Tutti gli articoli relativi a: pari opportunità | diritti

“Agenda digitale. L’ombra del conflitto di interessi”, di Marco Ventimiglia

Il varo è atteso già a settembre, ma la sfida per modernizzare il Paese deve affrontare ostacoli palesi e nascosti. Telecom e il nodo della proprietà della Rete ancora irrisolto «Un primo intervento, del valore di 3 miliardi di euro, volto a migliorare drasticamente l’infrastruttura digitale italiana. Ma sarà solo il primo passo perché a seguire verranno lanciati altri progetti di portata persino superiore». Il ministro Corrado Passera, è ormai acclarato, ama mettere la faccia su qualche cosa di importante. Lo ha fatto con il decreto Sviluppo, rischiando di perderla fino alla sofferta approvazione, e adesso è pronto a ripetersi per un altro provvedimento, l’Agenda Digitale, il cui varo è previsto già a settembre. A dispetto del nome, che non ha il pregio dell’immediata comprensione popolare, stiamo parlando di qualcosa di essenziale per il futuro del nostro Paese, ma che non per questo è scontato diventi una priorità della politica, ed anzi, ammesso che il varo avvenga effettivamente all’inizio dell’autunno, potrebbe incontrare ostacoli palesi e nascosti nella sua attuazione. COMPLESSOD’INTERVENTI Che cos’è l’Agenda Digitale? In …

Monti e il fisco: «Stato di guerra contro chi evade», di Maria Zegarelli

Il vero nemico da abbattere in questa guerra del nuovo Millennio, che è tutta economica, in Italia si chiama evasione fiscale. «Produce un grosso danno nella percezione del Paese all’estero», dice il presidente del Consiglio intervistato da Tempi. «L’Italia si trova in uno stato di difficoltà soprattutto a causa di questo fenomeno e si trova da questo punto di vista in uno “stato di guerra”», spiega il premier, soprattutto perché «la notorietà pubblica del nostro alto tasso di evasione contribuisce molto a indisporre nei confronti dell’Italia quei Paesi ver- so i quali di tanto in tanto potremmo aver bisogno di assistenza finanziaria». Davanti al persistere della crisi e a una pressione fiscale ormai pesantissima l’evasione resta uno dei maggiori bacini da cui attingere risorse per poter alleggerire il carico che pesa sui soliti noti (richiesta che ormai diventa pres- sante anche dal Pd), quegli «italiani ricchi o medi che sistematicamente non pagano le tasse». Per questo anche l’uso di «strumenti forti» è giustificato e sarà inevitabile, di conseguenza, vivere momenti «di visibilità che possono essere …

“Siamo uguali a voi uomini” le tunisine si ribellano alle leggi degli islamisti, di Giampaolo Cadalanu

Le tunisine e i tunisini non ci stanno a vedersi sequestrare dagli islamici la prima rivolta araba, nata come moto popolare senza influenze esterne. Tutto è cominciato qui, e qui deve andare avanti. All’avanguardia della protesta c’è ancora Sidi Bouzid, la città dell’interno dove nel dicembre del 2010 Mohamed Bouazizi si è dato fuoco avviando la rivoluzione e dove ieri è partito lo sciopero generale. In migliaia sono scesi in piazza, i commercianti hanno tirato giù le saracinesche, per le strade rimbombavano gli slogan contro Ennhada, il partito di ispirazione musulmana al potere, che si è limitato a definire lo sciopero generale «ingiustificato». Uffici statali e negozi erano sbarrati, tranne poche botteghe destinate a permettere ai fedeli islamici di mangiare dopo il tramonto del sole, alla fine del digiuno quotidiano imposto dal Ramadan. Centinaia di persone hanno risposto alla chiamata dei partiti di opposizione, dei sindacati, della società civile, e hanno sfilato davanti al Palazzo di giustizia, per reclamare la liberazione dei manifestanti arrestati nei giorni scorsi, quando la polizia aveva represso le proteste a …

