Tutti gli articoli relativi a: partito democratico

"Cosa c'è in quel camper", di Massimo Giannini

LA «discesa in camper» di Matteo Renzi è una novità politica oggettiva. Va giudicata senza pregiudizi. In un Paese marchiato a fuoco dal delirio di potenza berlusconiano e da un establishment impermeabile al ricambio, la sfida lanciata a viso aperto da un trentasettenne è di per sé una scossa salutare. Il problema, per l’Italia che chiede un governo credibile e per il Pd che si candida a guidarlo, è capire la natura della scossa, e la cultura che la muove. Il sindaco di Firenze comincia a dare qualche risposta. Ma i dubbi restano. Nessuno vuole rivivere gli incubi della «gioiosa macchina da guerra» di Occhetto: ma dove porta il camper di Renzi? Nessuno vuole rivangare i sogni delle antiche famiglie politiche del Novecento: ma cosa c’è oltre la «dottrina del nuovismo» purchessia? Il «manifesto di Verona», con il quale avvia ufficialmente la sua corsa per le primarie, è la cosa migliore che Renzi abbia prodotto in politica finora. Il mezzo è vecchio (il camper lo usò Craxi nei ruggenti Anni Ottanta, con esiti non proprio …

"Cosa c'è in quel camper", di Massimo Giannini

LA «discesa in camper» di Matteo Renzi è una novità politica oggettiva. Va giudicata senza pregiudizi. In un Paese marchiato a fuoco dal delirio di potenza berlusconiano e da un establishment impermeabile al ricambio, la sfida lanciata a viso aperto da un trentasettenne è di per sé una scossa salutare. Il problema, per l’Italia che chiede un governo credibile e per il Pd che si candida a guidarlo, è capire la natura della scossa, e la cultura che la muove. Il sindaco di Firenze comincia a dare qualche risposta. Ma i dubbi restano. Nessuno vuole rivivere gli incubi della «gioiosa macchina da guerra» di Occhetto: ma dove porta il camper di Renzi? Nessuno vuole rivangare i sogni delle antiche famiglie politiche del Novecento: ma cosa c’è oltre la «dottrina del nuovismo» purchessia? Il «manifesto di Verona», con il quale avvia ufficialmente la sua corsa per le primarie, è la cosa migliore che Renzi abbia prodotto in politica finora. Il mezzo è vecchio (il camper lo usò Craxi nei ruggenti Anni Ottanta, con esiti non proprio …

"Il rischio dell’autogol", di Michele Prospero

Questa storia dei referendum rischia di combinare guai seri. La destra ha lasciato in eredità la decomposizione della politica e lo sfilacciamento della società. L’unico argine alla caduta del paese passa ora attraverso la ricostruzione di una sinistra coesa che tamponi la cecità rovinosa mostrata dalla borghesia italiana. Con i loro media omologati, i poteri economici e finanziari civettano sempre più con l’antipolitica. Anzi, la alimentano per servirsene come un’arma per bloccare il cambiamento e ottenere, in nome dell’emergenza, il commissariamento del governo. Oltre che dai nemici esterni, che sono ricchi, agguerriti e capaci di costruire con la loro fabbrica della deviazione semantica un senso comune ostile alla politica, la sinistra deve però guardarsi anche dai suoi brutti malanni interiori. Le primarie, così come sono da taluni interpretate, cioè come un duello tra rottamazione e referendum di classe, non mostrano un senso costruttivo e rigonfiano anzi un male oscuro pronto a favorire la perdizione. La ragione sobria della politica, che persegue una sintesi culturale alta per governare una ardua transizione di sistema, è sfidata dal …

"Il rischio dell’autogol", di Michele Prospero

Questa storia dei referendum rischia di combinare guai seri. La destra ha lasciato in eredità la decomposizione della politica e lo sfilacciamento della società. L’unico argine alla caduta del paese passa ora attraverso la ricostruzione di una sinistra coesa che tamponi la cecità rovinosa mostrata dalla borghesia italiana. Con i loro media omologati, i poteri economici e finanziari civettano sempre più con l’antipolitica. Anzi, la alimentano per servirsene come un’arma per bloccare il cambiamento e ottenere, in nome dell’emergenza, il commissariamento del governo. Oltre che dai nemici esterni, che sono ricchi, agguerriti e capaci di costruire con la loro fabbrica della deviazione semantica un senso comune ostile alla politica, la sinistra deve però guardarsi anche dai suoi brutti malanni interiori. Le primarie, così come sono da taluni interpretate, cioè come un duello tra rottamazione e referendum di classe, non mostrano un senso costruttivo e rigonfiano anzi un male oscuro pronto a favorire la perdizione. La ragione sobria della politica, che persegue una sintesi culturale alta per governare una ardua transizione di sistema, è sfidata dal …

