Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Non lasciamo a Grillo i sogni dei giovani", di Amalia Signorelli

In Italia non scarseggiano gli idioti che esorcizzano le proprie frustrazioni ricorrendo alla violenza verbale – e spesso anche a quella fisica – contro le donne. A nostre spese, noi donne lo sappiamo bene. Ma che un leader politico non solo si comporti così, ma incentivi pubblicamente gli uomini a comportarsi così, questo è una novità. La domanda che la scorsa settimana Grillo dal suo blog ha rivolto ai suoi follower a proposito di Laura Boldrini, offrendo loro per giunta la possibilità dell’anonimato di rete, è ributtante: ripropone l’immagine della donna-preda, della donna-cosa, ma contemporaneamente ha fatto riemergere il tipo dell’uomo viscerale perverso (non voglio definirlo né bestiale, né primordiale, né selvaggio per il sommo rispetto che bestie, esseri umani preistorici e i cosiddetti selvaggi meritano) per il quale il sesso si identifica con il possesso violento. Dopo lo sdoganamento della prostituzione, abbiamo dovuto assistere anche allo sdoganamento dello stupro. Perché su questo punto Laura Boldrini ha ragione: di incitamento allo stupro si tratta. Per quel che riguarda noi donne, è l’ennesima delusione, ma non …

"È il Pd che deve decidere", di Claudio Sardo

Ora però, dopo tante parole, bisogna decidere. L’Italia non può aspettare: ha bisogno di un governo dotato di forza parlamentare ed energia politica per affrontare la drammatica crisi sociale, la troppo fragile ripresa, la sfiducia crescente verso le istituzioni democratiche. E il Pd non può essere spettatore, o arbitro. Non può permetterselo. Nonostante lo smacco elettorale, resta il perno del sistema. Ha le maggiori responsabilità davanti ai cittadini: e, se possibile, queste responsabilità sono aumentate con la vittoria di Matteo Renzi alle primarie e con le speranze che ha suscitato. Nessun governo nella legislatura avrà la forza necessaria, se il Pd non scommetterà su di esso. È finito il tempo di sfogliare la margherita e dire che sì, forse, nascerà un nuovo governo Letta per guidare il semestre europeo e portarci al voto nel 2015; o forse basterà un restyling nel programma e in alcuni ministeri; o forse no, bisognerà giocare subito la carta Renzi affidandogli l’impegnativo mandato di arrivare al 2018. Di certo, un governo non nascerà mai da un referendum tra gli alleati …

"La carica dei candidati tra inquisiti e abbuffate ", di Gian Antonio Stella

Tira una strana aria, su queste prime elezioni del «dopo». Dopo l’irruzione di Renzi. Dopo la cacciata di Berlusconi dal Senato. Dopo la rottura del Pdl. Dopo la rinuncia a correre dei grillini. Dopo l’inquisizione di gran parte dei vecchi consiglieri. Fatto sta che metà dei sardi, alle Regionali di domenica, non sa ancora chi votare. Nell’incertezza generale manca perfino quello che, nei ricordi di Mario Segni, era il segno dominante delle campagne elettorali: «Pecora bollita, pecora bollita, pecora bollita: sempre così finivano, i comizi: “non mi faccia torto, onorevole, un po’ di pecora bollita!”» Ora, più che mai, dominano i porcetti. Simbolo dello «scandalo rimborsi» grazie al pidiellino Sisinnio Piras, ammanettato un mese fa per avere messo in nota spese, tra l’altro, costosi convegni finti organizzati nella palestra della moglie tra i quali uno dal titolo «L’obesità nella società moderna» concluso con una trimalcionica abbuffata di maialini arrosto pagati dalla Regione (cioè dai cittadini) e forniti dall’azienda di famiglia. Maialini peraltro probabilmente importati: la peste suina e la «Bluetongue», che sta facendo stragi fra …

