Tutti gli articoli relativi a: lavoro

"Diritti sul lavoro dal Bangladesh a Barletta", di Teresa Bellanova*

Lo scorso 24 aprile è avvenuta l’ennesima strage sul lavoro, a migliaia di chilometri da qui. Mi riferisco al crollo del Rana Plaza di Dhaka, la capitale del Bangladesh. Il palazzo in cui lavoravano più d 3000 persone, in maggioranza giovani donne, è venuto giù di schianto, seppellendo un numero ancora imprecisato di corpi. Ad oggi ne sono stati estratti 1125. I feriti sono circa 2.500. Che nessuno parli di fatalità. Il Bangladesh è noto come uno dei Paesi al mondo con le peggiori forme di sfruttamento anche minorile, i salari più bassi (tra 30 e 60 euro al mese), scarsissimo rispetto delle norme di tutela del lavoro, bassa percentuale di sindacalizzazione e inosservanza degli standard minimi; sono solo 18, tra ispettori e loro assistenti, gli addetti a verificare l’applicazione della legge sul lavoro, il Bangladesh Labour Act del 2006. Non è una fatalità, quella del Rana Plaza è un’altra tragedia ampiamente preannunciata, figlia della stessa miseria che spinge le persone, a Barletta come a Dhaka, ad accettare condizioni di lavoro indegno e di sfruttamento, …

"Pensioni si cambia: uscita flessibile con assegno più basso", di Massimo Franchi

Con calma e gesso, per non «sbagliare il colpo». Ma le riforme Fornero verranno modificate. Uscita flessibile con penalizzazioni per le pensioni, interventi mirati per includere i giovani per il capitolo lavoro. Enrico Giovannini fa il suo esordio davanti alle commissioni parlamentari e predica metodo: «Abbiamo un colpo solo per far ripartire la crescita>, è il mantra del nuovo inquilino di via Veneto nell’audizione di ieri pomeriggio al Senato. Da bravo statistico, l’ex presidente dell’Istat vuole essere sicuro di cambiare per migliorare. Venerdì sarà affrontatal’emergenza Cig. Poi un’analisi approfondita dei dati prima di intervenire con il cacciavite sulle riforme del lavoro e delle pensioni. Non certamente prima di giugno. «Con tutti i limiti che abbiamo, di spesa o di riduzione delle imposte, abbiamo un solo colpo da sparare – ha spiegato – . Dobbiamo riuscire a centrare l’obiettivo e, avendo risorse limitate, dobbiamo costruire un pacchetto per riuscire a orientare le aspettative in maniera tale da favorire e anticipare la ripresa che gli analisti danno tra la fine anno e l’inizio del 2014. Abbiamo bisogno …

"Occupazione giovanile: risorse fuori dal deficit", di Bianca Di Giovanni

Europa Fabrizio Saccomanni non ha bisogno di credenziali, visto che è stato uno degli architetti dell’euro. Ma ieri sera e oggi, prima all’Eurogruppo poi all’Ecofin, avrà bisogno di tutta la sua autorevolezza per rassicurare i partner sulla tenuta dei conti italiani. Il fatto è che il governo Letta punta su politiche di crescita. Il primo decreto sull’Imu e sulla Cig è solo un primo passo. L’asse portante sarà l’occupazione giovanile, aiuti alle imprese che assumono, formule nuove per i contratti d’ingresso. Su questo Enrico Giovannini sta preparando un «pacchetto» di interventi che confidano anche in un contributo essenziale dei fondi europei. Secondo indiscrezioni stampa l’esecutivo punterebbe ad ottenere una sorta di «golden rule» per le spese sull’occupazione. Ovvero la possibilità di escludere quelle risorse dal computo del deficit. Stessa cosa che si chiede per gli investimenti. Ma prima di ottenere flessibilità di bilancio, l’Italia dovrà ottenere il disco verde per uscire dalla procedura d’infrazione. La decisione è attesa per fine giugno e sembra a portata di mano. Per il governo molte cose potrebbero cambiare dopo …

