Tutti gli articoli relativi a: lavoro

“Un piano per il lavoro o non ci sarà ripresa”, di Fluvio Fammoni

La notizia del superamento del numero di novemilioni di persone che vivono nell’area del disagio e della sofferenza occupazionale, frutto di una recente ricerca dell’Associazione Bruno Trentin, per un giorno ha bucato l’indifferenza sulla condizione del lavoro. Non poteva purtroppo essere altrimenti poiché si tratta di un dato gravissimo che conferma la drammaticità del problema lavoro e ribadisce, nonostante l’ottimismo di maniera che inizia a circolare, come la crisi stia ancora producendo effetti fortemente negativi. Ma poi tutta l’attenzione è sparita, inghiottita dalla vicenda di Berlusconi, secondo una «gerarchia della notizia» assolutamente non condivisibile ma seguita ormai da gran parte del sistema di informazione italiano. Altri aspetti della ricerca, meno pubblicizzati ma non meno importanti, dimostrano il progressivo deterioramento del mercato del lavoro italiano. Per il quinto anno consecutivo la Cassa integrazione supererà il miliardo di ore autorizzate (complessivamente si tratta circa della stessa quantità di ore autorizzata nei 20 anni precedenti alla crisi) e contemporaneamente crescono le richieste di indennità di disoccupazione; ma molte persone, finito il periodo di durata dell’indennità (la disoccupazione di …

“Sostenibilità e innovazione, lo Stato difenda la siderurgia ” di Enrico Ceccotti

L’annunciata chiusura degli impianti siderurgici del gruppo Riva pone ancora una volta il problema della mancanza di una visione strategica di politica industriale. Si continua a procedere, con una certa timidezza da parte della sinistra, a interventi pubblici caso per caso senza una visione unitaria. È duro a morire il concetto che l’intervento pubblico va fatto solo in mancanza della capacità di autoregolamentazione del mercato. Non si può continuare ad avere un Paese industrializzato senza avere un’adeguata filiera siderurgica. La siderurgia lasciata solo al mercato e ai processi di globalizzazione determinerà le allocazioni produttive fuori del nostro Paese e dell’Europa. È sempre più necessario un intervento per evitare che ciò avvenga. Se non si risolvono i problemi di sostenibilità finanziaria e ambientale, con adeguati investimenti in ricerca, innovazione e favorendo sinergie tra le varie fasi del ciclo di produzione e gli operatori presenti in Italia, inevitabilmente assisteremo alla progressiva scomparsa della nostra siderurgia. Sarebbe un notevole danno strategico e economico per l’Italia. Gli altri Stati stanno intervenendo per difendere e sviluppare le loro industrie di …

“Sto dalla parte dei lavoratori la crisi può travolgere altre aziende”, di Roberto Mania

«La nostra prima preoccupazione sono i lavoratori », dice il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. La decisione dei Riva di mettere in libertà i 1.400 dipendenti degli impianti dell’acciaio non era affatto attesa. È arrivata improvvisa anche sul tavolo del governo. Appena tornato da L’Aquila, dove aveva partecipato ad un convegno, Zanonato si è chiuso nel suo ufficio in Via Veneto insieme al sottosegretario Claudio De Vincenti e al capo della task force per le crisi aziendali Giampiero Castano, per riaprire il dossier Ilva. Ha convocato i sindacati. Ha chiamato il presiedente dell’Ilva, Bruno Ferrante, e il commissario Enrico Bondi. Ha contattato il premier Enrico Letta, impegnato a Venezia nella trilaterale Italia, Slovenia e Croazia. Poi ha annullato il suo intervento alla festa della destra sociale di Atreju dove avrebbe dovuto parlare di crisi industriale. Il caso Riva è una nuova emergenza. Ministro, come giudica la decisione dei Riva? Una ritorsione, un ricatto nei confronti dei lavoratori, cioè la parte più debole, oppure una scelta obbligata di fronte al sequestro dei beni imposto dalla …

