"Il Primo Maggio al lavoro? La deriva finale", intervista a Luciano Gallino
Il primo maggio al lavoro? È davvero questo un segno di rinnovamento o piuttosto una resa – l’ennesima, e particolarmente simbolica – alle pretese di un sistema economico e culturale che riduce sempre di più l’uomo al rango di consumatore da una parte e di docile ingranaggio della macchina produttiva dall’altra? E, in ultima analisi, una resa a quel sistema assolutizzante che il sociologo Luciano Gallino chiama – nel suo omonimo, e straordinario, libro (Einaudi, 19 euro) – Finanzcapitalismo? Un primo maggio al lavoro, dunque, perché è l’intera vita, oggi, messa al lavoro, entro una civiltà al cui centro vuoto è stato posto il denaro, e tutto il resto non è che una variabile dipendente. L’alternanza tra fasi espansive e produttive e fasi speculative è stata una costante del capitalismo. Ma lei ci mostra che oggi siamo in presenza di una sorta di salto quantico: non siamo più nel classico capitalismo industriale,ma nel finanzcapitalismo. E ci mostra che questo salto quantico ha esiti potenzialmente tragici. «Vi è stato in questi ultimi trent’anni un enorme sviluppo …