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La Clinton, i robot e gli stereotipi

Hillary Clinton

Poter dare per scontata una possibilità. Sarrebbe bello davvero se fosse questa l’accidentale conseguenza di quanto accaduto a Philadelphia, dove per la prima volta una donna ha ricevuto ufficialmente la nomination per la Casa Bianca. Dare per scontato che sì, una donna, può contendersi, al pari di un uomo, lo scranno più potente del mondo. A Philadelphia si è sicuramente scritta un’importante pagina di storia. Un traguardo raggiunto che giustamente va rivendicato, come hanno fatto con soddisfazione e intelligenza Michelle Obama e Maryl Street. Eppure non posso che tornare a chiedermi se questo risultato, pur così significatico e rilevante, possa davvero essere la prova definitiva che si è infranto il “tetto di cristallo” che per troppo tempo ha relegato le donne a posizioni di secondo piano. Una barriera dura da abbattere, fondata su stereotipi e consuetudini altrettanto difficili da sradicare. Un esempio? I risultati di una serie di recenti ricerche della psicologa sociale Friederike Eyssel, sull’interazione fra esseri umani e robot umanoidi, ossia dispositivi con sembianze simili alle nostre, che in un futuro non troppo remoto protrebbero accompagnare la nostra quotidianità. Secondo queste ricerche l’interazione con un robot elettricista viene facilitata se esso ha una voce maschile, ostacolata se la voce è femminile; e viceversa: la voce maschile rende meno accettabile l’interazione con l’assistente robotico alla persona (infermiere e cameriere), che è invece fluidificata da un voce femminile. Sebbene le compentenze, per così dire, di un robot non possano certo essere influenzate dal timbro della sua voce, semmai dall’accuratezza della programmazione dei suoi circuiti, certi stereotipi di genere continuano a riproporsi (e imporsi) anche in questo ambito non umano. Perché? Perché classificare un soggetto come maschio o femmina solleva dall’onere di pensare, valutare, ponderare, dato che ci si può avvalere dell’ampio paniere che raccoglie pregiudizi e prevenzioni, in base ai quali si manda avanti il mondo e le buona parte delle relazioni sociali, purtroppo. Per questo temo che non basterà la tenacia e la derminazione di Hillary Clinton per consentire alle bambine di oggi di dare per scontata la possibilità di entrare alla Casa Bianca. Anche se, finalmente, sembra che la strada da percorrere sia sempre più breve.

photo credit: Hillary
Clinton
via photopin (license)

Non tutto è un gioco

pokemon

Se ancora poteva far sorridere l’avviso che la polizia di Darwinn è stata costretta a pubblicare su facebook per mettere un freno alle continue visite in commissariato (“A tutti gli allenatori Pokémon lì fuori, sappiate che, seppur la stazione di polizia di Darwin sia identificata come Pokéstop, non è necessario che stiate al suo interno per ricevere le vostre Pokéball”), spero susciti ben altri sentimenti l’appello lanciato dal direttore di ‪Auschwitz‬ per chiedere alla Nintendo di escludere l’area dalle mappe del gioco. Un appello rimasto per il momento inascoltato. 136 sarebbero infatti i pokemon nascosti fra il Campo di ‪‎Birkenau‬ e il Memoriale di Auschwitz, luoghi in cui non si sentiva certo il bisogno di mostricciattoli virtuali, avendo già purtroppo dovuto fare i conti con alcuni dei peggiori mostri della nostra Storia. Il rischio, tanto per il commissariato ancor più per Auschwitz, è quello di perdere il senso del luogo in cui ci si trova e di non riuscire più a “coglierne la differenza”

Un istante, una vita

suruc

#istantediunavita
Immagini digitali e terrorismo. Prende le mosse da qui la riflessione odierna di Belpoliti, su Repubblica, per ragionare della vita. Un tentativo riuscito per dare senso ai sentimenti di smarrimento, inquietudine e rabbia che abbiamo provato nell’osservare le immagini digitali delle vittime degli attentati terroristici. Immagini di chi aveva la vita davanti. Immagini di chi non c’è più. Immagini di un istante che fa la differenza. Leggendolo ho pensato, in particolare, ai giovani di Suruc, immortalati nel pieno della gioia poco prima di essere colpiti a morte da una altrettanto giovane terrorista kamikaze. A loro, alla loro insensata fine e ai loro ideali – che li hanno fatti scegliere come vittime – è stata intitolata intitolato un Circolo Pd di Modena. Lo so, ben poca cosa, ma è un modo, laico, per estendere quell’istante di gioia nella vita ad un tempo indefinito.

