Tutti gli articoli relativi a: lavoro

"I falsi miti del lavoro e il secondo welfare", di Maurizio Ferrara

La disoccupazione è salita ancora, in particolare fra i giovani. Tutti dicono: c’è la crisi, dobbiamo rassegnarci e aspettare che l’economia riparta. Il governo assicura che sta facendo il possibile e ha appena presentato un’articolata agenda per la crescita. Benissimo, ma possiamo fidarci? Coi tempi che tirano in Europa e considerando la nostra bassa capacità di attuare le riforme, la ripresa non potrà essere né rapida né impetuosa. La creazione di «posti fissi» da parte di industria, trasporti, edilizia, pubblica amministrazione, commercio (i settori tradizionalmente più dinamici dal punto di vista occupazionale) non sarà perciò sufficiente per assorbire lo stock di giovani inattivi, disoccupati e precari. Su che cosa puntare? Ci sono altri settori capaci di creare occupazione, con prospettive di crescita più favorevoli e più influenzabili nel breve dalle politiche economiche e fiscali? Si, ci sono i servizi: alle imprese, ai consumatori, alle famiglie. È su questo fronte che dobbiamo concentrare gli sforzi per affrontare seriamente l’emergenza lavoro. L’Italia ha un forte ritardo rispetto agli altri Paesi. Prendiamo i «giovani» fra i 15 e …

"Lavoro e crescita: Monti convoca aziende e sindacati", di Bianca di Giovanni

Sul tavolo dei sindacati tra una decina di giorni ci saranno quelle 18 pagine che Mario Monti ha elaborato nel primo consiglio della ripresa. Ovvero, l’agenda degli ultimi mesi di legislatura, centrata prevalentemente sull’attuazione delle misure già varate e sulla crescita. Sarà questo lo schema con cui il premier affronterà l’incontro con i rappresentanti dei lavoratori, convocati ieri per l’11 settembre alle 16,30. Una settimana prima, il 5 settembre alle ore 12, il governo vedrà le associazioni datoriali, che avevano chiesto un incontro a inizio agosto. L’iniziativa è partita nella mattinata di ieri, dopo «diverse riunioni interministeriali per approfondire alcuni temi di rilevanza per l’attività di governo di questi giorni», riferisce un comunicato di Palazzo Chigi. «Saltato» il consiglio dei ministri che avrebbe dovuto varare il decreto Sanità, il premier ha tenuto comunque un giro di tavolo con i colleghi più coinvolti nelle iniziative d’autunno, da Corrado Passera a Elsa Fornero, da Filippo Patroni Griffi a Vittorio Grilli e Antonio Catricalà. In quella sede si è deciso di convocare anche i sindacati, «per sollecitare un …

"Lavoro e crescita: Monti convoca aziende e sindacati", di Bianca di Giovanni

Sul tavolo dei sindacati tra una decina di giorni ci saranno quelle 18 pagine che Mario Monti ha elaborato nel primo consiglio della ripresa. Ovvero, l’agenda degli ultimi mesi di legislatura, centrata prevalentemente sull’attuazione delle misure già varate e sulla crescita. Sarà questo lo schema con cui il premier affronterà l’incontro con i rappresentanti dei lavoratori, convocati ieri per l’11 settembre alle 16,30. Una settimana prima, il 5 settembre alle ore 12, il governo vedrà le associazioni datoriali, che avevano chiesto un incontro a inizio agosto. L’iniziativa è partita nella mattinata di ieri, dopo «diverse riunioni interministeriali per approfondire alcuni temi di rilevanza per l’attività di governo di questi giorni», riferisce un comunicato di Palazzo Chigi. «Saltato» il consiglio dei ministri che avrebbe dovuto varare il decreto Sanità, il premier ha tenuto comunque un giro di tavolo con i colleghi più coinvolti nelle iniziative d’autunno, da Corrado Passera a Elsa Fornero, da Filippo Patroni Griffi a Vittorio Grilli e Antonio Catricalà. In quella sede si è deciso di convocare anche i sindacati, «per sollecitare un …

"La disoccupazione vola al 10,5%. Tre milioni i lavoratori precari", da repubblica.it

