Tutti gli articoli relativi a: memoria

"I fratelli Cervi. La storia dietro il mito", di Simonetta Fiori

Esiste il mito ed esiste la storia. Decostruire il mito significa restituire alla storia la sua complessità, non necessariamente rovesciare o negare i fatti storici da cui è scaturito il racconto epico. Con il titolo Italo, Alcide e il mito è uscito ieri sul Sole 24 ore un documentato articolo di Sergio Luzzatto dedicato a una “icona rossa della Resistenza”, la storia dei sette fratelli Cervi uccisi il 28 dicembre del 1943 per ordine dei fascisti. Mettendo insieme due articoli di Calvino pubblicati nel dicembre del 1953, una celebre orazione del giurista fiorentino Piero Calamandrei e la strategia adottata allora da Togliatti, Luzzatto racconta meticolosamente la costruzione negli anni Cinquanta di un mito che ebbe l´effetto di “abbellire” o rendere organica al partito comunista una vicenda che organica non fu, conservando tratti di irregolarità e ribellione nascosti dal martirologio. Prendendo spunto dalla riedizione de I miei sette figli di Alcide Cervi, una sorta di memoriale voluto da Togliatti nel 1955 (Einaudi, pagg. 100, euro 11), Luzzatto racconta come «da Italo Calvino in giù» l´intellighenzia comunista …

"Tra la guerra e gli anni Sessanta. Ragazze, la vostra libertà nacque in quell’età di cui non c’è memoria", conversazione con Marisa Rodano di M. Serena Palieri

Perché le ragazze italiane di oggi rifiutano l’eredità del femminismo? La domanda ce la facciamo in molte da un bel pezzo. Ma è la prima volta che ascoltiamo una risposta esauriente come questa che ci dà Marisa Rodano. Primo, osserva, perché si sentono libere, da un lato, e, dall’altro, non sanno che la parità acquisita non è «naturale» ma ha richiesto battaglie durate decenni; secondo, perché condividono «paritariamente» coi coetanei maschi il grande dramma di questi anni, la precarietà; terzo, perché vivono, come tutti noi, in un’epoca segnata da un feroce individualismo. Marisa Rodano, 89 anni da poco compiuti, può dirlo perché prima «c’era». Memorie di una che c’eras’intitola il saggio in cui ricostruisce la storia dell’associazione di cui è stata nel ‘44-45 tra le fondatrici, l’Udi, e che ha presieduto dal ‘56 al ’60. Sono, i secondi Quaranta e soprattutto i Cinquanta e i primi Sessanta, gli anni, sotto questo aspetto, cruciali, ma anche più opachi e di cui si ha meno memoria. E sono quelli appunto che metteremo a fuoco in questo colloquio. …

"L'intellettuale ironico che raccontava il pop", di Michele Serra

Dicono gli amici più vicini che la bella testa di Edmondo, negli ultimi mesi di faticosissima malattia, trovasse requie, e perfino felicità, solo nella scrittura. La cosa non sorprende. La testa di Edmondo era così piena di oggetti, di persone, di pensieri, che non poteva certo starsene in balia del male, a rimuginare sugli orribili impicci che ostano alla nostra libertà di pensare, e ai pensieri dare un senso, un ordine, una dignità formale. La testa di Edmondo era speciale: difficile da padroneggiare, immagino, anche per lui che ne era il padrone. Era la testa di un accademico, ben strutturata attorno allo studio, politologia, sociologia, la politica dottrinaria, la storia del pensiero. Ma era piena di finestre spalancate sulla vita “normale”, la sua, la nostra. Le canzoni, il calcio, la televisione, quello che oggi si chiama genericamente “pop”, erano per Edmondo materia di incessante curiosità, di partecipazione emotiva e razionale. Un intellettuale rigoroso che non diminuisce il suo calibro culturale solo perché la materia è vile e allegra, e parla di Mariolino Corso e di …