intitolazione suruc pd modena

cantiere

Concordati, al lavoro perché ci sia attenzione specifica

cantiere

«Al lavoro perché nella legge delega che mira a riordinare l’intera materia di diritto fallimentare sia posta una specifica attenzione alla condizione di subappaltatori e fornitori nei territori in stato di emergenza, come appunto la nostra Bassa modenese colpita dal sisma del maggio 2012.» Così insieme ai colleghi modenesi del Pd Davide Baruffi, Maria Cecilia Guerra e Stefano Vaccari siamo intevenuti oggi sull’allarme lanciato da Rete Imprese sul preoccupante aumento di richieste di concordato preventivo da parte di imprese appaltatrici dei lavori per la ricostruzione, fenomeno che sta mettendo in seria difficoltà l’indotto composto spesso da ditte di piccole e medie dimensioni, impossibilitate a rientrare dei loro crediti. Ecco la nostra dichiarazione:

“Proprio all’inizio di questo mese di luglio, ci siamo fatti promotori di un incontro, qui a Modena, tra i rappresentati di Rete Imprese e il deputato Alfredo Bazoli, relatore della legge delega che mira al riordino dell’intera materia di diritto fallimentare e della disciplina dei concordati ora all’esame della Camera. Una riforma all’interno della quale stiamo lavorando perché sia posta una specifica attenzione alla condizione di subappaltatori e fornitori nei territori in stato di emergenza, come appunto la nostra Bassa modenese colpita dal sisma del maggio 2012. In quell’incontro i rappresentati delle imprese hanno potuto esprimere la loro preoccupazione per un fenomeno che sta mettendo in seria difficoltà tante aziende, piccole e medie, titolari di subappalti per la ricostruzione post sisma. Attualmente infatti queste imprese, in caso di procedura concordataria o ancor peggio fallimentare da parte di aziende cui hanno fornito servizi o subappalti, vedono le loro possibilità di essere, anche solo parzialmente, indennizzate legate alla classe di appartenenza creditoria e ciò comporta molto spesso il rischio di non vedersi riconoscere le somme loro spettanti. Un allarme del quale ci siamo fatti carico sin da subito portando la questione anche all’attenzione dell’ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, facendoci portatori delle sollecitazioni giunte da professionisti, imprese e Comuni, anche con atti formali come l’ordine del giorno approvato sul tema dall’Amministrazione di Mirandola. Sollecitazioni che avemmo modo di illustrare anche al ministro Maria Elena Boschi, nel corso dell’incontro con Rete Imprese Italia organizzato a Roma nello scorso mese di maggio.”

Siamo tutti lobbisti? Solo nelle fantasie di Di Maio

lobby di Maio

Non sapevo di appartenre ad una lobby. Mi ci ha iscritto di diritto Di Maio, vicepresidente della Camera, per il quale i malati di tumori sono una “lobby”. Semplicemente inqualificabile. Che abbia scritto e che pensi ai malati di cancro come ad una consorteria tesa a perseguire un proprio limitato interesse (perché è questo il significato circostritto attribuito da Di Maio al termine “lobby”) restituisce la statura morale di un uomo politico che, secondo i media, si starebbe allenando per potersi sedere sulla poltrona di “premier”. Parlo a titolo personale, ma, purtroppo, ben conoscendo i fatti. Un malato di tumore non è un semplice “portatore di interessi”, è una persona che sta lottando per la vita, che vuole riconquistare la sua quotidianità, che, per queste ragioni, può sostenere un’associazione che ha tra i suoi compiti statutari la ricerca di cure più efficaci. Non c’è nulla di “lobbistico” in tutto questo. Ma Di Maio, con le sue parole, riecheggia il suo guru, Beppe Grillo che, se ricordate, nei suoi spettacoli aveva attaccato Umberto Veronesi, precursore della prevenzione per i tumori al seno attraverso lo screening mammografico, adombrando l’ipotesi che dietro ai suoi consigli, ci fossero interessi e sovvenzioni per il suo istituto. Dovette intervenire il ministro Lorenzin per ribadire il valore scientificamente provato della prevenzione e scongiurare pericolosi atteggiamenti passivi da parte delle donne malate. Evidentemente, per i 5 stelle, l’unica comunità “buona” è la loro, tutti gli altri sono, come minimo, biechi lobbisti.

