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"Finocchiaro: «Cancellare subito la vergogna delle dimissioni in bianco»", di Maria Zegarelli

La presidente dei senatori Pd: «Usano questo strumento per aggirare l’articolo 18. Noi in prima linea in una battaglia di civiltà. Il centrodestra dovrà cedere all’indignazione»

Un appello alla ministra Elsa Fornero lanciato da 14 donne e subito sottoscritto da altre 188, proprio il numero di quella legge contro le dimissioni in bianco che il governo Berlusconi ha cancellato. E poi, un passaggio del discorso del segretario Pd, durante l`Assemblea di ieri, affinché sul tavolo di lavoro per la riforma del mercato entri in primo piano anche il ripristino di quelle norme di civiltà spazzate via proprio mentre la crisi, che il centrodestra ha negato fino alla scorsa estate, logora posti di lavoro e quelli delle donne un po’ di più. Leggi…

"I boiardi dell'etere", di Giovanni Valentini

È come la storia della volpe e dell´uva. Berlusconi s´era affrettato a profetizzare che un´eventuale asta sulle nuove frequenze tv sarebbe andata deserta. E ora la sua azienda scopre invece che la sospensione del regalo di Stato ai signori dell´etere configurerebbe un´illegalità, invocando perciò a gran voce la “certezza del diritto”. Di fronte all´annuncio del ministro Passera, è del tutto logico e naturale che Mediaset reagisca con questa determinazione e violenza. Non solo perché, insieme alla Rai, il Biscione sarebbe stato il maggior beneficiario del cosiddetto “beauty contest” (concorso di bellezza) che l´ex maggioranza di centrodestra aveva generosamente elargito ai soggetti dominanti del mercato televisivo. Ma anche per il fatto che in questa situazione il partito-azienda dovrebbe votare in Parlamento a favore di un provvedimento contrario agli interessi del suo padre-padrone.
A quanto finora è stato comunicato ufficialmente, non si tratta neppure di una revoca o di un´interruzione della procedura, come pure sarebbe stato lecito attendersi dal “governo di impegno nazionale”. Bensì soltanto di una sospensione provvisoria, con un termine già fissato di tre mesi. E probabilmente proprio per questo Mediaset prova a fare la voce ancora più grossa, nel tentativo di subornare il Pdl e di condizionare quindi l´esecutivo.
Tanto doveva andare “deserta” l´asta, dunque, che adesso l´esercito berlusconiano minaccia di riarmarsi per scendere in campo e occupare il terreno “manu militari”. Mai come in questa occasione, però, a scoppiare è il vecchio conflitto di interessi fra il tyccon televisivo e il leader politico. La contraddizione di un capo partito che antepone gli affari privati agli impegni o ai doveri pubblici arriva così al suo culmine.
Mentre il governo chiede ai cittadini ogni genere di sacrifici, dalle tasse alle pensioni, dalla casa alla benzina e via di seguito, l´unico che non vuole, non può e non deve sacrificarsi è proprio lui: l´ex premier che ha portato il Paese sull´orlo del fallimento e della bancarotta, nascondendo la crisi economica sotto il tappeto come la spazzatura, compromettendo la credibilità e l´immagine internazionale dell´Italia. E pensare che per la sua azienda sarebbe un mini-sacrificio, una piccola penitenza, quasi un fioretto: a maggior ragione se l´asta fallisse, secondo il vaticinio berlusconiano.
Fa specie che proprio il partito delle leggi “ad personam”, dei lodi e controlodi, oggi riscopra all´improvviso il fascino impellente della legalità, in funzione degli interessi di bottega. La verità è che – come qui abbiamo cominciato a scrivere dalla fine dell´agosto scorso, in tempi certamente non sospetti – la procedura del “beauty contest”, ammesso e non concesso che all´origine fosse legittima, non è più praticabile nel pieno di un´emergenza economica e sociale come quella che stiamo vivendo. Lo Stato deve stringere la cinghia, aumentare le tasse, ridurre le spese, tagliare i servizi ai cittadini, vendere semmai le sue partecipazioni e il suo patrimonio immobiliare; ma non può contemporaneamente regalare pezzi di un bene pubblico come l´etere agli stessi soggetti che l´hanno abbondantemente sfruttato a proprio vantaggio, pagando per anni canoni irrisori.
Su queste stesse pagine, l´avvocato Gianluigi Pellegrino aveva già richiamato opportunamente il principio di autotutela che impone – non consente – allo Stato di correggere o modificare procedure amministrative in corso, com´è appunto questa, per tutelare l´interesse collettivo e cedere o concedere in uso un cespite pubblico alle migliori condizioni. E qui – vale la pena ricordarlo ancora una volta – non si tratta di vendere alcunché, bensì di affidare in gestione, di “affittare”, le nuove frequenze per un certo numero di anni. Al colmo del paradosso, invece, il “beauty contest” prevede addirittura la possibilità per gli “incumbent” di rivenderle a terzi dopo un periodo di cinque anni.
Dal 25 maggio 2011, inoltre, come ricordano autorevolmente i professori Carlo Cambini e Antonio Sassano, due fra i maggiori esperti italiani della materia, è in vigore in Europa (e dovrebbe essere già in vigore anche nel nostro Paese) il nuovo regolamento per le comunicazioni elettroniche, approvato dalla Commissione europea nel 2009. Una normativa che disciplina la gestione dello spettro elettromagnetico, definito testualmente una “risorsa pubblica di alto valore economico e sociale” che gli operatori di rete potranno utilizzare in modo flessibile e “senza restrizioni sul servizio offerto o sulla tecnologia”. Per l´Europa, dunque, non esistono più frequenze televisive e frequenze riservate alle telecomunicazioni: ciò significa che una frequenza attualmente utilizzata per la tv potrebbe essere destinata alla banda larga mobile e viceversa. E la possibilità di aprire l´asta anche ad altri operatori può accrescere evidentemente il valore del bene in questione.
L´unica “certezza del diritto” da ripristinare, quindi, attiene alle direttive europee e all´interesse generale dello Stato. Rai e Mediaset possono continuare tranquillamente a fare televisione, a raccogliere audience e pubblicità, senza intaccare ulteriormente il patrimonio pubblico. Nella storia oscura della tv italiana, la legalità è stata già infranta troppo spesso per essere violata ancora una volta.

