"Il branco virtuale", di Gabriela Romagnoli
SE UNA ragazza di 14 anni si uccide buttandosi dal tetto di chi o che cosa è la responsabilità? Della sua fragilità mentale? Di chi l’ha incitata a farlo dietro il lurido velo dell’anonimato? Di due fratelli lettoni che, tra tante cose che potevano inventarsi, hanno creato un social per adolescenti dove ogni cosa può essere detta senza lasciare firma? A seconda delle opinioni (o del coinvolgimento) si attribuiranno percentuali diverse a questi tre fattori. Resta una differenza di fondo: tra le cose inevitabili e quelle superflue, tra il percorso ordinario e già di per sé dolente della vita e la straordinaria crudeltà che aggiunge la mano umana a quella del destino. Partiamo dall’ultimo fattore: il sito Ask.fm. Lo hanno creato i fratelli Tarabin, ha un’utenza quasi esclusivamente compresa fra i 13 e i 18 anni e una particolarità: chi risponde alle domande (di qui il nome) immesse sul profilo lo può fare in maniera totalmente anonima. La differenza tra un post firmato (anche con pseudonimo) e uno anonimo è la stessa che correva fra …
