Tutti gli articoli relativi a: pari opportunità | diritti

"Progetto Pompei, lo stallo e il rischio camorra", di Jolanda Buffalini

White list e protocollo di legalità sono gli strumenti di prevenzione del rischio di infiltrazione criminale che lo Stato si è dato a tutela delle grandi opere e degli appalti pubblici. Ma le White list, a cui le imprese possono iscriversi volontariamente, sono state un flop (l’Unità del 4 gennaio). Ma cosa succede nelle situazioni di grande importanza e delicatezza come il grande progetto Pompei, con i 105 milioni resi disponibili dall’ Europa? A Pompei, dove si sarebbero dovuti spendere 50 milioni per la fine del 2013, è stallo, sostengono il segretario regionale della Fillea Giovanni Sannino e la stampa locale. Non solo per la fatica che gli strumenti per il rispetto della legalità fanno a mettersi in movimento. Le imprese napoletane non hanno ritenuto appetibile l’opportunità di costituire White list che, aggiornate di anno in anno, dovrebbero rendere più agevole l’affidamento dei lavori, senza il rischio di una interdittiva antimafia che arriva quando i lavori sono avviati. Sul progetto Pompei pesa anche il cambio di governance: escono il prefetto Fernando Guida e la soprintendente …

"Trent’anni di proposte finite nel cassetto dai Pacs ai Dico, le leggi diventate tabù", di Fabio Tonacci

Pacs, Dico, Didore e Cus. Ovvero la filastrocca dell’Italia che da trent’anni non riesce ad approvare una norma sulle unioni civili. L’Italia che ha buttato nel cestino almeno 44 proposte di legge senza nemmeno discuterle in Aula. Che è in ritardo su tutti, sugli altri Paesi dell’Unione europea, sulle sentenze della Corte di Cassazione che riconoscono le famiglie di fatto, sulle risoluzioni votate a Bruxelles. Sulla società, in una parola. E il putiferio che ha scatenato l’annuncio del segretario del Pd di voler inserire nel patto di coalizione anche il ddl sul riconoscimento delle coppie di fatto etero e gay, già depositato al Senato dal renziano Marcucci, spiega bene quanto il dibattito politico sia tradizionalmente influenzato dal peso del Vaticano e da calcoli spiccioli di partito. Raccontano le cronache parlamentari che si è sempre trovato un motivo, un cavillo, per non mettere all’ordine del giorno in Commissione giustizia le proposte di legge sulle unioni civili. Serviva, e serve, l’ok di un capogruppo di maggioranza o di opposizione. Al dunque, non se ne trovava mai uno. …

"La nostra destra senza argomenti", di Ivan Scalfarotto

La strategia dell’arrocco di Alfano sul tema dei diritti civili è veramente inspiegabile. La posizione di totale chiusura su una legge che riconosca alle coppie gay e lesbiche diritti e doveri equiparabili a quelli matrimoniali schiera Ncd a destra di tutte le destre democratiche europee. Ci sono fior di paesi guidati da esponenti da esponenti del partito Popolare Europeo, anche di chiara estrazione cattolica, nei quali vigono leggi anche molto più radicali di quella proposta in questi giorni dal Partito democratico. Rajoy in Spagna, Passos Coelho in Portogallo, e dalla prossima estate anche David Cameron in Inghilterra e nel Galles, governano paesi in cui il matrimonio, senza apparenti traumi per la politica o la società, è aperto indifferentemente alle coppie etero o omosessuali. Così, sul fronte del centro-sinistra europeo, bisogna sottolineare che le Unioni civili che Matteo Renzi propone di inserire nell’accordo di governo sono uno schema che è in vigore in Germania e nel Regno Unito da quasi dieci anni, e costituiscono una proposta sicuramente più prudente e attenta alle preoccupazioni di parti della …

"Immigrazione. Dalle tragedie alla speranza", di Luigi Manconi e Valentina Brinis