da La Repubblica del 21 gennaio 2012

"L´amaca", di Michele Serra

I tassisti hanno qualche buona ragione (una licenza pagata a caro prezzo), ma toni e modi della loro lotta sono molto controproducenti, specialmente agli occhi di chi ha memoria di altre lotte, e di ben altra compostezza. Non si tratta di fare l´elogio del Quarto Stato, di quell´incedere severo e compatto che discendeva dall´idea che il passo dei contadini e degli operai coincidesse con il passo della Storia. Sono cose passate, e quel magnifico e imponente corteo, per altro, è stato sconfitto e disperso. Leggi…

"Chi vince, chi perde", di Paolo Baroni

Chi vince e chi perde la partita delle liberalizzazioni? Un po’ tutti (ma non tutti): se ha un senso intervenire su privilegi e corporazioni per alleggerire i pesi ch impediscono al Paese di spiccare il volo è bene che sia i «piccoli» sia i «grandi» rinuncino ad uno spicchio dei loro privilegi. Se ogni categoria, lobby o potentato accetta di fare anche un solo passo indietro l’intera collettività può avere grandi benefici.

Le famiglie certamente avranno dei vantaggi,mapiù sul fronte dei servizi che su quello dei prezzi (ieriun cartello di associazioni di consumatori stimava infatti che rispetto alle prime ipotesi di decreto il risparmio annuo sarà di 465 euro anziché di 900). Le imprese, non portano a casa i rimborsi dei crediti della pubblicaamministrazione attraverso i Btp ma ottengono l’istituzione di un Tribunale ad hoc per sbrigare le loro vicende (dalle cause tra soci alla class action alle truffe sui marchi) ed una bella sventagliata di semplificazioni. Chi opera nell’edilizia beneficerà di minori tasse e minor burocrazia. Senz’altro tutte le imprese avranno vantaggi dall’abolizione delle tariffe minime e massime dei professionisti, che certamente in quanto lobby perdono qualcosa. I notai limitano un po’ i danni: saranno 500 in più e non 2000 come sembrava a metà giornata.

