Tutti gli articoli relativi a: partito democratico

"Anno costituente o tutti a casa, Renzi strattona governo e Pd", di Mario Lavia

Bando agli indugi, è il messaggio che Matteo Renzi ha insufflato nelle orecchie dei membri della direzione del Pd, la prima da quando è segretario, nella medesima sala che vide le relazioni di Veltroni, Franceschini, Bersani, Epifani, le polemiche di D’Alema e Bindi, le argomentazioni della Finocchiaro, le frecciate di Fioroni, la vis oratoria di Marini. Un’altra éra. Renzi ha fatto Renzi. Ha avvolto la platea con un discorso a braccio, “tecnologico” e al tempo stesso pane al pane e vino al vino: ha strattonato il suo partito e soprattutto il governo. Il senso politico è tutto qui: o portiamo a casa le riforme o la gente ci spazzerà via. Tutti, mica solo io. Perché è esattamente questo – è la sua convinzione – il senso delle primarie, l’urlo di quei 3 milioni di elettori ai gazebo, abbiano votato essi «per me, per Gianni o per Pippo». Non vanno traditi, adesso. E allora datemi il via libera per trattare, trattare e ancora trattare, come dicevano un tempo i sindacalisti. Trattare con tutti, certo, perché « …

«Governo avanti ma non così. Sono leale, quindici giorni decisivi» di Aldo Cazzullo

Osteria d’Oltrarno, il sindaco arriva in bicicletta, è il suo compleanno, i passanti fiorentini gli fanno gli auguri. Renzi, il quadro emerso dal suo incontro con Letta è univoco: accordo fatto, nel 2014 si lavora insieme, rimpasto e codice di comportamento. È davvero così? O si rischia ancora una rottura? «Non si rischia nessuna rottura. Ma guardiamo la realtà: la popolarità del governo è ai minimi, non ci sono più le larghe intese, né l’emergenza finanziaria. Se uno mi chiede cosa ho fatto da sindaco in questi undici mesi, so cosa rispondere: piazze, asili, pedonalizzazioni. Se mi chiedono cos’ha fatto il governo in questi undici mesi faccio più fatica a rispondere. Per questo motivo bisogna cambiare passo». Lei stesso riconosce che l’emergenza finanziaria è passata. «Ma la disoccupazione è aumentata. Su twitter ho visto un vecchio manifesto del Pd. Dicevamo allora: “La disoccupazione giovanile è al 29%; Berlusconi dimettiti!”. Oggi siamo al 42 e governiamo noi. Quindi bisogna avere il coraggio di dire che qualcosa non funziona. Il mondo sta correndo. Nell’ultimo trimestre del 2013 …

"E i democratici convergono sulla proposta del leader", di Vladimiro Fruletti

Questa volta si sta guardando più alla luna che non al dito». Matteo Renzi con i suoi collaboratori si mostra soddisfatto delle reazioni suscitata dal suo Jobs Act. Soprattutto da quelle che stanno arrivandogli da dentro il Pd. Del resto lo stesso Renzi ha costruito, assieme a Marianna Madia e Filippo Taddei, un documento che non mette in primo piano il «dito» della possibile discordia. L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non viene mai citato. E tutta la questione sulle nuove regole contrattuali è messa in coda preceduta da indicazioni su come creare posti di lavoro. Insomma si notano più capitoli per un piano di politica industriale che non indirizzi giuslavoristici. Così in vista della direzione del 16 gennaio in cui la bozza, apparsa mercoledì sera nella sua e-news sotto forma di titoli e intenzioni anche un po’ generiche, diventerà un vero e proprio piano, il segretario democratico può rilanciare via twitter la richiesta di suggerimenti e anche critiche alla sua email (matteo@matteorenzi.it). Proprio perché, eccezion fatta per le parti più estreme della sinistra (da …

