Tutti gli articoli relativi a: pari opportunità | diritti

"La lobby di Big Pharma", di Michele Bocci e Fabio Tonacci

«Egregio onorevole… ». Comincia così la lettera che deputati e senatori italiani si sono ritrovati nella posta elettronica 24 ore dopo la batosta della maxi multa da 180 milioni di euro inflitta dall’Antitrust a Novartis e Roche per lo scandalo Avastin. «Tengo a condividere con Lei, nell’attesa di poterlo fare di persona, che ci troviamo in forte disaccordo con i presupposti di quell’inchiesta… ». Big Pharma aveva bisogno di parlare, di spiegare, di convincere. E il Parlamento è solo uno dei luoghi dove “premere”. Forse il più importante, ma non l’unico. Corsie degli ospedali, ambulatori, convegni, aule di università: ogni luogo è utile quando si deve promuovere un nuovo flacone, una molecola innovativa, una lozione. Basta individuare le persone o gli enti la cui voce ha un certo peso al momento degli acquisti. Prima di tutto i medici. Dalla borsa di studio pagata per dare uno stipendio al professore associato all’appuntamento scientifico in estate in località turistica. «I dottori vengono tutti studiati e schedati — racconta a Repubblica, con la garanzia dell’anonimato, un dirigente di …

"I Comuni siano liberi di investire sui centri antiviolenza», di An. T.

Il 30 ottobre del 2013 più di centomila donne con minori al seguito, nel mondo, sono state accolte in un centro antiviolenza. Nello stesso giorno più di dodicimila non hanno trovato rifugio, mentre sono 767 (tra donne e bambini) quelle assistite nei 45 centri italiani. Sono percentuali elevatissime quelle sulla violenza di genere e le cronache contano casi ormai ogni giorno. Così l’Anci e l’associazione nazionale Di.Re (Donne in rete contro la violenza) il 16 maggio scorso hanno firmato un protocollo per istituire un Centro in ogni comune d’Italia. E ieri hanno presentato le linee guida del progetto per creare una collaborazione tra associazioni, comuni e servizi sociali. «Il primo vero ostacolo – denuncia Alessandro Cosimi, vicepresidente dell’Anci e sindaco di Livorno – sono i finanziamenti. Gli enti locali non devono giustificarsi, come invece avviene, se intendono investire su questo aspetto dell’assistenza. E bisogna spingere con l’Anci perché venga creata una norma che dica che è normale spendere per avere sul proprio territorio un Centro antiviolenza. L’attenzione dell’Anci è totale. Gli eventi cui si assiste …

"È finito il calvario di Sakineh la donna accusata di adulterio che gli ayatollah volevano lapidare", di Rosalba Castelletti

Il calvario di Sakineh Mohammad Ashtiani è finito. Dopo aver trascorso otto anni nel carcere di Tabriz in attesa della morte, ora per impiccagione ora per lapidazione, l’iraniana quarantasettenne madre di due figli è libera. Lo annunciano gli attivisti locali. Rimasta vedova nel 2005, Sakineh era stata condannata all’impiccagione per complicità nell’omicidio del marito (accusa che ha sempre respinto) e alla lapidazione per adulterio. La prima condanna era stata commutata in appello nel 2007 in dieci anni di carcere, ma lo stesso anno la Corte suprema iraniana aveva confermato la lapidazione. L’esecuzione fissata nel luglio 2010 era stata sospesa grazie alla mobilitazione internazionale sollevata dall’avvocato Mohammad Mostafei, poi costretto a fuggire dall’Iran. Seguirono petizioni e veglie in tutto il mondo, un voto di condanna del Parlamento europeo e l’offerta di asilo del Brasile, mentre da Teheran e dagli attivisti arrivava una ridda di notizie contrastanti. Un giornale iraniano a un certo punto definì Carla Bruni-Sarkozy, allora première dame, «prostituta», solo perché aveva unito la sua voce alla campagna internazionale. Poi sul caso scese il silenzio. …

"Europee, sì alla parità di genere Ma entra in vigore solo nel 2019", di Claudia Fusani