I benzinai ottengono la fine dei contratti di esclusiva con le compagnie, la possibilità di vendere anche prodottinon oil e self service senza limiti fuori dai centri abitati. I petrolieri devono fare un passo indietro ma arginano le perdite e alla fin fine nonè per niente detto che gli automobilisti risparmieranno davvero qualcosa sul costo del pieno. Forse, in un futuro prossimo venturo costerà di meno il gas, una volta che Snam, la rete gas e tutto il resto, verranno staccate dall’Eni.

Il «Cane a sei zampe» non si oppone a questo intervento, unica lobby di Stato a non opporre resistenza al contrario delle Ferrovie, che hanno fatto muro facendo sparire dal tavolo la separazione delle rete gestita dalla loro Rfi. Ma la questione non è archiviata: se ne dovrà occupare la nuova Authority che vigilerà su tutte le infrastrutture e di trasporti.

Per i commercianti sfuma la possibilità di fare saldi e promozioni senza limiti, ma resta in piedi l’odiatissima liberalizzazione degli orari. Nel braccio di ferro tra farmacisti e parafarmacisti, di certo perdono i farmacisti visto che il loro numero aumenterà di 5000 unità. Conservano però l’esclusiva sui farmaci di fascia C e non avranno più vincoli su turni e orari. Misure che tutte assieme certamente danneggiano le parafarmacie. Che ora si uniscono al coro di chi protesta.

E i taxisti? Le loro norme ieri sono state tra le più discusse nel corso della maratona del consiglio dei ministri: la gestione delle loro licenze è passata più volte dai sindaci all’Authority sui trasporti. E alla fine è rimasta in piedi questa soluzione sgradita ai tassisti. Che però ottengono la possibilità di ricevere indennizzi una tantum qualora le loro licenze perdessero di valore ed il divieto di poter cumulare più licenze. Di contro arrivano le licenze part-time ma anche la possibilità di lavorare in più comuni.

Potrebbero vincere i giovani, se davvero le misure di apertura delle professioni, per la creazione delle nuove imprese e di stimolo di nuovi settori prenderanno presto forma. L’idea di poter costituire una società spendendo appena un euro è un bel colpo d’ala, se diventerà rapidamente una possibilità reale sarà certamente un aiuto importante per abbattere uno dei livelli di disoccupazione più alti d’Europa.

Un po’ vince anche l’ambiente, perché son sparite le norme che rendevano più facili le trivellazioni.

In generale vince il Paese, a patto però che le misure decise ieri vadano avanti spedite e, soprattutto, a condizione che il Parlamento non le annacqui come è accaduto in passato.

da La Stampa del 21 gennaio 2012

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“La lenzuolata di Monti, pensando anche all’equità”, di Raffaella Cascioli

Dalle imprese per i giovani alle professioni: tutte le misure del decreto
immagine documento Le liberalizzazioni non significano giungla e privatizzazioni. Semmai più concorrenza, più apertura dei mercati, più spazio per i giovani e per il merito oltre che minori rendite di posizione. Al termine di un consiglio dei ministri fiume, durato 8 ore e preceduto da un Cipe che ha finanziato opere per 5,5 miliardi di euro, il presidente del consiglio Mario Monti ha spiegato così il decreto CrescItalia che segue la manovra dello scorso anno denominata Salva-Italia e che rappresenta solo la prima parte di un pacchetto di misure della crescita. Pacchetto che sarà completato la prossima settimana con un provvedimento sulle semplificazioni.
Monti ha spiegato come obiettivo del governo è quello di rimuovere tre vincoli che in questi anni hanno frenato la crescita economica e sociale in Italia: l’insufficiente concorrenza dei mercati, l’inadeguatezza delle infrastrutture, la burocratizzazione. Il provvedimento, varato ieri, mira a rimuovere i primi due ostacoli. Ieri Monti ha spiegato che «nel momento in cui abbiamo chiesto sacrifici agli italiani sul fronte fiscale, stiamo cercando di offrire agli italiani la liberalizzazione da tasse occulte, perché tali sono prezzi e tariffe più alte, e per questa via anche una moderazione del costo della vita».
Per il sottosegretario alla presidenza del consiglio Antonio Catricalà «siamo intervenuti a tutela consumatori, abbiamo tolto qualche granello di sabbia dagli ingranaggi della class action». Si è inoltre intervenuti nei confronti delle clausole abusive. Di seguito solo alcune delle norme contenute nel provvedimento.

