"La lobby di Big Pharma", di Michele Bocci e Fabio Tonacci
«Egregio onorevole… ». Comincia così la lettera che deputati e senatori italiani si sono ritrovati nella posta elettronica 24 ore dopo la batosta della maxi multa da 180 milioni di euro inflitta dall’Antitrust a Novartis e Roche per lo scandalo Avastin. «Tengo a condividere con Lei, nell’attesa di poterlo fare di persona, che ci troviamo in forte disaccordo con i presupposti di quell’inchiesta… ». Big Pharma aveva bisogno di parlare, di spiegare, di convincere. E il Parlamento è solo uno dei luoghi dove “premere”. Forse il più importante, ma non l’unico. Corsie degli ospedali, ambulatori, convegni, aule di università: ogni luogo è utile quando si deve promuovere un nuovo flacone, una molecola innovativa, una lozione. Basta individuare le persone o gli enti la cui voce ha un certo peso al momento degli acquisti. Prima di tutto i medici. Dalla borsa di studio pagata per dare uno stipendio al professore associato all’appuntamento scientifico in estate in località turistica. «I dottori vengono tutti studiati e schedati — racconta a Repubblica, con la garanzia dell’anonimato, un dirigente di …