Tutti gli articoli relativi a: pari opportunità | diritti

"Nel censimento l'esodo di un milione di immigrati. Il demografo: effetto-crisi, la maggior parte è tornata al Paese d'origine", di Fabrizio Caccia

Che fine hanno fatto? «I conti non tornano, in effetti», osserva preoccupato il professor Gian Carlo Blangiardo, demografo della Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) e professore all’università Milano-Bicocca. Sul suo tavolo i dati provvisori dell’ultimo censimento generale della popolazione — ottobre 2011 — secondo cui gli stranieri residenti in Italia sarebbero 3 milioni e 800 mila. Un bel numero, sicuramente, anzi un vero e proprio boom dell’immigrazione rispetto al dato del censimento 2001: un milione e 300 mila persone. Già, ma il professor Blangiardo ha davanti agli occhi anche la statistica del settembre 2011, appena un mese prima cioè della rilevazione dell’ottobre scorso. Una ricerca intitolata «La popolazione straniera residente in Italia», sempre dell’Istat, secondo cui però gli stranieri iscritti all’anagrafe ammonterebbero a 4 milioni e 570 mila. A cui poi andrebbero aggiunti i 397 mila regolari ma non residenti (fonte Caritas/Migrantes), cioè quelli muniti solo di un visto per motivi di lavoro, famiglia, studio. Totale: 4 milioni 968 mila. Rispetto ai 3 milioni e 800 mila appena censiti, dunque, ne manca più …

Contro il femminicidio migliaia di firme «È una strage, ora basta», di Daniela Amenta

All’appello delle donne risponde il web compatto. E moltissimi uomini ai quali si chiede di non essere complici della mattanza. Aderiscono, tra gli altri, Camusso, Bersani, Finocchiaro, Saviano e il direttore dell’Unità Sardo. Telefono Rosa. «Il volontariato non può sostenere da solo questa battaglia». Cinquantaquattro con Vanessa dall’inizio dell’anno. Una media aberrante, tragica. Un mattatoio. Il mattatoio delle donne in Italia. Cinquantaquattro in quattro mesi. Massacrate, stuprate, violate, uccise. Uccise da uomini che conoscevano. L’Orco difficilmente è lo sconosciuto incontrato per strada o in Rete. E’ in casa l’Orco, il Barbablù, l’assassino. È l’ex che non ci sta, è il fidanzato geloso, è il marito violento. Sempre lo stesso rituale. Sempre le stesse vittime. Cambiano nomi, luoghi, situazioni, ma le vittime sono sempre le stesse. Hanno gli occhi scuri di Vanessa, 21 anni di Enna, i capelli chiari di Edyta massacrata il giorno di San Valentino a Modena, il sorriso di Stefania ammazzata dal fidanzato che «l’ amava più della sua stessa vita». Le donne hanno detto basta mille volte, un milione di volte. Sono …

"I maschi padroni delle nostre vite" di Natalia Aspesi

E va bene, aderiamo all´appello; e poi? Siamo d´accordo, lo sono tutti, chissà, anche quell´uomo sconosciuto e adesso certo del suo equilibrio che magari tra mesi o anni strangolerà furibondo una moglie disubbidiente e in fuga. Ascoltate le donne di “Se non ora quando”. E su Twitter una valanga di femmine e maschi, il femminicidio riguarda la politica, è la politica che deve intervenire. Per impedire che in Italia le donne continuino a crepare per il solo fatto di essere donne: nel 2006 gli uomini ne hanno uccise 101, nel 2007 107, nel 2008 112, nel 2009 119, nel 2010 120, nel 2011 137; e nel 2012 le donne ammazzate sono già 54. Ammazzate soprattutto da mariti o ex mariti, da conviventi o ex conviventi, da innamorati respinti: il 70 % delle assassinate erano italiane, il 76 % degli assassini sono italiani. Ma quanti articoli arrabbiati abbiamo scritto, quanti appelli sdegnati abbiamo firmato, ad ogni efferata, cieca, mortale vendetta di un uomo che ammazza la sua donna “per troppo amore”, negli ultimi decenni? Quante volte …

