Tutti gli articoli relativi a: memoria

"Deportati la tragedia di chi resta", di Mauro Baudini

Il dolore dei parenti non sembrava avere il diritto di diventare pubblico e condiviso. L’Aned raccoglie le testimonianze dei famigliari di chi finì nei Lager nazisti. A partire dal ‘43 furono deportati in 44 mila nei Lager nazisti, per motivi «politici»: erano antifascisti, partigiani, oppositori veri o presunti del regime. Dopo il ‘45 ne tornarono poche migliaia, mentre i genitori e i figli continuavano disperatamente ad aspettarli, a cercare notizie. Nello scritto che pubblichiamo qui a fianco, Raffaella Lorenzi racconta come le accadde di sperare addirittura per vent’anni, e solo andando di persona a Mauthausen si arrese all’idea che il padre era morto, ucciso dagli stenti pochi giorni dopo la liberazione del campo. La vicenda dei deportati è stata terribile ed è ormai nota e studiata: ma quella delle famiglie, dei figli, dei discendenti è invece rimasta per mezzo secolo una memoria privata, un dolore che non sembrava avere il diritto di diventare pubblico e condiviso. L’Aned, l’associazione che raccoglie quanti sono tornati e naturalmente i loro discendenti, da qualche tempo ha imboccato con decisione …

"Tagli ai partigiani", di Alessandra Longo

Che i partigiani non siano nel cuore di questo esecutivo è fatto noto. Una conferma arriva anche dal taglio dei fondi destinati all´Anpi per il 2010. In una nota ufficiale le cifre: i 165 mila euro del 2009, attribuiti per legge alle 16 Associazioni combattentistiche e partigiane, sono diventati per quest´anno 73.500. «Drastica riduzione» dovuta alla crisi? Nient´affatto, dice l´Anpi, che accusa «il governo delle destre e della Lega Nord» di «odiosa discriminazione»: «Hanno manomesso il numero dei nostri iscritti 2009 attribuendocene 44 mila contro i 105 mila reali. Pur avendo quasi la metà di tutti gli iscritti alle 16 Associazioni, ci siamo visti assegnare solo il 10 per cento del totale dei finanziamenti». La reazione è battagliera: «Ci vogliono ridurre al silenzio ma non ci faranno morire». La Repubblica 28.10.10

"La metamorfosi dei Presidenti nell´Italia senza regole", di Carlo Galli

Le discussioni sul Lodo Alfano rimettono in primo piano il ruolo del Colle: un´autorità disegnata come potere neutro che diventa più presente in certe fasi storiche.mSimboleggia e rappresenta l´unità del popolo e un´istituzione di garanzia del funzionamento dello Stato. La garanzia che è fornita non è formalismo: è anzi la custodia della Democrazia per la salvaguardia della Costituzione. Tra gli effetti del lodo Alfano c´è quello di innalzare il rango costituzionale del presidente del Consiglio, e contemporaneamente – anche se verrà corretta la previsione che il blocco dei processi sia subordinato a un voto del parlamento – di abbassare quello del presidente della Repubblica, che viene parificato al premier per la temporanea immunità davanti ai reati comuni. In realtà, si tratta di due figure assai diverse, per significato, per legittimità, e per finalità. Il presidente del Consiglio è l´espressione di una parte che resta tale – la maggioranza (quella reale o quella resa tale dalla legge elettorale) – , poiché governa legittimamente l´Italia secondo una linea che non deve essere condivisa da tutti (esiste, altrettanto …

"Quando l'Italia sapeva ancora sognare il futuro", di Miguel Gotor

Nell’agosto 1945 Alcide De Gasperi tenne un discorso al Consiglio nazionale della Dc in cui ricordò che, a soli quattro mesi dalla fine della guerra di Liberazione, gli italiani si mostravano «stanchi dei partiti», in preda a una «atarassia dilagante». Negli stessi mesi un protagonista della lotta partigiana come Emilio Lussu notava amareggiato che il «”partito del malcontento” in Italia era sempre esistito sin dai tempi “di Pasquino e Marforio”», e «si sarebbe potuto chiamare movimento o partito “piove, governo ladro!”». Da allora sono trascorsi oltre sessant’anni e oggi molti guardano a quel passato ormai lontano con un sentimento di nostalgia troppo spesso acritico che induce a contrapporre meccanicamente l’età dell’oro della partecipazione e della rappresentanza all’età bronzea dei tempi attuali, caratterizzati dalla disaffezione politica e dalla perdita di autorevolezza dei partiti. Per sfuggire i rischi insiti in ogni processo di idealizzazione, l’altra faccia della rimozione, è utile leggere le memorie dei protagonisti di quella stagione che hanno il merito di restituire le difficoltà di un percorso compiuto e le sfide affrontate per assorbire la …