Un euro per le società dei giovani
«Abbiamo istituito – ha spiegato Catricalà – una nuova figura di società per i giovani: la società semplificata a responsabilità limitata. Basterà un euro di capitale e non sarà necessario l’intervento del notaio».

Nasce il tribunale per le imprese
In attesa di norme sulla semplificazione per l’avvio di una nuova impresa, è stata prevista la nascita del tribunale delle imprese con la trasformazione delle sezioni specializzate in materia di proprietà industriale e intellettuale, esistenti in alcuni tribunali, in sezioni specializzate in materia d’impresa.

All’Authority la decisione su rete Fs
L’Authority del trasporto dovrà esaminare se è necessaria una separazione tra la rete ferroviaria e il servizio di trasporto passeggeri. Si rinvia all’Authority la decisione su che grado di operazione sarà necessaria tra Rfi e servizio. Per Catricalà «non c’é un provvedimento immediato ma la precisa indicazione della direzione da prendere».

Minirivoluzione nella Rc auto
Sono state decise delle misure per assicurare che i prezzi delle assicurazioni Rc auto, che sono cresciuti in modo esponenziale, possano essere calmierati con sconti e franchigia, ad esempio per chi sceglierà di utilizzare una scatola nera.

Stop alle tariffe sulle professioni
Nel decreto è stata confermata l’abrogazione delle «tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico». Per il ministro della giustizia Paola Severino «sulle professioni abbiamo operato sul tema delle tariffe, su cui si è parlato forse troppo rispetto al dato riconosciuto dal 99% categorie, cioè che fossero già state abolite».

In arrivo cinquecento notai in più
In Italia ci saranno 500 notai in più. La misura «amplia il bacino di concorrenza» e prevede che ogni 3 anni venga verificato il rapporto fra abitanti e notai.

Ecco come cambia il tirocinio
La durata del tirocinio per l’accesso alle professioni sarà di massimo 18 mesi e i primi sei potranno esser svolti all’interno dell’università. Le disposizioni non si applicano alle professioni sanitarie per le quali resta confermata la normativa vigente.

Cinquemila farmacie in più
Le farmacie in Italia cresceranno da 18mila a 23mila. Sono previsti sconti anche per i farmaci di fascia A pagati direttamente dal cliente. Gli sconti sui farmaci di fascia C erano già possibili. In arrivo il commissario per il potenziamento delle piante organiche della farmacie. Il decreto prevede infatti entro quattro mesi l’apertura di nuove farmacie ogni 3mila abitanti, potenziamento dell’orario di apertura e dei turni oltre quelli previsti, possibilità di sconti su tutti i farmaci. In caso contrario il governo nominerà un apposito commissario per approvare le piante organiche delle farmacie ed espleta le procedure concorsuali. Salta invece il “mini allargamento” alle parafarmacie per la vendita di farmaci di fascia C. Saranno venduti solo nelle farmacie.

Banche e mutui, come si cambia
Se una banca obbliga il risparmiatore a farsi carico di una assicurazione sulla vita nel momento in cui accende un mutuo, dovrà offrire un menu di più assicurazioni concorrenti.

Nessuna norma sulle trivellazioni
Il decreto non contiene alcuna norma relativa alle trivellazioni in mare. A dichiararlo ieri sera è stato il ministro dell’ambiente Clini dopo i dubbi sollevati da alcuni esponenti del mondo ambientalista.