La Turchia e i diritti di chi rischia di non avere più voce

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Sempre difficile comprendere e giudicare cosa avviene veramente in un altro Paese. E’ la ragione per cui avevo deciso di non commentare subito lo sventato golpe in Turchia. Ma, ogni giorno che passa, con le purghe in essere, la situazione si fa sempre più preoccupante. E’ una escalation. Dopo le forze armate, i vertici militari, le forze dell’ordine considerati disobbedienti, arresti e censure proseguono, rivolte ai dipendenti pubblici che non possono più lasciare il Paese, agli insegnanti e ai decani delle università. Ad esse si aggiungono censure più striscianti, ma reali, nei confronti delle donne, il bavaglio ai giornalisti e agli attivisti dei diritti umani. La Turchia liberale, laica, quella che ha manifestato in piazza Taksim ha paura e, con loro, tutta l’Europa. E come sempre, nel cammino verso l’illiberalità, le donne sono le prime ad essere prese di mira, minacciate dai campioni del nazionalismo e dell’islamismo radicale di essere “ricacciate” al loro posto, nascoste sotto un velo, tenute a casa, messe a tacere. E’ per questo che faccio mia questa campagna. “Se la Turchia annienta i diritti”, facciamo sentire la nostra protesta, non abbandoniamo chi non ha voce

Baruffi e Ghizzoni “Approvato pacchetto sisma per imprese e Comuni”

ricostruzione

Il dl Enti locali, varato oggi dalla Camera dei deputati, contiene importanti novità per le aree del cratere sismico. Innanzitutto viene conformata la proroga del termine per iniziare la restituzione delle rate del mutuo acceso dalle imprese per pagare le tasse: non più il 30 giugno, ma il 31 ottobre del 2016. Le rate saranno poi diluite nel tempo: il pagamento avverrà ogni sei mesi, dal giugno 2017 fino a dicembre 2020. I Comuni, inoltre, potranno beneficiare di una riduzione graduale dei tagli al Fondo di solidarietà, da cui, finora, erano stati esentati. Il taglio avrebbe dovuto scattare, tutto insieme, dal 1° gennaio del 2017, ora avverrà in maniera graduale, spalmato su quattro anni. Prevista anche la possibilità per la Regione Emilia-Romagna (ma anche per Lombardia e Veneto), nonché per i Comuni e le Prefetture impegnate nella ricostruzione, di assumere personale a termine, nel biennio 2017 e 2018, in deroga ai limiti vigenti per il resto della Pubblica amministrazione. Disposta, infine, anche una proroga al 30 settembre 2016 (al posto del 30 giugno) per la comunicazione al Ministero dell’Economia e delle Finanze delle spese sostenute per affrontare la ricostruzione. “Sono tutte misure – teniamo a sottolineare con il collega Pd Davide Baruffi – che erano state sollecitate dagli imprenditori e dalle loro associazioni e dai Comuni. Ancora una volta, grazie al lavoro congiunto con il territorio, la Regione, noi rappresentanti in Parlamento e il Governo, si è riusciti a dare una risposta concreta alle esigenze della ricostruzione. Ricordiamo, infatti, che nonostante il decreto debba ancora completare un ultimo passaggio in Senato per la definitiva conversione in legge questo avverrà in tempi brevi, un paio di settimane al massimo, e nello stesso testo, licenziato dalla Camera, su cui il Governo ha posto la fiducia”. Non nel decreto, ma in un ordine del giorno presentato dal Pd è contenuto, inoltre, un ulteriore impegno del Governo a ripristinare, nel primo provvedimento utile, l’esenzione, fino ad oggi rispettata per i Comuni del cratere sismico, dal ricorso alla centrale unica di acquisto, un sistema che, se applicato anche in quest’area, potrebbe rallentare i tempi della ricostruzione. “Il Governo ha riconosciuto, anche in questo caso, la peculiarità della ricostruzione post-sisma – confermiamo – e accogliendo il nostro ordine del giorno, si impegna a prevedere una deroga alla normativa generale prevista dal nuovo Codice degli appalti”.