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Sisma, proroga e rimodulazione delle rate mutui

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Il dl Enti locali, varato dal Consiglio dei ministri nella serata di lunedì 20 giugno, contiene misure attese e sollecitate dalle comunità e dalle Istituzioni del cratere sismico. Sono state, innanzitutto, concesse un’ulteriore proroga per l’inizio della restituzione delle rate dei mutui accesi per pagare le tasse e una loro rimodulazione. Com’è noto, il termine scadeva il 30 giugno: ora le imprese che avevano ottenuto un prestito da Cassa Depositi e Prestiti per pagare i tributi negli anni dell’emergenza post-sisma potranno cominciare a pagare la prima rata a partire dal 31 ottobre. Inoltre, è stata accolta la richiesta di una rimodulazione delle rate: gli imprenditori avranno tempo fino al 2020 per restituire il prestito suddiviso in otto rate semestrali (e non più quattro rate da restituire in due anni). Le richieste degli imprenditori, fatte pervenire ai parlamentari del territorio tramite le associazioni economiche riunite in Rete Imprese, erano già state formulate, anche se in termini un po’ più estensivi, in un emendamento al dl Banche a firma Pd presentato dai senatori modenesi Maria Cecilia Guerra e Stefano Vaccari. “Siamo soddisfatti del risultato raggiunto – abbiamo commentato insieme ai colleghi modenesi del Pd Davide Baruffi, Maria Cecilia Guerra e Stefano Vaccari – Fino all’ultimo, il provvedimento è stato contrastato per ragioni di copertura dei costi e di rispetto dei vincoli comunitari. Grazie al nostro pressing e a quello esercitato dalla Regione, però, siamo riusciti a ottenere una risposta positiva dal Consiglio dei ministri. Il lavoro svolto in questi mesi con Palazzo Chigi e il Ministero dell’Economia è ora stato ripagato: alle imprese viene concessa, insomma, una boccata d’ossigeno fondamentale in un momento in cui la ripresa economica deve ancora prendere pieno slancio. Ancora una volta, come dimostrato in questi quattro anni, solo il lavoro in stretto raccordo tra territorio, Regione e Parlamento riesce a conseguire risultati positivi per le comunità locali”. Una boccata di ossigeno dal Governo arriva anche per i Comuni. Per sostenere l’uscita dalla fase di emergenza, infatti, il dl Enti locali prevede un riapplicarsi graduale in quattro anni (anziché integralmente dall’anno prossimo) dei tagli ai trasferimenti statali da cui i Comuni dell’area del cratere sismico erano stati esentati nell’immediato post-terremoto: 25% nel 2017, 50% nel 2018, 75% nel 2019, 100% nel 2020.

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Scuola, bene intesa Regione-Miur su educazione digitale

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Lo sviluppo futuro delle nostre comunità passa anche attraverso la capacità di diffondere in maniera capillare le competenze digitali, necessarie non solo nel campo lavorativo e dello studio, ma anche nella vita quotidiana, a cominciare dal rapporto con uffici e pubbliche amministrazioni. E’ per questo che giudico particolarmente importante il protocollo firmato oggi tra il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini per l’attuazione del Piano scuola digitale. Il documento contiene azioni concrete e risorse per sostenere un investimento generalizzato sull’educazione digitale indirizzata a studenti, docenti e cittadini. Tra le misure più innovative previste ci sono anche i percorsi di orientamento per eliminare pregiudizi e timori che tengono le ragazze lontane dalle facoltà a carattere tecnico e scientifico, le cosiddette Stem. Com’è noto, nel nostro Paese in particolare, le giovani sembrano indirizzarsi con netta prevalenza verso le facoltà di tipo umanistico, scelta, tra l’altro, che rischia di avvallare il luogo comune per cui i maschi sarebbero più portati per la matematica e le scienze rispetto alle femmine. Non è così, non c’è nulla di “naturale”, ma tutto di “culturale” alla base di una scelta di questo tipo che, tra l’altro, penalizza, per prime, le donne che vogliono entrare nel mondo del lavoro, ma anche, più in generale, il nostro sviluppo economico e sociale. Bene, quindi, ogni azione concreta mirata a debellare questo vulnus. Il Protocollo prevede, inoltre, la progettazione e realizzazione, entro il 2017, grazie ad uno stanziamento di 30 milioni di euro da parte della Regione, di dieci laboratori per l’innovazione, che nasceranno in altrettante città dell’Emilia Romagna. Spazi in cui sarà possibile sperimentare, apprendere, entrare in contatto con tecnologie e strumentazioni diverse

