Tutti gli articoli relativi a: lavoro

"La rivolta operaia contro la chiusura di Fincantieri", di Massimiliano Amato

A Castellammare di Stabia, dove si costruiscono navi dal 1783, hanno tirato giù dai piedistalli i busti di Vittorio Emanuele II e di Garibaldi custoditi in Municipio, dopo aver rovesciato armadi e dato fuoco a centinaia di delibere e atti amministrativi nel corso di una nottata da tregenda. Il sindaco Luigi Bobbio, dopo essere rimasto asserragliato per lunghe ore nel suo ufficio, parla apertamente di «infiltrazioni camorristiche » nella protesta. All’eroe dei due mondi non è stato risparmiato l’oltraggio estremo: la testa è stata ritrovata in un water. Sir Giovanni Edoardo Acton, primo ministro di Ferdinando IV di Borbone che realizzò il primo cantiere navale stabiese, sarebbe inorridito. A Genova si sono scontrati con i poliziotti: ci sono stati feriti da una parte e dall’altra durante un vero e proprio assalto alla prefettura con fumogeni, pietre, bottiglie di plastica e di vetro. Sulla Statale Sorrentina, l’unica arteria che collega la Penisola con il resto della provincia di Napoli, dalla tarda mattinata di ieri si circola a singhiozzo: i blocchi stradali vengono rimossi per pochi minuti …

"Le donne fotografate dall'Istat", di Roberta Agostini

Puntare sulle capacità femminili e sulle donne come risorsa per la crescita del paese, significa davvero costruire un’alternativa radicale al disastro rappresentato da questo governo e alla cultura politica che il centro destra esprime. I dati Istat resi noti nella giornata di ieri ci parlano di una crisi gravissima, che colpisce le imprese, le famiglie, le donne e i giovani. L’inerzia del governo è ormai lampante. Il centro destra ha alzato i toni della campagna elettorale fino ad arrivare alle ingiurie, agli insulti e alle menzogne perché con le grida pensa di coprire il proprio fallimento. Ma, oltre le grida, la verità del paese, sta nella fotografia dell’Istat: un numero enorme di donne costrette a lasciare il lavoro alla nascita del primo figlio, la pratica silenziosa delle dimissioni in bianco che colpisce oltre 800 mila lavoratrici, il rischio povertà di troppe famiglie italiane, 2 milioni di giovani che lasciano la scuola e che non lavorano, indici drammatici di disoccupazione, mancanza di libertà di scelta e di opportunità nella quale si traduce la debolezza del nostro …

"Le centrocampiste del welfare", di Dario Di Vico

Del Rapporto annuale dell’Istat presentato ieri si possono fare due usi. Il primo è quasi scontato. Il presidente Enrico Giovannini, economista e statistico di rango, non ha usato i guanti di velluto e ci ha fornito una fotografia impietosa della situazione economica e sociale del Paese. La gallery dei dati Istat abbraccia un periodo di tempo sicuramente più lungo della legislatura in corso ma non c’è dubbio alcuno che quella raffica di numeri impallina, al netto della crisi, il governo in carica, concorre a rafforzare l’opinione che l’esecutivo guidato da Berlusconi sia pienamente responsabile dell’accresciuta vulnerabilità del Paese. Questo, dunque, è il primo utilizzo che si può fare del lavoro dell’Istat e l’opposizione ieri vi ha fatto ampiamente ricorso, incoraggiata nei suoi raid anche dagli imbarazzati commenti degli uomini di governo. Ma pagato il (quotidiano) tributo alla rissosità della vita politica italiana e alla contingenza elettorale, c’è un altro uso — diciamo economico-scientifico— che si può fare delle analisi e delle parole di Giovannini. Grazie all’autorevolezza dell’Istat e del suo presidente si può cominciare a …

"Sei mamma? Ti licenzio", di Flavia Amabile

Quasi un milione di donne è stata licenziata o costretta a dimettersi per aver deciso di avere un figlio. Lo denuncia l’Istat nel rapporto annuale sulla situazione del Paese nel 2010 insieme a molti altri dati molti chiari su che cosa significhi essere madri in Italia. Una madre su 3 ha dovuto lasciare il lavoro per motivi familiari. Nella metà dei casi l’abbandono è dovuto alla nascita di un figlio, per un totale di oltre 800 mila donne. Una donna su cinque fra quelle che lavorano e hanno meno di 65 anni hanno lasciato il lavoro per il matrimonio, la gravidanza o per altri motivi familiari. Non c’è molto da fare, figlio e lavoro sono ancora troppo spesso inconciliabili: l’uno esclude l’altro. Le donne di cui stiamo parlando infatti non hanno scelto di non lavorare: sono state costrette a non farlo, come sottolinea anche l’Istat. Più si è in avanti con gli anni, meno si è esposte a rischi. Le interruzioni imposte dal datore di lavoro, infatti, «riguardano più spesso le donne più giovani: si …