"La lezione di Katyn", di Lietta Tornabuoni

Fa impressione sentire alla tv della grande cerimonia, con partecipazione di autorità civili e militari della Polonia e anche del presidente russo Putin, svoltasi ieri in memoria dei morti di Katyn. Quello e altri luoghi vicini, tra i boschi, sono stati per oltre sessant’anni sede di una delle contese internazionali più atroci intorno a centinaia e centinaia di ufficiali e soldati polacchi ammazzati e poi sepolti sotto gli alberi in vaste fosse collettive. Avveniva nel 1940. In quel momento e più tardi, la colpa del massacro venne attribuita dai sovietici ai nazisti; i polacchi ne accusavano i sovietici, anzi Stalin in persona. Pare che all’epoca gli ufficiali dell’esercito costituissero in Polonia una élite insostituibile: erano docenti universitari, architetti, matematici, avvocati, astronomi, almeno laureati o professionisti in genere. Eliminarli voleva dire decapitare la Polonia, cancellare ogni possibile classe dirigente presente e futura, privare i polacchi di ogni guida. Anche per questo dopo il massacro le loro famiglie vennero disperse, espulse dalla società polacca, ridotte al silenzio: nel suo film «Katyn», Andrzej Wajda ha raccontato la morte …

Scuola, Pd a Gelmini, bene passo in dietro su Resistenza, ma resta figuraccia

“Prendiamo atto della resipiscenza, non è la prima volta, speriamo almeno che sia l’ultima che il governo si presti a queste figuracce. L’inchiesta lanciata ieri da Italia Oggi ha in ogni caso contribuito a mettere in risalto quanto le indicazioni nazionali per i licei non siano una banale elencazione di obiettivi di apprendimento quanto piuttosto il bagaglio culturale che i giovani cittadini devono possedere. La nostra democrazia affonda le radici nella resistenza e nell’antifascismo: è un dato storico che non può essere sottinteso”. Così la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni.

"La Gelmini cancella la Resistenza", di Alessandra Ricciardi

Il consigliere del ministro, Max Bruschi: non è una scelta politica, possiamo precisarlo. Semplicemente non c’è. Nei nuovi programmi di storia che si studieranno dal prossimo anno nei licei non si parla di Resistenza. Così come antifascismo e Liberazione non sono neanche citati. Il buco è al quinto anno, dedicato allo studio dell’epoca contemporanea, dall’analisi delle premesse della I guerra mondiale fino ai nostri giorni. La nuova articolazione, spiegano dal dicastero di viale Trastevere, è stata dettata dalla necessità di evitare che succedesse, come spesso è successo, che non si arrivasse neanche a fare la II guerra mondiale. Troppo poco, ecco perché la commissione per la storia, presieduta da Sergio Belardinelli, ha deciso di assegnare un intero anno di studi al Novecento. Nella formulazione dei temi fondamentali, le indicazioni nazionali precisano che «non potranno essere tralasciati i seguenti nuclei tematici»: l’inizio della società di massa…«il nazismo, la shoah e gli altri genocidi del XX secolo, la seconda guerra mondiale, la guerra fredda (il confronto ideologico tra democrazia e comunismo), l’aspirazione alla costruzione di un sistema …

"Il pericolo", di Mario Pirani

Correva l´anno 1952 e Roma venne chiamata ad eleggere il suo Consiglio comunale. Erano elezioni normali. La guerra era finita da sette anni, nel 1947 si era ricominciato a votare. La Costituzione era stata approvata con l´unità di tutti i partiti antifascisti, che nel 1948 si erano divisi e contrapposti: a sinistra i comunisti e i socialisti, al centro-destra la Dc e i partiti laici minori (social-democratici, repubblicani e liberali). Tra questi due schieramenti, divisi anche sul piano internazionale, gli uni con l´Urss, gli altri, orientati dall´America e dal Patto Atlantico, si svolgeva il confronto. Un confronto anche asperrimo ma che mai superò i limiti della convivenza democratica. All´estrema destra, fuori di quello che si chiamava l´«arco costituzionale», i monarchici e l´Msi che allora si richiamava apertamente al fascismo repubblichino di Salò avevano un diritto di tribuna in Parlamento e nel Paese, ma non potevano aspirare a tornare al governo poiché rappresentavano esplicitamente quei valori politici, o, meglio, quei disvalori (tirannia, guerra, monarchia, razzismo) , da cui gli italiani si erano liberati solo qualche anno …