"Deportati la tragedia di chi resta", di Mauro Baudini
Il dolore dei parenti non sembrava avere il diritto di diventare pubblico e condiviso. L’Aned raccoglie le testimonianze dei famigliari di chi finì nei Lager nazisti. A partire dal ‘43 furono deportati in 44 mila nei Lager nazisti, per motivi «politici»: erano antifascisti, partigiani, oppositori veri o presunti del regime. Dopo il ‘45 ne tornarono poche migliaia, mentre i genitori e i figli continuavano disperatamente ad aspettarli, a cercare notizie. Nello scritto che pubblichiamo qui a fianco, Raffaella Lorenzi racconta come le accadde di sperare addirittura per vent’anni, e solo andando di persona a Mauthausen si arrese all’idea che il padre era morto, ucciso dagli stenti pochi giorni dopo la liberazione del campo. La vicenda dei deportati è stata terribile ed è ormai nota e studiata: ma quella delle famiglie, dei figli, dei discendenti è invece rimasta per mezzo secolo una memoria privata, un dolore che non sembrava avere il diritto di diventare pubblico e condiviso. L’Aned, l’associazione che raccoglie quanti sono tornati e naturalmente i loro discendenti, da qualche tempo ha imboccato con decisione …