da www.europaquotidiano.it

"La resistenza del professore", di Massimo Giannini

Ora la Fase Due è cominciata davvero. Il maxi-decreto sulle liberalizzazioni ha un «valore economico» opinabile. Non sappiamo se davvero potrà far risparmiare 1.800 euro l´anno per ogni famiglia come stima l´Adiconsum, far crescere il Pil dell´1,4% come sostiene il Cermes-Bocconi, far aumentare dell´8% l´occupazione e del 12% i salari reali come prevede la Banca d´Italia. Ma sappiamo che la lenzuolata di Monti e Passera ha una «cifra politica» altissima.
Si può discutere finché si vuole sui vuoti e sui pieni di questo provvedimento. Si possono criticare le concessioni sui farmaci e sul commercio, le rinunce sulle reti ferroviarie e sull´agenda digitale, le retromarce sulle assicurazioni e sulle banche: più coraggio non avrebbe guastato. Ma quello che non si può discutere è che per la prima volta, ormai da molti anni, un governo ha l´ambizione di proporre agli italiani una prima «riforma di sistema», improntata ai principi dell´economia liberale. Una riscrittura complessiva delle regole di funzionamento del mercato, incardinata sul primato del cittadino-consumatore, e non sul potere della rendita corporativa. Un colpo d´ala che, per una volta, supera la maledizione che assillava Ugo La Malfa, quando ai tempi della Nota Aggiuntiva sosteneva che «l´Italia fa sempre riforme corporative, quindi fa controriforme». Questa, pur con tutti i suoi limiti, non lo è.
Non era affatto scontato che un´operazione di questa portata potesse riuscire a un governo tecnico che attinge la sua forza da una momentanea «convergenza» di sigle, piuttosto che da una strutturale maggioranza di partiti, e che è reduce da una prova difficile come il decreto Salva-Italia, convincente sul piano della quantità ma tutt´altro che esaltante sul piano dell´equità. C´era il rischio, elevatissimo, che il premier fosse costretto a una disonorevole ritirata. E che la sua lenzuolata diventasse un fazzoletto prima ancora di approdare sul tavolo del Consiglio dei ministri. La Vandea delle grandi e piccole lobby è risuonata da giorni, alta e forte, nelle piazze metropolitane. L´inopinata fuga di notizie sui contenuti del maxi-decreto ha allarmato le segreterie di partito, mai insensibili alle grida di dolore che si levano dalle nicchie protette della società italiana.
Le pressioni esterne sono state fortissime, trasformando le liberalizzazioni in un campo di battaglia prima ancora che il testo definitivo approdasse a Palazzo Chigi. La prova sta nella lunga notte di trattative tra ministri e capigruppo, e poi nella maratona di otto ore che si è resa necessaria perché il governo licenziasse il decreto nella sua versione definitiva. Monti ha resistito all´assedio, riducendo al minimo possibile i cedimenti alle piazze e ai palazzi. Il pacchetto di misure per la concorrenza è sicuramente parziale, senz´altro incompleto e mai abbastanza esaustivo. Ma stavolta c´è un fondo di verità nelle parole del premier, quando afferma che «ogni categoria è stata chiamata a uno sforzo di riforma», che «nessuno potrà dire che ce la siamo presa con i Poteri deboli lasciando tranquilli i Poteri forti» e che «scontentiamo tutti nella stessa misura perché in futuro siano tutti più contenti».
Su questo decreto Cresci-Italia Monti si giocava e si gioca tutte le sue carte. Se avesse perso questa partita, cedendo dall´inizio all´offensiva delle categorie sociali e finendo stritolato dalla «cinghia di trasmissione» dei partiti, avrebbe firmato il certificato di morte del suo governo. Con la preziosa copertura del presidente della Repubblica, il premier è riuscito invece a reggere l´urto. Ora può giocare le sue carte mantenendo una posizione di forza, sottraendosi ai veti politici e ai ricatti corporativi. Può affrontare la nuova fase della legislatura parlando direttamente al Paese. Aprendo finalmente l´agenda (finora miseramente vuota) della crescita e dello sviluppo. Ha le carte in regola per provarci: il suo governo si dimostra in grado di tentare quella scomposizione e ricomposizione degli interessi diffusi che in una democrazia «normale» spetterebbe ai partiti, ma che i partiti in questo momento non sono in grado di fare.
L´intera vita di questo governo si regge sul filo di questo paradosso. Le vicende di questa lenzuolata lo confermano una volta di più. È un´anomalia che andrebbe sanata. Per una prima ragione, che è «congiunturale»: il decreto va ora in Parlamento, e sarebbe un suicidio se nella fase di conversione i partiti assecondassero il rituale assalto alla diligenza. Il conflitto sociale che accompagna inevitabilmente il tentativo di modernizzare il Paese non può essere lasciato tutto intero sulle spalle di un «governo strano» e di una «maggioranza riluttante». Per vincere questa battaglia occorrono una totale assunzione di responsabilità sulle singole misure e una piena condivisione sugli obiettivi di fondo. È davvero finita, se il Parlamento di oggi diventa quello che Luigi Einaudi raccontava nel ´37: «La borsa nella quale gli avvocati dei grandi capi dell´industria, della finanza, del commercio, della navigazione, dell´agricoltura contrattano i rispettivi privilegi».
E poi per una seconda ragione, che è strutturale: l´azione di governo, per quanto o in quanto «supplente», lascia uno spazio enorme alla politica, che deve solo avere il coraggio di prenderselo. Lo invoca Napolitano, che scuote i partiti e inchioda i presidenti delle due Camere a un calendario dei lavori intorno a una nuova legge elettorale che ci consenta di superare l´ignobile «Porcellum». Lo chiede lo stesso Monti, che sollecita i leader della sua impropria e involontaria «Grosse Koalition» a «rafforzare il dialogo», a farlo fruttare e magari a non viverlo come una consultazione carbonara di cui vergognarsi di fronte al proprio elettorato. Ma mentre su questo terreno è possibile trovare d´accordo Bersani e Casini, purtroppo resta in campo, irrisolta, la gigantesca incognita di Berlusconi. La politica, nonostante i suoi bizantinismi, è semplice geometria: non è un caso se, proprio nel giorno in cui il Professore trova una più che accettabile «quadra» sul decreto Cresci-Italia, il Cavaliere torna a palesare uno dei suoi cortocircuiti tra pancia e cervello, oscura la sua vena «di governo» e riscopre la sua vena di lotta.
«La cura Monti non funziona»: questo dice Berlusconi, dimostrando il suo nervosismo per una stagione che ormai lo vede ai margini, e svelando la debolezza della sua Pdl, che sbiadisce ogni giorno di più dietro l´immagine impalpabile di Alfano. Poi aggiunge: «Presto gli italiani ci richiameranno». L´illusione è dura a morire, anche per il più patetico degli illusionisti.
m.gianninirepubblica.it