"Le superscuole che comandano il mondo", di Federico Rampini

Perfino in un paese come il nostro, le cui università non figurano in cima alle classifiche mondiali, esistono comunque degli atenei percepiti come “élitari”, abituati a sfornare pezzi di classe dirigenti, e quindi a creare una mentalità da “clan”, reti di amicizie, cordate utili per fare carriera nella politica o altrove. Le polemiche divampano anche in Francia. Le fortune politiche declinanti di François Hollande vengono sottolineate con una sorta di insulto: «Enarca». Se questo presidente socialista ha deluso le aspettative degli elettori, e la sua popolarità è crollata, per i suoi detrattori la causa è anche quella: come troppi “grand commis” dello Stato francese, Hollande è un tipico prodotto dell’Ecole Nationale d’Administration (Ena), la fucina della classe dirigente. Un corpo separato, insomma, una sorta di palestra dei leader troppo avulsa dalla società civile, dall’economia reale. È un paradosso, perché l’Ena venne fondata nel 1945 dal presidente Charles de Gaulle e dall’intellettuale- ministro Michel Debré, proprio con la missione di «democratizzare l’accesso ai vertici della pubblica amministrazione». Attraverso regole di reclutamento puramente meritocratiche, l’Ena doveva spalancare …

"La guerra in TV fra giovani e anziani", di Bruno Ugolini

Chi sono i nemici dei precari? Ovverosia coloro che gestiscono una partita gigantesca ai danni di un’intera generazione costretta a mendicare lavori e lavoretti senza tutele e diritti? Voi pensereste a legislatori miopi e compiacenti, oppure a imprenditori intenti solo a rincorrere i costi minori, sacrificando magari la qualità dei prodotti. Pensereste certamente a qualche sindacalista, nazionale e o di fabbrica, che ha preso sottogamba la questione, magari invocando solo una legge capace di stabilizzare in un colpo solo questa drammatica questione trasformando, come con una bacchetta magica, i precari in detentori di un posto fisso ben tutelato. Immaginate, a questo punto, di dover mettere in scena, per conto di una grande rete televisiva pubblica, una tale complessa tematica. Cerchereste, allora, il legislatore inventore del supermarket del lavoro flessibile (un nome a caso: l’ex ministro Maurizio Sacconi), l’imprenditore avido e poco lungimirante, il sindacalista corporativo. Nella vita reale, ovverosia negli studi televisivi delegati a tali scelte, non succede così. Lo comprendiamo leggendo, su Facebook, un post di Ilaria Lani, responsabile dei giovani Cgil. Racconta che …

"Stipendi statali, lo stop agli aumenti ha fatto perdere 200 euro al mese", da La Tecnica della Scuola

La denuncia è della Cgil: dal 2010 ai dipendenti pubblici sono stati sottratti circa 3mila euro lordi. Ed altri 600 circa si perderanno nel 2013. Inoltre, se il blocco fosse confermato nel 2014 sfumerebbero ulteriori 500 euro. Ci sono poi blocco del turn over e calo del personale. La scuola sinora ha ridotto i danni mantenendo gli scatti fino al 2011, ma pagando di tasca propria. Sta assumendo proporzioni più che visibili lo stop agli aumenti stipendiali imposto negli ultimi tre anni ai dipendenti statali. Il 12 maggio Michele Gentile, responsabile settori pubblici Cgil, ha reso pubblico uno studio realizzato dal sindacato Confederale: ebbene, a partire dal 2010 i dipendenti pubblici hanno perso in tre anni nel complesso circa 3mila euro lordi. Ed altri 600 circa si perderanno nel 2013. Inoltre, se il blocco fosse confermato nel 2014 sfumerebbero ulteriori 500 euro. In termini mensili, a regime le retribuzioni, sempre secondo il sindacalista della Cgil, perderanno a fine 2013 in termini reali (a causa del mancato adeguamento rispetto all’inflazione in questi anni) circa 200 euro. …

"Si allarga il gap tra generazioni", di Francesca Barbieri

Sono senza dubbio più istruiti, ma i giovani d’oggi lavorano solo nella “metà” dei casi rispetto ai padri, con un tasso di disoccupazione monstre, che esplode al Sud. Non c’è partita con i propri genitori alla stessa età: il match tra le due generazioni messe a confronto evidenzia un risultato netto a favore dei senior. Lungo un arco trentennale – ricostruito dal centro studi Datagiovani per Il Sole 24 Ore con i parametri medi del mercato del lavoro degli under 25 dal 1980 al 1982 e con quelli dei pari età nel 2012 – le nuove leve hanno visto sgretolarsi le certezze che garantivano a tanti padri l’indipendenza economica prima dei 25 anni. Con il risultato che oggi i lavoratori “green” sono meno della metà di quelli di 30 anni fa e che il tasso di occupazione si è dimezzato (dal 36% al 18,6%). Se i ragazzi senza un impiego nei primi anni Ottanta erano molti di più in termini assoluti (oltre un milione contro i 611mila attuali) – fenomeno che si spiega con il …