Tutti gli articoli relativi a: memoria

"Il testimone di Berlinguer", di Claudio Sardo

L’11 giugno di 28 anni fa moriva a Padova Enrico Berlinguer. Il suo tratto umano, la sua passione politica, il suo impegno rigoroso sono ancora nel cuore di tanti italiani. Anche di giovani che lo hanno conosciuto solo attraverso letture e racconti. Anche di cittadini delusi che oggi guardano alla politica con distacco e sfiducia. Il mondo, l’Italia sono profondamente cambiati da allora. Ma le idee di Berlinguer e la sua eredità conservano un grande valore. Politico, non solo etico. È vero che Berlinguer era comunista e che, entro quell’orizzonte ideale ha combattuto la battaglia della vita prima della caduta del Muro, ma era un comunista italiano. E di questa storia originale, di questa cultura fondativa della nostra vicenda costituzionale, di questo affluente che ha innervato e contribuito ad ampliare il circuito democratico del Paese, Berlinguer ha espresso le punte più avanzate. Ne è stato un traino. Ha raccolto un testimone e lo ha portato avanti, molto avanti. La memoria, la storia sono parti costitutive della politica. Non sono mai separate dalla battaglia dell’oggi. Le …

"L’Anpi: no al presidenzialismo, difendiamo la Carta", di Alessandro Rubenni

«La chiamiamo festa, ma è una iniziativa politica. E per farla abbiamo scelto un luogo che parla da sé, con un concentrato simbolico fortissimo», annuncia il presidente nazionale dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, Carlo Smuraglia. E di incontri e forum di carattere politico è ricco il programma della terza festa nazionale dell’Anpi, che quest’anno si svolgerà a Marzabotto dal 14 al 17 giugno. In quella terra di memoria dove in una settimana, nel ‘44, furono uccisi più di 700 civili, e dove da giovedì prossimo si attendono migliaia di persone, soprattutto tanti giovani, chiamati a raccolta intorno ai valori dell’antifascismo, della Costituzione e della democrazia. «La memoria batte nel cuore del futuro» è infatti il titolo scelto come manifesto della festa, e non solo di questa. «Rafforzare la memoria insististe Carlo Smuraglia, che ieri a Roma ha presentato l’appuntamento insieme al sindaco di Marzabotto è un processo di grande attualità. La storia ci ha dimostrato come nelle fasi di crisi il distacco dalla politica possa sfociare nell’autoritarismo. Nei primi del Novecento fu la crisi economica e …

"La mia fiducia nelle nuove generazioni", di Giorgio Napolitano*

Quello di oggi è un anniversario speciale, e non solo perché sono trascorsi vent’anni e il lungo tempo che ci separa dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio ci consente bilanci e riflessioni di fondo sulla lotta contro la mafia, sull’impegno per la legalità e per la sicurezza. Quello di oggi è un anniversario speciale anche perché gli orribili fatti della vigilia, la barbara sanguinosa aggressione alle ragazze della scuola di Brindisi, e ancor più tutto quello che sta accadendo in Italia, la situazione generale del nostro Paese, rendono importante, anzi prezioso, il richiamo all’esperienza di quel tragico maggio-luglio 1992, di quel drammatico biennio 1992-93; rendono prezioso il richiamo all’insegnamento e all’esempio di Giovanni Falcone. La mafia, Cosa Nostra e le altre espressioni della criminalità organizzata rimangono ancora un problema grave della società italiana, e dunque della democrazia italiana. Dobbiamo perciò, noi tutti, proseguire con la più grande determinazione e tenacia sulla strada segnata con il loro sacrificio da Giovanni Falcone e da Paolo Borsellino vent’anni fa. Se le stragi in cui essi caddero …

Il giudice cittadino. La parabola professionale e umana di Giovanni Falcone di Vincenzo Vasile

Assediati dalle immagini orribili di questi giorni, sfogliamo vecchi album della memoria. Non è questa, la storia di Giovanni Falcone, che avrete letto e riletto altrove in questi giorni di tragica ricorrenza, sono flash della memoria di quando Falcone non era ancora Falcone. Nella prima pagina dell’album c’è un ragazzo che s’affaccia al portone del liceo classico Umberto, in piazza sant’Anna. Nell’intervallo si sfama con il tipico cibo da strada palermitano, il pane e panelle, vitto interclassista. Di là dal marciapiede, sfila una carrozza tirata da due cavalli, un lussuoso landò. Si intravedono all’interno della vettura, mentre escono dal loro palazzo settecentesco, dirimpetto alla scuola, una donna, la principessa di Ganci, e il figlioletto, il principe Vanni Calvello di san Vincenzo. Il palazzo davanti al liceo Il ragazzo con il pane e panelle, diventato magistrato, lo farà arrestare tanti anni dopo, perché il giovane aristocratico poi sarebbe diventato socio del capomafia Francesco Di Carlo, e gli avrebbe messo a disposizione persino un castello a Trabia per summit criminali in cui si programmavano affari e delitti. …