“Povera Italia: così muore il lavoro”, di Rinaldo Gianola

All’improvviso sembra tutto inutile, banale, superfluo. Diventa fastidiosa la questione della decadenza di un senatore condannato, ci appare noiosa la diatriba democratica sull’ascesa di un giovane sindaco ai cieli della politica, risulta totalmente fuori luogo la vivace discussione sulla ripresa, le tasse e le ultime balle di Marchionne. All’improvviso la cronaca ci impone le vere emergenze di un Paese impoverito e sofferente: gli operai muoiono per l’ennesima esplosione di un silos e vengono buttati fuori dalla fabbrica per la vendetta di un famoso industriale, inquinatore e sfruttatore. È come se non cambiasse mai nulla. Quante volte abbiamo raccontato di operai dilaniati da un’esplosione, come è accaduto ieri ai due poveri lavoratori di Lamezia Terme? Quante volte ci siamo indignati e abbiano ascoltato le promesse di istituzioni e politici che non sarebbe più successo, che la strage sul lavoro sarebbe finita? Si muore in fabbrica e si perde il posto, tutto si tiene in un dramma silenzioso che continua, senza interruzioni, quasi che il destino dei lavoratori sia tragicamente segnato come ci hanno insegnato questi ultimi …

“La pelle degli operai”, di Adriano Sofri

“Se fossi il papa” – chi non comincia così, oggi. Se fossi il papa, visiterei le discariche dell’Ilva. Ma andiamo per ordine. Nel 2008, in cambio di qualcosa, i Riva padroni dell’Ilva diventarono, versando 120 milioni, il secondo azionista dell’Alitalia rattoppata, dopo Air France. Settantuno di quei milioni sono stati ora sequestrati dalla Guardia di Finanza, insieme al patrimonio che i Riva avevano scorporato dall’Ilva, per metterlo al riparo: il totale di questo secondo sequestro (il primo superava di poco il miliardo) è di 916 milioni di euro. Sono porzioni pazientemente stanate dalle proprietà Riva per coprire la cifra di 8,1 miliardi, fissata dalla magistratura come l’equivalente di quanto i Riva avevano sottratto al risanamento ambientale. “Riva Acciaio” ha annunciato ieri la chiusura di sette stabilimenti, Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco), e due di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana Trasporti), per un complesso di 1500 lavoratori. Ritorsione che vuol mettere questi lavoratori contro quelli dell’Ilva tarantina, e gli uni e gli altri contro Procura …

“Il potere non è donna”, di Federico Fubini

Non succede spesso che qualcuno dall’Italia sia invitato in giro per il mondo per spiegare com’è avanzato questo paese. Non di questi tempi. Sarebbe dunque solo umano se, quando è stata chiamata alla Borsa di Tel Aviv, Joyce Bigio si fosse chiesta se davvero gli investitori volevano ascoltare proprio lei. Non che Bigio non abbia qualcosa da raccontare, perché a modo suo fa parte di una generazione di pionieri. Mentre l’Italia introduceva la nuova legge per far salire la quota di donne ai vertici delle società quotate, questa manager italo-americana è entrata nel consiglio di amministrazione di Fiat Spa. Il suo ingresso nel gruppo di Torino è stato solo un passaggio di un movimento più ampio che, per una volta, sta spingendo il paese dalle posizioni di coda alle parti alte di una classifica globale. Solo un anno fa le donne nei board delle società del Fste Mib, il principale listino di Milano, erano circa il 7 per cento del totale; adesso sono già salite attorno al 20 per cento, secondo le stime dell’associazione Valore …

“Donne e lavoro per la crescita”, Silvia Bernardi

Ismey ha 35 anni, si è diplomata alla scuola internazionale di recitazione, guadagna 26mila euro all’anno come impiegata commerciale in un ufficio di Reykjavík dove l’affitto di una casa costa 700 euro al mese. Il suo Paese è al primo posto nella classifica del Global gender gap (differenza di genere) pubblicata dal World economic forum che confronta ruoli e stipendi maschili e femminili in 135 Paesi. In Islanda, negli ultimi cinquant’anni, ci sono state diciannove donne a capo del governo, con una percentuale di quote rosa in Parlamento del 40%; un ministero su due ha una guida femminile, lavora l’81% delle donne che, tra i professionisti, sono la maggioranza. Maria ha 29 anni, fa la cameriera a Cuba (al 19° posto della classifica) dove non si paga l’affitto per la casa ma un litro di latte costa 2 euro. Guadagna 8 euro in pesos convertibili e altrettanti in pesos non convertibili. Sull’isola il 35% dell’Assemblea Nazionale è in rosa e le donne che lavorano sono più del 50 per cento. Scorrendo la classifica bisogna scendere …