"Per fermare i femminicidi", di Lorella Zanardo

Cinquantaquattro. L’Italia rincorre primati: sono cinquantaquattro, dall’inizio del 2012, le donne morte per mano di uomo. L’ultima si chiama Vanessa, 20 anni, siciliana, strangolata e ritrovata sotto il ponte di unastrada statale. I nomi, l’età, le città cambiano, le storie invece si ripetono: sono gli uomini più vicini alle donne a ucciderle. Le notizie li segnalano come omicidi passionali, storie di raptus, amori sbagliati, gelosia. La cronaca li riduce a trafiletti marginali e il linguaggio le uccide due volte cancellando, con le parole, la responsabilità. È ora invece di dire basta e chiamare le cose con il loro nome, di registrare, riconoscere e misurarsi con l’orrore di bambine, ragazze, donne uccise nell’indifferenza. Questeviolenze sono crimini, omicidi, anzi femminicidi. È tempo che i media cambino il segno dei racconti e restituiscano interi volti, parole e storie di queste donne e soprattutto la responsabilità di chi le uccide perché incapace di accettare la loro libertà. Così inizia il comunicato stampa che Se non Ora Quando insieme a noi del Corpo delle Donne, Loredana Lipperini e moltissime altre …

"Il Paese delle piccole città", di Irene Tinagli

È un’interessante fotografia del nostro Paese quella che sta emergendo dai primi risultati del Censimento 2011. Interessante non solo per ciò che cambia, ma anche (e forse ancora di più) per ciò che invece resta uguale a se stesso, magari anche in controtendenza con quel che avviene nel resto del mondo. È questo il caso della distribuzione geografica della popolazione sul territorio, che resta molto frammentata. Il 66,4% degli italiani vive in città piccole o medie, con meno di 50.000 abitanti, e solo il 22,8% vive nelle 45 città italiane con oltre 100.000 abitanti. Non solo, ma questo dato fa parte di un trend che va rafforzandosi. I Comuni di dimensione medio-piccola (tra 5 mila e 20 mila abitanti) hanno aumentato la popolazione dell’8,1% (un valore quasi doppio rispetto a quello nazionale). Quelli di medie dimensioni del 5,2%, mentre nei Comuni grandi la popolazione è rimasta pressoché stazionaria (0,2%). Le grandi città, in sostanza, perdono abitanti mentre sono quelle medie e piccole ad attrarne. Come indica il documento Istat, nei sei Comuni più grandi (Roma, …

"Il giudice condanna la Magneti Marelli", di Ivan Cimarristi

Non si può escludere la Fiom da un’azienda solo perché non ha sottoscritto il contratto. «La sottoscrizione del contratto in azienda non è l’unico indice per misurare la rappresentatività di un sindacato al quale garantire i diritti previsti dallo Statuto dei lavoratori». Lo mette nero su bianco il tribunale del Lavoro di Bari, condannando la Magneti Marelli per comportamento antisindacale verso Fiom. In sostanza, la mancata firma del sindacato dei metalmeccanici della Cgil sul contratto di Pomigliano, non può escludere il diritto alla rappresentanza sindacale in azienda. «Torneremo più forti – assicura Antonio Pepe, segretario generale di Bari Fiom – Da domani (oggi, dr) sarà nuovamente riconosciuto il diritto degli operai ad essere regolarmente rappresentati dal loro sindacato». Ma non solo: porte aperte anche alla bacheca de l’Unità, rimossa a dicembre scorso su decisione dei vertici aziendali. Un’iniziativa presa in tutti gli stabilimenti Magneti italiani, e che a febbraio scorso ha portato gli operai di Fiom Bari a indire un’ampia manifestazione all’ esterno dello stabilimento, con la distribuzione di centinaia di copie del quotidiano. «Se …

"Dove correggere la riforma", di Cesare Damiano e Tiziano Treu

Lavoro femminile, lotta alla precarietà, ammortizzatori sociali: per la riforma è il momento delle correzioni. Dopo la presentazione degli emendamenti al disegno di legge di riforma sul mercato del lavoro, comincia al Senato un lavoro difficile. Come Partito democratico abbiamo svolto una preziosa opera di regia tra Camera e Senato, che è iniziata già dal momento del confronto tra governo e parti sociali su questo tema, ed è proseguita fino alla stesura delle nostre richieste di emendamento. Nel corso del confronto abbiamo evidenziato i risultati che sono già stati conseguiti, a partire dall’utile compromesso che si è raggiunto sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Aver ripristinato anche per i licenziamenti per motivo economico la possibilità per il giudice, accanto al risarcimento, di reintegrare il lavoratore, ha riconsegnato all’articolo 18 un potere di deterrenza nei confronti dei licenziamenti facili che renderà più sicuri i lavoratori soprattutto nel momentodell’attuale crisi. L’accordo che è stato raggiunto dai segretari dei partiti che sostengono il governo con il presidente del Consiglio non va modificato. Adesso occorre concentrare la nostra attenzione …