Coan-Arb2, con i colleghi Baruffi e Patriarca abbiamo interrogato il ministro Poletti

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Una vicenda amara per un’ottantina di lavoratori, soprattutto donne che, da lunedì, si sono trovati inopinatamente sbarrati i portoni delle due aziende presso cui erano occupati. Il caso delle due aziende carpigiane Coan-Arb2 è ora approdato sul tavolo del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Insieme ai colleghi Pd delle Terre d’Argine Davide Baruffi ed Edoardo Patriarca abbiamo depositato in mattinata una interrogazione in cui si ricostruisce la situazione creatasi, sulla base della denuncia dei rappresentanti sindacali e dei resoconti giornalistici apparsi sui media locali, e chiedono al Governo “quali iniziative ritenga di assumere affinché sia pienamente ripristinata una condizione di pieno rispetto delle regole e siano tempestivamente tutelati i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori operanti presso le due aziende”. La vicenda delle due aziende è particolarmente dolorosa perché giunta del tutto inaspettata. “Nella mattina di lunedì 13 giugno – ricordiamo nel testo dell’interrogazione – i lavoratori e le lavoratrici hanno trovato chiusi gli stabilimenti, senza che alcuna comunicazione fosse pervenuta loro o alle organizzazioni sindacali; sempre senza comunicazione alcuna, nei giorni immediatamente precedenti la proprietà avrebbe trasferito fuori dagli stabilimenti della Strada ex Statale Romana, in cui operavano le due aziende, tutti i macchinari e gli strumenti della produzione; le stesse fonti riportano come macchinari e materiali sarebbero stati trasferiti presso un altro stabilimento di Carpi, in via Liguria, dove sarebbe intanto ripresa l’attività all’insaputa dei lavoratori dipendenti delle due società e dei loro rappresentanti”. Naturalmente ne è scaturita una denuncia alla Guardia di finanza da parte dei lavoratori, mentre contemporaneamente si apprendeva che il titolare aveva portato i libri in tribunale. “Il caso è all’attenzione dell’Amministrazione di Carpi – spieghiamo ancora nel testo – Il sindaco ha già incontrato i lavoratori, anche per fornire un supporto sociale alle famiglie maggiormente in difficoltà. Anche il Pd locale, come confermato dal segretario Reggiani, sta seguendo attentamente la vicenda che coinvolge tante donne in un momento economico difficile in cui il posto di lavoro è sempre più prezioso. Bene quindi mantenere alta l’attenzione a livello locale – concludiamo – ma abbiamo promosso anche l’interessamento da parte del Governo per tutelare innanzitutto lavoratori e lavoro. Francamente ci pare che la vicenda sia ingiustificabile sotto ogni punto di vista”.

Orlando: una strage rimossa, come il rispetto per gli altri. Resta solo la vergogna

 

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Facebook ha già rimosso il post, ma io voglio parlarne ugualmente. Perché non riesco ad accettare un commento di malcelata pietà grondante di razzismo, pregiudizio, ignoranza e disprezzo. Nei giorni scorsi, un’insegnante (sottolineo UN’INSEGNANTE, di cui non farò il nome per non attribuirle notorietà) condannando la strage di Orlando, con il suo carico di 50 morti e 53 feriti, non ha trovato di meglio che dichiararsi sollevata dal fatto che, almeno, ci saranno “meno molestatori di bambini in giro”. Capito? Ha spacciato per un assioma l’equazione “omosessuale=pedofilo”. Come se l’orientamento sessuale coincidesse con la devianza (la pedofilia è un reato particolarmente odioso perché perpetrato a danno di minori indifesi). Siamo di fronte ad una prova di omofoba idiozia! Hanno davvero ragione quei commentatori che rilevavano come anche le stragi, a seconda di chi siano le vittime, appartengano a categorie di valore differenti. Quella di Orlando, avendo come vittime dei gay, è stata derubricata a strage di serie B. Ci sarà da lavorare molto nelle scuole per far emergere una mentalità democratica, rispettosa degli altri e della dignità umana. Ma non solo nei confronti degli studenti: il lavoro più duro sarà sradicare ignoranza e pregiudizio dagli adulti!