"Si chiacchiera mentre l’Italia declina", di Luigi La Spina

Il cittadino comune che, in questi giorni, legge i giornali e guarda la tv sta passando momenti di grande sconcerto. Da una parte, vede la classe politica occuparsi sostanzialmente di tre argomenti: la discussione su una nuova legge elettorale tra modello spagnolo modificato, Mattarellum risuscitato e un sindaco nazionalizzato, l’ipotesi di un rimpasto di governo e la scommessa su quando Renzi riuscirà a prendere il posto di Letta. Dall’altra, avendo la fortuna (?) di possedere una casa ha perso ogni speranza di capire se, quando e quanto dovrà pagare per misteriose sigle e aliquote di tasse sull’abitazione che, ogni giorno, si annunciano diverse. Il suo sconforto aumenta, poi, quando lo stesso commercialista di fiducia si dimostra confuso, giustificando il suo smarrimento per aver contato, negli ultimi mesi, ben 38 modifiche sulla legislazione per la casa e sapendo che, nelle prossime settimane, questo record sarà sicuramente battuto. Per l’aggiornamento sulle ultime notizie, infine, gli viene comunicato dall’Istat che, tra i disoccupati, i giovani in Italia sono il 41 per cento. Vuol dire che se il suddetto …

Stipendi docenti scuola, Fabrizio Saccomanni chiede 150 euro agli insegnati. Davide Faraone: "Danno e beffa" da www.huffingtonpost.it

Il ministero dell’Economia chiede la restituzione degli scatti maturati dagli insegnanti – 150 euro – della scuola pubblica nel 2012. Ma il Pd non ci sta e attacca il governo. “Apprendo con preoccupazione – dice Davide Faraone, responsabile Scuola e Welfare dei democrat – della diramazione di una nota del ministero dell’Economia in cui si chiede la restituzione di circa 150 euro mensili ai docenti che hanno maturato gli scatti 2012″. Faraone sottolinea: “Si tratta, infatti, di importi provenienti dal taglio dei fondi di funzionamento delle scuole che erano stati promessi ai docenti come pagamento dei dovuti scatti di stipendio. Il danno, cioè il taglio di quei fondi sacrosanti, si somma adesso alla beffa: una volta percepite e spese queste somme i docenti le dovranno restituire”. Il responsabile Scuola del Pd insiste: “Siamo dunque all’assurdo: dopo i diritti acquisiti e i diritti offesi siamo giunti ai diritti restituiti. Mi auguro che tutto ciò sia un equivoco. Rimango sorpreso perché ancora una volta si va a punire col segno meno l’unica categoria di lavoratori dello Stato …

"L'anno più lungo", di Simone Collini

Il Toscano penzola dall’angolo destro della bocca, il sorriso s’intuisce da quello sinistro arricciato all’insù, ma soprattutto dagli occhi, un po’ strizzati: «Oggi è il giorno di Renzi, non dico niente». E via dal padiglione della Fiera di Milano, anche se la verità è che già da un po’ ha scelto di non dire niente. Metà dicembre, prima Assemblea nazionale Pd dell’era Renzi, l’anno si va chiudendo e il bilancio per Pier Luigi Bersani non è dei migliori. La «non vittoria» alle politiche di febbraio, i franchi tiratori e la banda dei 101 nel passaggio del Quirinale, le dimissioni da segretario tanto sofferte quanto inevitabili. E poi i mesi passati a cercare di «dare una mano» alla «ditta», stando però attento a non appari- re troppo e al tempo stesso non ritirandosi mai veramente dall’attività politi- ca. Comunque. Anche quando la «ditta» viene sempre meno sentita tua, anche quando si fa fatica a riconoscerla. Il 2012 sì che si era chiuso bene, con la vittoria alle primarie «non contro, ma con Renzi». «Un grazie a …

"L'anno orribile dell'ex segretario", di Goffredo De Marchis

IL 23 dicembre, ultimo giorno di lavoro alla Camera, Bersani non vedeva l’ora di lasciarsi alle spalle il 2013 e rifugiarsi per le vacanze a Piacenza, il luogo del cuore: la sua casa, i suoi affetti, i suoi amici. Con la solita espressione ironica raccontava alcune vicende familiari e rideva, pensando a come affrontare una nuova sfida tutta personale. Così l’ex segretario del Pd si preparava al 2014, chiudendo l’anno delle grandi sconfitte. E’ arrivato a un passo da Palazzo Chigi quando il 22 marzo Napolitano gli ha affidato l’incarico di formare un governo. Un mese dopo aveva perso tutto: il governo, la partita dell’elezione del presidente della Repubblica, la segreteria del Pd. Il 20 aprile si è dimesso dall’incarico che aveva conquistato nel 2009, ma che era virtualmente concluso già dopo la “non vittoria” del 25 febbraio, alle elezioni politiche. Quel giorno è cominciato il cammino di un uomo che ha provato a imporre il “governo del cambiamento” scontrandosi con i voti degli elettori e un’Italia profondamente mutata dalla crisi e dalla caduta di …