da La Repubblica del 21 gennaio 2012

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“L’Albero Scosso”, di Dario Di Vico

Per chi ha a cuore l’apertura della società italiana ieri è stata una giornata importante. Mai l’albero era stato scosso così, mai in un colpo solo un governo aveva preso una serie di provvedimenti di liberalizzazione tanto larghi e destinati a toccare tutte le categorie. Leggi…

"Il Cavaliere ruggisce ma non morde", di Marcello Sorgi

Adesso in tanti diranno che Berlusconi ha dato lo sfratto a Monti e vuol rientrare a Palazzo Chigi. Ma non è vero. Anche se ha scelto una giornata simbolica, come quella del varo delle liberalizzazioni, il Cavaliere è il primo a riconoscere che solo «paradossalmente» può aspettarsi di tornare al suo posto.
Infatti, al momento, «non c’è una soluzione alternativa» ai tecnici e non rimane dunque che andare avanti così. Leggi…

Governo: 5mila farmacie in più, Ssrl per under 35", da www.unita.it

MONTI, NON CI SIAMO PIEGATI AI POTERI FORTI
Il premier Monti rivendica il fatto che il governo con questo pacchetto di liberalizzazioni, sostiene, non si è piegato ai poteri forti. E a un cronista che gli domanda se teme di perdere consensi, risponde: non sono abituato a valutare questi aspetti, comunque non è il punto, non ci presenteremo alle elezioni.

CATRICALA’, NASCE SSRL A 1 EURO PER UNDER BALDUZZI, 5MILA FARMACIE IN PIU’
Le farmacie in Italia cresceranno da 18mila a 23mila. Lo annuncia il ministro della Sanità Balduzzi sul dl liberalizzazioni. Sconti anche per i farmaci di fascia A pagati direttamente dal cliente. Gli sconti sui farmaci di fascia C erano già possibili.

CATRICALA’, NASCE SSRL A 1 EURO PER UNDER 35
Nasce la Società Semplificata a Responsabilità Limitata (Ssrl). I giovani under 35 potranno creare una ssrl con un capitale di un solo euro. Lo rende noto sul dl liberalizzazioni il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà.

SEVERINO, 500 NOTAI IN PIU’
Cinquecento notai in più, dunque più concorsi. Questo l’intervento sulla professione notarile disposto nel dl liberalizzazioni, come spiegato dal ministro della Giustizia Paola Severino. Non solo: «Ogni tre anni sarà rivisto il rapporto tra abitanti di un comune e notai, in modo che sia sempre bilanciato e aperto verso una concorrenza più libera». Di conseguenza, «abbiamo adeguato numero e cadenze dei concorsi alla nuova pianta organica: ci saranno più concorsi, più possibilità di accesso, più selezione».