"Unioni gay nel programma", di Paola Concia

Mentre ci fermiamo in una panchina per scrivere questo articolo Ricarda mi chiede: «Su cosa?». Sul programma del centrosinistra per le prossime elezioni. Cioè sul fatto che deve esserci scritto che faremo una legge per il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali: uguali diritti e uguali doveri delle coppie sposate. Non vorrai continuare ad essere clandestina in Italia vero? Lei sorride e dice: «Ma è ovvio che deve esserci scritto!». Tanto ovvio non è, se dobbiamo continuare a specificarlo. Per lei è ovvio perché vive in un Paese in cui siamo una coppia riconosciuta con quasi gli identici diritti e doveri delle coppie eterosessuali. Dove in questi giorni il partito della Merkel vuole rompere l’ultima differenza tra coppie omo ed etero con l’equiparazione fiscale. È vero, il differenziale tra Italia e Germania, non è soltanto sui titoli di Stato e sulla salute delle rispettive economie, ma anche sui temi dei diritti civili. Anche perché di questi temi si occupano alacremente i partiti conservatori. Va bene, sono protestanti, ma stanno nel Ppe come l’Udc, sia chiaro. Anch’io, …

"Il corpo delle donne come una bandiera", di Chiara Sarceno

Usare il (proprio) corpo femminile come manifesto politico. Rovesciare l’ossessione voyeuristica per il corpo femminile che va di pari passo con la marginalizzazione delle donne come cittadine e come esseri pensanti, a vantaggio non dei propri interessi individuali, ma di obiettivi di denuncia politica. È quanto fanno gruppi di donne femministe, soprattutto dell’Est Europeo. Usando le tecniche del flash mob, le Femen ucraine usano letteralmente il proprio seno nudo per rendere platealmente visibili le proprie denunce contro il governo, contro la trasformazione del loro paese in una sorta di bordello per consumatori internazionali in occasione degli europei di calcio, contro la Sharia, persino contro Berlusconi nel novembre 2011. Le giovani donne russe della punk band Pussy Riot, quando irrompono con le loro canzoni di denuncia in contesti “sacri al potere” – il Kremlino, la cattedrale ortodossa – si limitano ad esibire minigonne. Ma le maschere che celano il volto alludono ironicamente alla spersonalizzazione delle donne da parte di chi le rappresenta, appunto, solo come corpi fungibili, purché attraenti per chi li guarda e consuma. L’ultima …

"No al velo e alle nozze combinate il padre la prende a calci e pugni", di Jenner Meletti

Faceva fatica a parlare, con il sangue che usciva dal naso spaccato. «È stato mio padre, mi ha preso a calci e pugni, anche quando ero già a terra. Mi odia da anni, da quando gli ho detto che io non voglio portare il velo e che voglio essere io a decidere la mia vita». L’hanno trovata su un marciapiedi di una delle cattedrali del consumo, l’ipermercato GrandEmilia di Modena. «Non vedevo mio padre da anni — ha raccontato S. H. alla polizia — perché dal 2008 sono in una comunità protetta. Quando per caso l’ho visto al supermercato, ho avuto paura. Già tante altre volte avevo preso delle botte, perché non ero una brava musulmana e perché non volevo sposare un uomo che non avevo mai visto». Gli agenti della Volante arrivati all’iper martedì verso sera hanno trovato la ragazza, una marocchina di 22 anni, nell’ufficio dei vigilanti. Hanno messo a verbale le sue dichiarazioni e poi hanno raccolto le testimonianze delle persone che avevano visto il pestaggio. «Tutto si è svolto in un …

"Un immigrato su dieci lascia l'Italia per la crisi", di Valentina Santarpia

Operai, badanti, infermieri, perfino prostitute: per colpa della crisi, gli immigrati lasciano l’Italia. A lanciare l’allarme è Giovanni D’Agata, fondatore dello Sportello dei diritti (www.sportellodeidiritti.org ) che rivela: «In quattro anni, si è ridotto di oltre tre quarti il numero di arrivi ed è aumentata notevolmente la quantità di partenze». Il motivo è sotto gli occhi di tutti: chi lascia il nostro Paese cerca di trovare un lavoro dignitoso in zone meno colpite dalla crisi economica, oppure chiede di essere rimpatriato nella propria nazione d’origine, dove negli anni magari le condizioni di vita sono migliorate. «Non è raro incontrare stranieri che affermano che, per loro, in Italia non è rimasto più neanche il lavoro nero», sottolinea D’Agata, puntando il dito sul ricco Nordest, che dopo essere stato per anni meta privilegiata di flussi di migranti in cerca di benessere, ora è il luogo da cui gli stessi stranieri scappano, strozzati dalla mancanza di lavoro e dalla povertà. «Il 20% di quella che era la comunità marocchina nella Marca trevigiana è già andato via — conferma …