«Il Pd e il grande equivoco delle primarie. La scelta che cambia il futuro del partito», di Ilvo Diamanti
Non è un passaggio solo tecnico, ma nel centrosinistra assume un forte carattere simbolico. Eppure tra gli elettori di sinistra solo un terzo le giudica indispensabili. Parisi le definì “il mito fondativo dell’Ulivo”. In 4 milioni scelsero Prodi. L’utilizzo però è stato à la carte: sì per Veltroni e Bersani, no per Franceschini Il Pd e il grande equivoco delle primarie La scelta che cambia il futuro del partito Da qualche tempo, nel Pd, la passione per le primarie sembra in declino. Nel gruppo dirigente, perlomeno. Lo stesso Bersani, di recente, ne ha messo in dubbio il ricorso in caso di alleanza con il Terzo Polo (di Centro). Al quale le primarie – per usare un eufemismo – non piacciono. D’altronde, l’atteggiamento verso le primarie è sempre stato contraddittorio. Basti pensare al caso della Puglia, in vista delle Regionali di un anno fa, quando alcuni dirigenti del Pd (D’Alema e Letta, in particolare) tentarono di bloccarle. Per impedire la ricandidatura di Vendola. Senza esito. Anzi, con l’effetto opposto: rafforzare Vendola. Trionfatore delle primarie e ri-eletto …
