Tutti gli articoli relativi a: memoria

Intervento del Presidente Napolitano alla Seduta comune del Parlamento in occasione dell'apertura delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia

Sento di dover rivolgere un riconoscente saluto ai tanti che hanno raccolto l’appello a festeggiare e a celebrare i 150 anni dell’Italia unita : ai tanti cittadini che ho incontrato o che mi hanno indirizzato messaggi, esprimendo sentimenti e pensieri sinceri, e a tutti i soggetti pubblici e privati che hanno promosso iniziative sempre più numerose in tutto il Paese. Istituzioni rappresentative e Amministrazioni pubbliche : Regioni e Provincie, e innanzitutto municipalità, Sindaci anche e in particolare di piccoli Comuni, a conferma che quella è la nostra istituzione di più antica e radicata tradizione storica, il fulcro dell’autogoverno democratico e di ogni assetto autonomistico. Scuole, i cui insegnanti e dirigenti hanno espresso la loro sensibilità per i valori dell’unità nazionale, stimolando e raccogliendo un’attenzione e disponibilità diffusa tra gli studenti. Istituzioni culturali di alto prestigio nazionale, Università, Associazioni locali legate alla memoria della nostra storia nei mille luoghi in cui essa si è svolta. E ancora, case editrici, giornali, radiotelevisioni, in primo luogo quella pubblica. Grazie a tutti. Grazie a quanti hanno dato il loro …

"Italia unita alle radici della nostra democrazia", di Pier Luigi Bersani

L’anniversario è di tutti, o dovrebbe esserlo. Cominciamo col dire questo. Lo si capirà bene oggi pomeriggio, nell’Aula della Camera, quando il Parlamento in seduta comune ascolterà le parole solenni di Giorgio Napolitano, capo dello Stato e mai come oggi vero garante del patto costituzionale e repubblicano. Ma gli anniversari parlano. Raccontano sempre del clima del paese e dello spirito di un popolo. Fu così un secolo fa, quando i primi cinquant’anni del Regno scontarono la polemica di cattolici, socialisti e repubblicani. E mezzo secolo dopo, a ridosso del boom, con una retorica soppiantata dalla celebrazione di un’epopea diversa, tutta interna al carattere bloccato della nostra democrazia. Erano, quelle di allora, contrapposizioni profonde, ideologiche e per fortuna archiviate. Ma oggi? Su cosa si fonda oggi la celebrazione di una unità che tutti dovrebbero avere compreso e assimilato? Nel bene e nel male l’Italia liberale, e ancora di più quella repubblicana, hanno inteso la patria come coscienza di un passato vissuto, ma soprattutto come la proiezione di un futuro comune. Possiamo dire lo stesso anche noi? …

"Fratelli d´Italia un Paese in cerca dell´età adulta", di Eugenio Scalfari

Anzitutto i personaggi e gli obiettivi che si proponevano. Mettendo in chiaro questi due elementi sapremo che cosa è stato il Risorgimento, se sia un fenomeno storico da tempo concluso e archiviato oppure ancora vitale per i sentimenti che lo suscitarono e che sono tuttora operanti. Il grosso della popolazione che abitava l´Italia di allora era composto da contadini. Dovunque, dalle Alpi alla grande pianura dove scorrono il Po e i suoi affluenti, alla dorsuta catena degli Appennini fino al tacco delle Puglie e alla punta delle Calabrie, alle isole di Sicilia e Sardegna. Contadini braccianti che lavoravano novanta giorni l´anno e si sfamavano con un tozzo di pane, cipolle, fagioli, polenta, cetrioli e peperoni. Il resto dell´anno vivevano in tuguri e borghi arrampicati, spesso malarici, dispersi nei latifondi dei padroni. Parlavano i loro dialetti, lingue incomprensibili al di fuori del loro circondario. «Una d´arme, di lingua, di altare» scrisse Manzoni, ma non era vero né per le armi (salvo il coltello) né per la lingua. Per l´altare sì, era vero, ma ogni paese aveva …

