La sera di venerdì prossimo, 10 giugno, sarò a San Felice per partecipare al Consiglio comunale che celebrerà il 70esimo anniversario del voto alle donne.
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Venerdì 10 giugno, all’incontro dell’Associazione nazionale universitaria degli antropoligi culturali
Nel pomeriggio di venerdì 10 giugno prenderò parte all’incontro-dibattito dal titolo “Dove va l’Università pubblica in Italia? Le attese dell’area umanistica” organizzato a all’università Roma 3, dall’Associazione nazionale universitaria degli antropologi culturali.
Quello che ci dicono le amministrative
Esiti elezioni amministrative. Buon “proseguimento” a Fabio Braglia e a Marco Bonucchi, che i cittadini hanno confermato sindaci rispettivamente a Palagano e a Sestola: un suffragio a favore del buon lavoro svolto. Per Finale Emilia e Pavullo occorre aspettare il 19 giungo. Si va al balloggio per i candidati del PD, Elena Terzi e Stefano Iseppi. Saranno 15 giorni intensi, perché i giochi sono totalmente aperti. Due settimane da dedicare soprattutto per spiegare quale futuro vogliamo per Finale Emilia e per Pavullo. Puntare sulle idee, sulla chiarezza negli intenti e sui progetti da realizzare. Questo vale per i comuni modenesi e per tutti gli altri, in Italia, in cui si va al ballottaggio. Il M5S è primo partito in grandi città: è il loro migliore risultato dopo le politiche del 2013, ma ad affermarsi, sono i loro candidati più moderati e rassicuranti nei toni, come la Raggi e la Appendino; il centro-destra non è morto, anzi, dove supera le proprie divisioni si afferma con ripreso vigore – vedi a Milano o Trieste – ma in questo campo il fenomeno è opposto, perché cresce il consenso alla deriva più radicale, rappresentata dalla Lega; il Pd tiene, ma con affanno: il Emilia-Romagna, solo a Rimini riusciamo ad eleggere al primo turno il sindaco uscente, Gnassi. La sinistra a sinistra del Pd che si presenta da sola segna un risultato non significativo come a Roma e a Torino. Tutto questo a fronte di un nuovo, ulteriore calo dell’affluenza. Sarà interessante analizzare i flussi, ma di certo, azzardo un’ipotesi, tra chi non è andato a votare ci sono anche elettori del Pd. Ha ragione Fassino, sindaco uscente a Torino e che ora deve giocarsela al ballottaggio: queste elezioni, soprattutto nelle aree marginali e periferiche, sono il termometro di “malessere, disagio, disaffezione”. Praticamente un programma politico, che è – sebbene si tratti di elezioni amministrative – anche un messaggio al Governo. Le politiche sociali, economiche e fiscali (penso agli 80 euro, all’abolizione dell’IMU e ai dati sull’occupazione) hanno intrapreso il giusto cammino, ma non sono ancora sufficienti per far toccare la speranza. E senza speranza, vince la paura.
Foto di Carolina Paltrinieri
Le unioni civili sono legge e non è prevista obiezione di coscienza
Domani, domenica 5 giugno, entra in vigore ufficialmente la nuova legge sulle unioni civili. La più importante riforma del diritto di famiglia e una conquista di civiltà. Il caso della coppia omossessuale di Torino che si è vista negare l’accesso a una casa popolare da un impiegato dell’Atac obiettore di coscienza trova soluzione positiva in una legge della Repubblica. Per la verità, in Piemonte, esiste già una legge regionale molto avanzata e lo stesso Atac è stato uno dei primi enti a cancellare ogni forma di discriminazione, anche quella basata sul sesso dei conviventi. Eppure, la vicenda torinese ci interroga su un tema non banale, quello dell’obiezione di coscienza. L’impiegato dell’Atac si è dichiarato cristiano ed etero convinto e ha contestato ai suoi superiori l’azione disciplinare in quanto irrispettosa della sua dignità e del suo pensiero. Diciamo subito che la legge sulle unioni civili non prevede ipotesi di obiezione di coscienza, con buona pace dei sindaci leghisti che l’hanno invocata e che, come pubblici ufficiali, sono tenuti a osservare le leggi della Repubblica. Anche gli impiegati degli enti coinvolti non possono, quindi, invocare l’obiezione di coscienza. La Costituzione stabilisce il principio della libertà di pensiero, è vero, ma fin dove può arrivare la mia libertà? Si ferma alla soglia dei diritti costituzionalmente garantiti degli altri. Se no, è banale e brutale prevaricazione. A Torino la vicenda si è comunque sbloccata per la caparbietà delle due donne coinvolte. Ma se, magari per pudore o per quieto vivere, la coppia coinvolta avesse preferito tacere, un diritto legittimamente previsto sarebbe stato calpestato. E’ anche per questo, a tutela chi non vuole o non si sente di “lottare”, che è stata approvata la legge sulle unioni civili, che amplia i diritti a una platea che, fino a questo momento, ne era rimasta esclusa.