SEVERINO, AL VIA TRIBUNALE PER LE IMPRESE
«Si è oggi costituito l’asse portante» per «l’istituzione del Tribunale delle imprese, tribunale specializzato che dovrebbe assicurare la celerità dei processi che hanno come protagonisti le imprese e un aumento della qualità del servizio». Lo afferma Paola Severino

SEVERINO, TARIFFE GIA’ ABOLITE DA LEGGE BERSANI
Quello delle tariffe è un tema su cui si è parlato «moltissimo forse troppo, rispetto al dato riconosciuto dal 99 per cento delle categorie professionali, secondo le quali le tariffe sono state già abolite dalla legge Bersani» e poi nel 2011 e ulteriormente più di recente. Lo dice il ministro della giustizia Paola Severino in conferenza stampa dopo il Cdm. L’abolizione delle tariffe «è un fenomeno già consolidato nell’orizzonte delle professioni. Noi abbiamo semplicemente reso attuativo il precetto dell’abolizione delle tariffe».

PASSERA, FREQUENZE TV, SOSPESO BEAUTY CONTEST
Il ministro dello sviluppo Corrado Passera nella conferenza stampa al termine del cdm annuncia che il beauty contest per le frequenze tv (quello voluto dal governo Berlusconi) è sospeso per 90 giorni perché il governo deciderà altrimenti: “ho deciso di sospendere per 90 giorni la procedura di assegnazione delle frequenze televisive”.

PASSERA, PIU’ SELF SERVICE PER SU CARBURANTI
«Il mondo dei carburanti è un elemento importante per determinare il costo per i cittadini» per questo siamo intervenuti «con iniziative equilibrate e ben pensate per favorire la concorrenza e aprire e rafforzare i distributori indipendenti, favorire la nascita di nuovi self service e rafforzare gli operatori del settore». Così il ministro dello Sviluppo Corrado Passera,

PASSERA, ACCELERAZIONE PER CONCORRENZA NEL GAS
Il mercato del gas è un settore «su cui il Governo ha deciso di mettere una forte accelerazione secondo il criterio della concorrenza». Lo ha detto il ministro dello sviluppo Corrado Passera nella conferenza stampa al termine del cdm.

MONTI, CI SARANNO CRITICHE DA CHI VUOLE STATUS QUO
Quello sulle liberalizzazioni un pacchetto «corposo e incisivo» sul quale «mettiamo in conto che vi saranno commenti negativi perchè in molti preferiscono lo status quo piuttosto che affrontare nuove sfide».

MONTI, NAPOLITANO CI HA INCORAGGIATO
Tra i «giudizi che ci hanno incoraggiato – ha detto Monti sul pacchetto di liberalizzazioni – uno è quello del Capo dello Stato, che per noi è di grande appoggio e incoraggiamento».

MONTI, FREQUENZE TV, DECISIONE PASSERA SU ASTA
Monti: sul beauty contest (quello per le aste sulle frequenze tv) c’è «una decisione» del ministro per lo Sviluppo economico Passera.

MONTI, LIBERALIZZAZIONI NON SONO PRIVATIZZAZIONI
Il premier sulle liberalizzazioni: non sono privatizzazioni, a noi preme che le aziende agiscano in regime di concorrenza o no.

MONTI, AZIONE PER RIGORE, EQUITA’ E CRESCITA
Quella approvata oggi dal cdm è «non solo una grande azione economica ma anche, una grande azione sociale». Lo ha detto il presidente del consiglio Mario Monti, sottolineando che «rientra tra i tre temi del rigore, dell’equità e della crescita».

MONTI, FATTE MISURE PER CONCORRENZA E INFRASTRUTURE
Oggi le misure per più concorrenza e per le infrastrutture, la prossima settimana quelle sulla semplificazione. Il premier Mario Monti spiega così il lavoro del Consiglio dei Ministri in confernza stampa.

TASSISTI, NO LICENZE AI COMUNI
Si cambia ancora sui tassisti. La nuova bozza del decreto sulle liberalizzazioni, infatti, non modifica le norme già annunciate su licenze e tariffe, ma riporta la competenza non più in capo ai Comuni, come sembrava in una bozza circolata oggi, ma ad un’Autorità di regolazione dei Trasporti. I tassisti reputano invece dirimente che decidano le amministrazioni locali.