Su base trimestrale si tratta del tasso più alto dal 1999, lo rileva l’Istat secondo cui base mensile il dato è stabile al 10,7% come a giugno. Continuano a crescere i senza impiego tra i 15 e i 24 anni. Record di senza lavoro nell’eurozona all’11,3%, 18 milioni di persone. L’Italia non esce dalla crisi. Peggio. Sprofonda sempre più in basso e il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre 2012 vola al 10,5%, in crescita di 2,7 punti percentuali su base annua. Lo rileva l’Istat analizzando i dati grezzi, ma si tratta, comunque, del tasso più alto, in base a confronti tendenziali, dal secondo trimestre del 1999. Numeri record anche tra i dipendenti a termine che nello stesso periodo sono stati 2 milioni 455mila, ai massimi dal 1993: aggiungendo anche i collaboratori (462mila) i precari sono poco meno di 3 milioni. Il tasso di disoccupazione a luglio resta, invece, stabile al 10,7%, lo stesso livello di giugno, ma il più alto da gennaio 2004, quando iniziano le serie storiche mensili. Su base annua il tasso …

"Crisi, si fa presto a dire riconversione. Ecco i pochi che ce l’hanno fatta", di Giovanni Cocconi

Crisi, si fa presto a dire riconversione. Ecco i pochi che ce l’hanno fatta. Dalle Fonderie Zen di Padova all’Eni di Porto Torres. Ma per l’industria pesante è molto più difficile. No, la soluzione non può essere solo il parco tematico. Nessuno si sente di sottoscrivere la proposta per le miniere del Sulcis ventilata l’altro giorno da Giulio Sapelli sulle pagine del Corriere della Sera. Però, certo, il paesaggio industriale italiano uscirà trasformato dalla grande crisi che sta attraversando, una gigantesca selezione naturale che lascerà sul campo morti, feriti e pochi sopravvissuti. C’è chi, come il columnist del Financial Times Peter Marsch, l’ha definitaThe new industrial revolution, titolo di un libro uscito a giugno secondo il quale questa crisi segna la fine della produzione di massa e l’ingresso in una nuova era, dove sarà premiato il connubio tra tecnologia e capitale umano, tra beni e servizi, e dalla quale l’industria pesante uscirà molto ridimensionata. Un libro che cita anche casi di successo in Italia. «Le miniere di carbone stanno chiudendo in tutto il mondo» dice …

"Il pericolo di tanti piccoli Sulcis", di Marco Alfieri

La chiamano polveriera Sulcis, minatori e operai disposti a fare «gesti pazzi» per difendere dignità e posti di lavoro. Una bomba sociale tutt’altro che inattesa. In questo scorcio di Sardegna ruvida, nella latitanza di istituzioni e programmazione economica sta infatti collassando quel che resta dell’industrializzazione forzata: la riconversione flop dopo la fine delle attività estrattive di metà Anni 90; la filiera dell’alluminio di Portovesme incardinata intorno ad Alcoa, il gigante americano che in mancanza di offerte di subentro il 3 settembre avvierà lo spegnimento degli impianti; e adesso le proteste in Carbosulcis, l’ultima società carbonifera in produzione. Nel 1995 Eni l’aveva ceduta alla Regione che ogni anno spende parecchi milioni per mantenere le attività estrattive. Costretta da Bruxelles alla privatizzazione per evitare l’infrazione «aiuti di stato», ha bisogno del via libera (e dei finanziamenti) al progetto di produzione di energia a basse emissioni di CO , altrimenti nessun gruppo troverà conveniente investirci dei soldi, garantendo l’occupazione ai 463 dipendenti. Ma bisogna tornare al 1993 per capire lo sfacelo di oggi, quando al tramonto dello stato …

"Il lavoro tradito", di Luciano Gallino

La chiusura ventilata della Carbosulcis avrà forse delle ragioni economiche, ma per diversi aspetti ha un forte contenuto politico, e un non meno rilevante potenziale di innovazione del modello industriale. Se le ragioni economiche finissero per prevalere sulle altre, come rischiano di prevalere, sempre in Sardegna, nei casi dell’Alcoa, dell’Euroallumina, della Portovesme, le relazioni industriali in Italia farebbero un altro passo all’indietro, e le spinte a innovare qui e ora un modello industriale superato subirebbero un lungo rinvio. Il contenuto politico deriva dal fatto che si tratta di minatori. La memoria non può non andare al durissimo attacco che venne sferrato dal governo Thatcher nel 1984-85 contro il sindacato nazionale dei minatori, il più forte del Paese. Ben più che ridurre i costi dell’industria mineraria o avviarla a qualche tipo di conversione, esso aveva lo scopo manifesto di spezzare le reni all’intero movimento sindacale. L’operazione ebbe successo. I sindacati britannici non si sono mai più ripresi da quella sconfitta. Inflitta loro dal governo a carissimo prezzo per l’intero Paese. Tra perdite di produzione, riduzione degli …