Il nostro impegno a favore delle scienze geologiche

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Continua l’attenzione sulla proposta di legge della collega Mariani e mia a sostegno dei dipartimenti di scienze geologiche. Giusto ieri ne ha parlato anche scuola24 che ha fatto il punto della situazione. Di seguito, per chi volesse approfondire, l’articolo completo:

Vincoli troppo stretti: rischio estinzione per lo studio della Geologia

di Benedetta Pacelli

Lo studio della geologia a rischio estinzione nelle università italiane. E’ il risultato del combinato disposto dei blocchi del turnover e dei concorsi, dell’abbassamento dell’età di pensionamento e dei parametri fissati dalla riforma universitaria targata Gelmini (legge 240/10) che, tra le altre cose, ha imposto il vincolo di almeno 40 tra professori e ricercatori del settore scientifico per la costituzione dei dipartimenti universitari. Ma le Scienze della terra sono un’area disciplinare piccola e, in tutta Italia, i docenti del settore sono meno di un migliaio e in costante diminuzione.

Le cifre
Secondo alcuni numeri elaborati dal consiglio universitario nazionale dal 2000 al 2014 i professori ordinari di Scienze della terra hanno avuto un crollo del 44,4%. E i dipartimenti puri di geologia, senza gli accorpamenti con altre materie, sono scesi dai 29 distribuiti in tutte le regioni, agli attuali 8. Ma quelli che sopravvivono, ha spiegato Rodolfo Carosi, rappresentante dei professori di geologia nel Consiglio universitario nazionale, «hanno già ora enormi difficoltà a restare in vita a causa dei pensionamenti in atto e futuri e della fortissima riduzione del turn over visto che alcuni sono già al limite minimo consentito di 40 docenti». E il rischio è che entro il 2020 anche i più grandi dipartimenti come Roma, Napoli si troveranno in situazione molto critica, senza considerare che alcune intere regioni, come l’Emilia Romagna, non ne hanno più neanche uno.
Una situazione, se possibile, resa ancora più difficile da gestire per le università che nel frattempo hanno visto aumentare il numero degli studenti che hanno deciso di immatricolarsi nelle materie geologiche. Le matricole dopo essere precipitate tra il 2003 e il 2008 da 1490 a 1064, sono cresciuti a dismisura fino a sfondare il tetto di 1541 nel 2012. Con un aumento del 46%.
«Senza dipartimenti di Scienze della terra, ha aggiunto ancora Carosi, avremo meno laureati in geologia e meno preparati. Del resto è in questi dipartimenti che si realizzano quelle ricerche che fanno avanzare le conoscenze che nutrono la formazione superiore e che permettono metodi sempre più efficaci di prevenzione e di intervento. Sarebbe paradossale che proprio in Italia le università dovessero rinunciare ai dipartimenti di geologia, presenti in tutti i sistemi universitari del mondo».

Il progetto di legge
L’unica speranza sarebbe l’approvazione di un progetto di legge, bloccato al Senato da un anno, che conta tra le prime firmatarie Manula Ghizzoni (Pd), che allenta i vincoli numerologici imposti dalla legge Gelmini e apre alla costituzione di dipartimenti omogenei per settori disciplinari piccoli, come le Scienze della terra.
La proposta di legge, ha aggiunto invece il presidente del Consiglio nazionale dei geologi Francesco Peduto, serve «proprio a non indebolire la conoscenza degli aspetti geologici del territorio italiano e quindi le azioni di difesa e prevenzione. Senza professionisti in questo campo avremmo nel futuro costi immensi, in vite umane e in denaro, per i frequenti disastri naturali o indotti dall’azione dell’uomo e per la successiva necessità di interventi molto onerosi di ripristino e di messa in sicurezza».