"Sondaggi. Il Pd stacca il Pdl ma l’Italia è più frammentata", di Carlo Buttaroni

Bersani sembra riuscire a trattenere i possibili astensionisti, mentre Berlusconi va a caccia dei «disillusi». Il Partito democratico consolida la sua posizione nei confronti del Pdl. Lo fa in termini politici prima ancora che elettorali, giocando il ruolo di playmaker rispetto alla configurazione delle prossime alleanze politiche. Che sia con il baricentro spostato a sinistra (con Sel e Idv) oppure orientato verso l’Udc e Casini, poco importa. Il Pd sta dimostrando di esserci. E di avere in questa fase molte carte da giocare. Le critiche, le divisioni, le polemiche interne, anche quando sono aspre, danno comunque l’idea di essere iscritte nello stesso perimetro, dove riescono a convivere posizioni anche molto distanti tra loro, qualche volta persino opposte. Il Partito democratico rappresenta, in questo momento, la principale polarità sulla scena politica. E, dopo molto tempo, nel centrosinistra si respira l’odore di avvicinamenti e confluenze anziché di scissioni o allontanamenti. IL SOGGETTO RIFORMISTA Più che come un partito tradizionale, in questo momento, il Pd è vissuto come una “scelta di campo”, rispetto alla quale le sole alternative …

"Sondaggi. Il Pd stacca il Pdl ma l’Italia è più frammentata", di Carlo Buttaroni

Bersani sembra riuscire a trattenere i possibili astensionisti, mentre Berlusconi va a caccia dei «disillusi». Il Partito democratico consolida la sua posizione nei confronti del Pdl. Lo fa in termini politici prima ancora che elettorali, giocando il ruolo di playmaker rispetto alla configurazione delle prossime alleanze politiche. Che sia con il baricentro spostato a sinistra (con Sel e Idv) oppure orientato verso l’Udc e Casini, poco importa. Il Pd sta dimostrando di esserci. E di avere in questa fase molte carte da giocare. Le critiche, le divisioni, le polemiche interne, anche quando sono aspre, danno comunque l’idea di essere iscritte nello stesso perimetro, dove riescono a convivere posizioni anche molto distanti tra loro, qualche volta persino opposte. Il Partito democratico rappresenta, in questo momento, la principale polarità sulla scena politica. E, dopo molto tempo, nel centrosinistra si respira l’odore di avvicinamenti e confluenze anziché di scissioni o allontanamenti. IL SOGGETTO RIFORMISTA Più che come un partito tradizionale, in questo momento, il Pd è vissuto come una “scelta di campo”, rispetto alla quale le sole alternative …

"Lo sgambetto che allarma il Pd", di Federico Geremicca

Pier Luigi Bersani, dunque, teme che qualcuno immagini di poter sostituire le elezioni politiche di primavera con una qualche rapida «consultazione tra banchieri», suggerita – magari – da questa o quella agenzia di rating. Si tratta, naturalmente, di un iperbolico modo di dire per segnalare – però – una preoccupazione che, dal suo punto di vista, non può esser considerata infondata: e cioè, che le ripetute prese di posizione a favore della prosecuzione dell’esperienzaMonti, condizionino – o addirittura in qualche modo «falsino» – l’atteso pronunciamento popolare. Il leader Pd pensa, evidentemente, al sostegno che arriva al premier in carica da parte del mondo della finanza, di non poche cancellerie europee (e non solo europee) e – per ultimo – perfino da quel composito e rilevante spaccato di classe dirigente riunitosi per due giorni in quel di Cernobbio. Si tratta, dicevamo, di una preoccupazione che – se si va alla sostanza di quel che Bersani intende dire non può esser liquidata con due battute: l’ipotesi di elezioni «inutili» – perché già deciso che a governare resterà …