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Come cambierà l’Università in Italia? #lanuovauniversità, vista da me

Scuola 24 – La buona notizia è che ben 30 atenei italiani sono da Top1000 nel mondo

Scuola 24, l’inserto de Il Sole 24 ore dedicato alla scuola e all’università ospita oggi un mio pensiero sulle graduatorie internazionali degli atenei. Riporto di seguito, per chi fosse interessato, il testo integrale dell’intervento: STUDENTI E RICERCATORI Università, la buona notizia è che ben 30 atenei italiani sono da Top1000 nel mondo di Manuela Ghizzoni* Quattro università italiane tra le 200 migliori al mondo: sono poche? sono tante? sono sufficienti? Ad ogni pubblicazione di graduatorie internazionali sulla formazione superiore si scatenano le polemiche e i giudizi, spesso anche contradditori. Tutti legittimi, ma si legge di tutto e il contrario di tutto: che le risorse destinate alle università sono scarse (e personalmente sono di questo avviso), mentre per altri sono sufficienti ma spese male; che quattro atenei nei primi 200 è un risultato soddisfacente, mentre per alcuni è deludente. Com’è noto, gli estensori di ogni graduatoria scelgono i parametri che ritengono siano più adeguati ai propri obiettivi di analisi: ne consegue che, molto spesso, classifiche ugualmente internazionali possono approdare a conclusioni anche molto distanti tra loro. …

Anche l’Università di Pavia scommette sul diritto allo studio

E’ uno degli effetti domino su cui avevamo scommesso. Lo Stato, con il “pacchetto studenti” contenuto nell’ultima Legge di stabilità, dispone una normativa nazionale di sostegno al diritto allo studio universitario e, a caduta, i singoli Atenei, nel recepire le nuove norme, provano ad adattarle alle esigenze specifiche della propria popolazione studentesca, magari migliorandole. Era già accaduto con l’Università di Bologna, ora ci fa piacere constatare che anche l’Università di Pavia ha deciso di alzare i tetti per la no tax area e per l’area successiva di calmieramento delle tasse universitarie. Com’è noto, il provvedimento varato con l’ultima Legge di stabilità – a cui abbiamo lungamente lavorato come partito e come Gruppo Pd della Commissione Cultura – prevede una no tax area per coloro che provengono da famiglie con un Isee inferiore ai 13mila euro, e un’area di calmieramento delle tasse per chi ha un Isee fino a 30mila euro. A Pavia, dal prossimo anno accademico, faranno meglio: no tax area fino a 23mila euro di Isee e riduzioni nelle rette per chi è sotto …

L’Unità – No tax area per non salassare gli studenti

Oggi, sabato 27 maggio, L’Unità ha pubblicato un mio intervento dal titolo “No tax area per non salassare gli studenti” Ve ne propongo il testo integrale: Che l’Università per i figli sia un costo gravoso per le famiglie, soprattutto quelle meno abbienti, è purtroppo un dato di fatto nel nostro Paese. Il costo dell’affitto di una stanza, per coloro che si spostano dalla propria città d’origine, non è la sola spesa che devono sostenere: l’ostacolo primo, per tutti, sono le tasse scolastiche. E’ questa una delle ragioni per cui, in Italia, l’ascensore sociale sembra essersi fermato. In genere, può permettersi di proseguire gli studi chi proviene da una famiglia avvantaggiata, non solo sul piano economico, ma anche su quello della preparazione scolastica e culturale. Per tentare di arginare un fenomeno che ci ha fatti precipitare al fondo delle graduatorie Ocse sul numero di laureati, con grave pregiudizio per il futuro sviluppo dell’intero Paese e non solo delle vite dei singoli studenti, il Partito democratico sta cercando di incidere con misure innovative e specifiche che stanno …

