare il 75% delle domande presentate dai ricercatori e il 25% di quelle presentate dagli associati.

Istituito il “Fondo per il finanziamento dei dipartimenti universitari di eccellenza”, dotato di 271 milioni annui dal 2018. Saranno 180 i dipartimenti che possono ottenere il finanziamento, di cui non meno di 5 e non più di 20 per ogni area disciplinare. Le risorse sono assegnate sulla base dei risultati della Valutazione della qualità della ricerca (VQR) e della valutazione dei progetti dipartimentali di sviluppo. E’ previsto un meccanismo di perequazione mediante il quale di ogni Ateneo sarà finanziato un dipartimento. Le risorse possono essere destinato, fino ad un massimo del 70%, all’assunzione di professori, ricercatori e personale tecnico-amministrativo.

Inserimento di coloro che hanno conseguito l’abilitazione scientifica nazionale o sono in possesso del titolo di specializzazione medica fra i soggetti che possono stipulare contratti di ricercatore universitario di “tipo b”; i titolari di contratti di insegnamento (a tempo determinato) sono considerati come “soggetti esterni all’università” ai fini delle chiamate a professore di ruolo.

Incrementato di 25 milioni il Fondo ordinario per gli enti di ricerca vigilati dal MIUR, a sostegno delle Attività di ricerca a valenza internazionale.

Autorizzata la spesa complessiva di 50 mln di euro per il triennio 2017-2019 per garantire la partecipazione italiana ai programmi di ricerca e sviluppo dell’UE e per il rafforzamento della ricerca nel campo della meteorologia e della climatologia.

Inseriti gli interventi in materia di ricerca fra le finalità del nuovo Fondo istituito nello stato di previsione del MEF per il finanziamento di investimenti in materia di infrastrutture.

Resi strutturali gli incentivi per il rientro in Italia di docenti e ricercatori residenti all’estero, abbattendo la base imponibile a fini IRPEF e IRAP; si introduce, altresì, una nuova disciplina per agevolare potenziali investitori che intendano effettuare una donazione a carattere filantropico di almeno € 1 mln a sostegno di un progetto di pubblico interesse, nel settore, fra gli altri, della ricerca scientifica

Introdotta la possibilità di detrarre o dedurre le erogazioni liberali in favore degli Istituti Tecnici Superiori (ITS).

SCUOLA

Attuazione delle deleghe previste dalla Buona Scuola

Previsto uno stanziamento di 500 milioni di euro a regime per l’attuazione delle deleghe sulla “Buona Scuola”. In particolare, i fondi saranno destinati al potenziamento degli asili nido e delle scuole dell’infanzia, all’inclusione degli alunni disabili, al rilancio dell’istruzione professionale e alla formazione iniziale e accesso al ruolo.

Personale docente

Dopo le 116 mila assunzioni realizzate nei primi due anni della Buona Scuola ne sono previste ulteriori grazie alla trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto. Lo stanziamento è di 140 milioni nel 2017 e 400 milioni dal 2018.

Rifinanziato (per un importo pari a 2 milioni di euro annui per il triennio 2017-2019) il fondo per eventuali pagamenti in esecuzione di provvedimenti giurisdizionali aventi ad oggetto il risarcimento dei danni conseguenti alla reiterazione di contratti a termine su posti “cavanti e disponibili” per una durata complessiva superiore a 36 mesi a seguito delle sentenze.

Scuole dell’infanzia paritarie

Stanziati 50 milioni di euro per il funzionamento delle scuole dell’infanzia paritarie gestite dai Comuni oppure dai privati

Edilizia scolastica

Stanziati 100 milioni per costruire nuove scuole con fondi messi a disposizione dall’INAIL.

Prevista la possibilità per gli enti locali di richiedere spazi finanziari per la costruzione di nuove scuole a la ristrutturazione di edifici esistenti.

Sostegno all’accesso al lavoro

Sono esonerati dai contributi (a carico dello Stato) i datori di lavoro per l’assunzione di giovani neo diplomati o laureati che abbiano sostenuto nella stessa azienda un periodo di alternanza scuola-lavoro o di tirocinio curricolare

Per uno sguardo più complessivo sulle novità introdotte dalla Legge di Bilancio vi rimando alle schede preparate dal Gruppo Pd della Camera.