E’ successo il 21 dicembre. Le bocche cucite dei profughi trattenuti nel centro di identificazione e di espulsione di Ponte Galeria, sdraiati su sottili materassini di gomma, coperti dai sacchi neri della spazzatura, sono forse l’immagine simbolica più significativa della questione-immigrazione nel corso dell’anno 2013: rappresentazione crudele di come, nel nostro disgraziato Paese, l’accoglienza possa slittare rapidamente verso la privazione della libertà e trovare nell’autolesionismo la sola forma, esasperata e disperata, per comunicare la sofferenza. Un’altra immagine è quella del ministro italiano nato in Africa, Cécile Kyenge (28 aprile) che, prima ancora delle gigantesche difficoltà del suo ruolo, ha dovuto affrontare l’ostilità e talvolta il disprezzo degli avversari. Ma un’altra foto ancora da ricordare è quella del deputato democratico Khalid Chaouki, italiano nato in Marocco, che tra- scorre tre giorni (22-24 dicembre) nel centro di accoglienza di Lampedusa per denunciarne il degrado e perché sia garantito a chi chiede asilo di ricevere asilo e assistenza e protezione. Chiaroscuri, dove prevalgono largamente le ombre e i toni tetri, ma dove pure qualche esilissima prospettiva meno cupa …

"Il confine fra legami e libertà", di Mariella Gramaglia

Non paia un partito preso ingeneroso verso il governo. È solo semplice e cruda realtà. Il decreto legge presentato in Parlamento in agosto e convertito in legge il 15 ottobre 2013 non ha, per ora, sortito l’effetto di ridurre, o quanto meno di contenere, il femminicidio. Le fonti su cui si basa La Stampa ci dicono che siamo passati da 93 femminicidi nel 2012 a 103 nel 2013. La casa delle donne di Bologna, che usa lo stesso metodo di ricerca, basato sulle notizie di giornale e sui lanci di agenzia, dichiara invece 130 casi nel 2013. La differenza è dovuta alla definizione: «per femminicidio si intende un assassinio – precisa la Crusca – in cui l’uccisore è un uomo e il motivo per cui la donna è uccisa nasce dal fatto di essere donna». Così alcuni calcolano come «borderline» i casi legati a rapine o a follia dei figli, altri no. Il dibattito, non essendoci fonti pubbliche attendibili come nel caso dell’interruzione di gravidanza, è completamente aperto. In teoria, dall’anno prossimo tutto cambia: stando …

"Femminismo 4.0", di Elena Stancanelli

Inclusivo, cioè aperto anche agli uomini, e collaborativo. Sono queste le due novità del femminismo di ultima generazione, scrive Kira Cochrane sul quotidiano britannico Guardian. Che si interroga sulla sessualizzazione dei messaggi mediatici, la pornografia estetica, l’incremento della violenza sulla donne. La cosiddetta “cultura dello stupro”, spiegata con precisione in un bel saggio uscito un paio di anni fa, Bambole viventi, di Natasha Walter. Questo femminismo, che la scrittrice chiama di quarta generazione (scrive wave, ondata, riprendendo una definizione di Rebecca Walker e Maggie Humm), sceglie quindi di abbandonare il principio del separatismo, teorizzato intorno agli anni Ottanta come pratica necessaria alla riflessione libera delle donne. Le nuove battaglie si combattono da entrambi i lati, con l’appoggio ideologico e tattico degli uomini. Così come il fronte dei diritti, spiega Cochrane in un istant book intitolato All the rebel women, deve essere allargato fino a comprendere qualsiasi minoranza intersecabile con il femminile e in attesa di vedersi riconosciuta: lesbiche, transessuali, nere. Un esempio di questa tendenza è il movimento One billion rising, promosso da Eve Ensler …

“Una donna sola al potere non fa primavera”, di Sara Ventroni

Quando una donna fa politica, cambia la donna. Quando tante donne fanno politica, cambia la politica». Così parlò Michelle Bachelet, molto prima della sua rielezione a presidente del Cile. Ecco, l’almanacco di quest’anno è stretto tra la morte di Margaret Thatcher, l’autarchica Lady di ferro, e il successo – anche se nella voragine dell’astensionismo – di una donna tra le donne. In questo spazio bianco cadono le contraddizioni del presente, le sfide del domani e tutti i luoghi comuni, compresa l’idea che un incarico di responsabilità affidato a una donna sia il vessillo sotto il quale le altre ascendono di diritto. In quanto donne. Se ancora nel terzo millennio un donna in posizione apicale è intesa come una metafora salvifica di genere, possiamo stare certi che la salute di tutte le altre non è per niente buona. Christine Lagarde è al Fondo Monetario Internazionale. Janet Yellen è la prima donna alla guida della Federal Reserve. Angela Merkel stravince in Germania e resta la Signora dell’Europa. E allora? Al netto di un giudizio sul loro operato, …