Almalaurea 2017, come trattenere in Italia le nostre migliori energie giovani

Sono dati nuovi, che confermano fenomeni già conosciuti, comunque utili per assumere politiche universitarie: il rapporto Almalaurea 2017 sul profilo dei laureati italiani ci consegna una fotografia dei nostri giovani sui cui occorre riflettere e ulteriormente intervenire. Sapevamo già, purtroppo, che siamo al penultimo posto in Europa quanto a numero di laureati; che il background economico e sociale della famiglia di provenienza pesa sulla possibilità dello studente di intraprendere una soddisfacente carriera universitaria; che, nonostante gli stipendi siano mediamente bassi in Italia, è comunque più facile trovare lavoro e avere una retribuzione un po’ più adeguata se oltre al diploma si consegue una laurea, meglio se magistrale e non solo triennale. Come ha spiegato l’ex rettore di Bologna Dionigi, presentando i dati, la metà dei nostri giovani è pronta a far le valigie, dopo la laurea, per cercare lavoro all’estero, dove un impiego è più facile trovarlo, ma soprattutto è di gran lunga meglio retribuito. Questa propensione, tra l’altro, viene sempre più anticipata: negli ultimi anni sono state ben 70mila le matricole italiane che hanno …

Nuovi docenti, sì ai 24 Cfu ma non a tutti i “costi”

Non c’è ancora il decreto attuativo che definisce ambiti e modalità che già il mercato si è attrezzato per offrire pacchetti formativi a pagamento per gli aspiranti docenti. Ed è per prevenire possibili abusi nei confronti dei laureati e laureandi che intendono intraprendere il nuovo percorso formativo per la professione docente nelle scuole medie e superiori che ho presentato una interrogazione alla ministra dell’Istruzione e dell’Università Valeria Fedeli. Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri che istituisce il nuovo sistema è in corso di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Stabilisce che per poter accedere al nuovo concorso nazionale, tra gli altri requisiti, occorre aver acquisito anche almeno 24 crediti formativi universitari nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e in quelle concernenti le metodologie e le tecnologie didattiche. Questi crediti hanno un valore “orientativo” per i futuri docenti, chiamati a misurarsi, prima del concorso, con le discipline delle scienze dell’educazione, in un utile esercizio di apprendimento e autovalutazione rispetto ai contenuti di base delle competenze professionali. Sebbene manchi ancora la norma che stabilirà i dettagli sui settori scientifico-disciplinari e quindi …

Pochi laureati, ma con lo “student act” recupereremo

Oggi il quotidiano Il Mattino titola “Lauree, l’Italia non può accontentarsi”. E’ vero non può accontentarsi dei risultati stentati conseguiti a livello europeo, anche se la situazione negli ultimi quindici anni è decisamente migliorata. Secondo i dati Eurostat, infatti, il nostro Paese è al penultimo posto (peggio di noi solo la Romania) quanto a numero di laureati. Il 26,2% è percentuale ancora molto lontana da quel 40% che è l’obiettivo di Europa 2020, ma decisamente migliore rispetto al risicato 13% del 2002. Sono dati che che preoccupano ma non stupiscono, poiché la situazione è largamente nota. E proprio per reagire a tale contesto, negli ultimi anni ho lavorato, insieme al mio partito, affinché fosse garantito l’accesso all’università anche agli studenti provenienti dalle fasce sociali economicamente più deboli. Il nostro Paese, il nostro sistema sociale ed economico hanno bisogno di più laureati e gli studi superiori non possono rimanere appannaggio delle famiglie più abbienti. Per affrontare questa situazione abbiamo messo risorse, innovazione e riformismo nel pacchetto studenti, il cosiddetto “student act”, approvato nella scorsa Legge di …

L’Ocse certifica la scuola italiana come inclusiva, come Pd vogliamo che lo sia anche l’Università

Per la scuola italiana arriva una importante certificazione internazionale: assolve pienamente all’art. 3 della Costituzione, rispetto alla rimozione degli ostacoli “di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. L’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, a seguito di una valutazione delle competenze di lettura e di matematica dei quindicenni, conferma infatti che la scuola italiana è una istituzione inclusiva, in grado di colmare i divari sociali tra gli alunni (https://www.compareyourcountry.org/pisa/), capace cioè di insegnare ed educare tutti, indipendentemente dalla famiglia di provenienza dell’alunno e dall’agiatezza economica o dal livello di scolarizzazione dei genitori. Per di più, dal 2006, sono in aumento i cosiddetti “studenti resilienti”, cioè coloro i quali hanno buone performance scolastiche, nonostante provengano da un background svantaggiato. Un grandissimo riconoscimento il cui effetto, però, si disperde progressivamente dopo l’uscita dal mondo della scuola. La stessa valutazione ripetuta a 25/27 anni (http://oecdeducationtoday.blogspot.it/2017/03/how-inequalities-in-acquiring-skills.html), dimostra come tornino a pesare – e a scavare solchi – elementi quali il titolo di …