Violenza contro le donne, le ultime azioni compiute e le risorse stanziate

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100mila donne, sabato pomeriggio, a Roma, sono scese in piazza all’insegna dello slogan “Non una di meno”. Per tutta la giornata sono stata impegnata, a Bologna, nel seminario nazionale promosso dal Partito democratico sui temi dell’università, se no, come certamente sa chi mi segue sul blog o su fb, sarei stata in piazza, insieme alle altre, per ribadire un no deciso alla violenza sulle donne. Una vera e propria emergenza nazionale, come anche gli ultimi dati ci dimostrano. Una emergenza sulla quale, comunque, anche se con fatica, cominciano a convergere azioni e risorse. Nelle ultime settimane sono arrivate a compimento alcune iniziative su cui il Governo e il Parlamento sono impegnati da tempo. E’ chiaro che c’è ancora tanto da fare, soprattutto per provare a cambiare una mentalità che è, purtroppo, trasversale alle classi sociali, alle etnie, alle fasce d’età, ma passi in avanti sono stati certamente compiuti.

Provo a elencarne gli ultimi in ordine di tempo:

  1. Come previsto dal Piano nazionale, sono stati finalmente insediati e convocati la Cabina di regia e l’Osservatorio contro la violenza di genere che stanno ormai lavorando con regolarità.
  2. E’ appena stato firmato il nuovo Piano di riparto delle risorse, d’intesa con le Regioni. Si tratta di oltre 18 milioni di euro per il prossimo biennio per finanziare l’attività dei centri anti violenza e le case rifugio. A queste risorse si aggiungono i 12 milioni di euro con i quali sono stati finanziati 66 progetti dei centri anti violenza in tutta Italia, a seguito della chiusura del bando dello scorso marzo. Altri 13 milioni saranno oggetto di un nuovo bando destinato a case rifugio e centri anti violenza al fine di intensificare iniziative per la protezione, l’autonomia abitativa, il reinserimento lavorativo delle vittime.
  3. Sempre di intesa con Regioni, Anci e Reti dei centri e delle associazioni, sono stati stabiliti nuovi criteri di rendicontazione delle risorse per garantire più efficienza nell’impiego e maggiore trasparenza per i cittadini.
  4. Il Dipartimento per le Pari opportunità ha messo a bando 5 milioni di euro per progetti nelle scuole, per prevenire ogni forma di discriminazione e violenza sulle donne. Sono appena stati siglati un accordo tra il Dipartimento e l’Istat per la creazione di una banca dati nazionale e un nuovo protocollo di intesa con Arma dei Carabinieri e Polizia di Stato, finalizzato soprattutto alla formazione del personale. Il Dipartimento sta, inoltre, lavorando con l’Accademia della Crusca sul linguaggio di genere.
  5. Grazie ad emendamenti promossi anche dal Gruppo Pd alla Camera, nella Legge di bilancio sono stati previsti 5 milioni in più per il Piano nazionale e i centri antiviolenza, che si sommano ai 60 milioni aggiuntivi per le Pari opportunità, già stanziati dal Governo nella Legge di bilancio per il 2017. Inoltre, sempre grazie ad emendamenti alla Legge di bilancio, il congedo retribuito per le donne vittime di violenza è stato esteso alle lavoratrici autonome. Senza dimenticare la possibilità per gli orfani di femminicidio di accedere al fondo risarcimenti.

Violenza sulle donne, necessaria educazione affettiva nelle scuole di ogni grado

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In occasione del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, con le colleghe Pd in Commissione Cultura Mara Carocci, Titti Di salvo, Irene Manzi, Simona Malpezzi, Gianna Malisani, Tamara Blazina e Maria Grazia Rocchi, abbiamo senalato l’avvio del lavoro su una serie di proposte sull’educazione affettiva.

La violenza contro le donne è uno dei drammi più grandi dei nostri tempi. La politica deve dare delle risposte lavorando, soprattutto, alla realizzazione di progetti che coinvolgano le studentesse e gli studenti. Per questo, oltre le iniziative positive messe in campo dal Governo, vorremmo segnalare il lavoro avviato dalla commissione Cultura della Camera attraverso l’esame di una serie di proposte sull’educazione affettiva. E’ fondamentale, infatti, che le ragazze e i ragazzi imparino a scuola sin da piccoli a rispettare il diverso e la parità di genere. Esperienze e buone pratiche già esistono – proseguono le deputate dem -, tuttavia, mancano ancora gli strumenti di formazione adeguati per le studentesse e gli studenti ma anche per le insegnanti e gli insegnanti. Per questo stiamo lavorando affinché nelle nostre scuole, dalla materna fino alle superiori, si riconsiderino i percorsi formativi nell’ottica di superare gli stereotipi di genere, educando le nuove generazioni, lungo tutte le fasi del loro apprendimento, al rispetto dell’altro. Non si può pensare di affrontare la violenza contro le donne esclusivamente con norme punitive. E’ indispensabile che si lavori sulla prevenzione attraverso l’attivazione di percorsi educativi nuovi.