"Dobbiamo desiderare il futuro", di Mario Calabresi

Un secolo e mezzo ci appare come un tempo lunghissimo: il 1861 sembra appartenere soltanto ai libri di scuola, eppure 150 anni altro non sono che sei generazioni. Se guardo alla data di nascita di mia nonna sono già nel 1915 – alla vigilia della Prima guerra mondiale -, e se lei si voltava indietro a ricordare il suo di nonno allora era subito il tempo di Cavour. Questa storia ci appartiene, dovrebbe rassicurarci, eppure oggi prevale un senso di smarrimento e molti si chiedono cosa ci sia da festeggiare: dobbiamo forse fare i fuochi d’artificio per la speranza e i desideri che abbiamo perduto? Forse c’è da essere contenti per un Paese che anno dopo anno rallenta il suo slancio e si mangia i suoi risparmi? Un’Italia affaticata per quale motivo deve fermarsi a celebrare, perché dovrebbe mettere la bandiera alla finestra? Dovrebbe metterla per ritrovare se stessa, dovrebbe fermarsi perché potrebbe ricordare che i desideri, la realizzazione personale e gli slanci individuali sono capaci di fare la storia se navigano insieme a quelli …

Italia 150, Bersani: "Il Pd è il Partito della nazione, per una nuova Unità d'Italia"

In occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, una delegazione del Partito Democratico si recherà all’Altare della Patria per deporvi una corona d’alloro. “Nel 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia desidero ricordare i giovani patrioti che per questo obiettivo hanno impegnato la propria vita, fino all’estremo sacrificio. I patrioti dell’Ottocento hanno avuto un sogno e hanno saputo realizzarlo, liberando il paese dal controllo straniero, unificandolo e, pur tra contraddizioni, consentendone il progresso sociale e civile. I patrioti del Novecento lo hanno liberato dall’invasore e dal fascismo, lasciandoci nella Costituzione i principi inalienabili di libertà, giustizia e uguaglianza tra i cittadini a fondamento della Repubblica. Questi stessi principi rappresentano ancora oggi il nostro orientamento di fondo, lì c’è il nostro presente e il nostro futuro di cittadini italiani ed europei. Anche la sfida federalista è già scritta dentro la Carta ed avrà senso se, tenendo ferme le vocazioni simboliche e le tradizioni comunitarie dei territori, riuscirà a portare il livello locale in una dimensione nazionale e globale. Non avrà alcun senso se si limitasse ad essere un semplice ripiegamento …

"I tempi nuovi di Aldo Moro", di Pio Cerocchi

Le date del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta, sono incise nella storia dell’Italia. Anzi ne segnano una svolta: in quella primavera, infatti, finì la politica democristiana ed ebbe inizio il cammino che attraverso fasi diverse e apparentemente anche contraddittorie, si è poi compiuto nella forzatura della democrazia in favore del potere personale, oggi giunto al suo apice (e tanto vale per la sua evidenza, non parlarne affatto). Per questo fondamentalmente il ricordo di Aldo Moro non può essere rituale, ma storico e politico. Cominciando dalla discussione sulla periodizzazione della storia italiana recente. Con molti buoni argomenti Roberto Fontolan e Antonio Socci fissarono con un celebre (e per certi aspetti impietoso) saggio, il termine nel quale la storia italiana sarebbe finita e, quindi, ripartita. Quella data era il 1974, l’altra primavera nella quale con il referendum sul divorzio si bruciò la convinzione (un po’ ottusa) di un’Italia a maggioranza “cattolica”. Con la vittoria dei divorzisti l’idea di una cristianità capace di costituire il principale orientamento culturale del paese venne …

"Il 17 marzo leghista troppo carico di ambiguità sull'Italia unita", di Stefano Folli

Ci si attendeva lo sberleffo leghista in vista del 17 marzo. È arrivato puntuale nella cornice del Consiglio regionale della Lombardia, quando i rappresentanti del Carroccio si sono rifiutati di entrare nell’aula dove veniva eseguito l’inno di Mameli. Sono rimasti al bar guidati da Renzo Bossi, il famoso «Trota» della vulgata giornalistica. Ha fatto eccezione il presidente del Consiglio regionale, Davide Boni, un leghista che ricopre un ruolo istituzionale e che non si è mosso dal suo posto, sia pure con rammarico. Ha spiegato che con il cuore era alla «buvette», accanto ai compagni di fede politica, e che a suo avviso l’esecuzione dell’inno nazionale rappresenta «un rito demagogico». Si tratta dello stesso Boni che si è battuto con successo nelle scorse settimane per istituire una sorta di festa regionale della Lombardia: un ostentato contrappunto rispetto alla festa nazionale. Qualcosa di simile si è ripetuto nelle sedi dei Consigli provinciali di Milano e Verona: sempre a opera della Lega e sempre utilizzando le note di Mameli come pretesto polemico. Si dirà che si tratta di …