By Gh0st parad0xOwn work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45790598

Dopo di noi, risorse e sostegno per i disabili gravi privi di supporto familiare

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“Speriamo che tu chiuda gli occhi un giorno prima che li chiuda mamma”: in queste parole, riportate in Parlamento dalla deputata Pd Ileana Argentin, affetta da amiotrofia spinale, è condensato tutto il dramma dei genitori e dei familiari più stretti dei disabili gravi, coloro, per intenderci, che non hanno l’autonomia fisica e mentale per affrontare la vita quotidiana senza costante cura e supporto. La loro angoscia e la assillante preoccupazione stanno tutte in quel “Cosa succederà a nostro figlio/figlia/fratello/sorella quando non ci saremo più noi?”. Finalmente – posso dire con orgoglio soprattutto per merito del Partito democratico – l’Italia si è dotata di una legge sul cosiddetto “Dopo di noi”. Sono state finalmente previste misure specifiche, anche di tipo economico, per assicurare una vita dignitosa e circondata dalle cure necessarie per i disabili gravi privi di supporto familiare. E’ stato istituito un apposito Fondo, con una dotazione di 180 milioni di euro nel triennio 2016-2018, risorse che non sono state stornate da altri scopi sociali, ma che sono state stanziate a supporto delle persone disabili, non capaci di autodeterminarsi, nel momento in cui siano venute a mancare le persone care che, fino a quel momento, si erano occupate di loro. E’ un legge di civiltà e ai 5 Stelle che, anche in questa occasione, non hanno fatto mancare il loro voto negativo, rispondo con le parole di Ileana “Nella vita, qualche volta bisogna anche dire “Sì”. E, in questa occasione, posso dire, il nostro “Sì” è stato un voto capace di cambiare e incidere profondamente nella vita di tante persone e delle loro famiglie le cui angosce, almeno su questo fronte, possono oggi essere un po’ alleviate.

Per approfondire i dettagli della legge, il dossier preparato dal Gruppo Pd della Camera

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Per difendere il nostro territorio, investiamo nelle Scienze geologiche

geologia

Condivido le considerazioni dai geologi: in un Paese fragile, che si sbriciola sotto i nostri occhi, la migliore prevenzione è l’investimento nella promozione delle scienze geologiche.
Ecco perché con la collega Mariani ho presentato una piccola proposta di legge, con la finalità di sostenere gli studenti che intraprendono gli studi in geologia, di realizzare dipartimenti di Scienze della Terra anche in deroga ai limiti imposti dalla legge Gelmini, e di acquisire strumentazione e finanziamenti per la ricerca in ambito geologico. Con un bel lavoro di squadra da parte delle diverse forze politiche, la proposta è stata approvata all’unanimità in sede legislativa in Commissione Cultura alla Camera e inviata al Senato nell’aprile 2015 (il testo integrale). Ma a causa dell’ingorgo di provvedimenti all’esame, il provvedimento ha incrociato purtroppo la legge di stabilità, che è intervenuta sui capitoli di bilancio individuati per la copertura della proposta originaria, rimasta, quindi, in parte definanziata. Sono stati allora predisposti dalla relatrice al Senato degli emendamenti al testo, al fine di rimediare alle carenze di copertura finanziaria, sottoposti alla preventiva lente di ingrandimento della Commissione Bilancio del Senato. Siamo quindi in attesa dell’esito di questo esame, che ci auguriamo possa concludersi al più presto.
Nell’attesa (operosa, al fine di superare lo stallo), ringrazio quanti, ogni giorno, difendono il nostro territorio con il loro lavoro e le loro ricerche.

photo credit: Where We Work – Alaska via photopin (license)