"L'innovazione e il minuetto", di Franco Cordero

Quanto l’ipnosi influisca in politica italiana, consta dal lungo dominio fascista: 20 anni, 8 mesi, 26 giorni; cade d’un colpo domenica 25 luglio 1943, vergognosamente, ma continuerebbe fino all’estrema vecchiaia del Dux se non sprofondasse in guerra; ai sudditi piaceva e molti lo rimpiangono. Conta vent’anni anche l’epoca berlusconiana, dove l’irrazionale pesa altrettanto: emblematica la presenza d’una mussolinide; e il consenso ha due radici. L’insofferente della legalità vota B. perché gli conviene: vedi evasori fiscali, corruttori, corrotti, parassiti, malaffaristi vari, nel cui calcolo il pirata al potere significa lassismo, criminofilia, impunità; chi poi abbia profitto diretto voterebbe anche diavoli con le corna. Ma sono tanti a vederlo eroe positivo, buono, giusto, benefico, persino bello, defensor fidei, alle prese con potenze malvagie: la novità, rispetto alla vecchia filibusta, sta nell’essere anche stregone; se li acquisiva mediante lanterne magiche, corrompendo pensiero, sentimenti, gusto. In teoria aveva l’antagonista a sinistra ma lì tengono banco oligarchi inamovibili. Specie nella falda postcomunista, hanno aspetti del clero ateo: forti d’un potere, lo conservano pragmaticamente; cantano formule vacue; ragionano abbastanza per capire …

"Bolle e rimpasto: psicosomatica del potere", di Filippo Ceccarelli

Tra bolle e malpancismi quando la politica scopre la psicosomatica. Dal Cavaliere a Renzi, le parole del potere Immerso e in qualche modo impantanato come tutti gli altri protagonisti della politica in uno stagno di metafore ad alto impatto, Matteo Renzi ha detto ieri che al solo sentire parlare di rimpasto gli «vengono tutte le bolle» e allora scappa a Firenze, «in mezzo alla gente. Il valore terapeutico e anzi salvifico della “gente” ha messo in secondo piano entità, tipologia e conseguenze pratiche di dette bolle. Ma è chiaro che l’immagine era intesa a proclamare nel modo più netto la sua totale e persino patologica incompatibilità con quell’antica formula politichese. Curioso e paradossale, semmai, è che più gli odierni leader si sforzano di tenersi lontani da rimpasti, vertici, verifiche, staffette, appoggi esterni e altri vetusti attrezzi da Prima Repubblica e meno questo squalificante armamentario sembra disposto ad abbandonare il campo, anzi. Come mai? Una possibile risposta è che la politica resta pur sempre “l’arte di far credere” (Hannah Arendt). Ma poiché il discorso pubblico della …

"Prodi: «Letta rischi di più. La mia staffetta non si ripeta»", di Alessandro Barbano

Professore Romano Prodi, la Consulta tedesca ha rinunciato a decidere sulla legittimità dello scudo della Bce, cioè sull`acquisto dei titoli di Stato dei paesi indebitati, e ha rinviato gli atti alla Corte di giustizia europea. È una svolta? «Una svolta non so, ma una decisione inaspettatamente positiva sì. E mi ha fatto piacere che sia venuta da una Corte tanto influente quanto venerata in Germania. La quale, rinunciando a deliberare su una controversia sovranazionale, riconosce che c`è un giudice in Lussemburgo, cioè in Europa, e non solo a Berlino. Di questi tempi, non è poco». E una tregua concessa dalla tecnocrazia alla politica? «Lo vedremo più in là, ma certo il rinvio a una giurisdizione superiore è indirettamente una manifestazione di riconoscimento politico dell`entità che la sostiene, cioè l`Europa». Nel merito è anche un modo di riconoscere l`autonomia della Bce? «Nel merito deciderà la Corte europea, ma il messaggio politico di questo rinvio è chiaro e positivo». Che vuol dire? Che, dopo gli appelli di Giorgio Napolitano al Parlamento di Strasburgo e di intellettuali come …

"Uno spettro si aggira per l’Europa: le larghe intese", di Paolo Soldini

Ci sono le larghe intese anche nel futuro dell’Europa? Qualcuno, guardando ai sondaggi che in questi giorni cominciano a circolare sulle elezioni per il parlamento europeo del 22-25 maggio, pensa che a una megacoalizione tra socialisti & democratici da una parte e popolari dall’altra non ci siano alternative. Il Ppe è in netto calo e dovrebbe prendere una cinquantina di seggi in meno rispetto ai 275 che ha ora. Il gruppo S&D crescerebbe invece di una ventina di europarlamentari arrivando a quota 213, in un testa a testa in cui alla fine potrebbe anche sperare di prevalere. Ma i socialisti e democratici non potrebbero comunque contare sull’esistenza di una maggioranza a sinistra del centro, pur se la sinistra radicale del Gue/Nlg dovrebbe ottenere un buon risultato, crescendo di 23-24 seggi fino a contarne una sessantina e superando i Verdi che perderebbero un buon terzo dei loro 58 seggi attuali. Ammesso (e non concesso) che fosse praticabile un’alleanza, magari limitata e solo tattica, tra S&D, sinistra radicale e Verdi, essa potrebbe contare su non più di …