photo credit: The Dark Side of the Loom – first version via photopin (license)
Sindaci in rampa di lancio: una esperienza bellissima, sempre più difficile
A mezzanotte si chiude la campagna elettorale in vista delle elezioni amministrative di domenica 5 giugno. Si vota anche in alcuni comuni del modenese, dove il Pd presenta con una propria lista o sostiene in liste civiche candidati capaci, motivati e competenti. A Pavullo Stefano Iseppi, a Finale Emilia Elena Terzi, a Sestola Marco Bonucchi, a Zocca Aldo Preci e a Palagano Fabio Braglia. A tutti loro va il mio più sincero “In bocca al lupo”. Fare i sindaci è una esperienza bellissima, di servizio alla propria comunità, ma è anche un esercizio, oggi, sempre più difficile. La comunità si aspetta moltissimo dal primo cittadino, ma, al contempo, diffida della politica e dei suoi interpreti. Se, da una parte, infatti, abbiamo ancora negli occhi l’apertura della sfilata del 2 giugno, ai Fori imperiali, affidata ai sindaci con la fascia tricolore (gran bella innovazione voluta dal presidente Mattarella), dall’altra, oggi, Ilvo Diamanti, nel raccontare la mappa delle parole del futuro, ci spiega che gli italiani relegano impietosamente la politica (e i politici) nel passato. Eppure la Costituzione affida ai partiti un ruolo fondamentale nella costruzione della rappresentanza e il buon governo è presupposto indispensabile per la crescita di una comunità. Andiamo a votare, quindi, e chiediamo ai candidati del Pd di garantire appunto questo: il buon governo dei nostri territori per assicurarci l’accesso alle parole e ai valori che vediamo proiettati nel nostro futuro.
crediti immagine: quirinale.it
Storia di Abu, tra angherie e riscatto negli studi
Una storia di miseria e di angherie domestiche, una storia di riscatto e di studio a cui manca, però, il lieto fine. La storia di “Abu”, nome di fantasia per un ragazzino 11enne originario del Bangladesh trapiantato felicemente nel vicentino, è emblematica di una nuova generazione di aspiranti italiani che lottano per farcela e di comunità che, ancora, hanno il senso della solidarietà e dell’aiuto reciproco. Abu al momento è stato rispedito nel Paese d’origine, che praticamente non conosce, accudito da una nonna malata che, ugualmente, praticamente non conosce. Il padre violento, ora in carcere per aver tentato di uccidere la moglie, ha negato il consenso affinché potesse spostarsi in Inghilterra con gli unici parenti, gli zii, che avrebbero voluto tenerlo con sé. La madre, dopo anni di maltrattamenti, se n’è andata con un altro uomo. Lui, nel giro di pochi anni, da bimbo immigrato che non conosceva una parola di italiano si era trasformato nel primo della classe. Le maestre, i compagni e perfino gli imprenditori locali si sono mobilitati per farlo stare in Italia. Il padre, però, non ha voluto rinunciare alla patria potestà e per Abu, l’unica possibilità di sottrarsi a un genitore violento, è diventata il ritorno al Paese d’origine. L’auspicio è che la mobilitazione della sua nuova comunità possa superare gli ostacoli burocratici e normativi che gli impediscono il ritorno nella sua amata classe e ai suoi studi. Qualche dubbio, purtroppo, lo nutriamo, ma, a volte, il clamore mediatico attorno a una vicenda può aiutare a sbloccare quel possibile lieto fine che Abu davvero merita per l’impegno e l’energia positiva con cui è riuscito a individuare una propria strada per farsi largo tra circostanze a dir poco drammatiche.
Cubetto, un’inchiesta su un reato odioso
Una vicenda che fa male e che ci lascia increduli. Possibile che dopo quello che abbiamo passato, qualcuno pensi di lucrare sugli aiuti pubblici, costruendo scuole (e forse altri edifici) con cemento non idoneo a garantire la sicurezza degli edifici in caso di una nuova scossa di terremoto? E’ questo il quadro, inquietante, che emerge dall’inchiesta della Procura di Modena denominata “cubetto”. Quel “cubetto” di cemento, all’apparenza innocuo, veicolo della frode che potrebbe mettere a rischio vite umane. E’ un reato particolarmente odioso, quello su cui si sta indagando. Ancora tutta da capire e da dimostrare, naturalmente, la genesi e la portata della frode, ma anche le responsabilità dei singoli e delle aziende coinvolte. Come cittadini e rappresentanti delle istituzioni non possiamo che chiedere di fare al più presto chiarezza. A cominciare dal numero effettivo di edifici nella cui costruzione è stato utilizzato questo calcestruzzo depotenziato. Occorre dissipare al più presto i dubbi e aumentare la sicurezza dei controlli: in maniera evidente, nel sistema, nonostante tutte le precauzioni adottate, ci sono ancora delle falle. Il sistema dei controlli deve essere tarato ancora più in alto. E occorre incrementare la consapevolezza e la responsabilità sociale delle imprese e delle loro organizzazioni. Sembrerebbe impossibile pensare che possano esistere imprese o singoli con una soglia così bassa di responsabilità etica. Eppure, evidentemente, accade. Un’ultima considerazione sulle intercettazioni telefoniche, che, ancora una volta, si rivelano strumento prezioso. E’ giusto farne un uso appropriato, soprattutto quando vengono incautamente divulgati brani di conversazioni private senza alcuna rilevanza penale. Ma lo strumento è fondamentale per i magistrati e le forze dell’ordine che indagano: questo caso è stato scoperto proprio così, nel corso di intercettazioni volte ad accertare altri reati. Non depotenziamolo come pare essere accaduto per il cemento.