Sul gran tavolo delle riforme, incardinato al Senato, si comincia a fare un po’ di ordine. Complice, anche, il gradimento europeo al piano Renzi. Sono cinque i dossier che scottano, e ballano. Ciascuno, a suo modo legato agli altri. La prima casella risolta è quella della legge elettorale europea che viene licenziata (tra ieri sera e stamani) dopo giorni di stallo. Sconfitta, ancora una volta, la parità di genere. Con buona pace del Pd che ieri pomeriggio a maggioranza, ma segnando l’ennesima spaccatura (capofila la senatrice Lo Moro), ha rinunciato al principio dell’alternanza nel voto europeo del 25 maggio. La legge lo stabilisce ma a partire dal 2019. Per ora ci si deve accontentare del fatto che se il cittadino elettore esprimerà tre preferenze, una dovrà essere per forza una donna. Come sempre, nulla è quello che appare. Il vero «pericolo» – dal punto di vista di Fi e Pd – di questo testo era però la soglia di accesso che veniva abbassata dal 4 al tre per cento. Una vera iattura per Forza Italia …

"Altro che quote rosa, è democrazia paritaria", di Francesca Izzo

E’ accaduto con la parola “femminicidio”: al principio c’era una resistenza fortissima ad usarla perché brutta e urticante, ma poi l’ha spuntata perché è l’unico termine appropriato per denotare l’uccisione di una donna solo perché è donna. Quando con una grande campagna di informazione si è chiarito che mariti, fidanzati, conoscenti le uccidono perché, aspettandosi acquiescenza e subordinazione, non riescono invece a tollerare la loro libertà e il loro rifiuto, allora il termine è diventato di uso corrente. Ecco ora siamo alle prese con un’analoga situazione, forse ancora più difficile. L’espressione che deve entrare nell’uso comune è «democrazia paritaria» ma deve combattere per affermarsi contro quella semplice e diffusa di «quote rosa». In questi giorni di quote rose se ne è scritto e detto a destra e manca per raccontare dell’iniziativa di un consistente numero di deputate di inserire nella nuova legge elettorale il principio della parità. Chi si è dichiarato a favore chi contro, ma tranne pochissime eccezioni, tutti a parlare di quote rosa. Appena qualche giorno fa, ad esempio, Gian Antonio Stella ne …

Italicum e parità di genere: ha vinto il fronte dei conservatori (delle disuguaglianze)

Dopo molti stop and go, la lunga giornata dell’Italicum a Montecitorio si è conclusa con l’affossamento degli emendamenti sulla parità di genere. Uno ad uno sono caduti tutti, da quello sull’alternanza di genere nelle liste a quello sul 50% dei capolista, fino alla soluzione di compromesso che prevedeva una quota di capolista per ciascun genere non superiore al 60%. Le deputate del Pd hanno lasciato l’aula in segno di protesta contro quei compagni di partito che hanno votato contro: almeno 40 i sì mancanti nell’ultimo voto. E la democratica Giuditta Pini non usa mezzi termini per maledire i compagni onorevoli: “che lo spirito di Lorena Bobbit accompagni stanotte i colleghi che hanno bocciato l’emendamento”, scrive in un tweet. Ma la delusione è amara per tutte le 90 deputate (anche di Fi, Ncd, Sc, Udc e Pi) che hanno firmato nei giorni scorsi un appello ai leader dei propri partiti, scontrandosi con un fronte maschile trasversale più numeroso, compatto e inflessibile del loro. Ed è una dolorosa battuta d’arresto anche per il movimento di donne che, …

"Il cartello dei sessisti", di Chiara Saraceno

Non è passata l’alternanza uomo-donna nelle liste elettorali. La curiosa neutralità del governo e del decisionista Renzi su questo punto e il voto segreto hanno lasciato libero il campo al “cartello” che da sempre e trasversalmente difende strenuamente la quota azzurra. Anche parte del Pd, in contrasto con lo statuto e le dichiarazioni ufficiali, si è schierata a difesa del mantenimento dello status quo. Una situazione che lascia alla discrezione delle segreterie dei partiti se e quante donne mettere in condizione di essere elette di fatto proteggendo lo status quo in cui gli uomini sono maggioranza. Perché solo di questo si tratta. È un errore, infatti, parlare di quote rosa ogni volta che si cerca di scalfire il monopolio maschile, di ridurre le “quote azzurre”, che molti uomini (ed anche qualche donna) continuano a ritenere un naturale diritto divino in tutti i luoghi di potere politico ed economico. Sarebbe molto più corretto parlare di norme antimonopolistiche, che impediscano la formazione di un “cartello” basato sul sesso. Sarebbe più chiaro qual è la posta in gioco …