Taxi collettivi con tariffe flessibili, un commissario nelle Regioni che non aumenteranno le farmacie. Sono alcune delle novità nelle misure nella bozza del decreto sulle liberalizzazioni nel consiglio dei ministri. Dovrebbe tenersi una conferenza stampa ma l’orario indicato, quelle delle 17, è ovviamente slittato.

Le lenzuolate della discordia | TUTTE LE MISURE di L. Matteucci

Auto, banche, mutui: TUTTE LE MISURE PER FAMIGLIE E IMPRESE

Tassisti traditi dai sindacati

Avvocati, due giorni di sciopero

FARMACI DI FASCIA C, STOP A LIBERALIZZAZIONE
Niente più liberalizzazione, ovvero la vendita in parafarmacie, dei farmaci di fascia C che potranno essere venduti solo in farmacia. Nell’ultima bozza che circola del decreto liberalizzazioni è sparito il comma che riguardava questi farmaci contro il quale le farmacie avevano annunciato «misure estreme».

COMMISSARIO IN REGIONI CHE NON AUMENTANO FARMACIE
Nelle regioni che non provvederanno ad aumentare la pianta organica delle farmacie secondo i limiti fissati (una ogni 3mila abitanti) entro 120 giorni dall’entrata in vigore del decreto, il consiglio dei ministri nominerà un apposito commissario. Lo prevede la bozza del decreto sulle liberalizzazioni entrata in cdm.

TAXI COLLETTIVI, LICENZE PLURIME MA DAI COMUNI
Taxi a uso collettivo. Lo prevede la bozza del decreto liberalizzazioni in consiglio dei ministri. Sono state accolte le richieste delle auto bianche per quanto riguarda il rilascio delle licenze, che rimane nelle mani dei sindaci, e la possibilità di effettuare turni flessibili. Vanno in senso contrario invece, le misure che prevedono la possibilità di licenze plurime, la libera territorialità dei taxi, una maggiore libertà di tariffe. A questo si aggiunge inoltre l’abolizione dei vincoli territoriali per le auto a noleggio con conducente. Si tratta di una delle liberalizzazioni che le auto bianche cercavano in ogni modo di scongiurare.

Confermato appunto nella nuova bozza del dl uno dei punti più contestato per i tassisti: l’incremento del «numero delle licenze» che sarà deciso dai comuni con la possibilità per uno stesso tassista di avere licenze plurime. L’aumento sarà stabilito – si legge «ove ritenuto necessario anche in base ad un`analisi per confronto nell’ambito di realtà comunitarie comparabili» ed «è accompagnato da adeguate compensazioni da corrispondere una tantum a favore di coloro che sono già titolari di licenza o utilizzando gli introiti derivanti dalla messa all’asta delle nuove licenze, oppure attribuendone a chi già le detiene, con facoltà di vendita o affitto, in un termine congruo oppure attraverso altre adeguate modalità».

IVA SU VENDITA NUOVE CASE HOUSING SOCIALE
Ritorna l’Iva sulla vendita e l’affitto delle abitazioni di nuova costruzione in riferimento all’housing sociale. Lo si legge nell’ultima versione della bozza del decreto liberalizzazioni. Il Governo stima «una ricaduta sul sistema economico pari a circa 3 miliardi l’anno e un aumento dei livelli occupazionali». Arriva una semplificazione delle procedure per il Piano nazionale di edilizia abitativa. Secondo la bozza del decreto infrastrutture all’esame del Cdm con il pacchetto liberalizzazioni, si prevede di semplificare le procedure per arrivare all’approvazione degli accordi di programma tra il ministero delle Infrastrutture e le Regioni in attuazione del Piano casa del 2009.

EDICOLANTI POTRANNO PRATICARE SCONTI
Gli edicolanti potranno «rifiutare prodotti complementari forniti dagli editori e dai distributori e possono altresì vendere presso la propria sede qualunque altro prodotto secondo la vigente normativa». Inoltre, «gli edicolanti possono praticare sconti sulla merce venduta e defalcare il valore del materiale fornito in conto vendita e restituito a compensazione delle successive anticipazioni al distributore».

da www.unita.it