"I senza futuro", di Chiara Saraceno

Una società mobilitata per far fronte ai bisogni quotidiani e alle difficoltà provocate da una crisi economica da cui non è ancora uscita.Ma anche una società con poco fiato per orizzonti un po´ più lunghi e larghi. È questa l´immagine dell´Italia che emerge dal Rapporto Annuale dell´ISTAT relativo al 2010. In questo quadro emerge, ancora una volta, il ruolo fondamentale giocato dalle famiglie come ammortizzatore sociale a tutto campo. Ma emergono anche le tensioni, i punti di rottura, di un sistema troppo sovraccarico ed anche troppo squilibrato. Così, a fronte della insicurezza nel mercato del lavoro, alla riduzione delle occupazioni a tempo indeterminato e al prolungarsi dei periodi di disoccupazione, si è erosa anche la tradizionale capacità di risparmio delle famiglie. E se è vero che la solidarietà famigliare ha contenuto l´impatto della perdita di occupazione, ciò si è tradotto in un rafforzamento della dipendenza economica dei giovani dai propri genitori. La percentuale di giovani tra i 15 e i 24 anni che non sono né in formazione né occupati è ulteriormente aumentata, raggiungendo il …

"Cresce l’esercito di quelli che non studiano né lavorano", di Raffaello Masci

Se il «Rapporto annuale» dell’Istat è come il biblico libro delle Lamentazioni, il capitolo dedicato ai giovani è particolarmente drammatico. Dopo il dossier consegnato dal Censis alla Camera dei deputati, la settimana scorsa, anche l’Istituto di statistica affida all’opinione pubblica un quadro altrettanto sconfortante sugli italiani tra i 18 e i 29 anni: disoccupati, precari, scoraggiati, senza un futuro a breve, transitano con sempre maggiore frequenza nella categoria dei neet (not in education, employment or training), cioè di quelli che non ne possono più di cercare, bussare, aspettare, e neppure di sperare, per cui abbandonano tutto. Si tratta – spiega l’Istat – di due milioni e centomila ragazzi, ben 134 mila in più rispetto all’anno precedente e pari a quasi un quarto (22,1%) di tutti gli under 30, una percentuale doppia rispetto alla media europea. Se era noto che la disoccupazione giovanile aveva sfiorato il 29% a marzo di quest’anno (28,6% per l’esattezza), la novità di oggi è che neppure la scuola – da sempre vissuta come ascensore sociale – è più in grado di …

"L´Italia si sente sempre più povera", di Ilvo Diamanti

Sondaggio Demos-Coop. Il ceto medio diventa minoranza. C´è insoddisfazione in Italia. Un´insoddisfazione sorda ma non più muta. Trapela da mille segnali, piccoli e grandi. Le proteste sociali che si susseguono, da mesi. In modo ostinato e insistente. Nelle piazze, nelle scuole, nei luoghi di lavoro. L´abbiamo riconosciuta, da ultimo, nel voto amministrativo. Che ha rivelato cambiamenti profondi. E inattesi. Dietro a tanta insoddisfazione si colgono tanti motivi, di natura diversa. Uno, però, risulta evidente. L´ascensore sociale è in discesa, da troppo tempo. Per usare un ossimoro. I dati dell´Osservatorio di Demos-Coop, al proposito, sono espliciti. Anzitutto, la classe sociale (percepita dagli italiani). Per la prima volta, da quando conduciamo i sondaggi dell´Osservatorio, la piramide si rovescia completamente. Senza “mediazioni”. Infatti, le persone che si collocano nella “classe operaia” oppure fra i “ceti popolari” superano, per estensione, quelle che si sentono “ceto medio”. Dalla cetomedizzazione degli anni Ottanta – un neologismo ostico ma suggestivo, coniato da Giuseppe De Rita – si sta scivolando verso una sorta di “operaizzazione”. Singolare destino, visto che da tempo si predica …