"A chi fa paura Nilde Iotti", di Pietro Spataro

In un Comune del bolognese il Pdl fa il diavolo a quattro contro la decisione di intitolare una strada alla prima donna presidente della Camera. Ma la sindaca tira dritto e la via c’è. Succede nell’Italia delle escort e degli “utilizzatori finali”. Succede nell’Italia in cui un ministro della Repubblica invia i suoi ispettori a relazionare su una bandiera rossa. È un’altra piccola storia ignobile che vogliamo raccontarvi. Questa: a Ozzano, un comune del bolognese, la giunta di centrosinistra decide di intitolare una via a Nilde Iotti «personalità importante per la vita civile e politica del nostro Paese». Il sindaco, Loretta Masotti, crede sia giusto ricordare una donna che ha percorso tutta la storia della Repubblica. Crede, il sindaco. Perché per il Pdl quell’idea è uno scandalo. Protestano, s’indignano, e disertano la cerimonia. Dicono che esistono «persone con caratteristiche più elevate». Non si sa ovviamente a chi si riferiscano ma non è difficile immaginarlo. Probabilmente al Grande Condottiero (l’utilizzatore finale) per il suo alto impegno nella creazione del Paese delle veline.O anche a qualche suo …

«Se le bugie negazioniste diventeranno un reato», di Adriano Prosperi

Fare i conti con la realtà di Auschwitz e della Shoah è un compito che ci sta davanti, che domina il nostro presente e dominerà il futuro della nostra specie. Si tratta di un peso insostenibile. È un passato che non passa: e che non deve passare se questo significa affidarlo al metabolismo illimitato di una storia come galleria degli orrori. Né deve essere oggetto di comprensione, se comprendere significa giustificare. È la sua realtà storica che deve essere conosciuta. E questo è un compito immenso, appena avviato e sempre minacciato dal bisogno di sfuggire, di ridurre, di negare. È qui che si affacciano i «negazionisti» e i «riduzionisti»: termini orrendi. Preferiremmo parlare, con Pierre Vidal-Naquet, di «assassini della memoria». L´ultimo in ordine di tempo è un professore che si è appellato a una nozione notarile della storia: manca un atto con firma autografa di Hitler, dunque il dittatore nazista non è colpevole della Shoah. E forse Hitler non è nemmeno morto. E forse le leggi razziali fasciste sono state azzerate da quegli italiani che …

«Se nel Paese vincono le virtù democratiche», di Gustavo Zagrebelsky

Nel suo nuovo libro, lo storico inglese Paul Ginsborg riflette sulla nostra vita nazionale. E lancia un messaggio contro lo scetticismo. Fin dalle prime pagine, l´autore stigmatizza, usando le parole di Carlo Cattaneo, quel vizio tutto italiano di dir male della propria nazione. Fra i valori positivi, la “saggezza riflessiva” dei ceti medi, le tradizioni comunali, la mitezza che sa temperare attriti e conflitti Nei primi decenni dell´Ottocento, la domanda era: «Si può fare l´Italia»; oggi, alle soglie dei 150 anni dell´Unità, è diventata: «La si può salvare»? L´una domanda era dettata da speranza, l´altra da disperanza. Nella spazio aperto tra queste due parole c´è il dramma del nostro Paese. Nel suo nuovo libro, Salviamo l´Italia (Einaudi, Vele, pagg.134, euro 10), Paul Ginsborg ragiona sulla condizione della nostra vita nazionale mettendo costantemente a confronto, come in contrappunto, gli italiani del tempo che è il nostro con i patrioti del Risorgimento, il loro pensiero, la loro azione. Nel dispiegarsi delle sue argomentazioni, gli accadimenti di oggi, che possono sembrarci difficoltà nuove e insormontabili, visti nel lungo …