"Giovanni Falcone vent'anni dopo Lotta alla mafia e tranelli dello Stato", di Gian Carlo Caselli*

Caro direttore, le ombre cupe che in vita si addensarono sulla testa di Giovanni Falcone, a causa dell’incisività della sua azione antimafia, sono storia. Spesso dimenticata ma storia. Ricordarla significa illuminare di luce vivida la straordinaria figura di un magistrato che per senso del dovere seppe perseverare con tenacia, nonostante fosse consapevole di rischiare la vita. Ancora a metà degli anni Settanta c’era chi osava scrivere: «La mafia ha sempre rispettato la magistratura, si è inchinata alle sue sentenze e non ha ostacolato l’opera del giudice. Nella persecuzione ai banditi e ai fuorilegge ha affiancato addirittura le forze dell’ordine». E non erano parole di uno sprovveduto qualunque, ma di un alto magistrato della Cassazione, Giuseppe Guido Lo Schiavo. È evidente che «ragionando» così era sempre la mafia a vincere. Falcone la pensava diversamente e con gli altri magistrati del pool dell’Ufficio istruzione di Palermo, diretto da Nino Caponnetto, elaborò un metodo di lavoro imperniato su specializzazione e centralizzazione: il cemento armato di un capolavoro investigativo-giudiziario, il «maxiprocesso» del 1986. Per la prima volta nella storia …

"Nella strage del 1995 furono risparmiate solo le donne. Che oggi, mentre Mladic è sotto processo all´Aja, raccontano. Ma non chiedono vendetta", di Adriano Sofri

Srebrenica è un paesino, lo è sempre stata, tranne che in quel 1995, quando vi si erano ammucchiati a decine di migliaia gli sfollati bosniaco-musulmani. Sarebbe il paesino più triste del mondo, se non vi si arrivasse dopo aver già attraversato al contrario il percorso delle stragi di quei giorni di luglio: Kravica e il magazzino del mattatoio, e Potocari e i capannoni dismessi delle truppe olandesi in cui cercarono invano rifugio i disperati, e l´immenso cimitero memoriale. L´11 luglio di ogni anno arrivano decine di migliaia di pellegrini, famigliari che si raccolgono attorno alle tombe, persone che vengono a capire e ricordare – gli italiani sono i più numerosi. Oggi è un giorno qualunque, e Srebrenica è un paesino scadente, di case brutte, le diroccate e le nuove. In alto c´è la chiesa ortodossa ricostruita. Più giù, dalla moschea ricostruita al margine di una piazza sconclusionata, escono gruppi di donne anziane e qualche uomo che hanno appena partecipato a una cerimonia funebre. Facciamo un giro, andiamo a cercare il locale in cui le donne …

"Niente ritardi. La sfida democratica si vince con l'unità", di Guglielmo Epifani

Come era stato per Ezio Tarantelli prima e con Marco Biagi dopo, il terrorismo tornava a colpire persone inermi, validi studiosi che nella loro attività pubblica svolgevano un ruolo di raccordo e di elaborazione attorno a delicati provvedimenti giuridici ed economici. Ogni anniversario di queste ed altre vittime del terrorismo non è mai stato soltanto un doveroso atto di memoria e di rispetto verso chi ha pagato con la vita il proprio spirito di servizio per il Paese e le sue istituzioni Ha sempre rappresentato, insieme, anche l’espressione della volontà di continuare a vigilare per prevenire ogni possibile forma dell’uso della violenza e del terrorismo, nella coscienza dell’assurdità e inaccettabilità dei suoi metodi e delle sue finalità. Il ferimento del dirigente dell’Ansaldo a Genova ad opera della federazione anarchica internazionale, riporta tutto il Paese dentro quella cappa fatta di interrogativi, attese, preoccupazioni che si sperava messa definitivamente dietro le spalle. Ci si chiede giustamente di fare luce sulla natura e l’identità del nuovo terrorismo, dei suoi collegamenti internazionali, soprattutto con gli ambienti eversivi operanti in …